LA SVOLTA
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ROMA - Il pm Francesca Loy ha inviato al gip la richiesta di convalida del fermo di Winston Manuel Reves, 40 anni, fermato dai carabinieri del provinciale di Roma per l'omicidio della contessa Alberica Filo Della Torre, uccisa il 10 luglio del 1991 nella camera da letto della propria abitazione, all'Olgiata, a Roma. L'accusa è omicidio volontario. L'interrogatorio di garanzia si terrà con ogni probabilità domani o dopodomani L'ulteriore conferma che il dna sul lenzuolo che ha incastrato l'uomo era proprio suo, è arrivata anche da una comparazione svolta la notte scorsa. Dopo essere stato portato nel carcere di Regina Coeli sulla base del decreto di fermo, a Reves è stato prelevato un campione intorno alle due di notte, che è poi stato confrontato con quello in possesso dagli inquirenti che lo acquisirono nel 2007 con un tampone salivare. Da qui la conferma della coincidenza al 100% del dna dell'indagato con la traccia ematica individuata sul lenzuolo usato per strangolare la nobildonna.
Reves all'epoca del delitto (Proto)
ULTERIORI CONTROLLI - Per fugare però qualsiasi dubbio, anche sulla conservazione del campione, è stato deciso di svolgere un’ulteriore comparazione, dopo gli esami svolti dal Ris di Roma e che hanno portato all’arresto. In precedenza, nel 2007, lo stesso sangue era risultato compatibile in undici punti. La differenza rispetto agli esami odierna è dovuta all’uso di tecniche d’avanguardia. Un esame lungo che ancora deve concludersi quello sui reperti che gli inquirenti hanno dovuto recuperare nei diversi laboratori dove erano stati portati per svolgere esami. Tra questi i laboratori del Ris di Parma e di esperti della struttura di medicina legale dell’università La Sapienza. Il lenzuolo è stato completamente esaminato: delle 51 tracce ematiche, 50 di un colore più vivido sono della contessa, una quella riconducibile a Winston di un colore più chiaro, sangue misto a siero determinato dall’abrasione al gomito sinistro riscontrata sul filippino all’indomani del delitto.
Alberica Filo Della Torre (Ansa)
I POSSIBILI MOVENTI - Sono due le ipotesi che gli investigatori tengono presenti per stabilire quale fu il movente del delitto della contessa. Una prima ipotesi riguarda i contrasti che Manuel Winston Reves, l'ex domestico filippino della contessa, avrebbe avuto con la Filo della Torre a proposito di un prestito di un milione e mezzo di lire che non sarebbe stato restituito. Quanto alla seconda ipotesi, basata sulla ricostruzione della vicenda fin dall'origine, secondo gli investigatori il filippino potrebbe essere entrato nella villa Mattei per rubare dei gioielli, che sapeva dove erano conservati. In effetti, l'ex domestico conosceva la combinazione della serratura che consentiva di passare dal garage alla casa. Tra l'altro il fatto che i due cani presenti nella villa, un mastino e uno yorkshire, non abbiano abbaiato fa pensare che l'assassino fosse conosciuto dagli animali. Secondo la ricostruzione dei fatti, l'assassino, sorpreso dalla contessa, avrebbe lottato con lei che poi morì dopo essere stata colpita con uno zoccolo e strangolata anche con il lenzuolo.
VERSO ARCHIVIAZIONE PER IACONO - E' destinata a finire in archivio la posizione di Roberto Iacono, altro storico indagato per l’uccisione della contessa Alberica Filo Della Torre. Iacono, figlio della maestra che nel pomeriggio si recava a casa Mattei per curare gli studi della figlia della coppia, finì nel mirino degli investigatori fin all’indomani del delitto. Il ragazzo, che aveva problemi di salute, frequentava abitualmente la villa per i rapporti che la madre aveva con la contessa. Alla luce degli esami del dna e del lavoro della squadra "Cold Case" dei carabinieri della I sezione del nucleo investigativo di via In Selci, che incastrano Winston Manuel Reves, la procura è intenzionata a chiedere al gip di archiviare la posizione di Iacono. Un’istanza questa, che sarà formulata non appena saranno terminati gli esami sui reperti.
«SONO INNOCENTE» - «Sono innocente». Due parole per allontanare un'accusa infamante e un passato che ritorna. Manuel Winston Reves, fermato per l'omicidio della contessa Alberica Filo della Torre, le ha ripetute oggi ai suoi avvocati. E sono anni che le dice alla moglie Rowena. E ai suoi datori di lavoro. Ma da oggi quei sospetti nei suoi confronti sono riaffiorati tra l'incredulità e lo sgomento delle famiglie che finora lo avevano accolto. È un «domestico modello», spiega chi lo conosce. Lui e sua moglie Rowena, una connazionale con la quale è sposato da 14 anni e dalla quale ha avuto tre figli, hanno lavorato presso famiglie facoltose di Roma. Una coppia di domestici molto richiesta nella Capitale e che vantava referenze di tutto rispetto per i suoi modi gentili, tanto che per diversi anni era stata assunta anche dalla famiglia dell'ex-presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo. «È un uomo buono, ci ha aiutati durante alcuni momenti di difficoltà. Gli abbiamo affidato i nostri due figli. Uno di loro oggi ha chiesto di lui, lo accompagnava sempre a scuola. Era 'l'idolò delle mamme della scuola», spiegano gli attuali datori di lavoro, una facoltosa coppia di ex-imprenditori nel campo dell'editoria.
LA FAMIGLIA - Da tre anni Winston vive con loro in quella casa romana lussuosa di due piani in zona Aurelia assieme a sua moglie Rowena. Entrambi aspettano che i loro tre figli di 15, 14 e 11 anni finiscano le scuole nelle Filippine e poter venire a Roma. E una di loro sembra marchiata inevitabilmente da un passato che il domestico non voleva comunque dimenticare del tutto. Winston ha chiamato la sua prima figlia Alberica, proprio come la contessa che secondo i pm ha assassinato venti anni fa e per la quale aveva lavorato solo due mesi. Ma il domestico aveva tentato di superare quella vicenda scomoda, ricordandola ai suoi datori di lavoro ogni volta che veniva assunto presso una nuova famiglia. E poi lavorava sodo. Da umile factotum: giardiniere, autista, domestico. Gli unici spazi liberi che si concedeva erano dedicati alla sua spiritualità. Assieme alla moglie frequentava le associazioni cattoliche, andava a messa e ogni tanto si isolava nelle sue lunghe passeggiate. Quando ricordava voleva restare solo. «Lui è innocente e spero che Dio non dorma in questa storia. Conosciamo tante persone qui in Italia. Mio marito è una persona semplice e molto affettuosa, mi ha sempre detto che non c'entra nulla con le accuse che gli sono state rivolte», dice sua moglie in lacrime. Ieri sera, durante le ore dell'arresto, lei non lo vedeva tornare e ha appreso la notizia dai datori di lavoro, che hanno visto scioccati le immagini del domestico in tv.
red. on.
30 marzo 2011(ultima modifica: 31 marzo 2011)
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