Vibo Valentia, quando un giudice finisce sulla graticola
Scritto da Luigi Palamara in data gennaio 8th, 2009 Nessun Commento Versione-Stampabile
Gravi profili d’incompatibilità. La palla al balzo, ma si potrebbe dire anche la “patata bollente” passa ora nelle mani della Commissione Disciplinare del C.S.M. che sabato prossimo 10 gennaio 2009, alle ore 9,30, andrà a pronunciarsi. Pesantissime le accuse riguardanti il comportamento tenuto nelle indagini per la morte di Federica Monteleone, una giovane studentessa, operata d’appendicite, deceduta in sala operatoria nell’ospedale Iazzolino di Vibo Valentia, ufficialmente l 26 gennaio del 2007.
Secondo l’accusa, il dottor Alfredo Laudonio, difeso dagli avvocati Buno Anello e Pietro Proto, avrebbe consentito che le indagini su quel fatto venissero inquinate, omettendo atti del suo ufficio ed ostacolando l’attività della polizia giudiziaria e dei suoi sostituti. Inoltre, secondo i giudici di Salerno, che indagano, i luoghi furono alterati, la sala operatoria manomessa per far sparire le prove a carico dei responsabili del decesso della ragazza
VIBO VALENTIA, IL CASO DELLA STUDENTESSA FEDERICA MONTELEONE (7 FEBBRAIO 1991-26 GENNAIO 2007) “UCCISA”… DUE VOLTE: QUANDO GIUNSE A COSENZA ERA GIA’ MORTA. PER L’EX PROCURATORE DELLA REPUBBLICA ALFREDO LAUDONIO, LA PROCURA GENERALE DELLA CASSAZIONE, HA CHIESTO LA SOSPENSIONE IMMEDIATA DALLE FUNZIONI E DALLO STIPENDIO E LA COLLOCAZIONE FUORI DAI RUOLI DELLA MAGISTRATURA, MA LUI SI DIFENDE : “SONO DEL TUTTO SERENO DI AVERE LA CERTEZZA DI POTERE FINALMENTE DIMOSTRARE IN MANIERA INCONFUTABILE, DAVANTI A UN GIUDICE NEL QUALE HO PIENA E INCONDIZIONATA FIDUCIA, L’ASSOLUTA INFONDATEZZA DELLE ACCUSE, FRUTTO DI INSINUAZIONI TEMERARIE, CALUNNIOSE E FALSE”.
La notizia ripresa e diramata dalle agenzie di stampa Ansa, AGI, ADN Kronos, Apcom e dalle altre, ha fatto subito il giro. In passato, per un piccolo”indicente di percorso”, il CSM negò al dottor Alfredo Laudonia, la Procura della Repubblica di Cosenza, assegnata poi, al giudice Dario Granieri. A settembre 2008, ha dovuto cedere, per fine mandato (14 anni) al suo collega Mario Spagnolo, il posto di Procuratore Capo della Repubblica di Vibo Valentia. Ed ora questo fulmine a ciel sereno. La richiesta di sospensione dalle funzioni e dallo stipendio con collocamento fuori dai ruoli della magistratura, formalizzata ieri dalla Procura generale della Corte di Cassazione. Le prime indagini sulla morte di Federica vennero condotte da Fabrizio Garofalo e dal procuratore di Vibo, Alfredo Laudonio. In particolare, Garofalo e Laudonio, un giorno prima del decesso di Federica, condussero l’interrogatorio nei confronti del medico anestesista. Secondo Garofalo, la consulenza medico legale ha accertato che l’impianto elettrico non era a norma, tanto che la ragazza fu colpita da una scarica elettrica. Circostanza, però, che non era stata evidenziata dagli accertamenti sull’impianto elettrico e sugli apparecchi elettromedicali
Domenico Salvatore
VIBO VALENTIA-Calabria terra di terremoti politici, economici, finanziari, amministrativi, mafiosi, giornalistici, giudiziari, sportivi e chi più ne ha, più ne metta.
Stavolta nell’occhio del ciclone, suo malgrado, c’è finto un pezzo grosso della magistratura: l’ex procuratore Capo della Repubblica di Vibo Valentia; una delle procure più tormentate del Bruzio. Il dottor Alfredo Laudonio 58 anni, in magistratura da oltre trenta. Aveva cominciato come pretore. Fino a bruciare le tappe ed a diventare Capo di un ufficio importantissimo. Una delle tante storie di malasanità, accadute in Calabria e non solo, che risale ad un paio di anni fa.
Ma Federica Monteleone morì a Vibo Valentia, non a Cosenza. L’ Apcom, riporta una sintesi dei servizi di Calabria Ora, diretto da Paolo Pollichieni…”Agghiacciante”. Inizia così l’articolo-shock sulla morte di Federica Monteleone che Calabria Ora pubblica oggi in esclusiva a firma del suo direttore. Il giornale afferma che la versione ufficiale, secondo la quale la 16enne, sarebbe morta il 24 gennaio del 2008 nell’ospedale di Cosenza dopo una settimana di coma per la scarica elettrica che la colpì su un tavolo operatorio dell’ospedale di Vibo Valentia durante una operazione di appendicite, è falsa. “Federica, di fatto è morta in sala operatoria a Vibo. Dalla sala uscì con assoluta cessazione di ogni attività celebrale, tenuta in vita solo meccanicamente attraverso la respirazione artificiale… la sala operatoria venne immediatamente manomessa … per depistare le indagini si sarebbe fatto ricorso all’azienda che aveva la manutenzione della sala operatoria… a spingere perchè venissero alterati i luoghi nel senso indicato da chi voleva sottrarsi alle indagini o comunque inquinarle sarebbero stati elementi di un clan mafioso egemone a Vibo Valentia”.
I magistrati inquirenti, si sono posti una domanda semplice, quasi banale: “Perchè si fece di tutto per trasferire Federica, praticamente già cadavere, dall’ospedale di Vibo a quello di Cosenza? La risposta è stata: “perchè dovevamo avere una risonanza magnetica che all’ospedale di Vibo Valentia non era possibile effettuare”. Ma, a Vibo esiste una clinica privata che ha la risonanza magnetica. Ce l’ha anche il vicino ospedale di Lamezia Terme. Perchè non lì? “Il perchè lo scopriranno gli inquirenti quando si ritroveranno in mano una cartella clinica palesemente falsificata. Responsabili delle falsificazioni sarebbero due sanitari cosentini ora iscritti nel registro degli indagati. Anche i protagonisti dell’inchiesta giudiziaria avevano come obiettivo quello di spostare la competenza delle indagini dalla Procura di Vibo a quella di Cosenza”.
Ancora l’Apcom.sull’argomento… L’ex procuratore capo di Vibo Valentia, Alfredo Laudonio, in una nota diffusa tramite i suoi legali, in relazione alla richiesta di sospensione dalle funzioni e dallo stipendio con collocamento fuori dai ruoli della magistratura, formalizzata ieri dalla Procura generale della Corte di Cassazione, afferma di essere “del tutto sereno di avere la certezza di potere finalmente dimostrare in maniera inconfutabile, davanti a un giudice nel quale ho piana e incondizionata fiducia, l’assoluta infondatezza delle accuse, frutto di insinuazioni temerarie, calunniose e false”. In merito ecco una nota dell’anno scorso… 21 mag 08. Lo stato della sala operatoria dell’ospedale di Vibo Valentia in cui fu sottoposta ad intervento chirurgico Federica Monteleone, la sedicenne che entrò in coma e morì dopo una settimana, fu modificato dopo l’intervento e prima dell’ispezione dei magistrati. Lo sostiene il sostituto procuratore di Vibo Valentia, Fabrizio Garofalo, nell’avviso di conclusione indagini notificato a nove persone. Garofalo, nei mesi scorsi, ipotizzando presunte omissioni da parte di un magistrato nella fase iniziale delle indagini, aveva trasmesso gli atti dell’inchiesta alla Procura di Salerno, competente a valutare il comportamento dei magistrati del distretto della Corte d’appello di Catanzaro. Le prime indagini sulla morte di Federica vennero condotte dallo stesso Garofalo e dal procuratore di Vibo, Alfredo Laudonio. In particolare, Garofalo e Laudonio, un giorno prima del decesso di Federica, condussero l’interrogatorio nei confronti del medico anestesista. Secondo Garofalo, la consulenza medico legale ha accertato che l’impianto elettrico non era a norma, tanto che la ragazza fu colpita da una scarica elettrica. Circostanza, però, che non era stata evidenziata dagli accertamenti sull’impianto elettrico e sugli apparecchi elettromedicali “fatto da cui si desume inequivocabilmente che durante il lasso di tempo intercorso fra l’intervento e l’ispezione, lo stato dei luoghi sono stati artificiosamente modificati”.
Tutti gli indagati sono nove: Antonio Bruni, consulente dell’ex Azienda sanitaria locale di Vibo incaricato di seguire l’esecuzione dei lavori relativi alla realizzazione dell’impianto elettrico nella sala operatoria; Matteo Cautadella, medico con compiti di direzione sanitaria dei presidi ospedalieri dell’Asl; l’ex direttore generale dell’Azienda sanitaria, Francesco Talarico; Alfonso Luciano, ex direttore sanitario; Pietro Schirripa, direttore sanitario dell’ospedale Iazzolino; Roberto De Vincentis, che all’epoca dei fatti era direttore dei servizi tecnici dell’Azienda; Nicola Gradia, responsabile di un settore dei servizi tecnici; Antonino Stuppia, titolare dell’impresa che ha eseguito lavori di ristrutturazione nella sala operatoria; Francesco Costa, il medico anestesista che assisteva Federica nel corso dell’intervento di appendicite. Per tutti l’accusa è omicidio colposo. A Talarico viene contestata anche l’istigazione alla corruzione, mentre Stuppia é accusato anche di falsità ideologica per avere “dichiarato falsamente” l’esecuzione di alcuni lavori.
Due nuovi avvisi di garanzia sono stati emessi dalla Procura di Vibo Valentia a conclusioni delle indagini per nove persone in relazione alla morte di Federica Monteleone, la sedicenne deceduta il 26 gennaio 2007 dopo essere entrata in coma in seguito ad un black out nella sala operatoria dell’ospedale di Vibo Valentia. I nuovi indagati sono Antonio Bruni, consulente dell’ex Azienda sanitaria locale di Vibo e Matteo Cautadella, medico. L’avviso di conclusione indagini e stato notificato anche agli altri sette indagati tra cui l’ l’ex direttore generale dell’Azienda sanitaria, Francesco Talarico. Per tutti l’ipotesi accusatoria è omicidio colposo, ma a Talarico viene contestata anche l’istigazione alla corruzione, perché avrebbe offerto al dirigente dell’Unità operativa di medicina del lavoro dell’Asl, Cesare Pasqua, la nomina a capo dipartimento nella stessa Azienda, allo scopo di ottenere il parere positivo alla sussistenza dei requisiti minimi di adeguatezza della sala operatoria a prescindere dall’effettiva sussistenza dei requisiti stessi. La morte di Federica, secondo l’accusa, fu provocata da una scossa elettrica determinata dal contatto di un elettrodo con la gamba sinistra della giovane che le provocò “un arresto del circolo ematico”. Contestualmente si verificò anche un black out in sala operatoria e lo spegnimento sia del respiratore automatico, sia dei monitor con i parametri vitali della ragazza che non erano alimentate da un circuito di sicurezza. Nonostante il passaggio “tempestivo” alla ventilazione manuale, è la tesi dell’accusa, solo dopo dieci minuti, quando i monitor si riaccesero, i medici si accorsero del blocco ematico. La ragazza andò quindi in arresto cardiaco e fu rianimata, ma i dieci minuti di blocco ematico avevano provocato una insufficienza cerebrale grave che determinò la morte di Federica elettroencefalogramma piatto. Le accuse mosse al sostituto procuratore della repubblica di Vibo Valentia, Alfredo Laudonio sono thrilling e mozzafiato. Roba da gelare il sangue nelle vene. Lungi da noi voler prendere le difese di nessuno. Specialmente in questo momento così delicato. Al tempo stesso non faremo neanche i forcaioli od i giustizialisti. Non possiamo e non vogliamo influire nè influenzare nessuno in alcun modo. Perciò aspettiamo che sia l’organo competente del C.S.M. a compiere ed a completare il suo percorso istituzionale. E dopo faremo conoscere la nostra opinione, alla quale non rinunziamo certamente, per nessunissima ragione al mondo.
Domenico Salvatore (da melitoonline, 8 gennaio 2009)
1 commento:
SALVE.AVEVO UN COMPAGNO DI CLASSE ALLE ELEMENTARI CHE SI CHIAMAVA FABRIZIO GAROFALO.DI DOV'E'QUEL SOSTITUTO PROCURATORE?
SONO DEL 1969.
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