mercoledì 29 febbraio 2012

CORTISONE

A PALMA DI MONTECHIARO

Agrigento, bimbo di quattro anni muore
dopo una puntura per curare il raffreddore

Aperta un'inchiesta per accertare la causa del decesso

MILANO - A Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento, un bambino di 4 anni è morto pare dopo la somministrazione di un farmaco a base di cortisone. Il piccolo è deceduto poco prima dell'arrivo al pronto soccorso dell'ospedale di Licata. I genitori hanno riferito ai medici che avrebbe iniziato a star male dopo una iniezione del farmaco fattagli perchè il bambino aveva la febbre alta per la bronchite. Immediatamente è scattata l'indagine dei carabinieri che hanno disposto il sequestrato della salma e informato la procura di Agrigento che ha aperto un'inchiesta. Sarà ora l'autopsia a confermare se si è trattato o meno di choc anafilattico legato alla somministrazione del farmaco.
Redazione Online29 febbraio 2012 | 11:21

martedì 28 febbraio 2012


Diedero anestetico a un neonato
invece dell'ossigeno: tre indagati

Per la Procura il trattamento causò al bimbo una encefalopatia grave e la compromissione neuromotoria

PALERMO - Era nato cianotico e i medici avevano deciso di soccorrerlo con l'ossigeno, ma nel tubo invece scorreva gas anestetizzante. Il neonato era nato prematuro e con problemi respiratori il 28 ottobre del 2010 al Policlinico. Un trattamento, quello somministratogli al Policlinico, che gli ha provocato - sostiene una consulenza consegnata alla Procura - un'encefalofapatia grave e una compromissione neuromotoria irreversibile. Per lesioni gravissime la procura ha iscritto nel registro degli indagini il direttore del dipartimento Materno Infantile del Policlinico, Enrico De Grazia, il responsabile unico del procedimento e direttore dei lavori che erano stati realizzati otto giorni prima sull'impianto dell'ospedale Aldo La Rosa, e il titolare della «Sicilcryo Srl» Francesco Inguì, che aveva eseguito i lavori. Secondo i magistrati l'impianto del reparto del Policlinico non sarebbe stato realizzato a norma e sarebbero stati compiuti degli errori nella fascettatura dei tubi. Inoltre l'impianto non sarebbe mai stato collaudato. Da qui si sarebbe determinato lo scambio tra i due gas.
Simona Licandro
28 febbraio 2012

lunedì 20 febbraio 2012

umberto I


In coma e legata alla barella da 4 giorni
Choc al pronto soccorso dell'Umberto I

Una donna di 59 anni con trauma cranico attendeva ricovero. La denuncia dei senatori Marino e Gramazio. Il ministro della Salute, Renato Balduzzi avvia ispezione

Il Pronto Soccorso (foto Proto)Il Pronto Soccorso (foto Proto)
ROMA - In coma dopo un trauma cranico, legata alla barella con delle lenzuola - mani e piedi «per evitare cadute» - e senza nutrizione da quattro giorni, in attesa di essere ricoverata «da un minuto all'altro». È la condizione in cui i senatori Ignazio Marino e Domenico Gramazio hanno trovato una signora di 59 anni. La scoperta dei due parlamentari è avvenuta durante una loro visita senza preavviso al Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I di Roma, lunedì 20 febbraio. Il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha disposto l'invio d'urgenza di una visita ispettiva mentre i due senatori hanno annunciato denuncia alla Procura della Repubblica.
BALDUZZI: «NULLA GIUSTIFICA TALE INDEGNITA'» - «Se sono confermate le informazioni si tratta di una situazione che non è giustificabile in alcun modo» ha detto il ministro della Salute, Renato Balduzzi. «Fermo restando le valutazioni di competenza della Magistratura non c’è nulla che possa giustificare una tale indegnità: né il sovraffollamento del Pronto Soccorso per inappropriatezza degli accessi, né le restrizioni di budget connesse con la necessità da parte delle Regioni in piano di rientro, né altre ragioni di emergenza».
La «piazzetta» del pronto soccorso del PoliclinicoLa «piazzetta» del pronto soccorso del Policlinico
«SUCCEDE SPESSO» - «La donna, di circa 50 anni, è in coma da tre giorni e viene assistita al meglio, con terapia idrica». Ad affermarlo il direttore del Dea del Policlinico Umberto I che aggiunge: «Non è nei miei poteri trovare il posto dove dovrebbe essere ricoverata, cosa che auspico, ma si cerca comunque di curarla al meglio. È un fatto che capita spesso, ma in questi casi l'ammalato è comunque assistito. È assistita al meglio dalle migliori professionalità medico-infermieristiche, 24 ore su 24. Certo, non dal punto di vista "alberghiero": come comfort starebbe meglio se fosse ricoverata. Ma questo non dipende da noi del pronto soccorso». «I due senatori - conclude - hanno verificato un fenomeno noto da anni, quello dei grandi ospedali in cui i pazienti aspettano per ore, o per giorni, un ricovero».
«SITUAZIONE INTOLLERABILE» - Al Pronto soccorso del Policlinico Umberto I «la situazione è intollerabile, totalmente indecente», hanno commentato i senatori Gramazio (Pdl) e Marino (Pd) dopo il blitz effettuato in tre Pronto Soccorso di Roma: oltre al Policlinico, i due si erano recati al San Camillo e al San Giovanni. Nella cosiddetta «piazzetta», dove ci sarebbe posto per 8 malati - hanno riferito - «c'erano almeno 20 persone, con le barelle una accanto all'altra senza corridoi e persone in attesa di trasferimento anche da venerdì».
Carabinieri all'Umberto I (Ansa)Carabinieri all'Umberto I (Ansa)
INDAGINI DELLA MAGISTRATURA - Il Policlinico Umberto I è soltanto uno dei numerosi ospedali oggetto di indagini della magistratura nella Capitale, dopo la scoperta circa una settimana fa, di pazienti curati a terra nel pronto soccorso dell'ospedale San Camillo. La Procura della Repubblica ha aperto giovedì 16 febbraio un fascicolo sulle presunte carenze negli ospedali della città. Disposte ispezioni a tappeto dei Nas per verificare le situazioni e il rischio che corrono i pazienti in relazione ai disservizi nelle strutture ospedaliere. I Pm, che venerdì hanno sentito la presidente della Regione Lazio Renata Polverini, hanno convocato i direttori generali delle aziende sanitarie.
VERTICE IN REGIONE - Sul caso dei pronto soccorso affollati si è tenuto domenica sera alla Regione Lazio un vertice con tutti i direttori generali e i dirigenti dell'assessorato alla Sanità. Si è discusso anche del Policlinico Umberto I, già sotto i riflettori dopo che giornalisti di La7 avevano filmato con una telecamera nascosta decine di pazienti ammassati nella stanza d'attesa del pronto soccorso.
Intanto i medici denunciano situazioni drammatiche in tutti i nosocomi di Roma: dall'Umberto I a Tor Vergata, dal San Filippo Neri al San Camillo: ore di attesa nei pronto soccorso della Capitale; si calcola che ogni giorno ci siano almeno 300 pazienti in barella in attesa di essere ricoverati.
Il Pronto soccorso dell'Umberto I (Jpeg)Il Pronto soccorso dell'Umberto I (Jpeg)
ATTESE DA 24 ORE A 4 GIORNI -Al di là dell'emergenza degli ultimi giorni, il Tribunale dei diritti del malato con un'indagine su 27 pronto soccorso del Lazio ha rivelato che l'attesa per un ricovero varia da 24 ore a 4 giorni e in 6 strutture su 10 curarsi per uno straniero è molto difficile perché mancano i mediatori culturali. «In alcuni casi - aggiunge Giuseppe Scaramuzza, segretario regionale di Cittadinanzattiva - abbiamo trovato i pazienti in attesa di essere visitati, in piedi».
Redazione Roma Online20 febbraio 2012 | 18:16

sabato 4 febbraio 2012

Neve anche a Roma

Abito a Roma da molti anni, e la vera nevicata che ricordo è quella del 1986. Allora ero giovane, e ricordo che passai del tempo a spalare la strada per arrivare a casa. Ce n'era ben più di una spanna. E' nevicato per buona parte della notte, e la nevicata è cominciata nel pomeriggio. Non credo però che nevicherà più in questa zona.
Avete mai notato che, quando il tempo è cattivo, la criminalità diminuisce?

venerdì 3 febbraio 2012

acqua di lourdes


Malati "curati " con l'acqua di Lourdes ,
39 denunce per associazione a delinquere

Sequestrati anche quattro studi medici ed un laboratorio

(Cronache laiche)(Cronache laiche)
ANCONA - Promettevano la guarigione a malati affetti anche da patologie gravi con l'acqua di Lourdes. Trentanove persone sono state denunciate dai carabinieri dei Nas di Ancona per associazione per delinquere finalizzata alla truffa e all'esercizio abusivo della professione sanitaria. Sono circa 500 i pazienti, di tutte le regioni d'Italia, che si sono rivolti alle «terapie» con «Le acque a Luce bianca» messe a punto da una biologa e dai suoi 38 collaboratori, denunciati dal Nas. Provvedimenti di perquisizioni e sequestro sono stati emessi nei confronti di quattro persone, tra cui uno studio ubicato nell'anconetano, diretto da una biologa e da una serie di suoi collaboratori dislocati in diverse città d'Italia . Persone di ogni fascia d'età e classe sociale, in alcuni casi anche molto facoltose, che pagavano dai 100 ai 200 euro e oltre per dei flaconcini con acque provenienti dai santuari mariani di Lourdes, Fatima, Medjugorje. Fra i malati, anche persone affette da cancro o altre gravi malattie, disposte a lunghi viaggi per farsi visitare negli «studi» della biologa e dei suoi collaboratori.
L'OPERAZIONE - Nel corso dell'operazione denominata «Acque bianche» sono stati sequestrati anche quattro studi medici ed un laboratorio. Dalle indagini, coordinate dalla procura della repubblica del capoluogo marchigiano, è emersa una vera e propria associazione per delinquere finalizzata alla truffa ed all'esercizio abusivo della professione sanitaria. Le persone coinvolte nell'inchiesta esercitando abusivamente la professione medica, dietro compensi, promettevano di «guarire» persone che, affette da patologie anche molto gravi, venivano in diversi casi indotte ad evitare il ricorso alla medicina tradizionale per essere «curate» con acqua proveniente da fonti ubicate presso santuari (Lourdes, Montichiari, Medjugorje, San Damiano, Fatima, etc.). Lo studio, pubblicizzato online e con il passaparola dei vari utenti, faceva credere che un team di ricercatori (biologi, fisici, etc.) aveva messo a punto una tecnica di intervento sull'uomo e sull'ambiente che agiva «riarmonizzando la materia» attraverso presunte «frequenze» sprigionate dalle acque. In realtà, l'indagine ha permesso di accertare che i soggetti coinvolti non avevano alcun titolo accademico e non erano pertanto abilitati all'esercizio di attività di ricerca nel comparto medico scientifico.
Redazione Online2 febbraio 2012 | 13:39