Salerno: il circo degli orrori, ragazze costrette in vasca con i piranha
Arrestati i tre gestori che avevano ridotto in schiavitù una famiglia bulgara
William Ingrassia (Tanopress)SALERNO - Potremmo definirlo il circo degli orrori. Dove alcune ragazze venivano intimidite e violentate e poi terrorizzate costringendole ad affrontare animali pericolosi. Era stata costretta ad immergersi in una vasca trasparente di acqua gelida, nella quale nuotavano pesci piranha, una diciannovenne bulgara salvata dai carabinieri insieme con la sua famiglia a Petina (Salerno) dopo mesi di riduzione in schiavitù per mano di tre gestori di un circo arrestati dai militari di Eboli. A finire in manette Enrico Raffaele Ingrassia, 57 anni, il figlio William, 33 anni, entrambi di Santa Croce di Magliano in provincia di Campobasso e il genero Gaetano Belfiore, 25 anni, di Lucera (Foggia), tutti titolari del circo «Marino». I deferiti in stato di libertà sono S.I., 27 anni, e due cittadine bulgare. Le indagini, condotte dai militari e coordinate dal pm Mariella De Masellis, della Direzione distrettuale antimafia di Salerno, hanno consentito di liberare una famiglia di bulgari composta dai genitori e da due figlie, una di 19 anni e l'altra di 16 anni, che, dall'inizio del 2008, erano secondo l'accusa in uno stato di costante riduzione in schiavitù.
NELLA VASCA CON I PIRANHA - Secondo i carabinieri entrambe le ragazze erano sottoposte a torture. Una di esse era quella della vasca: se la ragazza tentava di emergere da una vasca d'acqua piena di piranha veniva costretta con una mano al capo da Enrico Ingrassia, uno degli arrestati, a rimanere sotto l'acqua. La sorella della giovane, di 16 anni, invece, era costretta a stare in un invaso mentre le si rovesciavano addosso rettili e anche una tarantola. Durante uno spettacolo sarebbe stata morsa da un serpente. Con minacce, inoltre, la famiglia di bulgari era costretta a svolgere turni massacranti di lavoro per 15-20 ore al giorno, ricevendo soltanto 100 euro alla settimana, rispetto ai 480 pattuiti. La famiglia viveva in condizioni disumane e di completo assoggettamento, in due cassoni di autocarro. Analoghe vessazioni erano praticate su altre persone provenienti dall'Europa dell'Est, riuscite a sottrarsi agli aguzzini. La famiglia bulgara è stata trasferita in una struttura protetta.
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