15/01/2011 - LA STORIA
La Circe di Versailles
e l'agente innamorato
Bella e crudele seduce il direttore del carcere. Fino alla rovina
ALBERTO MATTIOLI
CORRISPONDENTE DA PARIGI
Un direttore di carcere che ha una relazione con una detenuta, le fornisce soldi, abiti e cellulari e le permette di spadroneggiare per tutta la prigione è già abbastanza scandaloso. Ma finisce in prima pagina se la detenuta in questione è stata la protagonista di una storiaccia di sangue e di sesso che ha indignato e commosso tutta la Francia. Tutto si svolge a Versailles. Lui è Florent Gonçalves, 41 anni, che dirige il piccolo carcere con solo ottanta detenuti. Ha una compagna, una figlia piccola e un ottimo curriculum: la carriera l’ha fatta dalla gavetta, iniziando da semplice sorvegliante, e lo descrivono serio, professionale, anzi rigido. Finché, nel 2009, non entra in una delle sue celle Emma.
Emma, 22 anni, è il nome che è stato attribuito alla protagonista, allora minorenne, dell’affare della «gang dei barbari». Siamo nel 2006 e i barbari sono una gang di giovani musulmani che sequestrano, non si è mai capito davvero se per odio religioso o per chiedere un riscatto, probabilmente per tutti e due insieme, il giovane ebreo Ilan Halimi. L’esca per attirarlo in trappola è proprio Emma. È lei che, istigata dal «cervello» (si fa per dire) della gang, Yussuf Fofana, convince il ventitreenne Ilan a seguirla.
Il ragazzo, un venditore di cellulari tutt’altro che ricco, verrà torturato selvaggiamente per ventiquattro giorni. Lo ritroveranno nudo, ustionato su tutto il corpo, ormai agonizzante. E morirà mentre lo trasportano in ospedale. I «barbari» vengono condannati all’ergastolo. A Emma, processata a porte chiuse perché under 18, toccano nove anni di galera. E qui comincia l’altra storia, una parentesi rosa dentro una vicenda nera. Le vicissitudini giudiziarie non hanno tolto a Emma il fascino: ha un bel fisico, capelli neri, «une forte poitrine» (traducibile come «un seno generoso») ed evidentemente la capacità di sedurre.
Gonçalves perde totalmente la testa. In poco tempo, in carcere è lei che comanda: «La cosa era così palese che i sorveglianti la soprannominavano la Direttrice», raccontano dei testimoni al Parisien che la svelato l’affaire. Quando una sorvegliante la rimprovera, la risposta della favorita è: «Lo dirò al direttore». Sotto il suo fascino cade anche un agente di 36 anni, cui peraltro lei non concede le sue grazie. Ma Gonçalves non è solo affascinato sessualmente: è proprio innamorato come un adolescente in piena tempesta ormonale.
Dirà poi, arrivato il momento della confessione, che aspettava la libertà condizionale di Emma, ormai imminente perché la ragazza aveva già scontato metà della pena, povero Gonçalves, «per rifarsi una vita» con la bella prigioniera. Invece se l’è rovinata. L’affare non poteva restare nascosto e infatti non lo è rimasto. Hanno cominciato a parlarne le altre detenute, poi la notizia è arrivata all’amministrazione penitenziaria e un’ispezione ha messo fine alla love story dietro le sbarre. Gonçalves è sotto inchiesta per «consegna illecita di una somma di denaro e di oggetti vietati a una detenuta» (gli oggetti vietati sono il cellulare e ricariche).
Rischia il posto, che formalmente non perderà finché non sarà condannato e, soprattutto, fino a tre anni di carcere. Proprio l’anno scorso, un «affaire» del genere era scoppiato nella prigione di Poissy, ma all’inverso: quella volta era stata una sorvegliante a far passare un cellulare a un detenuto con cui aveva dei rapporti sessuali. Ironia della sorte, venne scoperta quando i suoi colleghi iniziarono a stupirsi dell’ascendente che esercitava sul detenuto, giudicato ingovernabile. Quanto a Emma, il dibattito è aperto su chi sia realmente questa ragazza di origini iraniane. Secondo la maggior parte dei giornali, è una Circe che sfrutta il suo potere seduttivo per i suoi scopi, una mantide che prima attira gli uomini e poi li distrugge.
Le Monde racconta invece una storia di ordinario disagio, di un’Emma «sballottata dalla vita»: in Iran, l’abbandono del padre violento, le molestie da parte di uno zio, una sorella disabile; in Francia, dove la ragazza arriva a undici anni portando ancora il velo, le sue vicissitudini comprendono uno stupro da parte di tre ragazzi, un aborto, l’affidamento ai servizi sociali e tre tentativi di suicidio. Paradossalmente, per lei l’unico periodo di serenità è stato quello trascorso nel carcere di Versailles. Il «suo» carcere.
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