Premessa. Il giornalista si sbaglia. Non si tratta di eutanasia, ma semplicemente di riconoscere che la medicina non può guarire, e che non c'è altro da fare. Non si procura la morte, ma semplicemente si riconosce che la morte non può essere sconfitta.
Possibile il ricorso all’eutanasia per chi versi in stato vegetativo ed abbia espresso il consenso
Il malato irreversibile ha diritto di morire
(Cassazione 21748/2007)
Il giudice può autorizzare il distacco della spina di un apparecchio che tiene in vita un paziente in coma quando vi sia la prova che il malato abbia o avrebbe dato il proprio consenso e quando la condizione di stato vegetativo sia irreversibile. Lo ha stabilito la Prima Sezione Civile della Corte di Cassazione annullando con rinvio il decreto della Corte di Appello di Milano con il quale era stata respinta per l’ennesima volta la richiesta del padre di Eluana - una ragazza in coma dal 1992 in seguito ad un incidente la cui vicenda ha occupato le cronache di questi anni – di staccare il sondino che da 15 anni alimenta la figlia. La Suprema Corte ha elencato i casi nei quali è possibile staccare la spina: a) quando la condizione di stato vegetativo sia, in base ad un rigoroso apprezzamento clinico, irreversibile e non vi sta alcun fondamento medico, secondo gli standards scientifici riconosciuti a livello internazionale, che lasci supporre che la persona abbia la benché minima possibilità di una qualche, sia pure flebile, recupero della coscienza e di ritorno ad una percezione del mondo esterno; b) sempre che la richiesta sia realmente espressiva, in base ad elementi di prova chiari, concordanti e convincenti, della reale volontà del paziente, tratta dalla sua personalità, dal suo stile di vita e dai suoi convincimenti, corrispondendo al suo modo di concepire, prima di cadere in stato di incoscienza, l’idea stessa di dignità della persona. La sentenza - che ha disposto un nuovo procedimento dinanzi alla Corte di Appello di Milano che tenga conto dei principi enunciati - costituisce senza dubbio una svolta nella delicata materia, aprendo di fatto le porte all’eutanasia consapevole attraverso il riconoscimento di un sostanziale diritto di morire o, comunque, di non subire cure non richieste. (19 ottobre 2007)
Nessun commento:
Posta un commento