domenica 30 marzo 2008

DETENUTI STRANIERI

La questione dei detenuti italiani all'estero ricalca esattamente la questione dei detenuti stranieri in Italia. Non c'è modo di risolverla se non con grandissime spese. Forse potrebbero essere utili dei trattati di reciprocità fra i vari stati.

Tremila detenuti italiani all'estero: nasce l'associazione "Prigionieri del silenzio"

ROMA (30 marzo) - Almeno tremila gli italiani detenuti all'estero con accuse generiche che non poggiano su prove certe. Giovanni Giuliani, 65 anni, è rinchiuso in un carcere della Repubblica Moldova da ben cinque anni in attesa di giudizio. È accusato di truffa. Ma si è ritrovato da solo e senza mezzi ad affrontare la sua difficile battaglia giudiziaria. È molto malato e stanco di lottare. Il suo caso è stato portato all'attenzione con una lettera inviata dalla «Fondazione Regina Pacis» al Ministero degli Esteri italiano, in cui si chiede che possa essere valutata «ogni possibilità, anche quella di sollecitare la concessione della grazia al Presidente della Repubblica di Moldova Vladimir Varonin». Ma il caso di Giuliani non è l'unico. Spesso questi detenuti sono colpiti di provvedimenti cautelari che durano anni prima di trovare sbocco in un processo. Senza avere diritto neppure ad una difesa d'ufficio come avverrebbe in Italia. È per questo che è nata Prigionieri del Silenzio, un'associazione di supporto per le famiglie dei reclusi, creata un mese fa per volontà di otto donne. L'obiettivo: sostenere e guidare i parenti degli italiani detenuti da anni all'estero. Con un direttivo composto di sole donne, l'associazione, presieduta da Katia Anedda, compagna di Carlo Parlanti, il manager italiano detenuto in un carcere americano da oltre tre anni, si prefigge lo scopo di rendere accessibile la giusta informazione e gli strumenti necessari alla gestione di una situazione di emergenza come quella dei detenuti in terra straniera. L'associazione si avvale della consulenza legale del penalista romano Gianluca Arrighi e dell'avvocato Emanuela Santarelli. L'associazione si batte anche per assicurare ai detenuti italiani nei Paesi stranieri il beneficio del gratuito patrocinio. Tra i primi a rivendicare questo diritto i genitori di Angelo Falcone, 27enne arrestato in India e accusato di spaccio di droga dalla polizia locale di Mandi insieme ad un coetaneo italiano, Simone Nobili, e a due indiani. Il padre di Angelo, Giovanni Falcone, materano di Rotondella, sta conducendo una battaglia per dimostrare l'ingiustizia subita dai due ragazzi, e ha aperto un blog ed incessantemente cerca di portare il caso all'attenzione dei media nazionali. Giovanni Falcone, che ha già fatto lo sciopero della fame e minaccia anche azioni autolesionistiche, ha sollevato il problema: all'estero non è garantito il patrocinio gratuito dello Stato ai connazionali alle prese con la giustizia. Falcone è convinto che suo figlio e l'amico Simone Nobili sarebbero già liberi se avessero avuto un'assistenza legale adeguata al caso. Invece rischiano pene fino a 20 anni perché accusati di detenere a fini di spaccio 18 chilogrammi di hascisc in due valigie. Anche Simone Righi, detenuto in Spagna e Carlo Parlanti, in America non hanno potuto beneficiare del gratuito patrocinio. (da ilmessaggero.it)

PREMIO ALLA STUPIDITA'

Civitavecchia, lancia un sasso dalla superstradaFeriti quattro giovani: arrestato

CIVITAVECCHIA (30 marzo) - Ha lanciato un masso contro una macchina con 4 persone a bordo. I carabinieri della compagnia di Civitavecchia hanno arrestato un romeno accusato di tentato omicidio. E' accaduto questa mattina all'alba. L'uomo al centro della carreggiata della superstrada Orte-Civitavecchia, in direzione Civitavecchia, ha lanciato un grosso sasso contro una macchina che stava passando con a bordo quattro giovani. Immediato l'allarme al 112 e i carabinieri, intervenuti sul posto, hanno bloccato lo straniero mentre tentava di fuggire. I quattro giovani sono stati accompagnati in ospedale dove sono stati medicati. Il più grave ha riportato lesioni guaribili in 20 giorni. (da ilmessaggero.it 30 marzo)

ELOGIO DELLA STUPIDITA'

Mi domando davvero angosciato come si possano creare certe situazioni. Qualunque persona, che non sia più bisognevole di cure, DEVE essere dimesso dall'ospedale, e questo è compito del primario del reparto. Poi è clandestino, e DEVE essere espulso, l'aeroporto è vicino, e questo è compito della Polizia. E il costo dell'indebito periodo di ricovero deve essere addebitato a chi non l'ha dimesso dall'ospedale, cioè al primario.

Clandestino rifiuta di lasciare l'ospedale: costa 900 euro al giorno

VENEZIA (29 marzo) - Un tunisino clandestino, ricoverato da mesi all'ospedale di Mestre (Venezia), rifiuta di lasciare il posto letto costando alla collettività 900 euro al giorno. L'uomo lo scorso novembre era finito sotto un treno, perdendo entrambe le gambe, durante una fuga dai carabinieri che stavano tentando di prenderlo, essendo accusato di avere accoltellato la convivente. Il tunisino, in seguito all'incidente è stato ricoverato all'ospedale, ma una volta finite le cure, ha rifiutato di lasciare il posto letto vani sono risultati tutti i tentativi per farlo dimettere. Inutile anche il decreto di espulsione emesso dalla Questura. Il Governo tunisino informato, non ha mai risposto alle sollecitazioni del Ministero degli Esteri italiano. Così l'uomo, pregiudicato e più volte arrestato, rimane a carico della Asl veneziana che gli garantisce vitto e alloggio per 900 euro al giorno.Antonio Padoan, direttore generale dell'azienda sanitaria veneziana, commentando la vicenda dice che «sempre più stranieri clandestini utilizzano i servizi sanitari degli ospedali in sostituzione dell'assistenza sanitaria, facendosi curare anche i denti». Oltre al tunisino l'ospedale veneziano paga mille euro al giorno per curare un ucraino clandestino emofiliaco. (da repubblica.it 29 marzo)

venerdì 28 marzo 2008

ELOGIO DELLA STUPIDITA'

Elogio della stupidità di chi inserisce dei piercing nei capezzoli e dei poliziotti aeroportuali che obbligano la donna a toglierli.

Costretta a togliersi piercing seno
Usa, farà causa all'aeroporto
Per poter salire su un volo diretto a Dallas una donna ha dovuto strapparsi con le pinze i piercing che le decoravano i capezzoli. E' accaduto all'aeroporto di Lubbock (Texas), dove gli addetti al controllo del metaldetector manuale le hanno imposto di togliere gli ornamenti che avevano fatto scattare l'allarme. Ora la donna, Mandi Hamlin, 37 anni, chiede le scuse dei responsabili e una indagine sull'accaduto, altrimenti farà causa.
La passeggera aveva superato senza problemi il controllo al metal detector ma quando una addetta le aveva fatto scorrere davanti al petto un detector manuale l'apparecchio aveva emesso un suono. Mentre un terzo piercing all'ombelico era passato inosservato. A nulla è valso aver spiegato alla addetta di avere da anni capezzoli perforati da anelli decorativi e di non avere mai avuto problemi negli aeroporti. "Non hanno voluto sentire ragione. Mi hanno fatto andare dietro una tendina perché mi togliessi gli anelli da sola. Ma ho dovuto chiedere in prestito una pinza per spaccarli", ha spiegato la donna. "La mia esperienza è stata un incubo. Nessuna altra donna deve subire quello che è toccato a me - ha detto - chiedo le scuse dei responsabili e una indagine su quanto è accaduto o farò causa". "Hamlin è stata pubblicamente umiliata. Ha dovuto soffrire molto successivamente per reinserire gli anelli nei capezzoli" ha detto il suo avvocato Gloria Allred. (da tgcom 28 marzo)

NUOVI SCHIAVI

QUEST'AMERICA di Anna Guaita
Uno schiavo? Costa pochi dollari.
pubblicato il 26-03-2008 alle 01:05
NEW YORK – Ad Haiti costano poco. Basta mercanteggiare, e con cinquanta dollari ci si può portare a casa una schiava tuttofare, una bambina di dodici anni. In Asia costano anche meno: pochi dollari, e ti assicuri uno schiavo a vita. In Europa sono più cari: ci vorrebbero duemila euro, e la “concessione” dura solo un paio di mesi. Queste contrattazioni si ripetono ogni giorno in vari Paesi del mondo. Tante volte hanno uno sfondo sessuale, ma spesso lo schiavo viene comprato perché lavori, che sia a spaccare pietre in una miniera in India o a pulire i salotti dei ricchi di Miami. La cronaca ci ha rivelato che neanche la nostra Italia ne è immune: i carabinieri di Eboli hanno liberato martedì scorso una famiglia tenuta in condizione di schiavitù, in un circo, a Salerno. Ci sono oggi nel mondo più schiavi di quando la schiavitù era legale. Calcoli delle Nazioni Unite e di associazioni per i diritti umani come Amnesty International pongono il loro numero intorno ai 27 milioni. La maggior parte si concentra nel sud-est asiatico, ma ce ne sono a centinaia di migliaia anche in Africa, in Sud America e Centramerica, e a decine di migliaia in Europa, negli Stati Uniti e in Canada: questa mappa illustra la drammaticità della situazione. Sul tema della schiavitù nella società moderna, due settimane fa è stato pubblicato negli Stati Uniti un libro inchiesta che fa accapponare la pelle: A crime so monstrous: Face-to-Face with Modern-Day Slavery, di Benjamin Skinner. L’autore è un giornalista che ha dedicato quattro anni della sua vita a investigare il mercato dello schiavismo contemporaneo. Lo seguiamo, spesso sotto mentite spoglie, da infiltrato, in Romania, in India, in Sudan, ad Haiti, in Europa, negli Emirati Arabi, dovunque ci siano aguzzini che sfruttino altri esseri umani come fossero oggetti senza anima. E’ un viaggio che causa a tratti rabbia, turbamento, commozione, disperazione. Non so quando uscirà in Italia questo libro, ma chi capisce l’inglese può trarre una sua impressione del lavoro di Skinner dalla lettura del primo capitolo che l’editore ha messo a disposizione qui. Un estratto è comparso anche nella rivista Foreign Policy, che ha trasferito in rete qui la registrazione clandestina che Skinner stesso ha fatto a Bucarest durante il “negoziato” per il leasing di una giovane per un paio di mesi. Skinner ha una teoria, che trovo importante diffondere, se non altro perché si apra una discussione: a suo giudizio è un errore pensare che la schiavitù sia sempre collegata alla prostituzione e che combattendo la prostituzione si abolirà la schiavitù. Spiega come negli Stati Uniti si sia verificato un confluire di interessi fra il movimento femminista e quello degli evangelici conservatori, e come tale anomala alleanza abbia spinto l’Amministrazione Bush a combattere soprattutto la schiavitù a sfondo sessuale. Skinner riconosce il sincero impegno di Bush in questa lotta, e soprattutto dello zar antischiavitù, John Miller. Ma dopo aver conosciuto schiavi in tutto il mondo, dopo «essere stato personalmente testimone della vendita di esseri umani in quattro continenti», sente di poter dire: «Per quanto sradicare la prostituzione sia una giusta causa, le politiche occidentali basate sull’idea che tutta la prostituzione sia schiavitù, e che tutta la schiavitù sia prostituzione sminuiscono la sofferenza di tutte le vittime». Ci sono angoli del mondo dove intere famiglie sono ridotte in schiavitù per debiti, ma non per sesso. Certo, i loro “padroni” hanno un altro nome per queste pratiche. Le definiscono “servitù per debiti”, “lavoro vincolato”, oppure “apprendistato vincolato” (quando a essere assoggettati sono dei bambini). Chiamatela come volete, ma questa è schiavitù. Immagino che tutti siano d’accordo con la definizione che ne dà Skinner: «Uno schiavo è un essere umano che venga costretto a lavorare attraverso la frode o attraverso la minaccia di violenza, e che non riceva in cambio alcun compenso al di là del mero sostentamento». Duecento anni fa la Gran Bretagna rese illegale il traffico degli schiavi attraverso l’Atlantico. Era il primo passo nella lotta dell’Occidente contro lo schiavismo. Ieri, alle Nazioni Unite sono cominciati festeggiamenti e commemorazioni “per non dimenticare”. Ma oggi nel nostro mondo civilizzato e globalizzato ci sono più schiavi di due secoli fa, e costano molto meno. (da ilmessaggero.it)

DNA

Già condannato per abusi su due sorelline,violenta bimba di 4 anni: inchiodato dal dna
AGRIGENTO (26 marzo) - È dell'indagato, un pizzaiolo di 42 anni, il liquido seminale trovato sugli abiti della bambina di 4 anni di Agrigento che ha raccontato di essere stata da lui violentata. Lo ha stabilito il test del Dna, mentre ieri, in un incidente probatorio, la bimba ha confermato le accuse. Nel 2006 l'uomo era stato condannato a 6 anni e 6 mesi per violenza sessuale su due sorelline di Canicattì, ma era stato poi scarcerato per scadenza dei termini di custodia cautelare. (da ilmessaggero.it 28 marzo)

martedì 25 marzo 2008

NUOVI SCHIAVI

25/3/2008 (12:14) - RETROSCENA
Otto assassini senza un volto
In strada: molte le nigeriane nel mercato della prostituzione

Nessun colpevole, si teme il serial killer
LODOVICO POLETTO
TORINOJoy, Viviane, Lizzy, Kate, Sherry, Esohe, Bose e Osawe: chi ha ammazzato queste donne, tutte di originarie dell’Africa centrale e tutte cadute sotto i colpi di killers rimasti senza nome? L’ultima vittima, in ordine di tempo, si chiamava Joy Isoken. Era una bella ragazza dalla pelle color mogano che vendeva il corpo su una strada di periferia, tra Ciriè e Robassomero. Originaria di Benin City, Nigeria, venne trovata senza vita un bosco la sera del 5 dicembre di 4 anni fa. Omicidio: Joy era stata ammazzata con un colpo di doppietta sparato al petto. L’assassino non è mai stato trovato nonostante i carabinieri abbiano tentato di tutto, nonostante le verifiche su centinaia di armi, i controlli e i tanti sospetti. La prima vittima di questo elenco, invece, si chiama Viviane Lahor, aveva 24 anni quando gettata da un’auto in corsa sulla tangenziale Nord di Torino. Era il 14 marzo del 1993 e anche la sua morte è rimasta senza un colpevole. Tra Joy e Viviane ci sono tutte le altre: vittime di omicidi non attribuibili a killers seriali come Maurizio Minghella oppure Giancarlo Giudice. Ecco in sintesi le loro storie. Primo novembre del 1994, Sherry Osan Cooper, 20 anni, viene pugnalata alla schiena a Nichelino; il 20 febbraio ‘95, in frazione Barauda di Moncalieri, qualcuno uccide Esohe Rihien, di 22 anni: l’assassino prima la strangola e poi la getta nel Po. Il 25 marzo ‘95 è la volta di Bose Iyoyoihe Osaze, 23 anni, accoltellata nei boschi di Avigliana; poche settimane dopo, il 18 aprile, Efemo Osawe Osaretin, 26 anni, e Igbinidum Lizzy, 27 anni, cadono sotto le coltellate di una banda di assassini. Il 5 agosto del ‘96 scompare Kate Ugochi Juliet Ipke, 25 anni: secondo gli investigatori anche lei è stata assassinata. Ma da chi? «Quando ti guadagni la pagnotta lavorando sulla strada lo sai a che cosa andrai incontro. Puoi trovare la persona per bene che cerca soltanto un po’ di trasgressione e magari ti dà anche dei soldi in più di quelli che hai chiesto, oppure il pazzo che tenta si stringerti le mani attorno alla gola. Puoi incontrare il delinquente che ti vuole rapinare o lo squilibrato che s’è messo in testa di salvarti a tutti i costi. E pur di farlo sarebbe anche disposto a prenderti a botte» racconta Elizabeth, ex prostituta, originaria del Ghana e finita sulla strada all’età di 19 anni. «Una sera sono arrivati due ragazzi. Sembravano per bene. Mi hanno caricata in auto e hanno tentato di violentarmi: avevano strane idee in testa, volevano fare delle cose pericolose. Ho reagito, mi sono messa a gridare e dare calci e pugni. Sono stata fortunata: sono riuscita a scappare» ricorda Bezzy. E aggiunge: «A tante mie colleghe, però, è andata peggio. Qualcuna è finita in ospedale, altre sono morte. Io da quel mondo ci sono uscita, ma non va sempre così. A volte ti fidi della persona sbagliata ed è fatta».

NUOVI SCHIAVI

25/3/2008 (8:21) - IL CASO
Il giallo della Pellerina
+ Otto assassini senza un volto
+ Nina, vendeva sesso per venti euro a fianco della caserma dei carabinieri

Prostituta strangolata dall’ultimo cliente
ANGELO CONTI
TORINOStrangolata. Sandra Enage, 38 anni, nigeriana, sul marciapiede «Nina», è stata uccisa da un cliente, per un raptus. Uno di quei criminali che, molto spesso, tendono a ripetere questi gesti, diventando così autentici serial killer come insegnano le storie di Giudice e di Minghella. Il corpo di Nina è stato trovato la mattina di Pasqua alle 7 da un pensionato che, di buon’ora, stava facendo una passeggiata sulla spianata che, fra corso Lecce e corso Appio Claudio, è usata per ospitare grandi circhi ed eventi musicali. In questa area sorgono una dozzina di piccole costruzioni, 3 metri per 2, alte circa 2,5 metri. Tecnicamente si chiamano «armadi», sono centraline elettriche di Iride (ex Aem), usate sia per alimentare le luci dell’illuminazione pubblica, sia per fornire energia in occasioni degli eventi circensi e musicali.L’armadio 10, quello più vicino alla caserma dei carabinieri della stazione Campidoglio (da cui dista appena 35 metri), domenica mattina era aperto, spalancato. «Strano», ha pensato il pensionato che, da una decina di metri di distanza, ha sbirciato dentro. Sul pavimento in cemento c’era il corpo di una ragazza di colore, quasi completamente nuda se si eccettuano un paio di slip azzurri semisfilati e un reggiseno con la spallina lacerata; accanto, ben riposti, due stivali alti neri ed un paio di jeans, accuratamente ripiegati. La giovane africana era riversa sul dorso con le gambe aperte. Il pensionato ha subito chiamato il 112 e l’equipaggio della prima gazzella ha pensato all’omicidio. La zona è stata transennata mentre giungevano il tenente colonnello Ezio Nardone, comandante del Reparto Territoriale, nonché il capo della prima sezione (la «Omicidi») del Reparto Operativo dell’Arma, capitano Michele Fanelli.A stupire, all'inizio, la sostanziale compostezza del corpo, che sembrava essere stato «fermato» nel bel mezzo di un rapporto sessuale, con la sola anomalia di quella spallina strappata. Poi, più tardi, ad un più attento esame, ecco i segni sul collo, indice di probabile strangolamento. Il pm Benso ci ha comunque messo molto impegno, restando sul posto per oltre due ore e cercando di valutare ogni possibile elemento, anche quelli marginali. Lungo e approfondito il consulto con i tecnici di Iride che hanno spiegato la presenza dei punti di corrente, lasciando teoricamente la porta aperta ad una folgorazione, comunque da scartare per l'assenza di bruciature od altri segni sul corpo della ragazza.Molto ci si attende dall'autopsia, che verrà effettuata questa mattina all'obitorio di via Ingria dal dottor Roberto Testi, primario di medicina legale dell'Asl 3. (lastampa.it 25 marzo)

DROGHE ITALIA 2007

Droga, nel 2007 crescono i morti e gli arrestiL'Italia è il secondo mercato mondiale dell'eroina
ROMA (25 marzo) - Cresce il numero dei morti per droga e delle persone finite in cella per spaccio. Nel 2007 trentacinquemila persone sono state segnalate all'autorità giudiziaria, di cui 27.490 arrestate per reati che vanno dal traffico illecito all'associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. E' quanto emerge dalla relazione della Direzione centrale servizi antidroga (Dcsa), da cui si evidenzia, come nel caso dei sequestri, un aumento sia del numero complessivo delle persone segnalate (+6,68%) sia di quelle finite in carcere (6,88% in più rispetto al 2006). Morti in aumento. Sono 589 i morti per droga in Italia nel 2007, 38 in più dell'anno scorso. Vertiginoso aumento, +193,67 per cento, anche dei sequestri di droghe sintetiche, passati dalle 133.979 dosi del 2006 alle 393.457 dosi del 2007. In crescita anche i sequestri di eroina (+42,96 per cento) - 1.328 chili nel 2006, 1.899 chili nel 2007 - mentre calano quelli di cocaina, scesi del 15,32 per cento (4.638 chili nel 2006 contro 3.927 nel 2007) e di marijuana, diminuiti dell'8,77 per cento (4.976 i chili sequestrati nel 2006, 4.539 quelli nel 2007).Italia secondo mercato mondiale eroina. Il mercato europeo, insieme a quello degli Stati Uniti, è il primo al mondo per consumo di ogni tipo di sostanza stupefacente e in particolare quello italiano, sulla base dei sequestri effettuati, è attualmente tra i primi mercati della cocaina ed il secondo dell'eroina, rappresentando un obiettivo irrinunciabile per i narcotrafficanti internazionali, sottolinea ancora la relazione della Direzione centrale servizi antidroga.Dei 35.238 denunciati nel 2007 per dorga, il 69,73% sono italiani (24.572) mentre il 30,27% (10.666) sono stranieri. Le donne rappresentano invece il 9,1% del totale, e i minori il 2,93%. Tra gli oltre 27mila arrestati, 3.784 sono accusati di associazione a delinquere, «indice - sottolinea la relazione - di una forte e costante attenzione degli organi operativi verso il settore della criminalità organizzata».In arrivo una nuova ondata di eroina sull'Europa e i prezzi più bassi e l'alto grado di purezza potrebbero fare aumentare i decessi per overdose. L'allarme lo lancia sempre la relazione 2007 della Direzione centrale servizi antidroga del Viminale. Il 93% dell'eroina mondiale viene oggi prodotto in Afghanistan; si tratta di una produzione che eccede, di circa il 30%, la domanda globale. È, quindi, ragionevole attendersi in Europa, nell'arco dei prossimi due anni, una nuova ondata di eroina caratterizzata da un verosimile abbassamento dei prezzi e da un superiore grado di purezza, fattori che potrebbero causare un nuovo aumento del numero delle tossicodipendenze ed una possibile crescita dei decessi per overdose.

NUOVI SCHIAVI

Salerno: il circo degli orrori, ragazze costrette in vasca con i piranha
Arrestati i tre gestori che avevano ridotto in schiavitù una famiglia bulgara
William Ingrassia (Tanopress)SALERNO - Potremmo definirlo il circo degli orrori. Dove alcune ragazze venivano intimidite e violentate e poi terrorizzate costringendole ad affrontare animali pericolosi. Era stata costretta ad immergersi in una vasca trasparente di acqua gelida, nella quale nuotavano pesci piranha, una diciannovenne bulgara salvata dai carabinieri insieme con la sua famiglia a Petina (Salerno) dopo mesi di riduzione in schiavitù per mano di tre gestori di un circo arrestati dai militari di Eboli. A finire in manette Enrico Raffaele Ingrassia, 57 anni, il figlio William, 33 anni, entrambi di Santa Croce di Magliano in provincia di Campobasso e il genero Gaetano Belfiore, 25 anni, di Lucera (Foggia), tutti titolari del circo «Marino». I deferiti in stato di libertà sono S.I., 27 anni, e due cittadine bulgare. Le indagini, condotte dai militari e coordinate dal pm Mariella De Masellis, della Direzione distrettuale antimafia di Salerno, hanno consentito di liberare una famiglia di bulgari composta dai genitori e da due figlie, una di 19 anni e l'altra di 16 anni, che, dall'inizio del 2008, erano secondo l'accusa in uno stato di costante riduzione in schiavitù.
NELLA VASCA CON I PIRANHA - Secondo i carabinieri entrambe le ragazze erano sottoposte a torture. Una di esse era quella della vasca: se la ragazza tentava di emergere da una vasca d'acqua piena di piranha veniva costretta con una mano al capo da Enrico Ingrassia, uno degli arrestati, a rimanere sotto l'acqua. La sorella della giovane, di 16 anni, invece, era costretta a stare in un invaso mentre le si rovesciavano addosso rettili e anche una tarantola. Durante uno spettacolo sarebbe stata morsa da un serpente. Con minacce, inoltre, la famiglia di bulgari era costretta a svolgere turni massacranti di lavoro per 15-20 ore al giorno, ricevendo soltanto 100 euro alla settimana, rispetto ai 480 pattuiti. La famiglia viveva in condizioni disumane e di completo assoggettamento, in due cassoni di autocarro. Analoghe vessazioni erano praticate su altre persone provenienti dall'Europa dell'Est, riuscite a sottrarsi agli aguzzini. La famiglia bulgara è stata trasferita in una struttura protetta.

lunedì 24 marzo 2008

FALSI CIECHI

da metropolisweb 21 marzo

Denunciati 82 falsi ciechi. Medici nella bufera, truffa da 3,8milioni
Venerdi 21 Marzo 2008 ROMA - La Guardia di Finanza ha denunciato per truffa ed altri reati 82 persone, tra falsi ciechi, medici e componenti delle commissioni incaricate di assegnare le pensioni e le indennita´ di accompagnamento: l´importo complessivo delle somme indebitamente percepite ammonta ad oltre 3 milioni e 800 mila euro. Il bilancio dell´operazione ´Gerico´, condotta in tutta Italia, e´ stato illustrato poco fa dal colonnello Fernando Verdolotti, comandante del neocostituito Nucleo speciale spesa pubblica e repressione frodi comunitarie delle Fiamme Gialle. In tutto sono state esaminate ed elaborate le posizioni fornite da Inps e Inail relative a 55.599 beneficiari di pensioni ed indennita´ di accompagnamento spettanti a chi e´ dichiarato affetto da cecita´ totale. Questo dato e´ stato poi confrontato con gli elementi contenuti in diverse banche dati in uso alla Guardia di Finanza, come ad esempio quelle dei possessori di patente di guida o di porto d´armi: l´incrocio delle informazioni ha quindi consentito di individuare 371 soggetti che potevano ´´verosimilmente´´ aver percepito sussidi per invalidita´ senza i requisiti previsti dalla legge.Alla fine sono stati scoperti 74 falsi ciechi, mentre altre otto persone denunciate facevano parte delle commissioni mediche che hanno rilasciato false attestazioni per il riconoscimento di uno status di invalidita´ inesistente. Indagando sui falsi ciechi, le Fiamme Gialle si sono imbattute in casi clamorosi: alcuni sono stati sorpresi alla guida di automezzi o motorini; un altro e´ stato trovato all´interno della propria vettura mentre leggeva una rivista; altri ancora, convocati negli uffici della Gdf, si sono presentati da soli ed hanno letto, compilato e sottoscritto la documentazione che gli era stata appositamente posta in visione. C´e´ stato chi, poi, e´ stato colto all´interno di un locale pubblico mentre era alle prese con un videogioco e un altro, in Sicilia, filmato mentre dal balcone di casa sua, al sesto piano di un palazzo, parlava con un pescivendolo e commentava la qualita´ del pesce esposto. Tra i denunciati anche un bracconiere, colto in flagranza di reato mentre andava a caccia in un´area protetta, di notte, naturalmente senza occhiali, e un altro che era gia´ stato segnalato all´autorita´ giudiziaria per sequestro di persona e violenza sessuale: aveva trascinato la vittima all´interno di un´automobile, alla cui guida si era messo lui stesso. La maggior parte dei controlli positivi (23,64%) si sono avuti in Campania, seguita da Lazio (14,55%), Sicilia (14,04%) e Calabria (12,73%); l´unica regione dove non e´ stato accertato alcun caso e´ la Basilicata. I finti ciechi percepivano mediamente una pensione di un migliaio di euro al mese: tra i denunciati c´era anche chi la percepiva da oltre 30 anni, ottenendo somme anche superiori a 200 mila euro.

sabato 22 marzo 2008

ABUSI SESSUALI

LECCE - Era gia' stato condannato per abusi sulla ex amante. Ora torna in carcere per aver ripetutamente violentato la figlia. La ragazza ha oggi 18 anni, ma gli episodi sarebbero cominciati quando ne aveva appena 11. L'uomo, un 45enne di Nardo', in provincia di Lecce, e' stato denunciato dalla figlia solo due mesi fa. Le violenze avvenivano in casa, quando la madre ed i due fratelli non c'erano. Il padre minacciava la giovane, in qualche caso anche con un coltello alla gola. (Agr)

PLASTICA MAMMARIA

Ancona, muore dopo intervento di plastica al seno

ANCONA (22 marzo) - Martedì aveva subito un intervento di chirurgia plastica e ricostruttiva per correggere un'ipotrofia mammaria e ieri è morta nell'ospedale regionale di Torrette. La donna, 32 anni, di origine ucraina, residente nel Maceratese era madre di un bambino. Ieri, secondo quanto riportano i quotidiani locali, la giovane donna ha avuto un capogiro, si è accasciata a terra e ha perso conoscenza. E' subentrato un primo arresto cardiaco, la paziente è stata sottoposta a tutte le pratiche di rianimazione ma al secondo arresto non si è più ripresa. I medici hanno chiesto un riscontro diagnostico per capire cosa sia accaduto dato che il decorso operatorio procedeva regolarmente e la morte appare «completamente imprevedibile». L'ipotesi è che la trentaduenne, la cui salma è a disposizione della magistratura per l'autopsia, sia morta per un'embolia. L'operazione che consisteva nell'inserire delle protesi al silicone per aumentare il volume del seno meno sviluppato era stata praticata presso la Clinica di chirurgia plastica e ricostruttiva.

RIFORMA DEL CODICE PENALE (PARTE GENERALE)

GIUSTIZIA: RIFORMA DEL CODICE PENALE
COMMISSIONE PISAPIA PRESENTA TESTO DEL DDL DI DELEGA

21 marzo 2008. Ministero della Giustizia. Conclusi i lavori della Commissione di studio per la riforma del codice penale, istituita nel luglio 2006 e presieduta da Giuliano Pisapia. Al guardasigilli Luigi Scotti è stato presentato lo schema di disegno di legge delega che riforma la parte generale del codice.
Testo e relazione del disegno di legge

venerdì 21 marzo 2008

INFORTUNI SUL LAVORO

21 marzo 2008. I morti sul lavoro nel 2007 sono stati circa 1.260 e gli infortuni 913.500. La lavorazione dei metalli il settore più a rischio. Nel 2006 in oltre sette aziende su 100 del settore industria e servizi si è verificato almeno un incidente
ROMA - Le prime stime dell'INAIL sulle morti bianche per l'anno 2007 parlano di circa 1.260 morti sul lavoro a fronte dei 1.341 dell'anno precedente. Si tratta di numeri stimati ma attendibili e semmai approssimati per eccesso. Infatti il dato non ancora consolidato, ovvero il numero effettivo dei casi mortali registrati negli archivi gestionali dell'Istituto al 29 febbraio 2008, risulta pari a 1.147. E appunto su questo dato fanno leva i procedimenti statistici di stima previsionale che per l'anno 2007 individuano un numero di infortuni mortali compreso in un range tra 1.240 e 1.260 casi.
Gestione e tipologia di avvenimento. Dalle stime INAIL risulta poi che, dei 1.260 incidenti mortali avvenuti nel 2007, 1.130 si sono verificati nel settore dell'industria e dei servizi, 115 nell'agricoltura e 15 tra i dipendenti in conto Stato. In particolare, 295 sono quelli del settore costruzioni. Inoltre più di un quinto (esattamente 260) sono avvenuti in itinere, ovvero lungo il tragitto casa lavoro e viceversa.
Infortuni nel 2007. Gli incidenti sul lavoro, invece, sempre secondo le stime dell'INAIL, sono stati 913.500 nel 2007. Nel 2006 erano stati 928.158. In particolare, gli incidenti sono stati 57.300 nell'agricoltura, 827.000 nell'industria e nei servizi di cui 100.000 nelle costruzioni, e 29.200 tra i dipendenti in conto Stato.
Trend di lungo periodo. Negli ultimi cinquanta anni le morti bianche in Italia sono comunque notevolmente diminuite. Nel 1956 i morti del lavoro erano 3.900 per salire a 4.644 nel 1963, anno di massimo storico per gli infortuni mortali ma anche di forte sviluppo industriale (sono gli anni del boom economico). Nel 1966 gli infortuni erano di nuovo scesi a 3.744 e da lì è partito un lento ma continuo decremento: 2.793 nel 1976, 2.083 nel 1986, 1.372 nel 1996, 1.546 nel 2001, per finire con 1.260 dello scorso anno. Un andamento simile hanno registrato anche gli infortuni non mortali, sebbene non in maniera altrettanto lineare e con un calo non altrettanto marcato. Basti ricordare che erano 1.150.354 nel 1956, 1.283.667 nel 1976, 1.023.379 nel 2001 e 928.158 nel 2006.
Settori di rischio. Nell'ultimo triennio il settore più ad alto rischio è stato quello della lavorazione dei metalli. Con oltre 6 infortuni su 100 (esattamente 61,95 infortuni indennizzati per mille addetti esclusi i casi in itinere) l'industria dei metalli presenta, infatti, un indice di frequenza infortunistica che è quasi il doppio rispetto all'indice medio dell'industria e servizi (32,21 per mille). Seguono la lavorazione dei materiali non metalliferi (59,94 per mille), la lavorazione del legno (56,64) e le costruzioni (54,37). Tuttavia, se si parla di incidenti gravi, cioè tali da provocare un'invalidità permanente, al primo posto troviamo le costruzioni con 4,46 infortuni indennizzati per mille addetti, seguite dalla lavorazione del legno (4,14) e dall'estrazione di minerali (4,13). Quest'ultimo settore, infine, risulta anche quello a più alto rischio di morte: 3,7 casi ogni 10mila addetti nell'ultimo triennio. Fortunatamente però, l'esiguo numero dei lavoratori del settore fa sì che a un indice di frequenza così alto non corrisponde un numero assoluto altrettanto elevato. (vai al sito dell'INAIL)

FETI E RICERCA

Quando si cominciò a parlare di cellule staminali, disse subito e pubblicamente che si potevano utilizzare gli aborti, spontanei o provocati secondo legge, come fonte di cellule staminali per ricerca e terapia. Plaudo all'iniziativa del prof. Rebulla, e non capisco perchè il Comitato etico del suo ospedale gli abbia negato il permesso. A ben guardare, non si ledono diritti di alcuno, e se io voglio fare qualche ricerca su cadaveri non devo chiedere permessi a nessuno. Quanto alle restrizioni del CNB, esso è noto per porre restrizioni comunque, e i timori del presidente del CNB sono incomprensibili. Sono in assoluto accordo con il prof. Giuseppe Novelli. Meglio studiarli che buttarli tra i rifiuti ospedalieri, e perdonate la brutalità, ma così è.


Policlinico Milano: usare i feti per la ricercaIl Comitato di Bioetica: sì, ma con regole precise

ROMA (21 marzo) - Si accende il dibattito sul progetto di usare i feti degli aborti per la ricerca sulle cellule staminali. La proposta è stata fatta dal team guidato dall'ematologo Paolo Rebulla del Policlinico di Milano al Comitato di Bioetica dell'ospedale che, come riportato dal Corriere della sera, ha bloccato l'iniziativa. La proposta prevede la nascita di una Fetal Cell Bank, una banca di cellule fetali per la raccolta dei campioni di tessuto che derivano da interruzioni di gravidanza, sia spontanee sia volontarie, «per pubblicazioni di carattere scientifico e/o per lo sviluppo di prodotti commerciali e/o terapeutici». Rebulla: «Progetto lecito per Cnb». Rebulla ha spiegato che «il progetto non riguarda la legge 194» sull'interruzione volontaria di gravidanza, «ma solo l'utilizzo a scopo di ricerca dei tessuti fetali». «Sull'impiego di cellule, tessuti e organi del feto non esistono in Italia specifici testi normativi - ha precisato Rebulla - ma sotto il profilo etico l'impiego di tessuti di feti abortiti è stato già preso in considerazione dal Comitato nazionale di bioetica (Cnb) e, in linea di principio, ritenuto lecito, quando sia giustificato da esclusivi fini di studio, di ricerca e di terapia». Il documento del 2005. Cinzia Caporale, componente del Cnb, ha affermato che il documento approvato all'unanimità nel 2005 dal Cnb apriva alla ricerca sulle cellule staminali prelevate da embrioni abortiti fissando però delle condizioni precise. «Si chiedeva innanzitutto - precisa Caporale - la piena indipendenza e separazione tra l'equipe che pratica l'aborto e l'equipe che fa ricerca; il consenso della donna all'utilizzo di materiali fetali a fini di ricerca deve essere chiesto solo dopo l'aborto, in modo che la donna non abbia alcuna compensazione morale dal fatto di sapere anticipatamente che il feto potrà essere impiegato per la ricerca; le modalità e procedure dell'intervento abortivo non devono essere cambiate in funzione delle finalità scientifiche; tutela della riservatezza; rilevanza scientifica degli esperimenti; valutazione del comitato etico caso per caso; donazione e non commercializzazione dei materiali fetali». Rocco Mangia, presidente del Comitato di bioetica, aveva commentato la proposta affermando che può comportare il rischio che «la donazione possa essere considerata dalle donne una sorta di compensazione del disvalore morale legato alla scelta di abortire». «Il pericolo - continua Mangia, intervistato dal Corriere - è di finire con l'incentivare, o quanto meno con il non disincentivare, le interruzioni di gravidanza». Secondo Rebulla il rischio potrebbe essere superato istituendo la figura dell'honest broker, «un garante super partes del rispetto dei diritti della donatrice e dell'adempimento dei doveri del ricercatore». Genetista Novelli: «Il no è antiscientifico». «Immotivato e, soprattutto, antiscientifico». Così il genetista Giuseppe Novelli, dell'Università Tor Vergata di Roma, giudica il no del Comitato etico. Si tratta, ha affermato Novelli, di uno «stop che lascia molto perplessi e che riflette una posizione nettamente antiscientifica, ma riflette anche una certa mancanza di informazione e aggiornamento da parte dei bioeticisti». Il genetista sottolinea che banche di tessuti fetali sono presenti in Europa fin dal 1993 e aggiunge che «in numerosi ospedali italiani ricerche su staminali prelevate da embrioni abortiti sono state già condotte previa l'autorizzazione, dei comitati etici e il consenso informato della donna». Il genetista ha sottolineato l'importanza di tali studi. La ricerca sulle cellule staminali fetali di tipo muscolare «potrebbero rivelarsi molto importanti per la cura di malattie come la distrofia muscolare». Inoltre si può arrivare «a curare in utero i feti gravemente malati». Tumulazione collettiva o inceneritore per feti morti. Gli embrioni abortiti negli ospedali vengono tumulati in tombe anonime o con nome e, quando l'età gestazionale è molto bassa, vengono inceneriti in qualità di rifiuti ospedalieri. Sulla base di questo il ginecologo e membro del direttivo dell'Associazione Coscioni Silvio Viale, ha affermato che «risulterebbe più sensato e utile se tali feti venissero invece utilizzati a scopo di ricerca». Sarebbe invece di «grandissima utilità pubblica» se invece di concludersi in un cimitero o in un inceneritore il feto approdasse in un laboratorio di ricerca, dove i feti abortiti potrebbero essere studiati. In tal modo, ma questo non è certamente l'aspetto più rilevante, tiene a precisare Viale, si taglierebbero anche dei «costi evitabili» legati alle procedure attualmente previste. (ilmessaggero.it 21.3.2008)

POVERI DISABILI!

VERGOGNA! Mi domando se i municipi siano a difesa dei cittadini, o servono solo ad opprimerli. A pensarci bene, forse il comune doveva pensarci da solo a costruire una pedana, dato che il comune necessariamente deve sapere che Maria è disabile e che per accedere alla casa ed uscirne una pedana le è necessaria. Quanto alla multa dei vigili, si tratta solo di una cosa vergognosa.

Niscemi, costruisce scivolo per amica disabile Multato dalla polizia municipale

CALTANISSETTA (21 marzo) - Maria La Rocca, 69 anni, di Niscemi in provincia di Caltanissetta, sulla sedia a rotelle, il 28 febbraio scorso ha presentato domanda al Comune per realizzare uno scivolo di fronte alla sua abitazione perché cinque gradini le impedivano di uscire. A sua insaputa, il vicino di casa, Giuseppe Maida, ne ha realizzato uno in legno e l'ha montato. Per questo è stato multato dagli agenti della polizia municipale della sezione vigilanza edilizia. Il Comune infatti non aveva ancora dato la concessione. Racconta Maida al Giornale di Sicilia: «Dopo le sollecitazioni di molti cittadini e dopo avere appreso che Maria aveva presentato negli anni diversi progetti per l'abbattimento delle barriere architettoniche senza avere avuto un riscontro positivo, ho fatto realizzare la pedana rimuovibile per consentire provvisoriamente il passaggio della mia amica disabile». Il sindaco. Ma il sindaco di Niscemi, Giovanni Di Martino replica: «nessun cittadino può permettersi di fare come Maida. Non siamo in un Comune dove le regole possono essere infrante da chicchessia. E inoltre non mi pare che l'amministrazione sia in ritardo nel dare una risposta alla disabile».La donna protagonista della vicenda commenta così l'accaduto: «Abito a due passi dalla piazza centrale e dalla matrice. Ma non posso uscire perchè da sola non so come superare i gradini».

giovedì 20 marzo 2008

GUIDA IN STATO DI EBBREZZA

forse negli Stati Uniti talvolta esagerano?

20 mar 08:55
Usa: guida ubriaco, 60 anni di carcere
GEORGETOWN (Texas) - Sessant'anni di carcere. Questa la condanna inflitta a un uomo arrestato per guida in stato di ebbrezza. Il guidatore, 53enne, era gia' stato condannato altre nove volte per lo stesso reato, ma con pene dai cinque ai dieci anni. Lo ha riferito il procuratore della contea di Williamson. (Agr)

mercoledì 19 marzo 2008

MANO MORTA =VIOLENZA SESSUALE

Fece la "mano morta" sul bus
La Cassazione lo condanna a 15 mesi
Il carcere per Andrea V. un uomo di 56 anni che fingendo di dormire palpeggiò la coscia di una ragazza
ROMA - La "mano morta" può costare cara. Aver palpeggiato la coscia di una ragazza seduta al suo fianco sulla corriera Palermo-Trapani, è costato la condanna a un anno, tre mesi e 15 giorni di reclusione a Andrea V., un uomo di 56 anni che fingeva di dormire mentre compiva le pesanti avances. Lo ha deciso la Cassazione con la sentenza 12157 in tema di violenza sessuale.
LA SUPREMA CORTE DA' RAGIONE ALLA CORTE D'APPELLO - Senza successo il molestatore ha fatto ricorso alla Suprema Corte contestando il verdetto di colpevolezza emesso dalla Corte di Appello di Palermo il 31 ottobre 2006. Ad avviso degli "ermellini" correttamente i giudici di merito «non hanno dato eccessivo rilievo al fatto che la vittima abbia evitato di reagire platealmente, limitandosi a cambiare subito posto e a chiamare in aiuto il fratello col cellulare».

PSICOLOGI E CARCERE

Sanihelp.it - Cresce la preoccupazione degli psicologi per la bozza del decreto di riforma della sanità penitenziaria che trasferisce al Ministero della Salute e al Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) il carico della medicina penitenziaria, ora di competenza del Ministero di Grazia e Giustizia. Questa nuova programmazione della salute del detenuto provocherà l’immediata sospensione di tutte le prestazioni sanitarie erogate dagli esperti psicologi che, a differenza di altre figure professionali, non subiranno alcun trasferimento. Le cure psicologiche si limiteranno semplicemente all’osservazione del detenuto senza poter effettuare alcun trattamento né alcuna presa in carico. Attualmente nei 205 penitenziari italiani operano 480 psicologi, alcuni impiegati nel servizio nuovi giunti, ossia nel primo colloquio, altri nell’attività di osservazione e trattamento successiva al primo intervento, e solo pochi come psicologi penitenziari di ruolo. Con la riforma a garantire l’assistenza sanitaria psicologica degli oltre 50.000 detenuti, ci saranno solo 16 psicologi. Questo significa che il 95% delle prestazioni attualmente erogate dovranno essere interrotte. «Quando tra un anno o due le statistiche ci diranno che il numero dei suicidi nelle carceri è aumentato e che la situazione carceraria è diventata esplosiva - denuncia Mario Sellini, segretario generale del sindacato degli psicologi (Associazione Unitaria Psicologi Italiani) - non servirà più discutere e organizzare tavole rotonde per decidere cosa fare per fronteggiare l’emergenza. L’allarme, infatti, viene lanciato oggi e vuole evitare concreti danni umani, sociali ed economici». -->Tags: psicologia carcere
di Silvia Nava ultima revisione: 18-03-2008

martedì 18 marzo 2008

FALSE PERIZIE E ABORTI

Ci sarebbe una storia di false perizie dietro l'inchiesta sugli aborti a Genova.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/False-perizie-dietro-l´inchiesta-sugli-aborti/2005798

CADAVERE IN FRIGORIFERO (segue)

Cadavere nel congelatore in casa di appuntamenti a Latina: fermata una 35enne

LATINA (18 marzo) - Dopo una notte di interrogatori in caserma è stata arrestata e portata al carcere di Rebibbia la donna 35enne che viveva nella villetta di Doganella di Ninfa (Latina) dove ieri sera è stato trovato il cadavere di Giancarlo De Santis, 68 anni, chiuso in un congelatore. La donna arrestata è Stefania Orsolo Scarlata, 35 anni, di origini siciliane e con precedenti penali. Si era trasferita nella zona da circa un anno e viveva in affitto tra la villetta di Doganella, che veniva utilizzata come casa d'appuntamenti, e un'altra abitazione a Velletri. I vicini la descrivono come una donna fisicamente minuta e molto schiva che non parlava con nessuno ed era solita spostarsi in taxi. Sulla donna pesano le accuse di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Sul possibile movente gli inquirenti ancora non si esprimono. Alla donna è stato assegnato un legale d'ufficio. Nella notte è stata interrogata anche la proprietaria della villetta.Era morto da molti giorni. L'uomo è stato identificato in nottata: si tratta di Giancarlo De Santis, di 68 anni. Stamattina è stato affidato l'incarico al medico legale, Silvestro Mauriello per eseguire l'autopsia che dovrà chiarire le cause del decesso. L'uomo potrebbe essere morto per un malore. Secondo una prima ipotesi, la morte potrebbe risalire a diversi giorni prima del ritrovamento. Il corpo dell'uomo non presentava evidenti segni di violenza ed era nudo. La scoperta dei carabinieri, secondo fonti investigative, sarebbe stata casuale. Alla villetta i carabinieri erano arrivati mentre indagavano su un giro di prostituzione e case per appuntamenti. Nessun segno di violenza. «Non possiamo ancora stabilire se si tratti di omicidio o di un malore», ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Latina, il colonnello Leonardo Rotondi, il quale ha confermato che sul corpo, congelato, non ancora identificato, non ci sarebbero segni di violenza. Nell'abitazione non sono stati trovati abiti maschili. Secondo uno degli investigatori questo particolare potrebbe far ipotizzare che l'uomo potesse aver avuto un malore nel corso di un rapporto sessuale con una prostituta e che sia stato messo nel congelatore in attesa di essere portato via. (ilmessaggero.it del 18 marzo)

METADONE E BAMBINI

17 mar 23:44
Gb: metadone a bimbo di 2 anni, in manette 2 persone
LONDRA - Due uomini sono stati arrestati a Birmingham, in Inghilterra, dopo che un bimbo di due anni e' morto probabilmente per un'overdose di metadone. Il bimbo inglese era stato ricoverato all'ospedale di Birmingham la settimana scorsa, ma i dottori non sono riusciti a fare nulla. Un altro bimbo, di tre anni, e' in condizioni stabili, secondo la polizia. A finire in manette un trentenne, fermato con l'accusa di negligenza, e un 33enne, sospettato di aver avuto con se' il metadone. (Agr)

lunedì 17 marzo 2008

CADAVERE IN FRIGORIFERO

Latina, cadavere di sessantenne in un congelatoreNella casa era presente una donna
LATINA (17 marzo) - Il cadavere di un uomo è stato trovato questa sera dai carabinieri dentro un congelatore in una villetta a Cisterna, in provincia di Latina. Il cadavere era nudo. Si tratta di un uomo di circa 60 anni non ancora identificato. All'interno della villetta in via Giulio II al momento della scoperta c'era una donna. I carabinieri hanno trovato il corpo poco prima delle 20 nel corso di controlli e verifiche che riguardavano l'attività lavorativa della donna che abita nella villetta. I vicini di casa hanno detto che la donna vive da sola e si è trasferita da circa un anno. Secondo le informazioni raccolte tra gli abitanti della zona, la donna sarebbe titolare di un'agenzia immobiliare a Cisterna. «Ha circa 40 anni, e schiva, e dà poca confidenza ai vicini», hanno detto alcuni vicini. Sul posto il magistrato di turno, Raffaella De Pasquale, e il medico legale Nella villetta c'è il sostituto procuratore della Repubblica di Latina, Raffaella De Pasquale e il medico legale Silvestro Mauriello.Il corpo, si è appreso da fonti investigative, era intero. I carabinieri non lo hanno ancora identificato e, ha detto un investigatore, al nome si potrebbe arrivare attraverso le impronte digitali. In provincia di Latina attualmente non ci sono denunce di persone scomparse.I militari sono arrivati alla villetta a seguito di controlli, in corso in questi giorni, per prevenire il fenomeno della prostituzione a Latina e in provincia. I carabinieri avevano ricevuto segnalazioni da alcuni abitanti che di recente nell'abitazione, a un piano, in fondo ad una strada sterrata, c'era un andirivieni di persone, con un insolito transitare di auto in quella zona di campagna, dove ci sono in tutto 5 villette, distanti tra loro un paio di centinaia di metri. (da ilmessaggero.it 17 marzo)

domenica 16 marzo 2008

CARCERE SENZA DETENUTE

Al carcere femminile di Pontremoli l’ultima detenuta è stata liberata ad agosto
GIAMPIERO CALAPÁ
FIRENZECome il tenente Drogo nel «Deserto dei tartari». Mentre svanisce l’effetto indulto e le carceri italiane tornano a scoppiare di detenuti c’è una prigione, una piccola prigione, completamente vuota. Dove le guardie fanno la guardia a se stesse. E dietro le sbarre ci sono solo brande, tavolini, lavabi. Solo fantasmi, ed echi di silenzio. Succede a Pontremoli, cittadina della Lunigiana ai piedi del Passo della Cisa. In bizzarra, assurda controtendenza rispetto alla situazione penitenziario nel resto del Paese. Una dopo l’altraLa struttura, un tempo era il «mandamentale» del Comune, cioè la galera gestita dal sindaco. E’ stata riaperta quattro anni fa come carcere femminile di piccola dimensione. In teoria non potrebbe ospitare più di venti persone, e dai tetti massimi è sempre stata lontana: il massimo affollamento è stato raggiunto, nell’estate 2006, quando dietro le sbarre erano in quindici. Ora, invece, non c’è più nessuno. Perché l’assegnazione delle detenute è stata sospesa. A fare la guardia al nulla sono rimaste in cinque. Nel 2004 le agenti penitenziarie, tutte donne e molto giovani, diverse alla prima esperienza, erano in ventisette, ufficiali comprese. Troppe per una casa circondariale piccola, con continui problemi all’impianto elettrico, alle tubature e alla rete fognaria. Tanto che diverse di loro erano costrette a trovar ospitalità nella vicina stazione della polizia stradale. Neppure un anno dopo le guardie sono rimaste in dodici. Ma intanto diminuivano anche le detenute. Dopo l’indulto, nell’agosto 2006, ne erano rimaste appena cinque. La scorsa estate è stata trasferita l’ultima prigioniera. E le guardie, sia pur poche, non hanno più nulla da fare quando a poche decine di chilometri ci sono carceri stracolme come quelle di Sollicciano, Prato, Livorno o Pisa. L’assurdità è stata denunciata da Franco Corleone, il garante per i diritti dei detenuti di Firenze, sottosegretario alla giustizia dal ‘96 al 2001: «E' una situazione insostenibile, perché a fronte di un nuovo sovraffollamento delle carceri non si possono tenere istituti vuoti. Proposi di destinarvi donne seminferme di mente, dal momento che là vicino c’è la clinica psichiatrica pubblica di Aulla». L’Osapp (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria) ha chiesto la chiusura della struttura di Pontremoli, per evitare di continuare a spendere a vuoto soldi pubblici che potrebbero esser impiegati in miglior modo. Oltre che per togliere da un imbarazzante limbo gli agenti rimasti ai piedi delle Apuane. Prova a gettare acqua sul fuoco il provveditore Maria Pia Giuffrida: «A Pontremoli la situazione è molto semplice: le donne detenute in regione sono poche. Le polemiche sono ingiustificate. Stiamo riconvertendo quel carcere per farne una sezione maschile di semilibertà, avverrà molto presto». Erano state prese in considerazione dall’amministrazione penitenziaria altre ipotesi, come quella di mandarci detenuti transessuali, «ma Pontremoli - ha chiarito Giuffrida - ci ha fatto capire di non essere d'accordo». Restano le guardie, che non saranno sommerse di lavoro ma neanche contente Per Amanda, 27 anni, laureanda in ingegneria, Pontremoli è stata la prima esperienza da agente penitenziaria. Si è fatta trasferire al Sud: «Era un vero incubo, con quelle celle vuote. Spero che non mi rimandino mai più lassù. Io credo nella mia professione, ma voglio lavorare in un vero carcere, non in una fortezza come quella di Buzzati in attesa dei tartari». (da lastampa.it, 16 marzo 2008)

AMORE SENZA ETA'

Uccide l'ex amante e si ammazza
Delitto in un centro anziani nel cuneese: l'uomo, 60 anni, aveva sorpreso la donna con un altro e le ha sparato
CUNEO - Omicidio-suicidio. Ha ucciso l'ex fidanzata e si è poi sparato in bocca, morendo sul colpo. È successo questa sera a Fontanelle di Boves (Cuneo), al centro ricreativo per anziani vicino alla chiesa. Un'altra donna, che era nel locale, è rimasta ferita ed è ora ricoverata in ospedale.
IL DELITTO - Protagonista dell'omicidio-suicidio un uomo di circa sessant'anni. Ha sorpreso la donna, una vedova coetanea, mentre lei si trovava in auto con un suo amico e le ha sparato una prima volta, ferendola. La donna è riuscita a scappare, con l'altro uomo, rifugiandosi nel centro anziani, frequentato da molti pensionati nei giorni festivi, ma qui l'aggressore l'ha raggiunta, sparandole altre due colpi di pistola, che l'hanno uccisa. Un terzo proiettile ha ferito una donna di Borgo San Dalmazzo che si trovava vicino alla vittima. L'omicida, infine, è uscito dal centro anziani e si è ucciso, sparandosi.
LA VITTIMA - La vittima si chiamava Maria Manetto, di 61 anni, e viveva a Fossano (Cuneo). Non è stata ancora resa nota l'identiià dell'omicida che si è poi tolto la vita, un coetaneo della vittima che abitava nel cuneese. La donna ferita, Olga Astegiano, 54 anni, è stata ricoverata all'ospedale di Cuneo: è stata colpita da un proiettile, ma la sua vita non sarebbe in pericolo. L'omicida avrebbe sparato con due pistole.
16 marzo 2008 (da corriere.it)

sabato 15 marzo 2008

UXORICIDIO CON ACCETTA

L'ennesima tragedia dell'alcool nella mia Regione, ma questa volta non è l'alcolista l'autore del delitto, bensì la moglie, esasperata per la situazione.

L'uomo, secondo le prime informazioni, è rientrato a casa ubriaco provocando così l'aggressione della moglie, esasperata dalla situazione
Rossano Veneto, uccide il marito colpendolo con un'accetta
I figli della coppia, dai 17 ai 22 anni, hanno avvisato i carabinieri
Rossano Veneto, uccide il maritocolpendolo con un'accetta" . Una donna di Rossano Veneto, Angela Nichele, di 44 anni, ha ucciso nelle prime ore di stamane il marito Matteo Zanetti, 46 anni, colpendolo ripetutamente con un'accetta. L'omicidio è avvenuto nell'abitazione della coppia in via San Paolo. Da quanto si è appreso, l'uomo sarebbe rientrato ubriaco, provocando così l'ira della moglie. La coppia ha quattro figli, dai 17 ai 22 anni, e sarebbero stati proprio loro a chiamare i carabinieri, avvertendoli della tragedia avvenuta in casa. Angela Nichele, probabilmente esasperata dalla dipendenza all'alcol del marito, Matteo Zanetti, lo ha ucciso, per sua stessa ammissione, con due colpi d'ascia alla testa. Quando i carabinieri sono arrivati nell'abitazione, hanno trovato il corpo dell'uomo sul letto della camera matrimoniale. Il Pm del tribunale di Bassano Giovanni Parolin, che coordina le indagini, ha incaricato il medico legale dell'ospedale 'San Bassiano' di Bassano del Grappa (Vicenza), Lorenzo Meloni, di effettuare un primo esame del corpo della vittima. (da repubblica.it del 15 marzo)

METADONE E BAMBINI

ORRORE! Una bambina di due anni è stata uccisa dal metadone. Anzitutto, una lode alla perspicacia del medico legale, che ha eseguito gli esami tossicologici, anche sui capelli, nonostante la giovanissima età della bambina deceduta. Apparentemente, il metadone era in casa, in possesso dei genitori, ambedue tossicodipendenti. Mi pongo una serie di domande: la bambina è nata eroinomane? ha cioè avuto bisogno del metadone per superare la crisi d'astinenza post- natale, come succede ai figli dei tossici in trattamento metadonico? il metadone è stato assunto dalla bambina bevendolo da una boccetta, come talvolta capita ai bambini che mettono in bocca qualunque cosa? il metadone è stato somministrato alla bambina dai genitori, per stare tranquilli? Succede, succede, ricordo una madre che metteva la testa di una bambina nel forno, per farle assorbire un po' di gas e mandarla in coma anossico, per poter stare in pace. Non so come si siano svolte le cose a Campobasso, ma è certo che i genitori debbono essere interrogati a fondo.

Campobasso, 2 anni, uccisa da overdose metadone:arrestati i genitori, entrambi tossicodipendenti

CAMPOBASSO (15 marzo) - Il 31 dicembre 2007 Antonio De Marco, 40 anni, e Viktoriya Yefymova, 28 anni, si presentarono al pronto soccorso del Cardarelli di Campobasso con il corpo inanimato della figlia, di appena due anni. Si pensò a un rigurgito notturno come causa della morte. Oggi è venuta fuori la verità: la bimba è stata uccisa dalle massicce dosi di metadone assunte nelle settimane precedenti. Arrestati i genitori. I due genitori, entrambi tossicodipendenti, sono stati arrestati dagli agenti della Questura, con l'accusa di omicidio e maltrattamenti in famiglia. Dalle indagini è emerso che la piccola G. è stata uccisa da una vera e propria overdose di metadone che avrebbe provocato una depressione del sistema respiratorio e di conseguenza il vomito.

giovedì 13 marzo 2008

COMPATIBILITA' CARCERARIA

(ANSA) - PALERMO, 12 MAR - E' troppo grasso per stare in carcere. Per questo a Salvatore Ferranti, 36 anni, sono stati concessi gli arresti domiciliari. Con i suoi 210 chili - racconta il Giornale di Sicilia -, l'uomo del clan mafioso palermitano dei Lo Piccolo, detenuto per associazione mafiosa, non passa dalla porta del bagno, il letto della cella non lo regge e, addirittura nell'istituto di pena di Pesaro, dove e' stato detenuto per un po', non avevano neppure una bilancia alla sua portata.

CELLULE GLIALI

Tutti noi sappiamo, o dovremmo sapere, cosa sono le cellule gliali del cervello, e pensiamo che si attivino quando sia biologicamente evidente la necessità di una riparazione cicatriziale, per esempio dopo un trauma cerebrale. Un gruppo di ricerca tedesco ha mostrato sperimentalmente che le cellule gliali possono passare attraverso una fase di cellule staminali neurali, che possono ricostituire le cellule nervose che sono state perdute. Questo dato apre prospettive interessanti anche sotto il profilo terapeutico. Leggi qui http://www.sciencedaily.com/releases/2008/03/080311165900.htm

lunedì 10 marzo 2008

OMICIDIO- SUICIDIO

Taranto, uccise madre e due bambine
Marito: "sono stato io", poi si suicida
Anna Maria Fanelli, 44 anni, e le sue figlie di 11 e 14 anni sono state assassinate a martellate in casa a Taranto. Il marito, Enrico Brandimarte, 48 anni, chirurgo all'ospedale cittadino "SS. Annunziata", ha telefonato ai colleghi dicendo di aver ucciso moglie e figlie, poi si è tolto la vita recidendosi l'arteria femorale. A nulla sono valsi i soccorsi e un intervento chirurgico per salvarlo. L'uomo soffriva di depressione.
La moglie trovata legata al lettoIl capofamiglia avrebbe legato la moglie, infermiera nello stesso ospedale del marito, al letto e poi l'avrebbe colpita mortalmente con un martello, così come le due figlie femmine di 11 e 14 anni. I carabinieri hanno trovato nell'appartamento, in uno stabile signorile nella centrale via Gobetti, un martello e dei coltelli che potrebbero essere le armi del triplice delitto. La telefonata ai colleghiSecondo una prima ricostruzione, sarebbe stato lo stesso chirurgo vascolare a raccontare, telefonando in ospedale a colleghi, di aver ucciso moglie e figlie e soltanto dopo avrebbe messo in atto il suicidio. L'uomo soffriva di depressioneEnrico Brandimarte soffriva di crisi depressive da tempo. Lo ha dichiarato il procuratore della Repubblica, Aldo Petrucci, intervenuto nell'appartamento della tragedia. Frequenti litigi I carabinieri e la polizia stanno in queste ore sentendo i vicini di casa per ricostruire quanto avvenuto in casa Brandimarte nei momenti precedenti la strage. Secondo alcuni vicini, dall'appartamento di via Gobetti provenivano spesso voci di discussioni animate, veri e propri litigi, e urla. Strage premeditata Per il fatto che la donna è stata trovata legata al letto, gli investigatori non nutrono dubbi che il triplice omicidio fosse stato premeditato. L'allarme lanciato da un parenteE' stato un parente delle vittime a telefonare ai vigili del fuoco e a chiedere di recarsi nell'abitazione di via Gobetti per verificare cosa fosse accaduto ai suoi familiari. L'uomo era a conoscenza dello stato depressivo del medico e dei suoi frequenti litigi con la moglie. Per motivi che non sono stati resi noti temeva che fosse accaduto qualcosa di grave ai propri congiunti. I vigili del fuoco, con un'autoscala, hanno raggiunto il balcone dell'appartamento della famiglia Brandimarte, al sesto piano dello stabile, e dalla porta finestra della camera da letto hanno visto la donna legata al letto e l'uomo a terra, agonizzante. Le due figlie del medico erano sul pavimento della cucina. Intervento disperatoIl medico è morto in ospedale per la grave emorragia che si era provocato recidendosi l'arteria femorale, nonostante il disperato tentativo di salvarlo tramite un intervento chirurgico.

sabato 8 marzo 2008

ANESTESISTA

Violenza sessuale, condanna definitiva a 4 anni per l'anestesista stupratore

ROMA (6 marzo) - Dalla Cassazione non ha ricevuto altri sconti di pena Demetrio Altobelli, il medico anestesista che ha violentato cinque donne dopo averle sedate: a suo carico è stata confermata la condanna d'appello, ridotta a quattro anni per effetto del patteggiamento a fronte di un verdetto di primo grado che, con il "bonus" del rito abbreviato, ammontava a cinque anni e quattro mesi. La decisione della Suprema Corte è arrivata ieri sera: per tutta la mattina, invece, era stato presidiato da un sit-in di femministe svoltosi sulle gradinate di Piazza Cavour con uno striscione che riecheggiava quelli per il massacro del Circeo 'Per ogni donna offesa, siamo tutte parte lesa. Ma ce n'era uno creato ad hoc - dalle donne dell'Udi e dall'associazione romana lesbiche e femministe - per questo medico quarantenne che finora ha fatto solo tre giorni di carcere: "Demetrio Altobelli ormai ti conosciamo, veniamo sotto casa e ti anestetizziamo". In aula sono venute, per l' udienza davanti ai supremi giudici della Terza sezione penale presieduta da Enrico Altieri, anche Elvira e Silvia, due delle giovani vittime del medico che lavorava all'ospedale San Camillo de Lellis di Rieti. L'anestesista addormentava le pazienti che lo avevano chiamato per essere visitate a domicilio, e spesso si trattava di donne che, come Silvia, erano state colpite da malattie severe come il tumore al fegato. All'identificazione del camice bianco si è arrivati in seguito alla denuncia di un tecnico di un laboratorio fotografico della capitale insospettitosi per le foto che Altobelli gli aveva portato a sviluppare: erano quelle degli scatti che faceva alle pazienti addormentate e abusate. «La cosa che più ci ferisce - hanno detto Elvira e Silvia, molto scosse al termine dell'udienza in Cassazione - è che lui ha continuato a lavorare in cliniche private mentre noi il lavoro lo abbiamo perso per tutte le conseguenze di questa vicenda». La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dal medico, così come aveva chiesto il sostituto procuratore generale Francesco Salzano.L'anestesista è stato anche condannato a versare mille euro alla Cassa delle ammende, a pagare le spese processuali, comprese quelle delle parti civili. (da ilmessaggero.it)

venerdì 7 marzo 2008

FINTO GINECOLOGO

NON C'E' MAI NULLA DI NUOVO SOTTO IL SOLE! Ricordo un inserviente d'istituto il quale, la notte di Natale, sbronzo fradicio, indossò un camice e rubò un fonendoscopio per andare a visitare le pazienti di ginecologia. Eterno femminino!

Finto ginecologo molestava le pazienti
Convinceva le donne sostenendo che lui utilizzava un innovativo "metodo americano" per fare esami sicuri
PADOVA - La specializzazione in ginecologia gli mancava, ma per il resto si trattava di un medico in piena regola, anzi di un docente associato alla facoltà di Medicina dell’Università di Padova unità di Endocrinochirurgia e di senologia presso all’Azienda ospedaliera patavina. Ma il medico alle aule universitarie preferiva gli studi privati e visitava nell’intimità le pazienti fingendosi ginecologo con competenze d’oltreoceano. Lo rivela in un ampio articolo «Il Mattino di Padova», che racconta come il pallino del professore padovano 56enne fosse quello di fare il ginecologo, applicando sulle pazienti un innovativo "metodo americano".
MOLESTIE INIZIATE NEL 2003 - Un metodo che nulla a che fare con la diagnostica clinica ma che, con pratiche stimolatorie, in un ambiente con luci soffuse, aveva l’obiettivo di far raggiungere l’acme del piacere alle ignare signore con la scusa che il rilassamento successivo avrebbe dato un più certo esito degli esami. Una vicenda che risale al 2003, anno in cui cominciarono le prime segnalazioni da parte di alcune donne, poco convinte della professionalità del sedicente ginecologo. L’ambulatorio al monoblocco dell’ospedale di Padova del professore si trasformava con le luci soffuse in un sorta di "alcova del piacere". Dopo un breve colloquio con le pazienti il falso ginecologo adoperava la sua "tecnica" e, dopo la «performance» salutava le pazienti facendosi pure pagare la visita. Il professore è ora indagato dal pm di Padova, Dario Curtarello, per violenza sessuale, continuata e aggravata su quattro donne commessa con abuso di poteri e con violazioni dei doveri relativi a una pubblica funzione.
07 marzo 2008 (da corriere.it)

CASE ALLOGGIO PER ANZIANI

Più volte ho segnalato la sporcizia e il degrado di case alloggio per anziani. questo è l'ultimo caso scoperto, e chissà quanti altri ce ne sono.


Operazione della task force della Prefettura
Casa-alloggio abusiva a Boscoreale: trenta anziani ospitati in condizioni di degrado
Nella struttura anche cinque per ogni stanza: non c’erano porte; mancava qualsiasi tipo di arredo. Si indaga su maltrattamenti
NAPOLI - Trenta anziani, molti dei quali ultraottantenni, sono stati trovati in una casa alloggio in condizioni di assoluto degrado a Boscoreale. Gli uomini della task force disposta dal prefetto di Napoli, Alessandro Pansa, per i controlli sul lavoro nero hanno accertato gravi carenze igienico strutturali e che la stessa attività era esercitata abusivamente. Nel piano dove si trovavano gli anziani, tra l’altro, fino a cinque per ogni stanza, non c’erano porte; mancava, anche qualsiasi tipo di arredo. Il titolare della casa alloggio è stato denunciato e gli è stato contestato il ritrovamento di presidi sanitari scaduti. Sul fatto è stata avviata un’indagine da parte della polizia per presunti maltrattamenti ai danni dei residenti nella struttura. La casa alloggio è stata posta sotto sequestro. Il gruppo ispettivo, coordinato da funzionari della Prefettura e composto nell’occasione, da personale del commissariato di polizia di Torre Annunziata, da funzionari dell’Asl Napoli 5, dell’Ispettorato del Lavoro, dell’Inps e dell’Inail, ha effettuato controlli nelle aziende tra Torre Annunziata e Boscoreale. Sospesa, tra l’altro, l’attività di un albergo di Torre Annunziata, denunciato il titolare di un hotel, elevate sanzioni per un importo complessivo di 45 mila euro
«E’ sconcertante rilevare come le operazioni condotte sul territorio abbiano evidenziato una illegalità diffusa e trasversale a tutti settori produttivi. Il dato appare ancor più grave in quest’ultimo caso perché si tratta di attività dirette alla assistenza delle categorie sociali più deboli», sottolinea il viceprefetto Fabiola de Feo, coordinatrice della task force.
07 marzo 2008

CINA

Coloranti tossici, sequestrate 4mila bambole Winx

PIACENZA (6 marzo) - Quasi 4.000 bambole provenienti dalla Cina sono state sequestrate alla dogana di Piacenza perché contenevano coloranti considerati tossici. La notizia è stata divulgata oggi dall'ufficio Dogana di Piacenza che in collaborazione con i carabinieri del Nas (Nucleo antisofisticazione) di Parma, ha proceduto ai controlli ed al sequestro delle bambole. In particolare erano state fermate alla dogana 2.938 bambole Lilybel e 1.002 bambole "Winx Enchantix". Da questi carichi sono stati prelevati dei campioni che sono stati inviati all'Istituto Superiore della sanità. I campioni sono stati sottoposti ad esami da esperti sanitari che hanno riscontrato coloranti altamente tossici e quindi nocivi alla salute. In seguito all'esito positivo di questi esami l'interno carico di bambole proveniente dall'Oriente è stato sequestrato. La Giochi Preziosi S.p.a che commercializza in Italia questi prodotti ha fatto sapere che ritirerà al più presto questi giocattoli dal mercato provvedendo ad informare la clientela.

giovedì 6 marzo 2008

CONTRADA

PROCURA GENERALE DELLA REPUBBLICA
PRESSO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
N. 5778/2007 R.G. Cass. Pen. Prot. P.G. n. 502/2 anno 2007
Il Procuratore Generale
Letti gli atti relativi al ricorso proposto nell’interesse di CONTRADA Bruno avverso l’ordinanza in data 10/1/08 con la quale il Tribunale di Sorveglianza di Napoli ha rigettato tre istanze di rinvio dell’esecuzione della pena ex art. 147 c.p.;
rilevato che negli stringati motivi di ricorso è dato leggere: “erra il Tribunale di Sorveglianza quando nel valutare lo stato di salute del dott. Bruno Contrada attraverso la lettura delle relazioni rilasciate dai medici che lo hanno visitato, procede con un’analisi analitica elencando le singole patologie che lo affliggono … , mentre se si allarga la visione all’insieme delle malattie, … una tale richiesta (di differimento pena – n.d.r.) sarebbe stata accolta, apparendo evidente in tutta la sua gravità la condizione in cui versa il suo stato di salute”;
ritenuto che in effetti una valutazione di sintesi e complessiva dello stato di salute del ricorrente non risulta essere stata compiuta dal Tribunale di Sorveglianza;
che tale valutazione si rende necessaria anche perché le conclusioni dell’organo giudicante divergono dalle conclusioni mediche sia delle strutture sanitarie (carcerarie ed ospedaliere) sia dei consulenti di parte, che ritengono versare il Contrada in condizioni di salute incompatibili con il regime carcerario;
ritenuto che il sussistente vizio di motivazione risulta ancora più evidente se si tiene conto che nel provvedimento impugnato non si fa alcun riferimento alla attuale pericolosità sociale del ricorrente, valutato il percorso di reinserimento sociale all’interno della struttura carceraria e tenuto conto dell’età avanzata del ricorrente: Contrada Bruno è nato il 2/9/1931;
che sotto quest’ultimo aspetto conserva ancora validità (anche dopo l’entrata in vigore dell’art. 7 L. 5/12/2005 n. 251) quanto affermato dalla giurisprudenza di legittimità (Cass. Pen., Sez. I 12/02 – 20/04/2001 n. 16183 RV. 218640) sia pure in relazione ad altra fattispecie, ma con riferimento all’istituto in esame, e cioè che:
“E’ immanente al vigente sistema normativo una sorta d’incompatibilità presunta con il regime carcerario per il soggetto che abbia compiuto i settanta anni, sicché, nell’ipotesi di esecuzione della pena detentiva che lo riguardi, in presenza di un’istanza di differimento per motivi di salute o, in alternativa, di detenzione domiciliare, l’indagine del giudice in ordine alla gravità delle infermità che lo affliggono e alla loro compatibilità con lo stato detentivo non è decisiva, pur se utile, mentre è determinante l’accertamento della sussistenza di circostanze eccezionali, tali da imporre l’inderogabilità dell’esecuzione stessa ovvero da contrastare con la possibilità di renderla meno afflittiva, ricorrendone le condizioni di legge, mediante la detenzione domiciliare”;
che, inoltre, il giudice in casi quale quello in esame deve tenere conto che “il divieto di concessione del beneficio della detenzione domiciliare ai condannati per i reati di cui all’art. 4 bis della legge n. 354 del 1975 non è applicabile nel caso in cui sussistano le condizioni di grave infermità fisica che giustificherebbero il rinvio dell’esecuzione della pena ex art. 147 c.p., atteso che l’applicazione della misura alternativa della detenzione domiciliare in siffatta ipotesi costituisce un contemperamento tra le esigenze di tutela della collettività (in relazione alla pericolosità del soggetto) ed il rispetto del principio di umanità della pena, sotto il profilo della sua abnorme afflittività nel caso di accertata grave infermità fisica” (si veda Cass. Pen., Sez. I, 19/02 – 28/04/2001 n. 17208, RV. 218762);
ritenuto, infine, che debba disporsi la riduzione dei termini per il giudizio stante la motivata richiesta del ricorrente il tal senso;
visti gli artt. 611, 623, c.p.p., 169 disp. att. c.p.p.;
chiede
che il Sig. Presidente della Corte di Cassazione disponga la riduzione dei termini stabiliti per il giudizio di legittimità;
che la Corte di Cassazione annulli l’impugnata ordinanza con rinvio al Tribunale di Sorveglianza di Napoli.
Roma 27 febbraio 2008
Il Sostituto Procuratore Dott. Tindari Baglione

La decisione del ricorso proposto dall’Avv. Giuseppe Lipera nell’interesse di Bruno Contrada avverso la ordinanza del 10/1/20O8 del Tribunale di Sorveglianza di Napoli, che ha negato la liberazione o la detenzione domiciliare per gravissimi motivi di salute, è stata fissata per l’udienza del 27 marzo 2008, avanti la prima sezione penale della Corte Suprema di Cassazione.
Con decreto 29/2/08, il Presidente della prima sezione penale, ai sensi dell’art.169 disp. att. del codice di procedura penale, accogliendo la formale istanza dell’Avv. Lipera, ha disposto la riduzione dei termini, stante l’urgenza. (da lavocedimegaride 3.3.08)

martedì 4 marzo 2008

ahi, che male!

Ad un 40enne residente nel quartiere Castelletto è stato tranciatoil testicolo destro. La donna denunciata per lesioni gravissimi
Orrore a Genova, quarantennecastrato dalla sua amante
A Parma un uomo si è presentato al pronto soccorso sanguinanteper essere stato morso al pene dalla ex. Operato è fuori pericolo
Orrore a Genova, quarantennecastrato dalla sua amante" src="http://www.repubblica.it/2008/03/sezioni/cronaca/genova-castrazione/genova-castrazione/stor_12409817_02310.jpg" width=230> GENOVA - Orrore a Genova e a Parma. Protagonisti due uomini che hanno subito gravi lesioni ai genitali da parte delle loro compagne. I due episodi, distinti tra loro, sono avvenuti a distanza di poche ore l'uno dall'altro. Domenica mattina un quarantenne si è presentato al pronto soccorso dell'ospedale Galliera di Genova, sanguinante e sotto choc, quasi privo di sensi. Gli urologi e i chirurghi che lo hanno preso in cura hanno constatato una ferita lacerocontusa ai testicoli, con il distaccamento del destro. E' stato immediatamente operato nel tentativo di salvare almeno l'altra ghiandola, ma l'emorragia era così estesa che i medici non si sono detti ottimisti. E' stata la stessa vittima ad indicare nella sua "fidanzata" la persona che lo ha aggredito, dicendo che all'origine del folle gesto vi era un motivo passionale. L'uomo è ora ricoverato nel reparto di Urologia dell'ospedale Galliera in prognosi riservata. La polizia genovese ha avviato un'indagine per ricostruire la dinamica dei fatti che devono ancora essere chiariti. Un sopralluogo è stato compiuto nell'appartamento nel quartiere di Castelletto, zona residenziale sulle alture della città, dove si sarebbe consumato il fatto. L'autrice dell'aggressione è stata identificata. A scatenare la sua furia, secondo i primi accertamenti, sarebbe stata la gelosia nei confronti della moglie dell'uomo. L'altro episodio è avvenuto a Parma, dove una lite scoppiata in un ufficio pubblico tra un uomo e l'ex moglie è finita nel modo più inaspettato. Lui si è improvvisamente presentato dove lavora lei, in centro. Prima gli insulti, poi le grida e le botte, sotto gli occhi sbalorditi delle colleghe della donna. La dirigente dell'ufficio, spaventata, ha chiamato i carabinieri: forse temendo qualche denuncia i due si sono trasferiti altrove a litigare, facendo perdere le proprie tracce all'arrivo dei militari. Ma l'uomo, poche ore dopo si è presentato al pronto soccorso della città emiliana con una vistosa ferita sanguinante all'inguine, spiegando ai medici che era tutta colpa dell'ex moglie: la donna, ha raccontato il ferito, gli ha infatti fatto credere di volersi riappacificare, appartandosi con lui. Ma nel momento di intimità è scattata la vendetta dell'ex consorte che ha morso il pene dell'uomo, procurandogli una grave ferita lacero contusa. L'ex marito, ricoverato nel reparto di Urologia, è stato operato d'urgenza. Per sua fortuna l'intervento ha avuto successo. (da repubblica.it 4 marzo 2008))

LO FAMO STRANO?

Sesso con aspirapolvere, licenziato
Gb, protagonista un operaio polacco
Aveva deciso di trascorrere un'insolita e piccante pausa, ma l'improvviso raptus sessuale gli è costato il posto. E' quanto è accaduto a un operaio polacco sorpreso a far sesso con un aspirapolvere in un ospedale di Londra. Scovato da una guardia giurata nudo e in ginocchio nella caffetteria dello stabile ormai chiusa, l'uomo si è difeso dicendo che si stava pulendo le mutande, ma il suo datore di lavoro non gli ha creduto e l'ha licenziato.
L'operaio, secondo quanto riferisce il Sun, era rimasto solo nel cantiere del Great Ormond Street Children's Hospital perché era suo compito chiudere a chiave tutti gli accessi al sito, ma evidentemente non ha saputo resistere alla tentazione di concedersi una parentesi hard. Come sia iniziato il singolare "corteggiamento" a Harrry, questo il nome dell'aspirapolvere con una faccina sorridente disegnata sulla scocca e con il tubo al posto del naso, non è molto chiaro. L'unica cosa certa è che l'uomo è stato sorpreso senza vestiti, mentre era inequivocabilmente impegnato in un insolito atto autoerotico.
Alla scena, imbarazzante, ha assistito una guardia di turno, che ha subito segnalato l'accaduto, provocando il licenziamento dello sfortunato protagonista. Interpellato dai suoi superiori, l'uomo ha cercato di difendersi sostenendo che passare l'aspirapolvere sulle mutande è una pratica molto comune in Polonia, ma nessuno gli ha creduto. "E' un comportamento inaccettabile, anche se ha fatto ridere molte persone", ha detto un responsabile della HG Construction, l'azienda per cui lavorava il malcapitato.
L'operaio polacco non è però l'unico ad essere stato sorpreso a far sesso con oggetti inanimati in Gran Bretagna: lo scorso anno Robert Stewart fu condannato a tre anni con la condizionale dopo essere stato sorpreso nudo mentre tentava di far sesso con una bicicletta in un ostello in Scozia. La corte ha sancito che era ubriaco. E non è tutto qui. Nel 1993 Karl Watkins, elettricista, fu condannato per aver fatto sesso con i marciapiedi della sua città, Redditch, nel Worcestershire. (da tgcom)

INFORTUNI SUL LAVORO

Nuova strage sul lavoro: 4 morti e un ferito gravein una cisterna di zolfo a Molfetta
La Cgil: «Da inizio anno almeno 180 morti»Prodi: subito decreto sicurezza. Napolitano: reagire a tragica catena

MOLFETTA (3 marzo) - Quattro persone sono morte e una è rimasta gravemente ferita in un incidente sul lavoro avvenuto in una cisterna di zolfo nella zona industriale di Molfetta. La tragedia è avvenuta nel pomeriggio all'interno dell'azienda Truck Center per cause ancora da chiarire. Una delle vittime aveva solo 22 anni: si chiamava Biagio Sciancalepore. Gli altri morti sono il titolare dell'impresa, Vincenzo Altomare, di 64 anni, Guglielmo Mangano, di 44 anni, e Luigi Farinola, di 37. È invece gravi condizioni, ricoverato in rianimazione, Michele Tasca, di 20 anni.Gli operai stavano lavorando alla manutenzione di un'autocisterna usata per trasportare zolfo in polvere. Le vittime sarebbero il titolare dell'azienda, l'autista dell'autocisterna e tre operai. La Truck Center si occupa di parcheggi, attrezzature e impianti, nella zona industriale di Molfetta. Un sesto operaio intossicato non è grave solo perché, a differenza degli altri, non si è calato nella cisterna, ma si è soltanto affacciato all'apertura del contenitore. L'uomo è stato ricoverato nell'ospedale di Bisceglie. L'incidente è avvenuto, presumibilmente, durante operazioni di pulitura dell'autocisterna utilizzata per il trasporto di zolfo in polvere. Sono tuttavia al lavoro i vigili del fuoco e i carabinieri che dovranno stabilire come sia stato possibile che via via il titolare dell'impresa, l'autista e due operai morissero nell'autocisterna. Almeno 180 morti da inizio anno. «Si parla di almeno 180 morti dall'inizio dell'anno ma sicuramente questi sono dati sottostimati, perché in caso di incidenti mortali le verifiche necessitano di molto tempo prima di poterle attribuire ad incidenti sul lavoro». Il segretario confederale della Cgil, Paola Agnello Modica, parla dell'andamento degli incidenti mortali da inizio anno ma avverte che, quelli che circolano, sono dati sicuramente sottostimati. Prodi: tempi rapidi per approvvazione decreto sulla sicurezza «Esprimo, con il dolore nel cuore, vicinanza e solidarietà ai familiari dei cinque caduti sul lavoro a Molfetta», si legge in una nota del Presidente del Consiglio Romano Prodi. «A nome mio e del Governo - aggiunge Prodi - ribadisco l'impegno per spezzare questa tragica catena di morte. Proprio in questi giorni sono stati messi a punto ulteriori provvedimenti che saranno sottoposti nelle prossime ore all'approvazione delle parti sociali. Con l'adozione di questi atti il Governo sarà in grado di completare in tempi rapidissimi il quadro normativo della sicurezza sui luoghi di lavoro».Napolitano: «Reagire a tragica catena incidenti». «Occorre assolutamente reagire alla catena tragica» degli incidenti sul lavoro, e per questo «auspico che tutte le forze poliotche convengano sul testo del decreto legislativo da attuare sulla base della recente legge sulla sicurezza sul lavoro», ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.La Sinistra: Prodi convochi Consiglio ministri. «Di fronte alla nuova tragedia che è costata oggi la vita a cinue operai a Molfetta, non ci può essere più alcun rinvio, non si può continuare ad ascoltare la posizione di Confindustria, ma si deve invece agire immediatamente per la tutela dei lavoratori: il decreto sulla sicurezza sui posti di lavoro deve essere varato subito dal Consiglio dei Ministri». Lo afferma in una nota il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero.«Si deve agire immediatamente per fermare questa tragica spirale delle morti bianche - ha affermato il leader dei Verdi e ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio -. Prodi convochi il Consiglio dei Ministri per varare immediatamente il decreto attuativo relativo al testo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Una prima misura indispensabile per interrompere questa intollerabile e vergognosa strage». «Il tragico incidente di Molfetta ci dice che questo è il vero problema e che è sempre più urgente che Romano Prodi convochi entro venerdì il Consiglio dei ministri per approvare i decreti sulla sicurezza sui posti di lavoro. E chiuda questa legislatura con una manovra a favore dei lavoratori», ha detto anche il segretario dei Comunisti italiani Oliviero Diliberto. Berlusconi: soluzioni comuni per fermare spirale vittime. «Esprimo il mio dolore e sono vicino alle famiglie degli operai deceduti nella tragedia di Molfetta. Occorrono più controlli, più ispettori e una più accurata prevenzione sui luoghi di lavoro»: lo afferma Silvio Berlusconi in una nota. «Sono convinto - aggiunge - che tutte le forze politiche raccogliendo l'appello del Presidente della Repubblica abbiano il dovere di trovare soluzioni comuni per fermare questa tragica e dolorosa spirale di vittime del lavoro».I sindacati: ormai è una mattanza. «Ormai - ha detto il leader della Cisl Raffaele Bonanni - è diventata una mattanza. Siamo fortemente colpiti e ci associamo come sindacato al dolore delle famiglie che hanno perduto i loro cari. Chi ha responsabilità istituzionali e politiche deve fornire una risposta immediata. Per questo - conclude il numero uno della Cisl - abbiamo chiesto al Governo di approvare subito il decreto sulla sicurezza. Ma bisogna anche utilizzare i soldi dell'Inail per la prevenzione sui posti di lavoro. Non tutte le imprese possono fare le imprese nel nostro paese. Questo è il vero problema».Sciopero il 5 marzo Cgil, Cisl e Uil di Puglia hanno proclamato uno sciopero generale di 2 ore «per esprimere -si dice in un comunicato- lo sdegno di tutti i lavoratori pugliesi e sollecitare il governo all'emanazione urgente del testo unico per la sicurezza sui posti di lavoro, evitando che la fine prematura della legislatura faccia decadere i termini della delega». (da ilmessaggero.it)

sabato 1 marzo 2008

CINA

nelle province di Brindisi, Campobasso, Treviso, Milano, Lucca, Frosinone, Latina e Mantova
Acciaio radioattivo dalla Cina
Sequestrate 30 tonnellate di materiale contaminato destinato alla produzione di manufatti per uso industriale
MILANO - Trenta tonnellate di acciaio inox contaminato da Cobalto 60, isotopo radioattivo caratterizzato da elevata radiotossicità e tempi di dimezzamento della carica radioattiva di sei anni, sono state sequestrate dai carabinieri del Comando Tutela Ambiente. I sequestri nelle province di Brindisi, Campobasso, Treviso, Milano, Lucca, Frosinone, Latina e Mantova.
PRODOTTI PROVENIENTI DALLA CINA - Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Parma, hanno avuto origine da accertamenti su prodotti provenienti dalla Cina e sbarcati in Italia al porto di La Spezia. Il materiale, destinato alla produzione di manufatti per uso industriale come pulegge, cappe di aspirazione, serbatoi e tramogge, è stato messo in sicurezza dai carabinieri. Gli inquirenti escludono ipotesi di danni per la salute dei lavoratori, della popolazione e dell'ambiente.
IN ITALIA DAL MAGGIO SCORSO - Il materiale, insieme ad altre 350 tonnellate inerti, è giunto lo scorso maggio nel porto mercantile di La Spezia, proveniente dal più grande impianto siderurgico al mondo di proprietà della società cinese Tysco, destinato a importanti società italiane che lo ha lavorato e messo in commercio. Il nome delle fonderie italiane che lo hanno trattato non è stato reso noto. Trattandosi di materiale semilavorato e non di rottame metallico destinato agli altiforni, la legge non prevede che sia sottoposto a preventivi controlli radiometrici prima di essere sdoganato. Successive verifiche sugli scarti di lavorazione, hanno permesso di scoprire la contaminazione da Cobalto 60 dei laminati destinati alle diverse produzioni industriali (camini, serbatoi, pulegge, tramogge, cappe e ciminiere).
CONTAMINAZIONE ACCIDENTALE - La contaminazione, secondo gli investigatori, è probabilmente dovuta alla accidentale fusione durante il ciclo di lavoro di una sorgente radioattiva "orfana". Si definiscono "orfane" le sorgenti radioattive che sfuggono dal controllo delle autorità. L'Italia è il secondo Paese in Europa, dopo la Germania, per lavorazione di rottami metallici importati.
01 marzo 2008 (corriere.it)