mercoledì 25 novembre 2009

MORTE PER EROINA IN CELLA

Morì di overdose in cella
Ai familiari 182mila euro
L’associazione Antigone: «Sentenza storica»


Maurizio Freguia morì in carcere per overdose di eroina (web)

ROVIGO – «Un giudice civile di Padova ha con dannato il ministero della giustizia a risarcire con 182mila euro la sorella di un detenuto trenta cinquenne morto nel carcere di Rovigo per over dose». Patrizio Gonnella, presidente dell’associa zione Antigone, definisce la recente decisione «storica» paragonandola con quanto accaduto di recente a Diana Blefari. A ottenere il risarcimen to è stata la sorella di Maurizio Freguia, che il 27 dicembre del 2000 perse la vita in carcere. A stroncarlo, come accertato dall’autopsia, è stata una dose letale di eroina. La droga, per gli accer tamenti dell’epoca, potrebbe essergli stata conse gnata durante i colloqui coi detenuti anche se non si è mai arrivati a chiarire le circostanze. Non così, ad esempio, per il giudice patavino che nella sentenza ha parlato di sorveglianza ca rente, visto che sarebbe stato un compagno di cella a cedere l‘eroina al rodigino che era appena rientrato da un permesso premio. Freguia si sentì male la sera prima.

Curato nel l’infermeria del carcere, poi venne ricoverato in ospedale salvo poi rientrare in via Verdi. Quella mattina le sue condizioni peggiorarono fino al decesso. Giampietro Pegoraro, coordinatore de gli agenti penitenziari della Cgil, quel giorno era al lavoro. «Da parte nostra fu fatto tutto il possi bile per salvare Freguia – afferma – ma invano». Secondo il presidente di Antigone Gonnella «un tossicodipendente e alcolista, ha ragionato il giudice – afferma - affinché sia conservato, cu rato, tutelato, deve essere innanzitutto osserva to. Se si trascura di osservarlo, e si permette che si inietti una dose letale di eroina, il Ministero della Giustizia è corresponsabile della morte». Allo stesso modo, continua Gonnella, «si po trebbe usare questa argomentazione per sostene re che Diana Blefari, abbandonata a se stessa nel la propria cella singola nella quale non si alzava quasi più dalla branda, non è stata conservata, curata, tutelata dal nostro Ministero. E la stessa cosa si potrebbe dire per molte altre morti».

A.A.
24 novembre 2009 (da corrieredelveneto.it)

martedì 24 novembre 2009

compatibilita' carceraria

Cari Colleghi, sapete cos'è il riflesso rotuleo?
Catania, preso il boss latitante
Era invalido ma viaggiava sulla Bmw
Per i medici doveva muoversi su una sedia a rotelle perché affetto da una paraplegia, ma andava al ristorante su una Bmw. Il latitante Carmelo Di Stefano, 39 anni, ritenuto un elemento di spicco della cosca dei Cursoti emigrata a Milano, è stato arrestato dalla polizia a Catania. Il boss, al quale nel dicembre del 2008 era stati concessi gli arresti domiciliari perchè invalido dal Tribunale di sorveglianza di Bologna, è stato bloccato da agenti della Squadra mobile alla guida di una Bmw da poco uscita dal concessionario.

Nei confronti di Carmelo Di Stefano, che deve scontare 30 anni di reclusione per associazione mafiosa, omicidio e traffico di droga, nel settembre scorso era stata ripristinata un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, ma nel frattempo si era reso irreperibile. Carmelo Di Stefano è fratello di Francesco, ritenuto il reggente della cosca a Catania, che è latitante perchè ricercato per associazione mafiosa nell'ambito dell'operazione Revenge della Dda della Procura etnea. Il loro padre, Gaetano Di Stefano, è uno dei nomi storici della mafia siciliana ed è stato coinvolto nell'inchiesta sull'autoparco di Milano.

Di Stefano è stato arrestato mentre era con la moglie, una catanese di 36 anni residente a Bologna, in un ristorante della costa ionica, a Carrabba di Mascali. Il latitante era da poco giunto nel locale alla guida di Bmw serie 3, intestata a una giovane parente, ed era in possesso di una carta d'identità falsificata. Di Stefano in passato aveva ottenuto gli arresti domiciliari per gravissimi motivi di salute, dopo due ricoveri ospedalieri urgenti e per la necessità di doversi sottoporre a terapie riabilitative perchè affetto da una "paraplegia post-traumatica" e da "deperimento organico su base anoressica". Nelle scorse settimane la presenza del ricercato era stata segnalata proprio nella rione Nesima superiore di Catania, dove è maggiormente radicata la cosca dei cursoti milanesi. La condanna a 30 anni di reclusione che deve scontare è frutto di un cumulo di pene principalmente comminate in due maxi processi: Cuspide e Skorpion, celebrati a Catania.
(da repubblica.it Palermo, 24 novembre 2009)

LATTE CON MELAMINA

Qualcuno ricorderà che più volte ho lamentato la diffusione in Italia di prodotti cinesi adulterati, o tossici. Adesso la Cina provvede.

LA SOSTANZA TOSSICA ERA UTILIZZATA PER AUMENTARE ARTIFICIALMENTE IL VALORE PROTEICO
Melamina, in Cina prime due esecuzioni
La sentenza a gennaio, dopo che il latte contaminato ha ucciso sei neonati e intossicato altri 300mila bambini

NOTIZIE CORRELATE
Latte contaminato, una condanna a morte (22 gennaio 2009)
Sequestrati quintali di latte alla melamina (16 ottobre 2008)
Sicurezza alimentare: la Cina è lontana (14 luglio 2008)

MILANO - In Cina sono state eseguite le prime due condanne a morta per lo scandalo del latte contaminato alla melamina, che ha causato la morte di sei neonati e l'intossicazione di 300mila bambini. La sentenza era stata emessa a gennaio.

LE ACCUSE - Zhang Yujun è stato riconosciuto colpevole di aver messo in pericolo la salute pubblica e Geng Jinping di aver prodotto e venduto il latte contaminato. Il primo ne ha prodotte oltre 770 tonnellate e vendute più di 600 tonnellate tra il luglio 2007 e l'agosto 2008. Geng ne ha messe in commercio oltre 900 tonnellate. Lo scandalo è esploso a settembre 2008, dopo una denuncia della Fonterra, impresa neozelandese socia della cinese Sanlu. La general manager della compagnia, Tian Wenhua, è stata condannata all'ergastolo. La sostanza tossica era utilizzata per aumentare artificialmente il valore proteico del latte.


24 novembre 2009 (da corriere.it)