L'OPERAZIONE DELLA DDA E DEI CARABINIERI
«Gomorra» in Veneto: 25 arresti
Estorcevano denaro alle aziende
Sgominata organizzazione legata ai casalesi, a capo c'era Mario Crisci detto il «dottore». Il procuratore Delpino: «Estirpato il cancro mafioso dalla sana imprenditoria veneta». Il plauso dei ministri Maroni e Alfano
L'operazione della Dia di Padova (archivio)
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VICENZA - Un’organizzazione mafiosa collegata al clan camorristico dei casalesi è stata sgominata dai carabinieri di Vicenza e dalla Direzione investigativa antimafia di Padova che hanno eseguito 25 provvedimenti restrittivi in Veneto, Lombardia, Sardegna, Campania e Puglia. L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Venezia, è l’epilogo delle indagini avviate nei confronti degli indagati accusati di associazione di tipo mafioso,usura, estorsione, esercizio abusivo dell’attività di intermediazione finanziaria, in danno di centinaia di imprenditori operanti in quasi tutto il nord Italia (prevalentemente nel Nord Est), in alcune regioni del centro e del Mezzogiorno d’Italia soprattutto nel settore dell'edilizia.
IL BLITZ - Nel blitz sono impegnati circa 300 militari dell’Arma dei Comandi Provinciali di Brescia, Cagliari, Caserta, Mantova, Milano, Napoli, Padova, Rovigo, Taranto, Verona, Napoli e Salerno oltre a due velivoli dei Nuclei Elicotteri dei carabinieri di Salerno e di Treviso; due unità cinofile del Nucleo carabinieri Cinofili di Torreglia (Padova) e militari dei Centri Operativi Dia. I carabinieri hanno accertato, nell’ambito dell’inchiesta, che oltre 100 società sono state estorte, hanno ricostruito due episodi di sequestro di persona a scopo di estorsione, verificato 61 episodi di usura aggravata, 17 episodi di estorsione aggravata, il forzato trasferimento di intere quote societarie dalle vittime ai loro aguzzini e il diffuso ricorso a illecite operazioni di attività di intermediazione finanziaria.
«Gomorra» in Veneto, tutti gli arrestati
I NOMI DEGLI ARRESTATI - Mario Crisci, 33 anni di Napoli; Antonio Parisi, 43 anni di Napoli; Ciro Parisi, 23 anni di san Giorgio a Cremano (Napoli); Alessandro Mazza, 32 anni di Villaricca (Napoli); Donatella Concas, 34 anni di Tortoli (Nuoro); Massimo Covino, 37 anni di Napoli; Christian Tavino, 34 anni di Padova; Johnny Giuriatti, 37 anni di Padova; Ferdinant Selmani, 29 anni di etnia albanese; Alberto Caraturo, 28 anni di Napoli; Marzio Casarotto, 43 anni di Trecenta (Rovigo); Ivano Corradin, 48 anni di Marostica (Vicenza); Assunta detta Tina Covino, 42 anni di Napoli; Salvatore Destito, 36 anni di Padova; Anna Guarino, 28 anni di Napoli; Elisa Lunghi, 41 anni di Milano; Andrea Milani, 42 anni di Padova; Angelo Nattino, 23 anni di Napoli; Francesca Nattino, 25 anni di Napoli; Pasquale Talamo, 52 anni di Napoli; Giuseppe Zambrella, 37 anni di Matera; Diana Ziotti, 68 anni di Ferrara; Patrik Halambica, 34 anni di etnia ceca; Gabriele Marostica, 55 anni di Villa Bartolomea (Verona); Federico Turrini, 34 anni di Bovolone (Verona). Per altri due indagati è stato disposto l'obbligo di dimora nel comune di residenza.
IL «CANCRO MAFIOSO» IN VENETO - È stato estirpato un cancro mafioso dall’imprenditoria sana del Veneto». È il giudizio espresso dal procuratore di Venezia Luigi Delpino sull’ operazione della Dia di Padova e dei carabinieri di Vicenza. Delpino ha sottolineato «l’importanza dell’operazione che ha smembrato un pericolosissimo sodalizio che in un contesto di crisi economica e di debolezza finanziaria nel settore della piccola e media imprenditoria del Nord Est, di crisi di liquidità e di accesso al credito istituzionale, ha utilizzato sistemi tradizionali mafiosi per introdursi nel mercato imprenditoriale veneto con effetti devastanti». Importanti e determinanti le intercettazioni telefoniche, soprattutto in indagini di mafia. Lo hanno sottolineato il procuratore di Venezia, Luigi Delpino e il procuratore aggiunto Carlo Mastelloni, in apertura della conferenza stampa per gli arresti di soggetti legati al clan dei casalesi.
LA SOCIETA' ASPIDE - L’attività criminosa del gruppo, i cui vertici risultano riconducibili a clan camorristici del Casertano (i casalesi), resa particolarmente insidiosa dalla delicata congiuntura economica e dal ricorso a modalità violente tipiche dell’associazione mafiosa, si concentrava su soggetti in difficoltà finanziaria, utilizzando come copertura lo schermo legale della società di recupero crediti Aspide, con sede principale in Padova, base logistica-direzionale da cui promanavano le direttive per i sodali sottordinati, venivano pianificate le attività di riscossione e le spedizioni punitive nei confronti dei debitori insolventi. L’organizzazione, armata, gerarchicamente strutturata con distinzione di ruoli operativi, e diretta con spietata determinazione da Mario Crisci, detto «il dottore» erogava crediti a tassi fortemente usurari (fino al 180% annuo) alle vittime, sino a soffocarle, costringendole a cedere le proprie attività economiche (imprese, società e beni valutati nell’ordine di svariati milioni di euro) o, talvolta, a procacciare per la struttura criminale nuovi «clienti» nel tentativo di arginare il proprio debito cresciuto vorticosamente in breve tempo. Di fronte ai ritardi nel pagamento scattavano brutali pestaggi.
CARTE POSTEPAY - Il denaro affluiva nelle «casse» del gruppo tramite l’ingegnoso sistema della carte postepay (ricaricate dalle elargizioni delle vittime) in dotazione ai sodali e serviva, inoltre, a distribuire fra di essi i compensi dell’attività criminale (veri e propri stipendi mensili). Parte dei proventi, infine, era destinata a soddisfare le necessità economiche di detenuti affiliati alla camorra e dei loro familiari. L’attività investigativa, sviluppata attraverso intercettazioni telefoniche, servizi di osservazione e pedinamento, e con l’ausilio di sofisticati accertamenti tecnici del Ris dei Carabinieri di Parma e dell’Ufficio Supporti Tecnico-Investigativi della Dia di Roma, ha consentito il sequestro di una copiosa documentazione di rilevante interesse probatorio detenuta dall’organizzazione (assegni, cambiali e cessioni di credito aziendali degli usurati per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro), oltre ad armi e munizionamento da guerra.
LE CONGRATULAZIONI DEL GOVERNO - «Non ci occupiamo solo di immigrazione clandestina ma anche di lotta alla criminalità organizzata»: lo ha detto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, commentando la vasta operazione che ha portato all’arresto di 29 persone. «Faccio i complimenti - ha detto il ministro - al comandante dei Carabinieri e al direttore della Dia per l’operazione che ha avuto luogo in varie città italiane e ha portato all’arresto di 29 persone». «L’arresto di numerosi esponenti della camorra, dimostra il buon operato del governo nel contrasto alla criminalità organizzata e rimanda al mittente le accuse di immobilismo di questi giorni». Così il ministro della Giustizia Angelino Alfano. (Ansa)
14 aprile 2011
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