venerdì 29 febbraio 2008

DETENUTI AMERICANI

La popolazione carceraria è superiore a qualsiasi altro Paese:un bianco su 106, un ispanico su 36, un afro-americano su 15
Usa, primato dietro le sbarreUn giovane nero su 9 in carcere
Usa, primato dietro le sbarreUn giovane nero su 9 in carcere" src="http://www.repubblica.it/2008/02/sezioni/esteri/usa-prigioni/usa-prigioni/este_29143438_34450.jpg" width=230>
Il rapporto pubblicato sul sito del Pew CenterWASHINGTON - Gli Stati Uniti hanno una popolazione carceraria superiore a quella di qualsiasi altro Paese al mondo e, per la prima volta nella storia degli Usa, più di un americano adulto su cento si trova dietro le sbarre. Lo ha scoperto uno studio pubblicato oggi dal Pew Center on the States, centro di studi economici e sociali. Secondo il rapporto, la popolazione carceraria negli States è cresciuta di 25 mila detenuti nel 2007, arrivando a quasi 1,6 milioni. Altre 723 mila persone si trovano in prigioni locali, arrivando a un totale di circa 2,3 milioni di carcerati. Con una popolazione adulta Usa di circa 230 milioni, il nuovo dato significa che un americano adulto su 99 è dietro le sbarre. Facendo un confronto la Cina, per esempio, che ha una popolazione di oltre un miliardo di abitanti, è al secondo posto con 1 milione e mezzo di persone in carcere, seguito dalla Russia che conta 890mila detenuti. I tassi di permanenza nelle carceri sono più alti per certi gruppi etnici: secondo i dati del 2006 un adulto americano bianco su 106 è dietro le sbarre, un ispanico su 36 è in prigione, mentre tra gli afro-americani la proporzione è addirittura di uno su 15, che sale a uno su nove se si guarda alla fascia di età compresa tra i 20 e i 34 anni. Mentre gli uomini hanno dieci possibilità in più di finire in carcere rispetto alle donne, la popolazione femminile carceraria cresce in maniera rapida secondo il rapporto del Pew. Si trova in carcere una donna bianca su 355 (che diventa una su 265 tra i 35 e i 39 anni), ma la percentuale aumenta con le donne appartenenti a minoranze: per le nere il tasso è una su cento, per le ispaniche è una su 297.
I dati si discostano rispetto a quelli ufficiali del Dipartimento della Giustizia che è arrivato a una stima di un detenuto ogni 135 americani guardando alla popolazione americana nel complesso, non solo agli adulti. Per mantenere questa popolazione in ascesa, nel 2007 gli stati hanno speso 44 miliardi di dollari, contro i 10 miliardi di dollari del 1987. Nel 2005, l'ultimo anno per cui ci sono cifre nazionali disponibili, imprigionare qualcuno è costato oltre 23 mila dollari. (29 febbraio 2008) (repubblica.it)

ACQUA NEI CAPELLI A FINI IDENTIFICATIVI

Una ricerca rivela: l'acqua bevuta resta impressa per anni e varia da città a cittàLe analisi dicono dove si trovava un sospettato al momento di un fatto di cronaca
Nei capelli tracce della nostra storiaÈ l'ultima frontiera contro il crimine
Nei capelli tracce della nostra storiaÈ l'ultima frontiera contro il crimine" src="http://www.repubblica.it/2008/02/sezioni/scienza_e_tecnologia/capelli-storia/capelli-storia/imag_12349414_30320.jpg" width=230> di LUIGI BIGNAMI Il CSI, Crime Scene Investigation, il corpo di polizia divenuto popolare per una nota serie televisiva che negli Stati Uniti interviene a cercare le prove di un delitto, avrà nel suo corredo un elemento in più per cercare i criminali: le tracce lasciate dall'acqua che una persona beve in un determinato posto. Impronte che rimangono impresse nei capelli per almeno 2 o 3 anni. Un aiuto fondamentale anche per tutte le polizie criminali del mondo. Ricercatori dell'Università dello Utah (Usa) hanno scoperto che la percentuale di differenti forme dell'atomo di idrogeno e di ossigeno presenti nell'acqua potabile varia da regione a regione del pianeta. Quando si beve anche un solo bicchiere d'acqua, una parte di questi elementi finisce nei capelli e vi rimane mentre questi crescono. In tal modo tracce di un determinato tipo di idrogeno e di ossigeno presente nei capelli di una persona, permette di affermare dove questa è recentemente vissuta o dove ha viaggiato e può aiutare la polizia a ricostruire i movimenti dei criminali. "Possiamo dire che "sei ciò che bevi" e questo rimane registrato nei tuoi capelli", ha detto il ricercatore che realizzato la scoperta, Thure Cerling. Cerling, insieme ai colleghi, ha scoperto l'esistenza di un forte legame tra il livello degli isotopi di idrogeno e ossigeno presenti nei capelli e l'acqua che viene bevuta da una persona. Ma perché una persona che beve l'acqua vicino al mare, ad esempio, ha una percentuale diversa di isotopi da una che beve acqua di montagna?
Spiega il ricercatore: "Quando le nuvole si muovono da un oceano o da un mare verso la terraferma l'acqua con gli isotopi più pesanti -quindi con l'ossigeno 18 e l'idrogeno 2 - precipita prima di quella con gli isotopi più leggeri". Ciò significa che se un criminale, ma anche una qualsiasi persona, beve acqua del rubinetto nel cuore di Milano i suoi capelli avranno un contenuto diverso di isotopi dell'ossigeno e dell'idrogeno rispetto a una che beve acqua a Genova. Il team di Cerling ha realizzato la ricerca analizzando campioni di capelli raccolti in negozi di barbieri e di acqua di rubinetto presa vicino a ogni barbiere in 65 città di 18 Stati degli Usa. Il risultato è stato sorprendente, in quanto il ricercatore ha scoperto una precisa correlazione tra gli isotopi nei capelli e gli isotopi nell'acqua analizzata. "Con l'analisi del capello non possiamo dire con precisione se una persona si è trovata esattamente sul luogo del delitto, ma certamente possiamo affermare che era nell'area, sempre che egli abbia bevuto da un rubinetto", ha spiegato Cerling. Il valore della ricerca è tale che è stato pubblicato sul giornale scientifico Proceedings of the National Academy of Sciences ed ha già trovato applicazioni nella polizia americana impegnata nella ricerca di criminali e di persone assassinate per verificare dove sono state prima dell'assassinio. Un primo caso è stato sottoposto ai ricercatori dal Dipartimento di Polizia di Salt Lake City, che dal 2000 non riusciva ad identificare una donna ritrovata assassinata. Studiando campioni dei capelli della vittima si è potuto stabilire che la donna aveva viaggiato molto prima di essere uccisa. Non avendo tagliato i capelli per almeno due anni i ricercatori hanno potuto stabilire che aveva attraversato l'Idaho, il Montana e lo Wyoming e di aver toccato anche l'Oregon e lo stato di Washington. Con questa pista gli investigatori sono riusciti a risalire all'identità della poveretta. (28 febbraio 2008) (REPUBBLICA.IT)

KILLER

Roma, giustiziato in auto da due killer a Centocelle

ROMA (29 febbraio) - Un uomo è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco mentre era nella sua macchina, una Mercedes, questa mattina a Roma, in piazza delle Camelie, in zona Centocelle. L''uomo stava percorrendo una rotatoria quando, pochi minuti dopo le 11, è stato affiancato da una moto di grossa cilindrata con due uomini a bordo che hanno sparato e sono subito fuggiti. La vittima, ferita a morte, ha perso il controllo del mezzo finendo contro un autobus dell'Atac della linea 542, fermo al capolinea in piazza delle Camelie. Sul posto è intervenuta la polizia. L'uomo ucciso sarebbe un 40enne italiano. (29 FEB. 2008, ILMESSAGGERO.IT)

SINDACO BRUCIATO VIVO

Agguato nel Casertano: ad ottobre era andato a "Mi manda Rai Tre"
Sindaco di Cervino bruciato vivo nell'autoEra uscito dal municipio con due persone
Cadavere carbonizzato: era stato eletto con il centrosinistraNegli ultimi tempi aveva sospeso alcuni dipendenti del Comune
CASERTA - Legato con il fil di ferro e rinchiuso in un’auto (con la quale era stato sequestrato) alla quale è stato dato fuoco. Morte atroce per Giovanni Piscitelli, 52 anni, sindaco di Cervino – piccolo comune ai confini tra Caserta e Benevento – il cui cadavere semicarbonizzaato è stato trovato in una zona montuosa di Durazzano, a pochi chilometri da Cervino. Il primo cittadino, eletto nel 2004 a capo di una lista di centro-sinistra, svolgeva l’attività di infermiere presso l’ospedale civile di Caserta: giovedì sera, dopo una riunione in municipio, Piscitelli non ha fatto ritorno a casa allarmando i familiari che hanno presentato una denuncia di scomparsa intorno alle 23,30.
Il sindaco ucciso Le modalità - Il primo cittadino sarebbe stato avvicinato da un’auto, con a bordo una o più persone armate che lo avrebbero «invitato» a salire. Secondo i primi accertamenti, Piscitelli è stato rinchiuso, dopo essere stato legato e ferito con un corpo contundente (forse il calcio di una pistola), nella sua stessa auto. Il veicolo è stato cosparso di liquido infiammabile e dato alle fiamme. L’uomo è, comunque, riuscito ad aprire uno sportello e ad uscire dall'abitacolo, avvolto dalle fiamme. Il cadavere, infatti, è stato trovato nei pressi dell'auto.
La scoperta del cadavere - Le ricerche erano appena cominciate quando al centralino del comando provinciale dei carabinieri di Caserta è giunta la comunicazione di un agricoltore di Durazzano, il quale segnalava un incendio in una zona isolata. I carabinieri si sono così recati sul posto ed hanno scoperto il cadavere. Piscitelli aveva i piedi legati con del filo di ferro. Per la sua attività di sindaco, Piscitelli era stato coinvolto in alcune inchieste per abuso d’ufficio. Negli ultimi tempi i suoi rapporti con alcuni dipendenti del Comune si erano fatti tesi ed aveva anche adottato per qualcuno provvedimenti di sospensione. Circostanza che il 19 ottobre scorso, lo aveva visto protagonista nel salotto della trasmissione «Mi manda Rai Tre» al cospetto di una vigilessa "demansionata" e passata da responsabile dell'area vigilanza a semplice impiegata (ruolo nel quale, ironia della sorte, doveva presentarsi sempre con la divisa di vigile).
Le prime indagini - Secondo una prima ricostruzione aveva lasciato giopvedì sera il Comune, dopo una riunione e a bordo di una Fiat Brava si sarebbe allontanato insieme con una o due persone. Piscitelli potrebbe essere stato tramortito prima di essere bruciato. Il medico legale, infatti, non avrebbe riscontrato sui resti del cadavere semicarbonizzato fori di entrata di proiettili. Comunque solo l’autopsia, già disposta dalla Procura della Repubblica di S.Maria Capua Vetere e che sarà eseguita nell’istituto di Medicina Legale dell’ospedale di Caserta, potrà chiarire le cause della morte. I carabinieri hanno già interrogato i familiari della vittima, alcuni suoi amici, consiglieri e assessori comunali.
Giorgio Santamaria
29 febbraio 2008(CORRIERE DEL MEZZOGIORNO.IT)

giovedì 28 febbraio 2008

OSPEDALE CARDARELLI

UNA VERGOGNA INDEGNA DI UN PAESE CIVILE

Napoli, muore dopo 36 ore su una barella

NAPOLI (28 febbraio) - È morta in ospedale dopo 36 ore di ricovero tutte trascorse su una barella, in un corridoio. Il decesso di P.G., 76 anni, ripropone la questione dell'emergenza sovraffollamento al Cardarelli, il più grande ospedale del Mezzogiorno. L'anziana paziente - come riferisce oggi il quotidiano «Il Mattino» - soffriva da tempo di insufficienza renale ed era costretta alla dialisi: a questa malattia si erano aggiunte complicazioni cardiache, che l'avevano portata al ricovero nel pronto soccorso del Cardarelli. Il cuore della donna si è fermato improvvisamente dopo un giorno e mezzo di degenza nel corridoio, accanto a molti altri malati costretti a una sistemazione di fortuna.

mercoledì 27 febbraio 2008

FRATELLI PAPPALARDI

Gravina, la madre riconosce i corpi dei fratelliniL'avvocato:«Rosa sta male, molto male»

BARI (27 febbraio) - Rosa Carlucci, la madre dei due fratellini di Gravina ha riconosciuto all'Istituto di medicina legale dell'Università di Bari i corpi dei suoi due bambini, Francesco e Salvatore Pappalardi, morti di fame e freddo in una cisterna di acqua piovana, di una casa padronale abbandonata. La donna è arrivata scortata dalla polizia. Il riconoscimento da parte della mamma è stato confermato dal prof.Francesco Introna responsabile del pool di medici legali incaricati dalla Procura. Introna ha lasciato l'Istituto di medicina legale del Policlinico di Bari per raggiungere gli uffici della Procura di Bari dove verrà formalmente affidato l'incarico per l'autopsia. La mamma dei due bambini è giunta al Policlinico accompagnata dal suo compagno, Nicola Nuzzolese. Ieri erano stati portati alla luce i corpi dei fratellini. L'avvocato di Rosa CArlucci ha dichiarato che la donna dopo la procedura di riconoscimento si è sentita «male, male, molto male».Malore per la compagna del padre. La compagna del padre dei fratellini di Gravina, Maria Ricupero, è svenuta all'uscita dall'Istituto di medicina legale, mentre cercava inutilmente di sottrarsi all'assedio di giornalisti e telecamere. Mentre la polizia tentava di proteggerla e di accompagnarla alla sua automobile, la donna è caduta per terra in uno dei vialetti dell'ospedale. Subito dopo è stata fatta salire su un'automobile del Policlinico insieme con degli infermieri.Autopsia, esiti tra un mese. Inizieranno nel pomeriggio all'istituto di medicina legale di Bari le attività preliminari all'autopsia dei corpi di Francesco e Salvatore. I medici legali incaricati dalla Procura sono il professor Francesco Introna e il dottor Vito Romano. «Per tutti gli accertamenti - ha spiegato Introna - abbiamo avuto una trentina di giorni di tempo durante i quali dobbiamo accertare l'epoca della morte, causa e mezzi che l'hanno determinata ed eventuali tempi di sopravvivenza. L'autopsia, che in realtà sono esami sui resti, sarà una delle tappe degli accertamenti». «Cominceremo - ha sottolineato - con gli accertamenti radiologici, poi procederemo con risonanza con la possibilità di ricostruire le salme tridimensionalmente e faremo esami di laboratorio. L'autopsia sarà l'ultimo accertamento che faremo perché, essendo i corpi mummificati, rischiamo di perderli».La difesa chiede la scarcerazione di Filippo Pappalardi. L'avv.Angela Aliani ha presentato questa mattina istanza di scarcerazione nei confronti del padre dei due bambini di Gravina in Puglia che è in carcere dal 27 novembre scorso con l'accusa di duplice omicidio. I fratellini ricordati nelle scuole. Le scuole San Filippo Smaldone della Puglia hanno ricordato con momenti di preghiera e raccoglimento, i fratellini Pappalardi.Encomio al vigile che ha trovato i corpi. Il consiglio comunale di Gravina in Puglia conferirà un encomio solenne al vigile del fuoco, Francesco Miglio, che ha trovato i corpi mentre scendeva nel pozzo dove era caduto un dodicenne di Gravina in Puglia che stava giocando nel cortile della casa abbandonata in via Giovanni Consolazione. Cercando di muoversi nella verticale del pozzo per caricare il ragazzo ferito sulla barella, il vigile ha intravisto il cunicolo che conduce alla cisterna sotterranea dove sono stati trovati i corpi dei due fratellini ed ha poi dato l'allarme. La difesa del padre. «Era ancora giorno quando Francesco e Salvatore Pappalardi sono caduti nella cisterna» della vecchia masseria abbandonata nellaquale sono stati trovati i loro cadaveri il 25 febbraio scorso. E' la tesi dell'avv.Angela Aliani, difensore del papà dei due fratellini, Filippo. La circostanza «è provata dal fatto che il corpo di Salvatore era in corrispondenza di un raggio di luce», scrutando il quale il ragazzino potrebbe aver tentato di chiedere aiuto e potrebbe aver cercato di riscaldarsi. Le affermazioni contrastano con la ricostruzione dell'accusa che si basa soprattutto sul racconto di un baby-testimone che nell'agosto 2006 rivelò di aver visto (alle 21.30 del 5 giugno 2006) Filippo Pappalardi far salire sulla sua autovettura i due figli, subito dopo scomparsi nel nulla. La difesa afferma anche che «probabilmentenella cisterna è caduto prima Ciccio, perché ha quasi certamente una frattura alla gamba sinistra». (ilmessaggero.it, 27 feb. 2008)

martedì 26 febbraio 2008

FRATELLI PAPPALARDI

Ciccio e Tore per un po' vivi nella cisterna Poi la morte, forse per il freddo e la fame
Prime analisi sui resti. Applausi all'uscita delle bare. La madre: «Sono certa che sono loro»
NOTIZIE CORRELATE
Resti umani nel pozzo: «Sono i fratellini scomparsi» (25 febbraio 2008)
Il saluto dalla fontana e il mistero del padre (25 febbraio 2008)
Mamma Rosa lo sa dalla tv: «La mia vita finisce oggi» (25 febbraio 2008)
GRAVINA IN PUGLIA (Bari) - Una fine orribile. «Abbiamo la sensazione, benchè debba essere confortata con i dati tecnici, che abbiano subito un'orribile morte». Lo ha dichiarato il procuratore della Repubblica di Bari, Emilio Marzano, uscendo dal luogo in cui sono stati trovati i corpi senza vita di Francesco e Salvatore Pappalardi. Col passare delle ore infatti sembra sempre più verosimile che i due fratellini non sarebbero morti subito dopo la caduta e a seguito di qualsiasi trauma subito: è probabile che siano deceduti a causa del freddo e per fame. Fonti vicine alle indagini sosterrebbero questa tesi «a prescindere dal fatto che i due ragazzini siano caduti o siano stati scaraventati da qualcuno nella cisterna». Le stesse fonti precisano che i corpi sono mummificati, che sulle teste di entrambi (ridotti a scheletri e ricoperti da muffe) non sono state trovate «grosse lesività evidenti». Non è al momento possibile dire - si è saputo da più fonti - se i due ragazzini abbiano fratture agli arti inferiori (compatibili cioè con la caduta) perchè non sono stati spogliati.
«SONO LORO» - «Per quanto riguarda i due corpicini, dobbiamo confermare ragionevolmente che si tratta di Ciccio e Tore» aveva detto in precedenza Marzano nei pressi della casa padronale abbandonata di Gravina in Puglia, nella cui cisterna sono stati trovati due cadaveri, confermando definitivamente che i resti umani scoperti casualmente dentro una cisterna appartengono ai due fratellini scomparsi nel giugno 2006.
APPLAUSO AI FERETRI - Un lungo applauso dai balconi di Via della Consolazione ha salutato le due bare all'uscita dal cortile del vecchio complesso di stabili dove, lunedì pomeriggio sono stati rinvenuti i corpi mummificati di Francesco e Salvatore Pappalardi, scomparsi venti mesi fa. Da tutti i balconi della piccola via nel centro di Gravina i residenti non hanno retto alla commozione e alle lacrime, è seguito uno scrosciante applauso. I resti di Francesco e Salvatore verranno portati al Policlinico, dove mercoledì mattina, nell'Istituto di medicina legale dell'Università di Bari, la signora Rosa Carlucci, madre dei due fratellini, dovrà fare il riconoscimento ufficiale dei resti.
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LENTA AGONIA- Già da alcune ore giravano voci dagli ambienti investigativi in cui si cominciava a delineare l'ipotesi che i due fratellini potessero aver avuto una morte lenta, una morte atroce, peggiore di quella che sarebbe toccata loro se fossero morti a causa della caduta nel pozzo. Da alcuni dati emergerebbe infatti che, per qualche tempo, i bambini possano essere rimasti vivi nella cisterna. I corpi non sono in corrispondenza dell'imboccatura del pozzo, che è larga poco meno di un metro per un metro. Non sono quindi rimasti fermi dopo essere precipitati giù - gettati o caduti - per i 22 metri del cunicolo che dal terrazzo porta alla cisterna sotto l'edificio. I corpi infatti sono entrambi da un lato, a una distanza l'uno dall'altro di una quindicina di metri. I due corpi sono stati trovati rannicchiati, in posizione fetale: Ciccio con le mani tra gambe, Tore con il pollice in bocca, lontani diversi metri uno dall'altro, senza scarpe, con i pantaloni leggermente abbassati, un giubbotto sfilato. È la fotografia scattata dai tecnici dell'ERT nel pozzo dell'orrore. Sarà l'autopsia a stabilire ora e cause della morte, ma già dai sopralluoghi fin qui fatti, che non hanno trovato altri accessi alla cisterna se non quel pozzo, chiuso da una botola, e che posizionano i corpi dei due bambini a diversi metri di distanza dalla verticale, è certo che Ciccio e Tore erano vivi quando sono finiti là sotto e sono sopravvissuti alla caduta almeno il tempo di cercare un'uscita, di soffrire il freddo...di morire di «una morte orribile», come ha sintetizzato il procuratore.
Il feretro di uno dei due fratellini Pappalardi (Arcieri)SOGNO PREMONITORE - Chi non ha avuto dubbi sin da subito sul fatto che i cadaveri ritrovati fossereo quelli di Ciccio e Tore è Rosa Carlucci, la madre dei due fratellini. «Sono loro» ha detto la donna che vive in un altro paese ma che da lunedì non lascia Gravina. «Un anno fa - ha raccontato la signora Carlucci - avevo fatto un sogno premonitore, dove Salvatore, il più grande era caduto in fondo ad un pozzo, ma non pensavo mai che potesse essere tanto vicino». «Ho appreso la notizia dalla stampa - dice poi Rosa Carlucci -, nessuno si è preoccupato di avvisarmi. Ora ho perso tutte le mie speranze. La mia vita finisce qui».
«NON È CADUTA ACCIDENTALE» - «Mi sento di escludere categoricamente la caduta accidentale dentro il pozzo dei due bambini» aveva detto in mattinata il questore di Bari, Enzo Speranza. Per quanto riguarda le ipotesi investigative, il questore ha detto che «l’impianto accusatorio al momento resta in piedi anche perché diversi gradi di giudizio dei magistrati hanno condiviso la tesi accusatoria a cui si è giunti dopo aver valutato attentamente tutta la situazione, percorrendo anche la strada rumena. I due corpi presumibilmente - conclude Speranza - verranno estratti nella tarda mattinata o al massimo nelle prime ore del pomeriggio». Il questore ha anche precisato che il luogo era già stato ispezionato in passato durante le ricerche dei fratellini: «Sono entrati pure nel cortile. Infatti, c'è un segnale lasciato. Qui le forze di polizia ci sono già state».
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IL VARCO - Il varco aperto è delle dimensioni di un metro per un metro e mezzo e consente di scendere, dopo aver percorso pochi metri al di sotto del piano stradale, sul fondo della cisterna vuota dove, a poca distanza l'uno dall'altro, ci sono i due corpi. Il lavoro è proceduto con martelli a percussione e motoseghe per aprire il varco nella muratura della casa antica, fatta di pietra e cemento. Dopo i rilievi e gli accertamenti di magistrati e inquirenti, sarà possibile avviare le operazioni di recupero dei corpi.
LA CISTERNA - Il luogo nel quale sono stati trovati i resti dei ragazzini è una cisterna per l'acqua, oggi completamente asciutta, alla quale si accedeva solo attraverso un cunicolo della larghezza di un metro per un metro e della lunghezza di 20-25 metri: l'imboccatura del cunicolo è sul terrazzo, nella parte più alta della casa. La cisterna vera e propria, che serviva alla casa come rifornimento idrico con la raccolta di acqua piovana, si trova a pochi metri sotto il livello stradale ed è una vasca dalle dimensioni parecchio maggiori di quelle del cunicolo di accesso.
CASE FANTASMA - La casa nella quale si trova la cisterna fa parte di un gruppo di abitazioni abbandonate, in via Giovanni Consolazione, a poca distanza dalla pineta comunale e dalla stazione ferroviaria di Gravina in Puglia, nell'area retrostante il municipio. Dista 400-500 metri da piazza Quattro Fontane, dove i due fratellini furono avvistati per l'ultima volta, secondo la testimonianza di un loro compagno di giochi: la distanza sarebbe percorribile a piedi in una decina di minuti.
MICHELE MIGLIORA - Nel frattempo, migliorano le condizioni di Michele, il ragazzo di 11 anni la cui caduta nella stessa cisterna e le successive operazioni di salvataggio (■ Guarda la fotogallery) hanno consentito il ritrovamento dei corpi che si presume appartengano ai fratellini Ciccio e Tore Pappalardi. Il ragazzino è ricoverato nel reparto di Ortopedia del policlinico di Bari dove è stato trasferito dopo il recupero e operato. Per precauzione è trattenuto nel quartiere operatorio per essere monitorato dalla terapia intensiva. Con l'operazione il ragazzo è stato sottoposto ad una riduzione delle fratture esposte bilaterali del terzo dittale della gamba. Ha anche una frattura del collo del femore destro, una frattura della branca ischio-pubica destra, e fratture amieliche delle vertebre lombari. «Non ci sono - ha reso noto il direttore sanitario del policlinico di Bari, Vitangelo Dattoli - organi vitali compromessi. Le condizioni del ragazzo migliorano e si può dire che è quasi fuori pericolo». Il ragazzo dovrà però rimanere in ospedale almeno 90 giorni. Martedì mattina il ragazzino è stato trasferito dal reparto di terapia intensiva di ortopedia a quello di rianimazione. A quanto si è appreso si sarebbe trattato di una decisionme prudenziale dei medici del policlinico di Bari a fronte di un pneumotorace che ha comportato difficoltà respiratorie. (da corriere.it 26 feb. 2008)

FRATELLI PAPPALARDI

Gravina, si scava per arrivare ai corpi dei fratelliniLa madre davanti al pozzo: «Voglio vederli»

BARI (26 gennaio) - Hanno lavorato tutta la notte Polizia, carabinieri e vigili del fuoco per cercare di aprire un varco di accesso alla cisterna di Gravina, in Puglia, dove lunedì sono stati ritrovati due corpi, probabilmente quelli di Francesco e Salvatore Pappalardi, scomparsi nel giugno del 2005. I pompieri stanno scavando un percorso alternativo laterale con una sonda speciale per arrivare sul punto dove sono stati trovati i cadaveri dopo aver salvato un bimbo caduto nella cavità. Si aspettano intanto le prime certezze sull'identità dei cadaveri: i primi esami esterni e degli indumenti potrebbero dare già oggi qualche risposta. Più lunghi i tempi per il Dna, almeno due-tre giorni. Intanto davanti al pozzo, che dista circa 500 metri dalla piazza di Gravina dove i due fratellini furono visti l'ultima volta, è arrivata la mamma dei bimbi, Rosa Carlucci. «Fatemeli vedere almeno da morti», ha detto. Il padre, Filippo Pappalardi, è in carcere dal novembre scorso accusato proprio della morte dei figli. Ai piedi dei due cadaveri non ci sono le scarpe, ritrovate poco distanti. È uno degli elementi venuti fuori da una prima ispezione della cisterna sotterranea. Forse le hanno perse cadendo oppure in un disperato tentativo di risalire. Il pozzo, largo appena un metro e mezzo, parte addirittura dal secondo piano del vecchio palazzo abbandonato, che si trova nel centro della città, a pochi passi da Corso Di Vittorio e dalla pineta, una zona luogo di giochi anche dei due fratellini, come emerse nelle ore immediatamente successive alla scomparsa. Si tratta di un vecchio convento che un tempo ospitava delle suore. Adesso il palazzo e l'area sono di proprietà di una società. Il pozzo prosegue nei sotterranei ancora per 15-20 metri, finendo per allargarsi in una cisterna che raccoglieva l'acqua piovana e veniva trasportata più in alto con una carrucola. «Non è credibile che possa essere stato il padre a trasportare i corpi fin qui, a scavalcare il muro di cinta. Avrebbero potuto vederlo i numerosi vicini», ha detto l'avvocato Angela Aliani, legale del padre dei due ragazzini, Filippo Pappalardi, in carcere dallo scorso 27 novembre con le accuse di duplice omicidio e occultamento di cadaveri. «Si sta esaminando - ha detto ieri sera il questore di Bari, Vincenzo Maria Speranza - qual è la maniera migliore per estrarre da sotto i corpi senza toccarne l'attuale integrità. Poi potrà intervenire il medico legale». Il recupero dei corpi potrebbe avvenire in mattinata. Nella notte il capo della Squadra Mobile Luigi Liguori ha esaminato, insieme a i suoi uomini le varie porte d'accesso al cortile lungo tutto il perimetro caratterizzate dai muri all'interno. «L'abbigliamento lascia pensare che siano i due fratellini, anche perché non risulta che ci siano altri due bambini scomparsi a Gravina. Sono coperti di polvere ma per almeno uno dei due cadaveri che si vede chiaramente dall'alto, l'abbigliamento coincide. Si vede qualcosa di arancione», ha detto il questore di Bari Vincenzo Maria Speranza. Era proprio di colore arancione e aveva una scritta il giubbotto di Salvatore Pappalardi, mostrato sin dall'inizio nelle foto segnaletiche, lo stesso che aveva indossato alla festa di comunione alla quale aveva partecipato la domenica precedente. Sembra che anche i pantaloni bianchi dell'altro cadavere possano coincidere con quelli indossati dall'altro fratello al momento della scomparsa. Speranza ha anche parlato della posizione dei cadaveri «l'uno supino e l'altro leggermente distante». Sembra che uno si trovasse proprio vicino al luogo dove è caduto il bambino ferito e l'altro poco distante. «La temperatura là sotto è bassa - ha aggiunto Speranza - i corpi si sono mantenuti in una certa integrità, altrimenti non sarebbero stati in questo stato che è comunque di decomposizione».Circa le ricerche fatte nei primi mesi della scomparsa di Ciccio e Tore, che non avrebbero riguardato pozzi privati, il questore Speranza ha affermato che «dalla sommità del pozzo posta sopra è difficile vedere quello che c'è sotto». Il medico legale Francesco Introna ha concluso un primo esame sui corpi dei due ragazzini. L'esame è durato circa mezz'ora. Al termine Introna è uscito dalla casa ma non ha rilasciato dichiarazioni. Pochi minuti dopo è rientrato nella casa, dove sono in corso ulteriori rilievi da parte della polizia scientifica. Grave il bimbo caduto nel pozzo Sono invece molto gravi, peggiori di come si erano presentate in un primo momento, le condizioni del bambino caduto nel pozzo e messo in salvo dai vigili del fuoco e dai carabinieri. Il ragazzino, di 12 anni, è stato prima portato in terapia intensiva ad Altamura e poi al Policlinico di Bari: presenta fratture alla caviglia, a un piede, al bacino e al torace e ferite al volto. A quanto sembra la porta di ingresso al cortile del palazzo abbandonato negli ultimi giorni era stata lasciata aperta ma come ha detto il questore di Bari, Vincenzo Maria Speranza: «spesso e volentieri i ragazzini rompono i lucchetti, entrano e non li disturba nessuno». (da ilmessaggero.it 26 feb. 2008)

lunedì 25 febbraio 2008

FRATELLI PAPPALARDI

Gravina, trovati resti umani in fondo a una cavitàQuestore: «Pensiamo siano i fratellini Pappalardi»
Il ritrovamento durante il salvataggio di un undicenne caduto nel pozzo

BARI (25 febbraio) - Sono stati trovati resti umani nel pozzo dove questo pomeriggio è caduto un bambino di 11 anni poi salvato. «Per le condizioni dei corpi e per il tempo trascorso riteniamo che i resti umani trovati nel pozzo siano quelli di Francesco e Salvatore» Pappalardi, i due fratellini di cui non si hanno più notizie dal 5 giugno del 2006. Lo ha detto il questore di Bari Vincenzo Maria Speranza spiegando che nel soccorrere l'undicenne caduto i «vigili del fuoco hanno trovato i corpi dei due giovani. Riteniamo che senz'altro si tratta di loro. Ora si sta ispezionando il tutto per i rilievi della polizia scientifica». «Abbiamo troppi elementi che coincidono», ha spiegato il questore, il quale ha aggiunto che i bambini «potrebbero essere caduti come potrebbero essere stati buttati».Il procuratore della Repubblica, Emilio Marzano, sull'ipotesi che i resti appartengano ai fratellini Pappalardi ha invece affermato:«non c'è alcuna certezza, siamo qui per verificare».Un elemento importante nell'indagine sarebbe il ritrovamento di alcuni indumenti insieme ai resti, in particolare, di una maglia con cappuccio, con una scritta sul davanti: una maglia simile a quella che indossava Salvatore il giorno della scomparsa.Il pozzo si trova all'interno di un cortile in via Giovanni Consolazione a Gravina in Puglia. A intravedere i resti umani è stato uno dei soccorritori che si è calato nel profondo cunicolo sotterraneo. Sul posto è arrivato il pm di Bari Antonino Lupo, titolare delle indagini sulla scomparsa dei due fratellini e l'avvocato Angela Aliani, legale del padre dei due fratellini scomparsi. Sul luogo anche il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Bari, Emilio Marzano. Il prefetto di Bari Carlo Schilardi mentre si stava recando a Gravina in Puglia per un sopralluogo aveva affermato che c'era «la certezza del ritrovamento dei resti umani di un solo bimbo». Il bimbo caduto nel pozzo e poi salvato. Piangeva e chiedeva aiuto. Salvato dai vigili del fuoco, ha riportato la frattura delle gambe. Il pozzo, molto stretto, è profondo almeno 20 metri. I primi ad arrivare sul posto sono stati i mezzi del 118 allertati da alcuni cittadini e i vigili del fuoco. Un elicottero dei vigili del fuoco sorvolava l'area. Nei soccorsi a Gravina sono state impegnate squadre dei vigili del fuoco giunte dalla vicina città di Altamura e dei nuclei Saf (Speleo alpinistica e fluviale) di Bari e di Matera. Il ragazzino è stato raggiunto dai soccorritori dei nuclei Saf dei vigili del fuoco. Il pozzo, molto stretto e profondo 25 metri, ha reso difficile le operazioni. Il pozzo è completamente privo d'acqua. Nella caduta il piccolo si è fratturato entrambe le gambe, ma non sembra abbia un trauma cranico. È lucido e risponde alle domande. E' stato portato in ambulanza all'ospedale di Altamura. (da ilmessaggero.it)

sabato 23 febbraio 2008

OMICIDIO A TERNI

Terni, lite per un'aranciata:ucciso
Cliente non voleva pagare la bibita
La lite per una aranciata consumata e non pagata tra il cliente tunisino e il gestore turco di un locale pubblico, che tra l'altro si conoscevano da tempo, è finita con la morte di quest'ultimo. Dopo la scazzottata il tunisino, che non sapeva della morte dell'amico, era andato in Questura a denunciare l'accaduto ma è stato arrestato per omicidio. Gli agenti stanno verificando la dinamica dell'incidente.
La vittima è Horan Cetin, 32 anni, di nazionalità turca, da anni residente a Terni, gestore, unitamente ad altri soci, di un locale. L'arrestato - secondo quanto riprota l'agenzia Ansa - è Adel Laouni, tunisino di 34 anni, con precedenti per spaccio di droga. Secondo quanto accertato dalla polizia Adel Laouni dopo avere consumato nel locale solo una aranciata si era rifiutato di pagare. Da qui la lite con il gestore proseguita all'esterno, durante la quale il turco, in circostanze ancora da chiarire, ha riportato un violento colpo alla testa. Si è sentito male ed è rientrato nel locale, mentre il tunisino si allontanava. Horan Cetin aveva una vasta ferita alla testa. Poco dopo si è accasciato. Inutili i tentativi di rianimarlo.Dopo la lite il tunisino è andato in Questura, con il volto graffiato, per denunciare quanto accaduto non sapendo che il gestore del locale era morto. La polizia, comunque, era già sulle sue tracce poiché nel corso della lite il turco gli aveva sfilato il giubbetto che era rimasto nelle sue mani. Per il tunisino sono scattate le manette con l'accusa di omicidio. Laouni era ben conosciuto dalla polizia di Terni che lo aveva arrestato altre volte per spaccio di sostanze stupefacenti ma era sempre stato rimesso in libertà. (tgcom 23.2.08)

CERTEZZA DELLA PENA

Italia, giustizia malata cronica
Roberto Martinelli su Il Messaggero
Le spiegazioni che saranno date a chi pretenderà di sapere perché mai un pedofìlo, condannato a sei anni di reclusione per violenza carnale, è stato messo in libertà ed ha potuto stuprare un'altra bambina, sono le stesse di sempre. E cioè: che la lentezza della giustizia è causata dall'enorme carico di lavoro dei magistrati, dalle carenze delle strutture, dalle condizioni proibitive in cui lavorano gli operatori del diritto e via così. Le stesse risposte sono state date poche settimane fa ad una madre che si è vista uccidere la figlia da un uomo condannato e scarcerato per il medesimo meccanismo che ha aperto le porte del carcere al pedofilo: decorrenza dei termini. Questo istituto impone alla giustizia di rispettare i tempi che il codice prevede per concludere l'iter delle varie fasi giudiziarie cui è sottoposto l'imputato. Esso si applica sia alla fase preliminare delle indagini sia a quella che segue la celebrazione dei processi. E i tempi variano a seconda della gravità dei reati contestati.
Il pedofilo era stato riconosciuto colpevole e condannato ma la sentenza non era diventata definitiva perché si doveva ancora celebrare il processo di appello e poi quello di Cassazione. Il ritardo della macchina giudiziaria ha fatto scattare la norma che gli ha consentito di tornare in libertà con l'obbligo di firmare il registro dei sorvegliati. Una formalità assolutamente inutile come hanno dimostrato casi di rapinatori condannati e scarcerati per decorrenza dei termini, che dopo essersi sottoposti al ridicolo rituale della firma in caserma, saccheggiavano banche e negozi. Senza che nessuno sia mai preoccupato di disporre controlli seri e reali su persone sulle quali esisteva il ragionevole dubbio che potessero commettere reati analoghi a quelli per i quali erano stati condannati. Basta scorrere le cronache degli ultimi mesi per documentarsi su episodi di questo genere. Ma purtroppo accade che, dopo un primo momento di sconcerto e di sconforto per lo stato della giustizia, l'immaginario collettivo li cancella e li colloca nella soffitta della scomoda quotidianità da dimenticare. Nessuno infatti ha mai riflettuto seriamente sul fatto che nell'ultimo decennio sono 850 mila gli anni di detenzione inflitti e non scontati in carcere. Non solo, ma da rapporto tra gli anni di reclusione effettivamente scontati e quelli inflitti in via definitiva è stato possibile realizzare l'indice della "certezza della pena" nel nostro paese. La ricerca ha stabilito che la percentuale degli anni effettivamente trascorsi in carcere su quelli inflitti si è abbassata dal 44145 per cento della metà degli anni novanta a a137/38 degli anni duemila. Come dire che nel nostro paese non solo non c'è certezza della pena, ma quel che peggio si fa strada sempre più il fantasma della virtualità del processo. Infatti, secondo i dati più recenti resi dal Ministero della Giustizia, su 90 mila persone arrestate o condannate nel 2005, soltanto 4000 sono ancora in carcere e molte altre sono sul punto di tornare in libertà. (tgcom 23.2.08)

GIUSTIZIA LUMACA

Un giudice calabrese, in pensione dal 2002, continua a depositare sentenze, vecchie o vecchissime. Un articolo di Gian Antonio Stella http://www.corriere.it/cronache/08_febbraio_23/magistrato_pensionato_sentenza_51efbf38-e1d9-11dc-abee-0003ba99c667.shtml
Magari è anche questa una delle cause di giustizia- lumaca?

venerdì 22 febbraio 2008

CADAVERE IN VALIGIA

Valigia con cadavere in cassonetto
Pistoia, macabra scoperta in strada
Il cadavere di una giovane donna è stato trovato in una valigia depositata in un cassonetto per l'immondizia a Pistoia. Il ritrovamento, lungo la strada provinciale lucchese. A fare la scoperta è stata una donna. Il delitto potrebbe essere maturato nel mondo della prostituzione. Nelle stesse ore il corpo senza vita di un anziano, ucciso da un colpo di pistola alla testa, è stato rinvenuto nella sua casa, sempre nel Pistoiese.
Secondo gli investigatori la vittima potrebbe essere una ragazza dell'Est europeo, tanto minuta da poter essere rinchiusa nella valigia. La donna che l'ha ritrovata, una casalinga, ha raccontato di aver pensato che si trattasse dell'ennesimo caso di un neonato abbandonato in un cassonetto. Ora, per risalire alle esatte cause della morte, la Procura ha disposto l'autopsia sul cadavere della giovane.Pistoia, intanto, è sotto shock per i due omicidi: lo stesso capo della Procura, Renzo Dell'Anno, è sconvolto, e spiega che "due morti ammazzati in un giorno è un fatto che non era mai capitato in provincia di Pistoia". (tgcom 22.2.08)

giovedì 21 febbraio 2008

DECAPITATO

BOLZANO (21 febbraio) - Macabro rinvenimento fatto da alcuni operai addetti alla manutenzione dell'autostrada del Brennero nei pressi di Bolzano. All'interno di uno scatolone cubico di un'ottantina di centimetri c'era un cadavere senza testa. Lo scatolone è stato abbandonato lungo la massicciata stradale sulla carreggiata sud dell'autostrada, a un paio di metri dal guard rail. Il corpo era avvolto da nastro adesivo del tipo per confezionare i pacchi, quasi come una mummia. Dai primi rilievi condotti dalla scientifica si tratta del cadavere di un giovane uomo. Viene fatta l'ipotesi che il corpo sia stato impacchettato subito dopo l'uccisione: il cadavere, infatti, era ripiegato su se stesso, per poter essere infilato nella scatola. Dato che non sono stati riscontrati segni di fratture, questa operazione deve essere stata compiuta prima che sopraggiungesse il rigor mortis. Il cadavere appartiene ad un uomo di razza bianca e di giovane età.«La testa è stata mozzata di netto con un lavoro che si potrebbe definire da professionista». Lo ha detto il Pm Axel Bisignano. Gli inquirenti hanno sinora in mano pochi elementi, eccettuata l'ipotesi che la vittima sia un tedesco. Per sapere il motivo dell'efferato delitto, della successiva decapitazione e per conoscere le modalità con le quali lo scatolone è stato abbandonato sull'autostrada si attende l'autopsia vera e propria che sarà svolta domani. Il cadavere si trovava in una vasca di plastica «del tipo usato nei cantieri» ha detto il magistrato. La vasca a sua volta era inserita in un sacco di juta. Il cadavere era stato piegato su sè stesso ed era stato avvolto con due-tre rotoli di nastro da pacchi marrone. La vittima è un uomo bianco tra i 20 ed i 35 anni. Il taglio della testa sembra essere stato eseguito con una lama affilatissima, probabilmente un grosso coltello. Addosso la vittima aveva una tuta blu da operaio con alcune diciture in tedesco ed una maglia. Il cadavere era senza scarpe ma con i calzini. Anche questi hanno una stampigliatura in tedesco. Secondo gli inquirenti l'uomo è stato ucciso non più di 48 ore prima del ritrovamento e poi portato con una vettura o con un camion fino sull' A22. Visto che i capi d'abbigliamento sembrano acquistati in Germania sono stati presi contatti con le autorità tedesche, ma il capo della Mobile Stefano Mamani ha detto che in 48 ore «il cadavere potrebbe essere arrivato anche dalla Svezia». Sulla base delle impronte digitali gli inquirenti stanno cercando di identificare la vittima. Sono in corso accurate indagini sullo scatolone alla ricerca di impronte digitali degli assassini: per scaricare lo scatolone sull'autostrada, infatti, devono avere operato almeno due persone, dato che il contenitore, di una ottantina di chili, è stato sollevato oltre il guard rail per essere poi stato appoggiato sul ciglio della strada: il cartone, infatti, non presenta danni apparenti. Sul cadavere, infine non sono stati riscontrati altri segni di violenza. Mamani ha ipotizzzato che la testa sia stata mozzata per non far scoprire l'identità della vittima. Ulteriori elementi si attendono dall'autopsia che il magistrato ha già ordinato al perito settore Eduard Egarter, che tra l'altro è il capo dell'equipe di scienziati internazionali che si occupano di Oetzi, la mummia di 5 mila anni fa trovata su un ghiacciaio in Alto Adige. (da ilmessaggero.it del 21 feb. 2008)

CHIRURGIA BARIATRICA

Muore dopo intervento per dimagrire
Bari, 35enne aveva dolori allo stomaco
E' morto dopo aver subito un intervento all'addome per perdere peso. La vittima è un agricoltore di Andria (Bari) che pesava 203 kg. La procura ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo. L'uomo, di 35 anni, aveva subito il 4 febbraio scorso un intervento in una clinica privata. Il 35enne, sposato e padre di due bimbi, accusava forti dolori allo stomaco e i medici ne avevano disposto il trasferimento al policlinico, dove è arrivato morto.
Il 35enne era stato sottoposto ad un intervento di resezione del colon, che gli avrebbe consentito appunto di perdere peso. La sera del 18 febbraio l'uomo ha accusato terribili dolori allo stomaco e in tutta la zona addominale inducendo i medici a disporre il suo trasferimento in rianimazione.
L'unico posto disponibile era però a Barletta, a circa 60 chilometri a nord di Bari. E' certo che l'ambulanza con a bordo l'uomo è giunta al pronto soccorso del policlinico di Bari dove i medici non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del paziente
Sono stati gli stessi medici a inviare alla procura della repubblica di Bari la segnalazione che ha fatto scattare l'indagine. Su disposizione del pm Ginefra, oltre alla cartella clinica della vittima, la polizia ha acquisito tutta la documentazione medica utile all'indagine esaminando la quale saranno identificati i medici che hanno sottoposto ad intervento e hanno avuto in cura Colasuonno. (da tgcom 21 feb. 2008)

mercoledì 20 febbraio 2008

OSPEDALE DI MELITO PORTO SALVO

ECCO DOVE CI PORTA LA 'NDRANGHETA! VERGOGNATEVI.


Melito P.Salvo,sequestrato ospedale
Nas: gravi carenze igienico-strutturali
Gravi carenze igienico-strutturali: con questa motivazione i carabinieri del Nas di Reggio Calabria hanno sequestrato l'ospedale di Melito Porto Salvo e denunciato sette dirigenti dell'ex azienda sanitaria locale. I problemi riscontrati nell'ospedale, secondo quanto riferiscono i carabinieri, sarebbero tali da creare condizioni di pericolo per l'incolumità dei lavoratori e degli utenti. Nel rapporto sono elencate oltre 40 violazioni.
Col provvedimento sono stati posti sotto sequestro gli immobili che ospitano le unità di anatomia patologica, il pronto soccorso e l'intera area dove sono dislocati gli uffici amministrativi, la direzione sanitaria, gli ambulatori e l'unità di dialisi. I locali sequestrati saranno affidati in custodia al direttore sanitario con un tempo di 30 giorni dalla notifica per il trasferimento dei ricoverati e ulteriori 30 giorni, con accesso limitato solo per la messa in sicurezza degli ambienti, per l'adeguamento delle strutture alla legge in vigore.Serra: "Roba da terzo mondo"La situazione era apparsa evidentemente critica già a fine gennaio quando il prefetto Achille Serra, presidente della Commissione per la verifica della qualità dell'assistenza sanitaria in Calabria, dopo la visita compiuta alla struttura, aveva commentato: "Roba da terzo mondo con tutto il rispetto per il terzo mondo". L'ospedale "Tiberio Evoli" avrebbe dovuto essere chiuso a gennaio di un anno fa, dopo che un'ispezione dei Nas aveva riscontrato precarie condizioni igieniche e sanitarie e numerose violazioni delle norme di sicurezza. Muffa e attrezzi sterili vicino alla pattumieraNel rapporto presentato alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria i Nas oggi parlano di oltre quaranta violazioni per le quali sono state denunciate sette dirigenti dell'ex azienda sanitaria locale. Tra le numerose anomalie i carabinieri hanno notato, nel reparto dove avvengono le dialisi, che un contenitore con all'interno i ferri sanitari si trova a pochissima distanza dal sacchetto utilizzato per l'immondizia. Sempre nello stesso reparto, c'è muffa sia dietro le apparecchiature che dietro i letti dei pazienti. L'assessore regionale: "Situazione così da anni"A Melito Porto Salvo si era recato anche l'assessore regionale alla Sanità della Calabria, Vincenzo Spaziante. ''Ho trovato una situazione indecorosa - aveva detto - sia sul piano dello stato dell'ospedale e sul piano dell'inerzia perché nessuno ha fatto nulla da anni. Questa situazione non è nata ieri, per crearla ci sono voluti molti e molti anni". (da tgcom 20 febbraio 2008)

VIOLENZA SU MINORE

PALERMO (20 febbraio) - Per oltre sei mesi una bambina di 12 anni avrebbe subito in silenzio le violenze sessuali del padrino di battesimo: alla fine, però, ha raccontato tutto, facendo scattare l'arresto dell'uomo e dei genitori che avrebbero acconsentito alle violenze sessuali. L'ennesima vicenda di pedofilia è accaduta a Palermo. I carabinieri del Comando provinciale di Palermo hanno arrestato i genitori naturali e il padrino di battesimo della piccola. Le indagini hanno portato alla luce situazioni drammatiche di degrado familiare e ambientali e il timore di eventuali ritorsioni nei confronti della minore. Le violenze accertate dagli investigatori si sono protratte per circa sei mesi fino a quando la bimba, pur tra mille ritrosie, ha raccontato lo schock subìto. (da ilmessaggero.it del 20 febbraio 2008)

martedì 19 febbraio 2008

SANITA' CARCERARIA

18 FEB – Dovrebbe essere approvato a marzo il decreto di riforma di assistenza nelle carceri. La commissione interministeriale composta da membri dei ministeri della Salute, Giustizia, Tesoro, Funzione pubblica e della Conferenza Stato-Regioni ha completato la bozza di decreto, che disciplina il passaggio di competenze dal ministero della Giustizia al ministero della Salute.
Prima di essere emesso dal Governo, il testo sarà sottoposto ai sindacati e all’esame della Conferenza Stato-Regioni.
Secondo i dati disponibili, solo il 20% dei carcerati in Italia è in condizioni di buona salute, mentre per il 75% è mediocre o scadente e grave per il 4-5%. Una quadro problematico, quello evidenziato dai dati del Forum nazionale per il diritto alla salute dei detenuti, e dal Dipartimento di amministrazione penitenziaria.
Tra le malattie infettive più segnalate negli istituti di pena, c’è l'epatite C e l'Hiv, spesso contratti prima dell'ingresso in carcere, oltre a scabbia, dermatofitosi, pediculosi e tubercolosi. I tossicodipendenti e gli assuntori di sostanze stupefacenti, secondo i dati del ministero della Giustizia, costituiscono circa il 30% dei detenuti adulti presenti nelle carceri italiane. Per quanto riguarda i minorenni detenuti, il dato fornito e' di circa il 15%, mentre secondo i dati osservazionali dei Sert questa problematica potrebbe coinvolgere fino al 60-70% della popolazione detenuta, sebbene ancora non esistano dati clinico-specialistici certificati.
Quasi tutti i detenuti presentano episodi di umore depresso, e il tasso di suicidi fra i detenuti è più alto rispetto alla popolazione generale. (da il bisturi, 18 febbraio 2008)

lunedì 18 febbraio 2008

ERRORI MEDICO LEGALI

AGI) - Palermo, 15 feb. - Li avevano accusati, nel 2006, di avere fatto uso di stupefacenti. Erano stati messi sotto procedimento disciplinare ed esentati per mesi dal servizio esterno operativo. Adesso quattordici agenti della quarta squadra delle volanti della Questura di Palermo hanno ottenuto l'archiviazione di un procedimento disciplinare amministrativo e si sono rivolti al Tar e al Tribunale civile per ottenere il risarcimento dei danni: hanno chiesto 500 mila euro ciascuno al ministero degli Interni, all'Universita' e all'azienda Policlinico, perche' i test, in un primo momento risultati positivi, vennero eseguiti all'Istituto di Medicina legale. Esami piu' approfonditi, compiuti a Padova e a Catania, a spese degli stessi poliziotti, dimostrarono l'assoluta assenza di tracce di cannabis e cocaina. Secondo l'Istituto di Medicina legale, pero', quel tipo di esame era soltanto preliminare e che per definire con certezza l'uso di stupefacenti sarebbero stati necessari ulteriori test. Gli agenti erano stati pure segnalati al servizio per i tossicodipendenti (il Sert) per partecipare a un percorso terapeutico di recupero. Nella causa civile, in cui sono assistiti dall'avvocato Alfredo Galasso, affermano di essere stati lesi nell'onore e nel prestigio personale. Denunciati anche "danni patrimoniali, la lesione dell'integrita' psicofisica, il danno professionale e il danno esistenziale". (AGI)

CARNE CONGELATA

NEW YORK (17 febbraio) - Maxisequestro di carne congelata in Usa. 70 milioni di chili di carne destinate alle mense e alle catene di fast food che provenivano da un mattatoio della california finito sotto inchiesta per maltrattamenti agli animali. Il ritiro dal mercato è stato deciso dal mercato dal Dipartimento all'Agricoltura in quella che viene giudicata la più vasta iniziativa del genere mai presa negli Stati Uniti. Il mattatoio era finito nel mirino degli investigatori per aver introdotto nella catena alimentare animali feriti o malati, troppo deboli per camminare. Questo tipo di animali non può diventare carne da macello perchè viene considerato più a rischio di contaminazione da salmonella, e-coli e morbo della mucca pazza. Nel 1999 vennero ritirati dal mercato 35 milioni di chili di carne. (da ilmessaggero.it del 18 febbraio 2008)

FRATELLI MARTELLI

Uccide il fratello e lo fa a pezzi
orrore nella notte a Napoli
NAPOLI - Un uomo, Stefano Parisi, 45 anni, ha ucciso il fratello cinquantenne Massimo a martellate ed ha cominciato a farlo a pezzi, ma ha poi sospeso l'operazione, ha chiamato i carabinieri è ha rivelato il delitto. E' accaduto la scorsa notte a Napoli, in un appartamento del residenziale parco Comola Ricci, in una zona benestante della città. Stefano e Massimo Parisi, entrambi disoccupati, abitavano nella stessa casa con l'anziana mamma. Ieri sera - secondo quanto lo stesso assassino ha raccontato agli investigatori - hanno litigato, come avveniva spesso. Stefano, impossessatosi di un martello, ha ripetutamente colpito il fratello nella sua stanza, fino ad ucciderlo. Quando la madre è andata a dormire, l'omicida ha trascinato il cadavere nella vasca da bagno e servendosi di una forbice da giardino ha cominciato a sezionarne il cadavere. Era riuscito a tagliargli una gamba, quando è crollato. Ha così avvertito i carabinieri dell'accaduto con una telefonata al 112. (18 febbraio 2008) (da republica.it)

domenica 17 febbraio 2008

PEDOFILIA

Una storia agghiacciante di pedofilia e di inefficienza dell'amministrazione della giustizia. Prima di pensare a trattamenti obbligatori, occorre pensare a chiudere i processi.
Da www.repubblica.it del 17 febbraio 2008
Condannato a sei anni, ne sconta uno. Aveva solo l'obbligo di firmaLa vittima gli era stata affidata dalla madre, una lotnana parente
Agrigento, scarcerato pedofilo
abusa di una bimba di quattro anni
Il magistrato: "Bisogna pensare a terapie e trattamenti obbligatori"di FABIO RUSSELLO AGRIGENTO - In cella, con l'accusa di avere stuprato tre sorelline, è rimasto meno di un anno. Tornato libero, un mese fa era stato condannato a sei anni e quattro mesi, ma aveva solo l'obbligo di firma. Giovedì scorso, è tornato ad abusare di una bimba di quattro anni, che gli era stata affidata dalla madre, una lontana parente. Vincenzo Iacono, un pizzaiolo di 45 anni, è stato arrestato dai carabinieri: la sua ultima vittima ha raccontato tutto alla madre, che è corsa in caserma. Una perizia medica ha confermato gli abusi. Anche giovedì scorso, Iacono si era presentato in caserma, per firmare il registro dei sorvegliati. Con sé aveva proprio quella bambina. Dopo l'avvio delle indagini, i carabinieri l'hanno atteso venerdì notte fuori dalla pizzeria in cui lavorava, per notificargli il fermo. Adesso, Iacono si trova in isolamento, anche per evitare ritorsioni in carcere. Le sue prime vittime, tre sorelline di Aragona, erano figlie di amici di famiglia. I genitori si fidavano di lui, tanto da affidargli le piccole. Ma un giorno, lui le aveva portate in un casolare abbandonato. I genitori non avevano capito subito. Solo l'intervento degli psicologi aveva fatto scattare le indagini. E così, il 23 marzo 2005, il pizzaiolo era stato arrestato. Ma neanche un anno dopo era tornato in libertà, per scadenza dei termini di custodia cautelare. Si era trasferito presto ad Agrigento. "Era stato abile a non far sapere del brutto episodio di cui era stato protagonista", dicono i carabinieri. Così, la madre dell'ultima vittima si era fidata. Fino a giovedì, quando la figlia le aveva detto in lacrime: "Lo zio mi ha fatto fare cavalluccio". Adesso, è polemica: "Quello che è accaduto ad Agrigento, con un pedofilo libero dopo appena un anno, è vergognoso", commenta la senatrice Maria Burani Procaccini, responsabile famiglie e minori di Forza Italia, che invoca l'introduzione della castrazione chimica. Un appello alla riflessione e a una possibile riforma arriva da Luigi Birritteri, sostituto procuratore presso la Procura generale di Caltanissetta, ex capo dei gip di Agrigento. Dice: "La legge prevede un termine di custodia cautelare superato il quale, chiunque sia l'imputato e qualunque sia il reato, deve essere scarcerato perché la presunzione di innocenza impone che la pena deve essere scontata solo se la condanna è definitiva. Le uniche misure che si possono applicare sono quelle blande, come appunto è l'obbligo di firma. Io spero, però, che si colga l'occasione per riflettere sulla necessità di garantire delle misure che siano legate alla tipologia particolarmente odiosa di questi reati. Si potrebbe pensare a terapie e trattamenti sanitari obbligatori per limitare queste spinte, queste deviazioni di carattere sessuale. Non basta gridare al mostro. E' troppo semplicistico prendersela con i magistrati che non fanno altro che applicare la legge pur operando in condizioni proibitive. Con fatica si tenta di esaurire i processi che sono una vera corsa ad ostacoli, senza contare i carichi di lavoro pesantissimi".

sabato 16 febbraio 2008

NEONATO ABBANDONATO

GENOVA (16 febbraio) - Un feto è stato trovato stamani in uno stabile abbandonato vicino al porto di Genova, nei pressi di via di Francia. Il bambino, perfettamente formato ed senza segni di violenza sul corpicino, sarebbe stato partorito nella notte o nelle prime ore di stamani. Di carnagione bianca, era di sesso maschile. Aveva ancora il cordone ombelicale attaccato. È stato trovato sul pavimento di un appartamento al terzo piano di uno stabile abbandonato, utilizzato come rifugio da immigrati e sbandati. Al momento dell'arrivo dei carabinieri, nell'edificio non c'era nessuno. Estrema era la situazione di degrado e di sporcizia della casa, con il pavimento cosparso di sporcizia ed escrementi. L'allarme è stato dato da due donne straniere, che hanno avvertito un meccanico che ha la sua officina al piano terra. I carabinieri stanno ora cercando di rintracciare la madre anche perchè si teme per le sue condizioni di salute. (da ilmessaggero.it)

venerdì 15 febbraio 2008

MATRIMONIO NULLO

Lui si drogava, la chiesa annulla il matrimonio
il tribunale civile conferma: nozze non valide

NAPOLI (15 febbraio) – Lui si drogava e lei non lo sapeva. Il tribunale ecclesiastico ha annullato il matrimonio e la Corte d'Appello di Salerno ha confermato in sede civile la nullità del vincolo. L'Associazione Matrimonialisti Italiani, presieduta dall'avvocato Gian Ettore Gassani, commenta con soddisfazione la sentenza, è la prima volta che il tribunale civile si uniforma a quello ecclesiastico. Protagonisti della vicenda due giovani originari di Campagna, nel Salernitano i quali, dopo il matrimonio celebrato nel 1993, si erano separati per la scoperta, fatta dalla donna, che il marito usava sostanze stupefacenti. Dopo l'annullamento disposto dal Tribunale ecclesiastico, i due hanno quindi chiesto che venisse dichiarata efficace, da parte della Repubblica Italiana, la sentenza di nullità del matrimonio concordatario. Da qui la decisione della Corte di Appello di Salerno, che ha accolto la richiesta rendendo efficace, nello Stato italiano, la sentenza ecclesiastica. La donna, «ragazza di provincia cresciuta in una famiglia all'antica - si legge nella sentenza del Presidente relatore Angelo Rossi - voleva che il marito fosse un uomo integro sotto ogni aspetto». Nonostante l'errore sulle qualità personali del coniuge non sia incluso dall'Ordinamento statale come causa di nullità del matrimonio, la Corte ha però confermato che la nullità del Tribunale ecclesiastico non è «in contrasto con l'ordine pubblico». La Corte d' Appello ha quindi accolto la richiesta dei due giovani, dichiarando esecutiva nella Repubblica italiana la sentenza di annullamento pronunciata dal Tribunale ecclesiastico interdiocesano salernitano. «Si tratta di un momento importante di apertura dello Stato italiano rispetto ai principi della Chiesa. La giustizia può creare un canale di comunicazione tra i valori cristiani e quelli tutelati dalla giurisprudenza. Papa Ratzinger qualche giorno fa aveva giustamente censurato la disinvoltura di qualche Tribunale Ecclesiastico nell'annullare i vincoli religiosi sanciti con il matrimonio. Ma ha anche fatto più volte richiamo alla serietà del vincolo matrimoniale che non può essere minata da atteggiamenti, come la tossicodipendenza in malafede nascosta, che vanno ad incidere sulla solidità di un'unione tanto significativa», dice Gassani. «La Corte di Appello di Salerno ha emesso una sentenza storica e coraggiosa che crea un precedente importantissimo. Essa ratifica e fortifica il senso stesso del legame coniugale pur garantendo la specificità laica del Tribunale italiano. Resta però fermo il monito del Pontefice ai vari Tribunali Ecclesiastici a non annullare facilmente i matrimoni religiosi. Sia per non mettersi in contrasto, svilendole, con le norme del diritto canonico, sia per non diventare istituzione doppione del giudice ordinario», conclude il legale. (da ilmessaggero.it del 15 febbraio 2008)

CRIMINALITA'

Patti per la sicurezza: meno reati nelle città
Primo bilancio. Ma furti e rapine aumentano
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Bari

I «patti per la sicurezza» superano il primo esame. Il Viminale traccia il bilancio semestrale e registra un calo evidente dei reati nelle città che hanno scelto il nuovo modello di intervento per il controllo del territorio. La diminuzione già registrata in tutta Italia alla fine del 2007 diventa evidente nei capoluoghi dove vertici delle forze dell’ordine e amministratori locali decidono insieme le strategie anticriminalità. Il primato spetta a Roma, dove si è passati dai 272.866 illeciti del 2006 ai 269.879 dello scorso anno. Calo anche a Bari e soprattutto a Napoli. Ma c’è un dato che va in controtendenza: furti e rapine continuano ad aumentare. Sono i cosiddetti «delitti predatori», quelli che maggiormente allarmano i cittadini.
Calo di omicidi e droga Marco Minniti, il viceministro dell’Interno che quei patti li ha resi esecutivi e poi ne ha seguito l’attuazione, sfoglia i grafici e spiega: «Sappiamo tutti che questi sono gli illeciti tipici della microcriminalità prodotta dagli stranieri che vivono in clandestinità. Le cifre ci dicono che il tasso di violazione della legge da parte degli immigrati regolari è pari, se non inferiore, a quello degli italiani. E dunque bisogna continuare a lavorare per la regolamentazione degli ingressi e, soprattutto, per l’integrazione di chi si stabilisce nel nostro Paese. Bisogna intensificare la cooperazione con Romania e Libia, i due Stati che possono aiutarci a controllare il flusso degli arrivi illegali. Anche perché abbiamo avviato un trend positivo nella prevenzione e repressione della delinquenza che non deve essere in alcun modo interrotto». Roma, Milano, Torino, Genova; e poi piccoli centri come Asti eModena, realtà complicate come quelle di Napoli e Bari: ovunque, al di là degli schieramenti politici e delle emergenze locali, i delitti sono in calo. E tra i dati ritenuti maggiormente significativi c’è la riduzione forte degli omicidi. Nel capoluogo lombardo—se si escludono le rapine in abitazione e in strada — nel primo semestre 2006 i furti sono stati 101.869 e 90.862 nel secondo. Scende anche il numero di reati legati agli stupefacenti, come del resto avviene anche in quasi tutte le altre città. Nella capitale diminuiscono le violenze sessuali e gli scippi. Ma a fare impressione sono soprattutto le cifre napoletane, perché per la prima volta dopo anni le rapine in strada vanno giù, passando da 4.736 dei primi sei mesi dell’anno a 3.823. E perché le estorsioni calano da 363 a 293. A Firenze, dove si abbassa notevolmente il numero degli stupri e delle rapine, c’è un’impennata degli scippi. A Torino aumentano solo i furti in abitazione. Nei grafici relativi a Bologna c’è sempre il segno meno.
Squadre di intervento rapido «La lettura di questi numeri — chiarisce Minniti—ci dimostra che la strada è quella giusta e dobbiamo continuare a seguirla superando le logiche di partito proprio come abbiamo fatto in questi mesi: governava il centrosinistra, ma la collaborazione ha riguardato anche i sindaci del centrodestra e i risultati, come si vede per l’amministrazione guidata da Letizia Moratti, sono stati più che soddisfacenti. Perché per avere sicurezza bisogna sapere intervenire in modo giusto sul territorio e questo avviene soltanto se c’è cooperazione tra lo Stato e gli enti locali». L’analisi dell’andamento criminale serve a sindaci e prefetti per sollecitare l’impiego delle squadre di intervento rapido. «Quando abbiamo istituito questi nuclei speciali — ricorda Minniti — nessuno avrebbe scommesso sulla loro efficacia. E invece la prima missione è stata a Scampia, lì dove la guerra tra clan aveva fatto decine dimorti e da allora ci sono arrivate richieste da tutte le città che dovevano far fronte alle emergenze».
La guerra al racketI segnali positivi che arrivano dalle zone dove impera la criminalità organizzata trovano conferma a Catania. Perché nella città siciliana si registra una diminuzione tipica dei reati legati al racket che fa ben sperare in un’inversione di tendenza. Conforta che le denunce per estorsione siano scese dalle 155 del primo semestre 2007 alle 102 del secondo semestre.Ma davvero indicativo è il trend che riguarda i casi di danneggiamento e incendio doloso passati da 2.662 da gennaio a giugno a 2.545 da giugno a dicembre. «La possibilità di impiegare in modo razionale le forze dell’ordine —diceMinniti—ci consente di individuare le aree di rischio dove intervenire anche grazie alle indicazioni che arrivano dalle polizie locali. Una sinergia che serve soprattutto ad individuare le carenze. In questo modo sappiamo quali sono i luoghi dove bisogna potenziare l’illuminazione e quelli dove intensificare i sistemi di videosorveglianza, solo per fare esempi concreti di provvedimenti che contribuiscono ad aumentare il bisogno di sicurezza delle persone. La fotografia complessiva ci indica, a sei mesi dalle firme dei Patti, quali sono i settori dove si deve lavorare in maniera più decisa».
Fiorenza Sarzanini15 febbraio 2008

giovedì 14 febbraio 2008

CANNABIS

PALERMO (14 febbraio) - Un milione e 500 mila piante di cannabis sequestrate coltivate su oltre cinque ettari di terreno a San Giuseppe Jato e San Cipirello. La maxi piantagione è stata sequestrate dai carabinieri del Gruppo di Monreale che hanno eseguito sei ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di presunti componenti di della banda del palermitano. I provvedimenti sono stati richiesti dai pm della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. I sei arrestati devono rispondere di associazione a delinquere finalizzata alla produzione e al traffico di stupefacenti aggravata dal metodo mafioso. (da ilmessaggero.it)

Ci diranno che era per uso esclusivamente personale?

mercoledì 13 febbraio 2008

ABORTO

Questo è il modo peggiore e più rozzo per cominciare ad affrontare il tema dell'interruzione volontaria di gravidanza, se davvero questo si vuole.
http://it.notizie.yahoo.com/rtrs/20080213/tts-napoli-feto-punto-ca02f96_1.html

giovedì 7 febbraio 2008

TAMPONAMENTO

Egitto: maxi tamponamento, 24 morti
07 feb 10:00
IL CAIRO - Grave incidente stradale questa mattina in Egitto su un'autostrada a sud del Cairo. Il bilancio e' di almeno 24 morti e 16 feriti. Lo hanno reso noto fonti della polizia egiziana. Nove i veicoli coinvolti in un tamponamento a catena dovuto alla velocita' eccessiva in condizioni di scarsa visibilita'. (Agr)

NEONATO BUTTATO VIA

Varese, trovato neonato abbandonato
Era in un cassonetto, si cerca la madre
Un neonato è stato trovato abbandonato in un cassonetto dove vengono raccolti gli abiti usati a Cassano Magnago, in provincia di Varese. Il piccolo, di carnagione chiara, è stato trovato da due extracomunitari di passaggio avvolto in un asciugamano, semiassiderato ma vivo. E' stato subito portato in ospedale: secondo i medici era stato partorito da poche ore. Indagini sono in corso per individuare la madre.
Stefano, così è stato chiamato, deve la vita a due sudamericani dipendenti di una ditta di autotrasporti, Miguel Rivas e Ibar Borda Agnes. Il primo a raccogliere il sacchetto, del tipo usati per la spesa, è stato Miguel che inizialmente pensava potesse contenere un gatto. Poi, resosi conto che in realtà era un neonato con ancora attaccato il cordone ombelicale, ha avuto paura.
In quel momento sono transitate Ida Dissimile e Antonella Pignataro che abitano nella struttura che al pianterreno ospita un supermercato della catena Gs. Una stava accompagnando il figlio a scuola, l'altra era diretta al lavoro.
Così mentre veniva chiamato il 118, le due donne si sono premurate di portare il neonato all'interno del supermercato dove gli addetti lo hanno avvolto in alcune coperte e poi adagiato sotto i soffioni dell'aria calda.
In pochi minuti è arrivata l'ambulanza e subito dopo i carabinieri. Stefano è stato portato all'ospedale "Filippo Del Ponte" di Varese in condizioni definite piuttosto gravi. Tuttavia i medici non lo ritengono in pericolo di vita anche se per precauzione mantengono riservata la prognosi. (da tgcom 6.2.08)

NEONATO BUTTATO VIA

Roma,trovato cadavere di un neonato
Il corpo in un magazzino di riciclaggio
Il cadavere di un neonato è stato trovato in un magazzino di riciclaggio di carta in via delle Gerbere, a Santa Palomba, località alle porte di Roma. Secondo le prime informazioni, il corpo privo di vita è stato scoperto da un'addetta al nastro trasportatore nella fase della divisione dei rifiuti della società Inca. Sul posto sono intervenuti gli agenti della polizia di Stato e il personale del 118.
Era da poco iniziato lo smistamento degli ultimi carichi di carta da riciclare, che poi avrebbe dovuto essere avviata al compostaggio, quando è stato scorto il corpo del bambino. Immediatamente gli addetti hanno bloccato il lavoro e hanno dato l'allarme.
Nel magazzino confluisce la carta che proviene dalla raccolta differenziata nella Capitale: non si esclude quindi che il neonato possa essere stato trasportato con uno dei carichi che arrivano a Santa Paolomba.
Gli agenti intervenuti sul posto stanno compiendo accertamenti in tutti gli ospedali di Roma nel tentativo di risalire alla madre e al luogo dove è stato gettato il corpicino.Il compito è però reso difficile dal fatto che il cadavere è orrendamente straziato: manca completamente la parte inferiore del corpo (tanto che non è ancora stato possibile stabilire se sia un maschio o una femmina), probabilmente tranciata da una delle ruspe che caricano la carta sul nastro trasportatore per la lavorazione.
Il magistrato ha disposto l'autopsia, soprattutto per capire se il bambino sia morto a causa dei macchinari oppure soffocato all'interno del contenitore di carta da riciclaggio. (da tgcom 6.2.08)

martedì 5 febbraio 2008

IDENTIFICAZIONE

L'Fbi vero prossimo «Grande Fratello»
Imminente finanziamento da 1 miliardo di dollari per creare il più grande database biometrico anticrimine
CLARKSBURG (Usa) – Un miliardo di dollari. Tanto è stato stanziato per il nuovo programma di identificazione dell’Fbi. Il denaro verrà utilizzato per completare e gestire un immenso database di informazioni personali sui criminali: impronte digitali, palmari, foto di tatuaggi e ferite e prossimamente anche la scansione dell’iride. L’indiscrezione è della Cnn, l’annuncio ufficiale dovrebbe arrivare nei prossimi giorni.
PRIVACY – L’intento dichiarato del Next generation identification (identificazione di prossima generazione), così è stato battezzato il sistema in via di costruzione, è la tutela dei cittadini Usa da
Un sistema di riconoscimenti delle impronte digitali comune negli aeroporti Usa (Ap)criminali, terroristi e clandestini. Il piano di monitoraggio biometrico è però visto con molto sospetto dai difensori della privacy, che paventano usi distorti del database. «È l’inizio della società della sorveglianza in cui si può essere rintracciati ovunque in qualsiasi momento», denuncia Barry Steinhardt, direttore del Progetto per le libertà civili e tecnologiche. La paura principale è che la schedatura possa in futuro includere anche i liberi cittadini, per tutelarli ancora di più. Preventivamente.

ERRORI – Attualmente, nell’archivio dell’agenzia governativa a Clarksburg, in West Virginia, sono già presenti 55 milioni di impronte digitali, ma sono i nuovi strumenti di monitoraggio e il loro uso a destare più di una preoccupazione. «Solo chi non viaggia in aereo può credere che il sistema funzioni» spiega Steinhardt, raccontando dei molti disguidi che liberi e innocenti cittadini hanno incontrato ai controlli prima di imbarcarsi su un volo. Le fotografie di tatuaggi, ferite e altri segni distintivi sono sotto accusa per essere poco attendibili. E sotto accusa anche gli strumenti tecnici per realizzare un’efficace rete di controllo. Una delle metodologie che sono state più criticate per l’attendibilità è il riconoscimento facciale, da effettuarsi secondo i progetti nei posti affollati tramite telecamere di sorveglianza. In uno studio eseguito nelle stazioni ferroviarie in Germania i risultati sono stati abbastanza attendibili in buone condizioni di luminosità (60 per cento di successo) ma scarse quando la luce diminuisce (e percentuali di successo abbattute al 15 per cento). E non vorremmo essere nei panni di coloro che vengono fermati ingiustamente perché presunti criminali. Perdere il treno a quel punto sarebbe il male minore.
Gabriele De Palma05 febbraio 2008 (da corriere.it)

lunedì 4 febbraio 2008

SANITA' IN CALABRIA

"Serve una vera e profonda riqualificazione dei servizi, ripristinare legalità e condizioni di assistenza adeguata per i cittadini", sono le parole del Ministro della Salute Livia Turco, in riferimento alla situazione della Sanità calabrese. Quanto sta accadendo in questi ultimi giorni in Calabria, sia in riferimento all'inchiesta sull'omicidio Fortugno che a quella conseguente alle ispezioni dei NAS del Ministero della Salute dopo il decesso di alcuni pazienti nell'ospedale di Vibo Valenzia, conferma purtroppo che la decisione del Governo di decretare lo stato di emergenza sanitaria nella Regione era assolutamente necessaria. La sanità calabrese ha bisogno di una vera e profonda riqualificazione a partire dal ripristino della legalità nella gestione fino alla messa in atto di quelle misure di ristrutturazione dei Servizi sanitari indispensabili per garantire una assistenza adeguata ai cittadini. In questa direzione va la scelta della nomina, lo scorso dicembre, da parte della Presidenza del Consiglio, di un Commissario straordinario affiancato da una cabina di regia, presieduta dal Sottosegretario alla Salute Serafino Zucchelli, per la costruzione dei quattro nuovi ospedali calabresi e il lavoro che sta svolgendo la Commissione da me istituita il 22 dicembre scorso, presieduta dal Prefetto Achille Serra, per verificare la realtà complessiva dei Servizi sanitari della Regione. Da quest'ultima Commissione stanno già emergendo significative carenze che non mancheremo di segnalare alle autorità regionali e sulle quali interverremo per quanto di nostra competenza. (dal blog del ministero della salute, 4.2.2008)

CADAVERE SUL TETTO

ROMA (4 febbraio) - Il cadavere di un uomo è stato trovato sul tetto della scuola media "Pinelli", di viale della Venezia Giulia 33, al quartiere Prenestino. L'uomo presenta ferite alla gola. Due per ora le ipotesi sull'identità del morto: ladro o tossicodipendente.

domenica 3 febbraio 2008

SANITA' CALABRESE

(ANSA) - BELVEDERE MARITTIMO (COSENZA), 3 FEB - Una ragazza di 13 anni di Belvedere Marittimo, nel cosentino, e' morta dopo avere avuto per un mese la febbre. La Procura della Repubblica di Paola ha aperto un'inchiesta dopo la presentazione di un esposto ai carabinieri da parte della madre. La ragazza da circa un mese aveva una febbre di cui non e' stata individuata la causa. Dopo alcuni ricoveri e dimissioni da strutture sanitarie, la giovane e' morta.

Questa è una conseguenza delle procedure di spartizione malavitosa dei posti di medico negli ospedali calabresi. Procuratore della Repubblica, vai a vedere, per favore, come sono stati ottenuti quei posti da medico e da infermiere.

VIOLENZA, TERRORE, OMICIDIO

Romena uccisa, l'omicida viveva terrorizzato:era stato violentato da due malviventi dell'Est

ROMA (2 febbraio) - Era stato seviziato per ore, drogato e infine violentato nella sua casa. Da quel momento viveva nel terrore. Aveva installato sistemi d'allarme nella sua abitazione, preso il porto d'armi e dormiva con la pistola con il colpo in canna sul comodino. Settimino Melaragni, 53 anni, agente immobiliare di Capodimonte, in provincia di Viterbo, non era riuscito a superare il trauma delle violenze subite lo scorso ottobre da parte di due uomini dell'Europa dell'Est (romeni o albanesi) e la notte tra mercoledì e giovedì, in preda al panico, ha sparato. Ha ucciso la sua compagna, Daniela Nicoleta Hatmanu, romena, 37 anni, che si era alzata dal letto. Ma Melaragni, a suo dire, credeva fosse un ladro e ha sparato due colpi. Arresti domiciliari. Melaragni ha raccontato questa mattina la sua tragica storia durante l'interrogatorio di garanzia davanti al Gip Gaetano Mautone che gli ha concesso gli arresti domiciliari nella casa della madre. Le prove della violenza subita. Il difensore di Melaragni ha esibito al Gip le cartelle cliniche dell'ospedale Belcolle di Viterbo che certificano la violenza sessuale subita dall'uomo. Si è trattato probabilmente di una spedizione punitiva scaturita da una delle relazioni che l'agente immobiliare aveva avuto con giovani donne dell'est europeo, entraineuse nei night. «Il giudice - ha commentato il legale - ha compreso fino in fondo la situazione psicologica di Melaragni. Ha cioè capito che è ancora in preda ad una vera e propria fobia indotta dall'esperienza vissuta pochi mesi fa e che è alla base delle tragedia». Il legale, infine, ha auspicato che «il capo d'imputazione possa essere derubricato da omicidio volontario a colposo»Proseguono le indagini. Il Pm Laura Centofanti ha disposto una perizia balistica per verificare la compatibilità della ricostruzione dei fatti di Melaragni con le ferite sul corpo della donna e con il proiettile trovato conficcato nel muro. A tale scopo l'autopsia sulla romena è stata rinviata. Nei prossimi giorni eseguiranno rilievi anche i tecnici del Ris.

sabato 2 febbraio 2008

OSPEDALI

OSPEDALI IN CAMPANIA
GLI OSPEDALI DELLA CAMPANIA NON STANNO MOLTO MEGLIO DI QUELLI DELLA CALABRIA. LEGGI QUESTO ARTICOLO DEL CORRIERE DEL MEZZOGIORNO http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/campania/cronache/articoli/2008/02_Febbraio/01/santobono_carenze_struttura.shtml
CHE COSA POSSIAMO FARE? LEGGI ANCHE LA TABELLA DEI GUAI SECONDO I NAS CHE HANNO SVOLTO UN'INDAGINE DURATA UN ANNO SU TUTTI GLI OSPEDALI DELLA CAMPANIA. IL FATTO E' CHE LA SANITA' E' DIVENTATA UN BUSINESS MOLTO APPREZZATO DALLA CAMORRA.

LA SANITA' DELLE COSCHE IN CALABRIA
QUESTO ARTICOLO DI ATTILIO BOLZONI SU REPUBBLICA.IT E' SEMPLICEMENTE AGGHIACCIANTE. http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/cronaca/denunce-vibo/tangenti-paura/tangenti-paura.html
C'E' UN BLOGGER CALABRESE CHE MI POSSA DIRE CHE NON E' VERO QUELLO CHE BOLZONI SCRIVE? SI PUO' IMMAGINARE UN QUALCHE RIMEDIO? DOBBIAMO MANDARE UN ALTRO PREFETTO MORI? O ESPELLERE LA CALABRIA DALLO STATO?

SI PUO' FARE QUALCOSA? POLICLINICO UMBERTO I°
Scantinati del Policlinico come deposito per la merce degli ambulanti abusivi (da ilmessaggero.it)
ROMA (1 febbraio) – Hanno scelto come deposito della loro merce gli scantinati del Policlinico. I venditori ambulanti abusivi hanno occupato alcuni spazi dell'Umberto I per gestire il loro commercio sulle strade adiacenti all'ospedale. Lo rivela oggi Il Messagerocon foto che mostrano gli abusivi mentre, sotto gli occhi di tutti, fanno avanti e dietro per nascondere e ritirare mercanzie e banchetti di cartone nel loro magazzino privato all'interno del Policlinico. Cartoni e banchetti degli ambulanti sono presenti in particolare nello scantinato del pronto soccorso pediatrico sottolineando che «il viavai dei venditori, soprattutto del Bangladesh, è senza sosta e avviene sotto gli occhi della vigilanza». «Purtroppo è quasi impossibile arginare questo fenomeno», dice un dipendente del Policlinico che vuole mantenere l'anonimato. «È assurdo - riferiscono alcune persone intervistate mentre si recavano in ospedale costretti ad attraversare via Regina Elena a mezzogiorno tra bazar e magazzini - che per entrare in un ospedale una persona sia costretta al senso alternato sul marciapiede. Purtroppo ormai in queste ore c'è sempre il pienone di venditori ambulanti abusivi».
Tanti anni fa, trovandomi nell'ospedale di una città di media grandezza, vidi che il corridoio che portava al bar interno era occupato da venditori di tappeti, che avevano sciorinato la loro merce sul pavimento. Andai di filato dal Direttore sanitario, e dal giorno dopo i venditori di tappeti non si sono più visti.
Tanti anni fa, trovandomi nel nuovissimo e bellissimo ospedale di una grande città, già capitale di un regno, vidi che l'ingresso era occupato da venditori di tappeti, che nei corridoi giravano liberamente e senza nascondersi i contrabbandieri di sigarette, e nelle stanze dei malati giravano spacciatori di droga. Andai di filato dal Direttore sanitario, questi allargò sconsolato le braccia e nulla cambiò.