«Mubarak è morente». No, sta bene»
Le mille voci sulla sorte del Faraone
Nessuno sa cosa sia successo al dittatore deposto.
Ma la gente comune pensa soprattutto a ricostruire
Dal nostro inviato CECILIA ZECCHINELLI
Mubarak nella sua ultima apparizione televisiva IL CAIRO – «Mubarak è in coma». «Anzi no, è solo stanco». «Sappiamo che si sta lasciando morire, rifiuta le cure». «Invece parla e risponde al telefono, ragiona e presto tornerà a scrivere le sue memorie». E’ da quando si è dimesso a sorpresa venerdì scorso che il raìs (ex) più longevo d’Egitto è oggetto di voci e smentite ogni poche ore. Dichiarazioni di «fonti» mai ben precisate compaiono sui media e i siti egiziani, arrivano a quelli mondiali (che spesso ne aggiungono), rimbalzano e tornano qui, la gente ne parla. Non molto in realtà, le priorità ora sono altre: ricostruire il Paese. Ma nei bar che riaprono, per strada, al lavoro (per chi c’è tornato) ogni tanto l’argomento rispunta. Insieme a quello delle eventuali partenze dell’ex Faraone dal suo buen retiro di Sharm, dove s’è rifugiato dopo l’addio e da cui sembra proprio non si sia mosso.
«MORTO? NON ME NE IMPORTA» - «L’hanno visto a Dubai, a Sharjah, Abu Dhabi, praticamente negli interi Emirati. E poi in Germania e perfino a Eilat, che è Israele e mi sembra pazzesco», riassume un signore distinto con bandierina egiziana nel taschino, in un caffè vicino alla piazza Tahrir ormai sgombra. «Sai che ti dico? Anche ora Mubarak non si smentisce, la trasparenza non è mai stata il suo forte, il suo potere era basato sul buio assoluto», commenta Khaled, proprietario del bar con i quattro fratelli, tutti scesi in piazza per due settimane (il più giovane è ancora in ospedale con una pallottola in testa). «L’importante è che non torni mai più. E se anche morisse non me ne importa. Succede a tutti, anche a gente ben migliore di lui».
«IO INVECE PIANGEREI» - In un negozio vicino, pochi metri dal «Palazzo Yacoubian», protagonista del best-seller di Ala Al Aswani che fece conoscere al mondo il quartiere centrale del Cairo, un’anziana commessa di nome Gamila ha reazioni più miti. «Io piangerei se davvero morisse, e tanti con me. Le strade si riempirebbero. Perché siamo un popolo buono e sentimentale e anche se sono d’accordo con la rivoluzione e penso che doveva lasciare, ebbene dopo trent’anni mi dispiacerebbe. Come uomo, sia chiaro, un uomo che è vecchio e malato». Non ci sarebbero certo 4 milioni di egiziani in lacrime come ai funerali di Nasser nel 1970, ammette Gamila. Ma l’Egitto, è sicura, non resterebbe indifferente.
«RESTERA' A SHARM» - Sul fatto che l’82enne Mubarak sia peraltro malato non ci sono dubbi: è stato operato più volte in Germania e le voci sul fatto che rifiuti le cure in realtà sembrano nascere da quello che non intenderebbe muoversi e tornare nell’ospedale di Baden. Un cancro al pancreas, scrive oggi (citando «fonti mediche militari») il quotidiano Al Masry Al Youm, aggiungendo che la moglie Suzanne soffre di leucemia e che ben quattro capi di Stato avrebbero offerto alla coppia asilo politico, ricevendo un «no grazie». «E credo proprio che a Sharm resteranno – dice un diplomatico europeo – Il Sinai è turbolento ma nel Nord, non a Sharm, e il suo compound è ben protetto. E certo Mubarak ha ancora molti più amici in Egitto che altrove. Fosse solo per seguire le sorti delle immense ricchezze accumulate dalla famiglia e sparse nelle banche di mezzo mondo credo che restare in Egitto sia meglio. Oltre al fatto che andarsene sarebbe l’ultimo terribile colpo al suo orgoglio ormai devastato. Non se ne andrà. Io al suo posto non lo farei».
16 febbraio 2011
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