lunedì 27 settembre 2010

UCCIDE IL PADRE

Giulianova, schizofrenico uccide il padre
spaccandogli la testa con una sedia


GIULIANOVA (25 settembre) - Affetto da schizofrenia bipolare, per la quale era regolarmente in cura, un 51enne di Giulianova ha ucciso l’anziano padre, invalido, rompendogli sulla testa una sedia in legno.
Nelle prime ore di stamani, in un momento di lucidità, la confessione ai carabinieri: dopo le solite medicine aveva bevuto del vino che si era comprato da solo. L'uomo, accusato di omicidio volontario, è ora nel carcere di Teramo, controllato a vista. Si attende, dopo l'interrogatorio da parte del magistrato, di trasferirlo in una struttura attrezzata.

La vittima è Biagio Adriani, 88 anni, vedovo, costretto sulla sedia a rotelle. Viveva con il figlio Mansueto (arrestato) e una badante. Al piano superiore dell’abitazione, vive l’altro figlio, Gianfranco (45), che ha scoperto il corpo del padre dopo le 21 di ieri, rientrando dal lavoro. Negli ultimi giorni, Mansueto era apparso ai famigliari più agitato nei comportamenti, tanto da chiedere una visita in abitazione allo psichiatra che lo aveva in cura, dell’ospedale di Giulianova. I carabinieri però, sentite le testimonianze, escludono per ora che il suo stato fosse da collegare all’assunzione di alcol, oltre che alla sua patologia. Dopo la visita, comunque, il medico non aveva ritenuto necessario il ricovero. La badante però, preoccupata, nel pomeriggio aveva lasciato la casa, mentre l’altro figlio della vittima aveva raggiunto il suo posto di lavoro, un bar nel teramano.

L’arrestato, da quanto si è appreso, era senza lavoro da due anni, da quando cioè era stato sottoposto all’ultimo trattamento sanitario obbligatorio a causa della sua patologia. Secondo gli investigatori, mai prima era stato violento in famiglia o fuori casa, se non verbalmente.

domenica 26 settembre 2010

LI BERGOLIS ARRESTATO

Foggia, arrestato superlatitante
Li Bergolis era tra 30 più pericolosi
I carabinieri di Foggia e quelli del Ros hanno arrestato Franco Li Bergolis, 32enne di Manfredonia, capo superlatitante della mafia garganica e condannato all'ergastolo in primo e secondo grado. Li Bergolis, inserito nell'elenco dei 30 più pericolosi latitanti d'Italia era scomparso da un paio di anni, dopo che nell'estate del 2008 era stato scarcerato per scadenza dei termini di custodia cautelare nel maxi-processo alla mafia garganica.


Il processo si è concluso per lui con una condanna all'ergastolo il 7 marzo del 2009 dalla corte di assise di Foggia e il 15 luglio 2010 dalla corte di assise di appello di Bari.

Benché abbia solo 32 anni, viene considerato al vertice della mafia garganica, soprattutto dopo gli ultimi cruenti agguati che hanno eliminato un paio dei capi storici dei clan garganici e dopo che il 30 agosto è morto l'ultimo capoclan dei Romito, un tempo strettamente alleati dei Li Bergolis e da qualche anno in guerra con loro.

Nell'ambito di questa guerra, dall'aprile 2009 si contano sei omicidi e due agguati falliti. L'ultimo omicidio è stato compiuto a Manfredonia il 30 giugno 2010, quando è stato ucciso Leonardo Clemente, nonno del vecchio capoclan dei Li Bergolis, "Ciccillo", ucciso il 26 ottobre 2009 a Monte Sant'Angelo. Pochi giorni dopo l'ultimo cruento agguato, il 12 luglio si è svolto a Manfredonia un vertice sulla sicurezza presieduto dal ministro dell'interno, Roberto Maroni.

Ultimo aggiornamento ore 08:13

sabato 18 settembre 2010

LA BALESTRA

L'EREDITÀ ALLA BASE DELLA TRAGEDIA
Rimini: uccide la nipote con la balestra
e si suicida con una freccia al torace
Lei era un avvocato di 40 anni. Lo zio ha anche tentato di far esplodere il palazzo



L'ingresso della casa dove è avvenuto il delitto (MMigliorini)RIMINI - Una balestra appesa ad un muro, un'arma quasi ornamentale, fino a ieri soltanto un pezzo di arredamento kitsch. È quella che ha ucciso Monica Anelli, avvocato di 40 anni di Rimini, che nella tarda mattinata è stata colpita a morte al collo da un dardo scoccato da quell'oggetto che le era diventato familiare e che faceva parte della collezione dello zio. Quello zio, Stefano Anelli 62 anni, da subito irreperibile e cercato dalla Squadra mobile che si è tolto la vita in auto, sulle colline riminesi, con un'altra balestra della sua collezione. La polizia l'ha trovato in serata, in località Santa Cristina, con una freccia conficcata nel torace. Come per concludere un rito assurdo, e per autoaccusarsi del delitto, aveva puntato l'arma da distanza ravvicinata contro se stesso. Monica quella balestra la vedeva ogni giorno da aprile, da quando cioè si era trasferita nel suo nuovo appartamento di viale XXIII settembre. Era appesa sul pianerottolo, proprio dove è stata uccisa, probabilmente al termine di un litigio, avvenuto mentre stava rientrando in casa da lavoro, visto che aveva ancora con sè la borsa e la ventiquattrore dove teneva i documenti della sua professione. Nel disegno dello zio, il piano era molto più ambizioso di quello che è stato attuato: dopo aver colpito la sua vittima con un dardo, fermandone il tentativo di fuga per le scale, ha infatti rotto i tubi del gas e lasciato una candela accesa. Il suo obiettivo era infatti quello di provocare un'esplosione (che avrebbe probabilmente distrutto la palazzina) per far sembrare la morte della donna un incidente domestico.
Rimini, il delitto della balestra




Monica Anelli (AnsaIl disastro è stato però sventato dai vigili del fuoco, intervenuti perché allertati dai vicini che avevano sentito odore di gas. Monica Anelli abitava in quella casa insieme al compagno, un carrozziere della zona: insieme, progettavano di avere un figlio. Nella stessa palazzina, di proprietà della famiglia, solo un altro appartamento sfitto ed uno dove viveva lo zio paterno insieme alla compagna moldava. Ingegnere molto conosciuto in città, Stefano Anelli, scrittore e pittore per hobby, da qualche tempo aveva comportamenti anomali, tali da pregiudicare anche i rapporti con i familiari. Per la Squadra mobile è diventato subito il personaggio chiave dell'omicidio. Oltre ad essere il vicino di casa e il proprietario di quella collezione d'armi antiche arricchita da balestre, è stato anche l'unico dei parenti della vittima a risultare irreperibile. Testimoni l'hanno visto allontanarsi a fine mattina sulla sua Seicento. La vittima e lo zio, secondo quanto emerso, sarebbero stati in buoni rapporti, anche se la Squadra Mobile guidata da Nicola Vitale ha cercato subito di capire, attraverso i parenti, se potessero essere emersi screzi di varia natura. I genitori di Monica, invece, si trovavano in Val d'Aosta per un breve periodo di vacanza. Erano partiti nei giorni scorsi proprio insieme con lei (seconda di tre figlie) ed al compagno. Loro, poi, erano tornati qualche giorno fa per riprendere il lavoro, lasciando i genitori a godersi la montagna. Monica, avvocato civilista, li assisteva in una causa per l'eredità della nonna che aveva creato qualche tensione in famiglia. Che gli investigatori hanno subito analizzato. (fonte: Ansa)

17 settembre 2010(ultima modifica: 18 settembre 2010)

giovedì 16 settembre 2010

MORTE /UCCISIONE

NEL TREVIGIANO
Giallo a Conegliano, anziano ucciso
Eliseo David, 71 anni, è stato soffocato in casa. La polizia interroga moglie e figlia, che avevano denunciato di essere state aggredite nel corso di una rapina


CONEGLIANO (Treviso) - Giallo a Conegliano. Un uomo di 71 anni, Eliseo David, è stato soffocato nella propria casa. Ad avvertire la polizia sono state la moglie e la figlia (che viveva con i genitori), che hanno denunciato di essere state rapinate. Gli agenti non hanno però trovato segni di rapina e hanno portato le donne in commissariato per interrogarle. La moglie, Laura De Nardo, che fino a poco tempo fa gestiva con il marito un esercizio commerciale in centro a Conegliano, ora in via di cessione, ha raccontato agli inquirenti di essere stata immobilizzata con del nastro adesivo. Ma la testimonianza non convince del tutto tanto che prende corpo l’ipotesi di un omicidio maturato forse negli ambienti vicini alla vittima e non di una disgrazia conseguente a una rapina in casa.

LA SCENA DEL DELITTO - Nell’abitazione, sottoposta a un attento esame degli investigatori, non sarebbero stati rilevati segni che possano far pensare a un’aggressione a scopo di rapina. A un primo esame non risulta che manchino dalla casa oggetti o beni. Porte e finestre, inoltre, appaiono intatte. Secondo quanto si è appreso, David potrebbe essere deceduto a causa di un panno infilato in bocca, forse imbevuto di una sostanza chimica. Non si esclude un narcotico. Al momento, il quadro investigativo è ancora aperto e non risultano provvedimenti a carico di alcuno. (Ansa)


16 settembre 2010

mercoledì 15 settembre 2010

PARTO ALL'AUTOGRILL

ALL'ALTEZZA DI POMEZIA
Partorisce nell'area di servizio
Mamma e bimba gravi in ospedale
Donna dà alla luce neonata nel bagno di un distributore sulla Pontina. Massaggio cardiaco per la piccola



Il bar sulla Pontina e i due agenti che hanno prestato il primo soccorso (foto Faraglia)ROMA - Una donna ha partorito all'interno del bagno di un'area di servizio al km 27,300 della via Pontina, all'altezza di Pomezia. E' accaduto martedì intorno alle 18. In preda alle doglie, in ritardo a causa del traffico, la giovane non ha potuto evitare di mettere alla luce la figlia mentre il marito andava a parcheggiare l'auto e cercare aiuto.
La madre, una donna polacca di 30 anni e la sua bambina sono stati portate in codice rosso al Sant'Eugenio. Sul posto è intervenuta la Polizia Stradale. La donna ha avuto un'emorragia interna e anche le condizioni della neonata neonato sono molto gravi, nonostante le sia stato subito praticato un massaggio cardiaco.
BARISTA E OSTETRICA - La piccola è stata partorita con l'aiuto della signora che si trovava nel bar e che si è improvvisata ostetrica. I due agenti Antonio Iafrate e Alfredo Cirillo hanno prestato il primo soccorso, effettuando un massaggio cardiaco alla donna, appena incontrata all'interno del bagno «Eravamo in transito sulla Pontina a tre chilometri dal bar Monte D'Oro, quando ci hanno chiamato». La telefonata è stata effettuata dalla proprietaria del bar, la signora Isabella Agostinelli, che è accorsa in bagno quando ha sentito i lamenti della partoriente.
«Siamo arrivati che la signora era seduta sul water con la bambina in braccio. Abbiamo praticato immediatamente un massaggio cardiaco e una respirazione artificiale. La lingua era andata indietro e stava diventando pericolosa per il soffocamento». All'arrivo del 118, gli agenti hanno scortato l'ambulanza al Sant'Eugenio. Secondo il referto «il feto era sofferente».

Redazione online
14 settembre 2010(ultima modifica: 15 settembre 2010)

martedì 14 settembre 2010

PANETTONI E PANDORI

Verona, sequestrate 10 milioni di uova
conservate tra topi ed escrementi
Operazione dei Nas nei magazzini di una ditta
che riforniva note industrie dolciarie nazionali

MILANO - Dieci milioni e 300 mila uova, per un valore commerciale di due milioni di euro, «conservate a temperature non idonee, con percolati di uova rotte, tra insetti, roditori e relativi escrementi», sono state sequestrate dal Nas dei carabinieri in un magazzino di una ditta di Verona specializzata nella fornitura di ovoprodotti destinati a note industrie dolciarie nazionali.

LE ISPEZIONI - Oltre al magazzino, i militari di Padova hanno ispezionato anche «l'area di sgusciatura e lavorazione della ditta dove sono state riscontrate diffuse situazioni di sporcizia, risalenti alla precedente lavorazione» e hanno quindi richiesto all’Autorità sanitaria «l'inibizione all’uso dell'intera linea di lavorazione dell’azienda stessa fino all’adeguamento ai regolari criteri igienici». Il sequestro ha permesso di impedire l'eventuale utilizzo delle uova nella preparazione di sottoprodotti destinati quali ingredienti in prodotti dolciari da forno, come ad esempio i panettoni, i pandori, ma anche merendine di produzione industriale (fonte: Apcom).

domenica 12 settembre 2010

violenza carnale

Una 29enne violentata il 25 agosto scorso a Casoria: all'alba di sabato cinque giovani tra i 20 e i 23 anni (tra loro sia studenti che lavoratori) sono stati arrestati tra Casoria e Afragola, comuni del napoletano. I protagonisti della vicenda, la vittima e gli aguzzini, sono tutti del Napoletano. La vicenda si sonada in due tempi: in una prima fase la giovane conosce, nelle notti della movida napoletana, un ragazzo più giovane di lei. Si fida e va a un secondo appuntamento. Il ragazzo va a prenderla con una Smart e a sua insaputa la porta in un luogo appartato dove sono in attesa quattro amici. È nella vettura che avvengono le violenze. Poi viene abbandonata sul ciglio di una strada. La 29enne viene portata all'ospedale Cardarelli di Napoli e curata. Poi la denuncia ai carabinieri e l'avvio delle indagini. La vittima fornisce delle indicazioni agli investigatori utili alle indagini: il tipo di macchina, la fisionomia dei cinque in particolar modo del ragazzo che aveva conosciuto e con il quale si era vista due volte. In 15 giorni di indagini i carabinieri identificano i presunti autori dell'odiosa violenza. I cinque indagati per violenza sessuale e sequestro di persona sono stati rinchiusi nel carcere di Poggioreale. Prima di allora non avevano mai avuto problemi della giustizia.

martedì 7 settembre 2010

ILLEGALITA' E CRIMINALITA'

Ieri ho spedito alla CEDAM la prima stesura di quest'opera. Speriamo bene.