Roma, prima l'inserzione, poi la parola d'ordine:solo così si poteva andare con le schiave cinesi
ROMA (10 aprile) - Sottoporsi ad una specie di quiz e poi spendere da 70 a 150 euro per fare l'amore in stanzette divise da tende e in mezzo alla spazzatura. Succede (succedeva?) a Roma dove per accompagnarsi ad una prostituta cinese prima bisognava rispondere ad un'inserzione, poi, una volta avuta la parola d'ordine in cinese, si poteva accedere in una specie di tugurio per potersi intrattenere con le ragazze alcune delle quali minorenni. Dall'esterno sembrava abbandonata, ma quando gli agenti del commissariato Esquilino, hanno fatto irruzione nella villa di via del Mandrione 370, si sono trovati di fronte a uno scenario che loro stessi definiscono «incredibile». Quattro donne di origine cinese, dai 16 anni in su, venivano costrette da tre loro connazionali a prostituirsi, in un ambiente fatiscente e in condizioni igieniche pessime.L'indagine ha preso il via da un appartamento del quartiere Esquilino dal quale partivano furgoni che, come poi si è scoperto, trasportavano le ragazze alla villa nella quale venivano rinchiuse. I clienti, tutti extracomunitari e alcuni italiani, vi avevano accesso solo attraverso un complicato sistema di passaparola: per ottenere un appuntamento era necessario rispondere a un annuncio pubblicato su un quotidiano e fornire una parola d'ordine in cinese. Solo allora veniva fornito l'indirizzo esatto della villa, protetta da catene, lucchetti e da quattro cani da guardia. Le tariffe andavano dai 70 ai 150 euro, per prestazioni consumate in piccole stanze divise da tende. Secondo gli agenti che hanno portato a termine l'operazione, le donne venivano trattenute all'interno della villa per più giorni e a rotazione sostituite da altre connazionali. I responsabili dell'organizzazione, due uomini e una donna, sono stati arrestati con le accuse di sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù e immigrazione clandestina. (da ilmessaggero.it)
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