lunedì 26 novembre 2012


ZAPPATA

 

NOTE DEL PROF. GIUSTO GIUSTI

CTP PER ZAPPATA MIGUEL

 

Ho partecipato alle operazioni peritali condotte dalla dott.ssa Arioni sulla persona di Zappata Miguel, detenuto presso il carcere di Rebibbia.

Ho letto la relazione del perito d’ufficio dott.ssa Arioni, e condivido quanto il Perito ha scritto relativamente alla documentazione in atti e alla oggettività rilevata. Su quest’ultimo punto, tuttavia, e non è semplice questione semantica, la descrizione, peraltro assolutamente veridica, si appiattisce e non fa comprendere lo stato psico- fisico del detenuto. Lo Zappata è persona che ha perduto ogni slancio vitale, risponde solo se interrogato, a bassa voce e impiegando il minimo possibile delle parole, non ti guarda in faccia, sta sempre con gli occhi bassi, cammina a passi piccoli e lenti, ti descrive le sue miserabili giornate come fossero giorni normali, non ha amici, non va all’aria, non legge nulla, sta sempre in branda, ed è forse l’unico italiano che non guarda la TV. Non ha alcuna prospettiva né un qualche progetto. Ha manifestato pensieri di morte e idee di suicidio. E in otto mesi ha perduto circa 26 kg di peso.

Risulta obiettivamente, da analisi ripetutamente eseguite sui capelli, che lo Zappata ha consumato per molto tempo quantità rilevanti di cocaina; dichiara di avere consumato anche cannabis e alcolici.

La diagnosi che il Perito d’ufficio pone è quella di disturbo dell’adattamento con umore depresso, secondo i canoni del DSM IV, “per ora di entità non particolarmente grave, ma da seguire clinicamente”. Senza dubbio alcuno possono esistere casi di disturbo dell’adattamento più gravi di quello di cui ci stiamo occupando, ma di certo a me pare sufficientemente grave da richiedere cure più efficaci di quelle che sta praticando. Anche ammettendo che la diagnosi indicata, nella sua genericità, sia giusta (e in effetti lo Zappata presenta un disturbo- che viene riferito alla carcerazione- e presenta evidentissimi segni di depressione importante), occorre fare riferimento alla terapia ed alla prognosi.

La terapia attualmente consiste in un antidepressivo e tranquillanti; il carcere non è strutturalmente in grado di fornire un supporto psicologico per chi ne abbia bisogno, anche se esiste un servizio psichiatrico. Di fatto, lo Zappata non ha avuto alcun miglioramento, e, se è lecito fare una prognosi, non potrà averlo nelle presenti condizioni. Afferma il Perito che le condizioni neuropsichiche dello Zappata non risultano al momento di gravità tale da ritenerle incompatibili con il regime carcerario, e dice anche che “la detenzione svolge un ruolo causale nella suddetta patologia, che è da considerarsi reattiva e pertanto non facilita la risoluzione della patologia lamentata”. Secondo logica, questa affermazione, che la detenzione svolge un ruolo causale nella suddetta patologia, significa soltanto che essa patologia è incompatibile con il regime carcerario, perché questo l’ha prodotta e la mantiene, e le terapie che vengono praticate non sono utili.

Non si può dimenticare che lo Zappata è un assuntore cronico di cocaina, e il carcere non può fare nulla per offrire ai tossicodipendenti una prospettiva diversa. Non posso dimenticare di essere medico per il solo fatto di essere un consulente di parte. Credo di essere certo che lo Zappata, se per qualsiasi ragione uscisse ora dal carcere, correrebbe a riempirsi le narici di cocaina. Ma questo non deve accadere, perché lo Zappata è ancora giovane e può essere recuperato ad una vita attiva in assenza di cocaina. La sua alternativa non può e non deve essere fra la disperazione del carcere e l’effimera euforia della droga.

Per queste ragioni, e sulla base di considerazioni di ordine medico, chiedo che il detenuto venga trasferito in una comunità terapeutica chiusa, in cui sia curato, controllato, rieducato e da cui non possa uscire, perché al momento questo sembra essere l’unico modo per tenerlo lontano dalla droga. E perché tenerlo in carcere significa un immediato ritorno alla cocaina, non appena ne abbia la disponibilità.

Roma, 14 luglio 2008

1                       o

Prof. dr Giusto Giusti

Ordinario di Medicina legale

Università di Roma "Tor Vergata"

 

sabato 17 novembre 2012

ELOGIO DELLA STUPIDITA'

Clandestino rifiuta di lasciare l'ospedale:costa 900 euro al giorno

VENEZIA (29 marzo) - Un tunisino clandestino, ricoverato da mesi all'ospedale di Mestre (Venezia), rifiuta di lasciare il posto letto costando alla collettività 900 euro al giorno. L'uomo lo scorso novembre era finito sotto un treno, perdendo entrambe le gambe, durante una fuga dai carabinieri che stavano tentando di prenderlo, essendo accusato di avere accoltellato la convivente. Il tunisino, in seguito all'incidente è stato ricoverato all'ospedale, ma una volta finite le cure, ha rifiutato di lasciare il posto letto vani sono risultati tutti i tentativi per farlo dimettere. Inutile anche il decreto di espulsione emesso dalla Questura. Il Governo tunisino informato, non ha mai risposto alle sollecitazioni del Ministero degli Esteri italiano. Così l'uomo, pregiudicato e più volte arrestato, rimane a carico della Asl veneziana che gli garantisce vitto e alloggio per 900 euro al giorno.Antonio Padoan, direttore generale dell'azienda sanitaria veneziana, commentando la vicenda dice che «sempre più stranieri clandestini utilizzano i servizi sanitari degli ospedali in sostituzione dell'assistenza sanitaria, facendosi curare anche i denti». Oltre al tunisino l'ospedale veneziano paga mille euro al giorno per curare un ucraino clandestino emofiliaco. (da repubblica.it 29 marzo)

Madre denuncia figlio, strage sventata

Blaec Lammers, 20 anni, voleva ripetere la stessa carneficina del 20 luglio, in Colorado. Il massacro sarebbe avvenuto in un cinema nel Missouri, dove si proiettava l'ultimo episodio di «Twilight». Armi e munizioni trovate in casa

Madre denuncia figlio, strage sventata
Blaec Lammers, 20 anni, voleva ripetere la stessa carneficina del 20 luglio, in Colorado. Il massacro sarebbe avvenuto in un cinema nel Missouri, dove si proiettava l'ultimo episodio di «Twilight». Armi e munizioni trovate in casa
NEW YORK - Era pronto a compiere una nuova strage in un cinema, come quella del 20 luglio scorso ad Aurora, Colorado, quando James Holmes uccise 12 persone e ne ferì 58 alla prima del film «Batman». Il ventenne Blaec Lammers aveva invece scelto come teatro del massacro un cinema di Bolivar, in Missouri, dove si proiettava l'ultimo episodio della saga di Twilight.
DENUNCIATO DALLA MADRE - A fermare il folle piano è stata la madre del ragazzo, insospettita dal fatto che il figlio - che da tempo soffriva di disturbi mentali - aveva smesso da alcuni giorni di prendere alcuni psicofarmaci. La donna ha poi scoperto che il ragazzo aveva nascosto in casa armi e munizioni acquistate nelle settimane precedenti, e si è quindi decisa ad avvertire la polizia chiamando il 911, il numero di emergenza negli Stati Uniti.
LA CONFESSIONE - Lo stesso giovane, una volta fermato, ha confessato il suo piano criminale. Un piano terribile, secondo cui il ragazzo avrebbe compiuto una vera e propria carneficina nel cinema, recandosi poi in un vicino centro commerciale per sparare all'impazzata tra la folla. La sua intenzione - come ha raccontato ancora agli agenti - era poi quella di suicidarsi una volta arrivato davanti al più vicino posto di polizia.
PRECEDENTE ARRESTO - Il giovane era già stato arrestato nel 2009 dopo aver annunciato che avrebbe pugnalato uno alla volta tutti i dipendenti di un supermercato della catena Wal-Mart. E malgrado tutto ciò ha ottenuto del tutto legalmente le armi con cui progettata la carneficina.

Australia, bimba di 7 anni divorata
da un coccodrillo mentre nuotava

La piccola era in un laghetto con la famiglia. Un ranger ha ucciso un rettile: nella pancia trovati resti umani

Australia, bimba di 7 anni divorata
da un coccodrillo mentre nuotava
La piccola era in un laghetto con la famiglia. Un ranger ha ucciso un rettile: nella pancia trovati resti umani
Una bambina australiana di sette anni sarebbe stata divorata da un coccodrillo. La piccola è stata trascinata sott'acqua dal rettile, lungo 2,5 metri, mentre stava nuotando con tutta la famiglia in un laghetto. La tragedia è avvenuta a Gumarrirngbang, 350 chilometri a est da Darwin, nel Territorio del Nord dell'Australia. Successivamente un ranger ha ucciso un coccodrillo nell'area e all'interno dell'animale sono stati trovati resti umani, forse appunto della piccola.

lunedì 4 giugno 2012

patente


Inanella una serie di infrazioni da record:
58enne perde tutti i punti della patente

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TRIESTE - Ha perso tutti i punti patente in una volta sola. È una multa da record quella rifilata dagli agenti della Polizia locale ad triestino di 58 anni, M.R., alla guida di una Fiat Multipla. Fermato perché stava facendo un sorpasso azzardato in corrispondenza di un incrocio nella periferia di Trieste, è fuggito nonostante l'alt intimatogli dagli agenti. Bloccato a qualche chilometro di distanza, è stato sottoposto all'alcoltest, risultando positivo per due volte di fila con valori pari al quadruplo rispetto al tasso consentito per legge.

Alla richiesta dei documenti la situazione, già pessima, è peggiorata ulteriormente: revisione scaduta a giugno 2010, esposizione sul parabrezza di un contrassegno assicurativo falso e completa assenza dell'assicurazione Rca. Un vero e proprio en plein che gli è costato la perdita di tutti i punti patente. A questo si aggiunge la confisca del veicolo, la sospensione della patente da 1 a 2 anni, mentre sarà il giudice a stabilire l'ammenda per guida in stato d'ebbrezza (da 1.500 a 6.000 euro) e l'eventuale arresto da sei mesi a un anno.
Lunedì 24 Ottobre 2011 - 13:07    Ultimo aggiornamento: Martedì 25 Ottobre - 19:45

sabato 2 giugno 2012

spegni la luce!


LOS ANGELES

Quel neon dimenticato acceso per 77 anni
«Una bolletta da 17 mila dollari»

In una caffetteria, coperto da un pannello, è sopravvissuto a tutte le ristrutturazioni: dal 1935 non è mai stato spento

Il neon, mai spento dal 1935, nella Clifton’s CafeteriaIl neon, mai spento dal 1935, nella Clifton’s Cafeteria
La luce era fievole. Andrew Meieran, all’inizio, ha pensato che fosse solo il riflesso della lampada tascabile con cui stava ispezionando un ripostiglio della Clifton’s Cafeteria, il vecchio ristorante che stava ristrutturando nel centro di Los Angeles. Invece, spenta la torcia, il bagliore continuava a trapelare da un angolo del muro. Meieran ha grattato via un pezzo del rivestimento e ha scoperto un neon dietro a un pannello. Era acceso da 77 anni. «Non ci potevo credere», ha raccontato alla tv locale KTLA. La lampada è stata installata nel bagno delle donne dal primo proprietario del locale, Clifford Clinton, nel 1935, quando i neon erano ancora una novità (il primo è del 1923). Serviva a illuminare, in un tripudio di kitsch, una delle stampe semitrasparenti di scene montane con cui era decorato tutto il locale. Nel 1949 da un angolo del bagno fu ricavato il ripostiglio e il neon venne coperto con un pannello. Qualcuno però si scordò di scollegarlo dall’elettricità.
MAI SPENTO - È sopravvissuto ad anni di attività del ristorante, varie ristrutturazioni e numerosi terremoti, in una delle zone più sismiche del Paese. Senza mai spegnersi. «Sarà costato 17 mila dollari (circa 13.700 euro, ndr) di bollette», ha stimato Meieran. Finora si riteneva che i neon avessero una durata massima di 40 anni, ma il tubo della Clifton’s Cafeteria era chiuso e costantemente in attività e questo, secondo gli esperti, ne ha prolungato la vita. «Potrebbe essere il più antico ancora funzionante al mondo», ha spiegato al Los Angeles TimesKim Koga, direttrice del Museum of Neon Art della città.
IL CASO DELLA LAMPADINA - La luce eterna è una passione tutta californiana: nella città di Livermore c’è anche la più antica lampadina a incandescenza esistente, accesa dal 1901 in una stazione dei Vigili del fuoco. La scoperta risale al 9 febbraio, adesso l’edificio a quattro piani in cui si trova il ristorante è stato nominato tra i «Tesori di Los Angeles» per il suo valore «storico» (i siti archeologici della California di solito risalgono all’Ottocento). Meieran, che l’ha pagato tre milioni e mezzo di dollari (2,8 milioni di euro) e ne spenderà altrettanti per ristrutturarlo, ha assicurato di voler riportare il locale alla sua forma originaria. Compresa una ricostruzione (anche se solo parziale) del pannello retroilluminato con le scene montane.
Elena Tebano2 giugno 2012 | 8:08

venerdì 1 giugno 2012

genitori uccisi


L'ALLARME DATO DAL FIGLIO IN MATTINATA

Gavardo, marito e moglie assassinati:
ritrovati in casa con un sacchetto sulla testa

Le vittime sono Pietro Antonelli e Alba Chiodi, due insegnanti in pensione; dentro e fuori l'abitazione trovate tracce di sangue

La casa dove sono stati trovati i cadaveri (Fotogramma/Bs)La casa dove sono stati trovati i cadaveri (Fotogramma/Bs)
Un'altra dura storia di cronaca nera scuote il Bresciano. A Gavardo, in un'abitazione di via Bartolotti, sono stati rinvenuti due cadaveri. Si tratta di una coppia, marito e moglie: Pietro Antonelli (65 anni) e Alba Chiodi (62 anni), due insegnanti in pensione. A trovarli il figlio Marco, 27 anni, che è stato ricoverato in ospedale sotto choc.Il giallo di Gavardo, coniugi trovati morti in casaIl giallo di Gavardo, coniugi trovati morti in casa    Il giallo di Gavardo, coniugi trovati morti in casa    Il giallo di Gavardo, coniugi trovati morti in casa    Il giallo di Gavardo, coniugi trovati morti in casa    Il giallo di Gavardo, coniugi trovati morti in casa
Intorno all'ora di pranzo un conoscente ha suonato a casa Antonelli, ma non ha ricevuto risposta. Ha quindi suonato il campanello del figlio, che abita nella mansarda sopra i genitori. Stava ancora dormendo, visto che non ha un lavoro. Si è svegliato ed è sceso preoccupato in casa di mamma e papà, dove ha fatto la macabra scoperta ed ha chiamato il 118 e i carabinieri. Pietro e Alba avevano entrambi un sacchetto di plastica in testa. Per la casa e all'esterno dell'abitazione c'erano tracce di sangue. Dettagli fondamentali di quello che con certezza è un duplice omicidio. Ne dà conferma il colonnello Marco Turchi, comandante provinciale dell'Arma. Al momento sono in corso le prime indagini (coordinate dal pm Claudio Pinto) dei Carabinieri e dei Ris, che stanno procedendo con i rilievi. I Vigili del Fuoco hanno scandagliato anche il greto del vicino fiume Chiese ed è stata tagliata l'erba in giardino, alla ricerca di elementi importanti per le indagini. Le vittime potrebbero essere state prima colpite con un bastone o una spranga. Questo spiegherebbe anche le tante tracce di sangue intorno all'abitazione.
I coniugi Antonelli erano persone stimate in paese. Entrambi con tanti anni di docenza alle spalle, lui era stato professore alle scuole medie, presidente dell'ente morale «Quarena» che gestisce la scuola materna del paese, ed era volontario nella locale sezione del sindacato pensionati della Cgil. Proprio lì era atteso in mattinata. La moglie, ex maestra d'asilo, in giornata avrebbe dovuto sottoporsi ad un piccolo intervento di chirurgia estetica. I vicini affermano di averli visti per l'ultima volta mercoledì sera. Commenti abbottonati sul figlio, che non ha terminato gli studi e non aveva un impiego. In termini sociologici un neet (acronimo anglofono di "not in education, employment or training"), taciturno e schivo.
Redazione Online31 maggio 2012 (modifica il 1 giugno 2012)

famiglia distrutta


LA TRAGEDIA DI VIA CREMONA a Brescia

Le lacrime di seicento persone
per i piccoli Turrini

Folla commossa ai funerali di Samuele, Emanuela e Marco Turrini. I bimbi tumulati a Remedello, il padre alla Volta

(Fotogramma)(Fotogramma)
Nessuno è riuscito a trattenere le lacrime. Nessuno delle oltre seicento persone presenti sul sagrato e dentro la chiesa di Santa Maria della Vittoria per dare l'ultimo saluto a Samuele ed Emanuele, lanciati nel vuoto lunedì 21 maggio da papà Marco, che poi li ha seguito nel folle volo. Le bianche bare sono arrivate alle 15.30 con mamma Elena Morè sorretta fisicamente e psicologicamente da sua madre e da un amico carabiniere.I funerali dei TurriniI funerali dei Turrini    I funerali dei Turrini    I funerali dei Turrini    I funerali dei Turrini    I funerali dei Turrini
Padre Francesco Ferrari ha cercato di confortare parenti e conoscenti con le parole della Fede. Ma la commozione offusca occhi e menti dei presenti e anche il cielo là fuori si vela di tristezza.
I corpicini dei bimbi verranno tumulati a Remedello, paese d'origine di Elena Morè. Papà Marco al cimitero della Volta.
Redazione Online24 maggio 2012 | 20:53

stalking


IL FATTO AVVENUTO A TIVOLI

Sgozza l'ex davanti a figlio di 2 anni

La ragazza, una 23enne, è morta in ambulanza: l'omicida l'aveva pedinata per tutto il giorno. Dopo averla colpita con un coltello, l'uomo si è ferito alla gola: è in fin di vita

ROMA - Prima l’ha inseguita per tutto il giorno, incalzandola anche sul posto di lavoro. Poi, giovedì notte, poco dopo le 23, l’ha convinta a farlo salire sull’auto della madre e lì l’ha uccisa a coltellate davanti al figlioletto di lei, di due anni, terrorizzato. Una tragedia, ancora una volta di stalking, a Tivoli, alle porte di Roma.
MORTA IN AMBULANZA - La vittima, Claudia Bianca Benca, romena di 23 anni, è stata soccorsa da alcuni passanti che hanno sentito le sue urla disperate in piazza delle Nazioni Unite provenire da una Renault Twingo. A bordo, sui sedili posteriori, c’era anche l’ex fidanzato respinto ancora una volta, Andrej Scirpcariu, coetaneo della ragazza, anche lui ferito all’addome e alla gola con un grosso coltello. I soccorritori e i poliziotti giunti sul posto hanno messo al sicuro il bambino e poi hanno trasportato i due all’ospedale di Tivoli: la giovane è morta in ambulanza, mentre l’altro è ricoverato in gravissime condizioni al Policlinico Umberto I di Roma.
LASCIATO DA TEMPO - Claudia, secondo la ricostruzione degli investigatori, aveva già lasciato da tempo il ragazzo che però non aveva mai accettato la fine della loro relazione. Giovedì la situazione è degenerata nel sangue.
Rinaldo Frignani1 giugno 2012 | 16:53

gelosia


Stalking, uccisa davanti alla figlia
l'assassino fugge, poi si spara

Omicidio-suicidio a Cesena: uccisa una donna di 44 anni, con due colpi di pistola, da un ex fidanzato, già denunciato due mesi fa per molestie. L'assassino si è poi rifugiato nel Duomo di Cervia. Dopo ore di trattative, si è sparato al cuore.

Si è ucciso sparandosi un colpo al cuore all'interno del Duomo di Cervia, nel quale si era asserragliato per sfuggire alle forze dell'ordine, l'uomo di 60 anni che questa mattina ha ucciso a Cesena la sua ex amante. Secondo quanto riferito finora, all'improvviso, mentre stava parlando con i negoziatori, si è sparato un colpo di pistola al petto. E' morto poco dopo, nonostante i tentativi di rianimarlo.

La drammatica sequenza è iniziata questa mattina a Cesena, dove una donna di 44 anni, Sabrina Blotti, era stata uccisa in via Mameli da due colpi di pistola. Lo sparatore era poi fuggito in auto. La donna era appena uscita di casa insieme alla figlioletta di 5 anni e la stava portando all'asilo, quando l'ex fidanzato 60enne, con cui aveva avuto una breve relazione, l'ha fermata. Durante la lite l'uomo avrebbe estratto la pistola e sparato, ferendo mortalmente la donna. Dopo essersi dato alla fuga, l'uomo si era poi asserragliato all'interno del Duomo di Cervia,  in trattativa con ufficiali e mediatori.

Due mesi fa la vittima aveva denunciato il presunto assassino per stalking e atti persecutori. La donna lascia la piccola di 5 anni, che ha assistito alla violenta scena, e un altro figlio che al momento della sparatoria era già a scuola. A chiamare il 118 e i Carabinieri, alcuni operai che erano a lavoro in un edificio di via Mameli. Inutile la corsa disperata dell'ambulanza verso l'ospedale Bufalini di Cesena, dove la donna è morta per le gravissimi ferite riportate.

Asserragliatosi all'interno del 
Duomo di Cervia, l'uomo si era  appoggiato all'altare con in mano la pistola, puntata ora verso il volto, ora verso il petto. Nel Duomo, per tentare una mediazione, erano arrivati il parroco, don Umberto Paganelli, il procuratore capo di Ravenna, Roberto Mescolini e i sostituti, Roberto Ceroni - Pm di turno - e Angela Scorza. Con loro anche i vertici di Polizia e Carabinieri di Cesena e Ravenna, cui, in seguito, si sono aggiunti il procuratore capo di Forlì-Cesena e il vescovo di Ravenna, monsignor Giuseppe Verucchi.

Fuori dal Duomo, che si trova nel cuore della cittadina romagnola, l'area era stata transennata e isolata dalla forze dell'ordine. Nel primo pomeriggio l'uomo ha chiesto acqua da bere e un secchio, e avrebbe spiegato che la sua intenzione era di spaventare l'ex fidanzata, non di ucciderla.
(31 maggio 2012)


scheletro a Napoli


IL MISTERO DELLE OSSA RITROVATE NELLO SCAVO PER IL METRÒ

Lo scheletro nel cantiere di via Medina?
Potrebbe essere quello di un musulmano

La sua posizione è orientata verso la Mecca
L'archeologa Giampaola: «Ipotesi probabile, è rivolto
su un fianco come accade nelle sepolture arabe»

Sembra che dorma. Macché: prega rivolto verso la Mecca.Il mistero dello scheletro di via Medina diventa interreligioso. La posizione nella quale è stato rinvenuto durante lo scavo della metropolitana di piazza Municipio, infatti, fa ipotizzare che quel signore alto vissuto - e morto - tra il VII e VIII secolo d. C. a Napoli fosse di religione musulmana.

La supposizione che circola nei dintorni del cantiere dove l'uomo misterioso è diventato una piccola star postuma per la casuale centralità urbana del suo rinvenimento trova conferma nelle parole dell'archeologa Daniela Giampaola della Soprintendenza di Napoli.
In via Medina un devoto di Allah (non fa una grinza).«Certo potrebbe essere. L'orientamento dello scheletro ricorda alcune sepolture siciliane ed è noto che, sull'isola, la presenza araba è stata rilevante. Il tipo di tomba e questa peculiare posizione potrebbero indicare dunque un uomo di religione musulmana. Ma si tratta solo di due dei tanti elementi che un archeologo prende in considerazione. La verità è che ci troviamo di fronte a un ritrovamento complessivamente ordinario che, probabilmente per la centralità dello scavo, ha destato tanto scalpore. Di scheletri del genere ci capita di trovarne molti, ma questa volta il cantiere era senza paratie, esposto allo sguardo di tutti. Non capisco il perché di tanta curiosità...».
Magari perché uno se lo trova sotto gli occhi mentre va al lavoro. Magari perché la morte è una notizia anche se non freschissima, ma di 1400 anni fa circa. Magari perché a Napoli la morte, i teschi, le «presenze» sono antropologicamente e mistericamente contigue alla vita più che in ogni altro posto d'Italia e forse del mondo.
«Certo sarà per questi motivi. Ma ribadisco: di scheletri tardo antichi ne troviamo tanti e quando capita in cantieri privati l'effetto è contrario a questo. Anzi, si occulta la notizia e se interveniamo come archeologi ci fanno anche causa sostenendo che siamo responsabili di ritardi ai lavori».
Ma come mai quel signore, musulmano, pagano o cristiano che fosse, si trovava proprio lì? C'era una necropoli o, diciamo così, l'avevano sepolto in giardino?
«La città tardo-antica è piena di aree con piccoli nuclei di necropoli che occupano spazi inizialmente destinati ad altre funzioni urbane. In questo periodo l'iniziale e netta distinzione greca tra la città dei vivi e quella dei morti sfuma del tutto». E continuerà così per un po'.
Natascia Festa31 maggio 2012

cannibalismo


STATI UNITI, NUOVO CASO DI CANNIBALISMO

Uccide compagno di stanza e ne mangia il cuore

Baltimora, Alexander Kinyua, 21 anni, ha confessato l'omicidio alla polizia. Viveva con la vittima a casa dei genitori

Alexander Kinyua (The Baltimore Sun) Alexander Kinyua (The Baltimore Sun)
MILANO - Prima lo ha ucciso, poi ha mangiato cuore e parte di cervello. Nuovo caso di cannibalismo scuote gli Stati Uniti. E in particolare la città di Baltimora, Maryland. Uno studente di 21 anni, Alexander Kinyua, ha confessato l'omicidio del compagno di stanza Kujoe Bonsafo Agyei-Kodie, di origini ganesi.
LA VICENDA- Kinyua è stato arrestato martedì nella sua casa di Harford County, dopo che il fratello ha scoperto testa e mani di un uomo. La vittima viveva nella casa di famiglia come studente fuori sede. Ed era scomparso il venerdì precedente. Secondo la famiglia era uscito per andare a correre, poi non è più tornato. Kinyua ha confessato tutto alla polizia.
I PRECEDENTI- Solo sabato scorso un uomo era stato ucciso dalla polizia mentre, nudo per le strade Miami, divorava il volto di una persona senza fissa dimora. Il delitto potrebbe essere dovuto in seguito ad un nuovo tipo di droga sintetica che l'uomo avrebbe consumato, ha detto la polizia. Mentre in Canada, dove un porno attore, Luka Rocco Magnotta, avrebbe ucciso e smembrato un uomo, per poi mettere il video dell'omicidio su internet e spedire parti del corpo della vittima in pacchi postali.
Redazione online1 giugno 2012 | 8:34

mercoledì 30 maggio 2012

curiosità


SVISTE «ELETTORALI»

Candidato copia programma da Genova
e propone il porto a Paternò (senza mare)

Il web si scatena con una ricca gallery di fotomontaggi
e c’è chi proclama la "Repubblica Marinara di Paternò"

CATANIA - Clamorosa svista in un programma elettorale
per le amministrative, a Paternò: un candidato copia da un suo «collega» genovese e propone un porto per la cittadina dove il mare non c'è. Spiagge dorate con ombrelloni, tramonti con le palme, "noci di cocco dell'Etna". Sono le cartoline da Paternò, in provincia di Catania.
«Paternò a mare», i fotomontaggi-burla
Dove c'è il mare, almeno secondo il programma elettorale di un aspirante consigliere comunale. In vista delle amministrative, infatti, l'uomo ha promesso di realizzare un porto in città: ma è stata una promessa a sua insaputa, visto che se n'è accorto solo dopo averla presentata. Il "ragionier x", infatti, ha fatto "copia e incolla" dal programma elettorale di un candidato di Genova che, lui sì, poteva promettere agli elettori mari e monti.
IRONIA IN RETE - Un capoverso, infatti, recita: "Rifacimento dell'area portuale, dell'industria navale e del lungomare". Una svista, fatta da lui stesso o dai suoi collaboratori. Ma, dopo la figuraccia, è iniziato lo sfottò dei suoi compaesani su Facebook: oggi il gruppo "Paternò a mare" - nato dal precedente "Sporchiamo il Comune?" contro l'affissione selvaggia - è formato da oltre 2mila persone. Con un ricca gallery di fotomontaggi: si va da "Via dei Platani beach" dove c'è chi scorrazza sulla moto d'acqua, ai cartelli "Benvenuti a Paternò città del mare", alla gara di off-shore. I goliardi paternesi hanno modificato la cartina geografica della Sicilia creando il "Golfo di Paternò", indetto un concorso pubblico per il "guardiano del faro", segnalato gabbiani sui tetti, perfino proclamato la "Repubblica Marinara di Paternò". Senza dimenticare i prodotti tipici: l'"arancia di mare" di Paternò e, per la barca-simbolo dell'America's Cup, il nuovo nome "Arancia rossa".

SATIRA ANCHE SULL’AEROPORTO - Con un occhio alle cronaca, pubblicizzando crociere lungo le coste del paese, e raccontando perfino gli sbarchi dei migranti. Satira pure sul fantomatico aeroporto da costruire in paese: visto che Paternò è conosciuto per le rane, la compagnia aerea non può che chiamarsi la "Larunghiairlines". Accanto ai messaggi ironici, pure un momento di riflessione: lo fa il sacerdote don Salvatore Alì che scrive in un post: "Se Paternò fosse stato un paese di mare sarebbe stato completamente diverso ma purtroppo la cruda realtà ci dice che è sempre un paese "da chiana". Comunque questa pagina ci aiuta a sognare e sognare fa bene". Eppure, facendo un giro per le strade della cittadina, qualche spunto reale si trova: a Paternò, per esempio, c'è la sede locale dell'Associazione Nazionale Marinai d'Italia.
Fonte Italpress05 maggio 2012 (modifica il 10 maggio 2012)

giovedì 24 maggio 2012

bimbo scomparso 33 anni fa


NEL 1979 ETAN AVEVA SEI ANNI QUANDO SCOMPARVE SENZA LASCIARE PIÙ TRACCE

Trentatrè anni dopo la confessione dell'omicida
«Così ho ucciso il piccolo Etan Patz»

Alle sbarre Pedro Hernandez che racconta: «L'ho adescato offrendogli delle caramelle, poi l'ho ucciso a coltellate»

dal nostro corrispondente  ALESSANDRA FARKAS


NEW YORK – «L’ho adescato offrendogli delle caramelle prima di ucciderlo a coltellate, smembrando il suo cadavere e gettandolo nella spazzatura dentro sacchi neri di plastica». Si conclude così, a 33 anni esatti dalla sua sparizione, il tragico caso di Etan Patz scomparso misteriosamente il 25 maggio 1979 all’età di 6 anni mentre quella mattina si stava recando alla fermata dell’autobus per andare a scuola. La svolta è avvenuta mercoledì sera quando gli agenti della NYPD hanno arrestato un uomo in New Jersey, Pedro Hernandez, che dopo un serrato interrogatorio ha confessato l’orribile crimine. Secondo laNBCl’uomo era noto alla polizia già da allora. Hernandez viveva e lavorava nello stesso quartiere di Lower Manhattan quando Etan sparì.
LA CONFESSIONE - «Ha confessavo la propria colpe
Il piccolo Etan Patz scomparso all'età di sei anni senza lasciare tracceIl piccolo Etan Patz scomparso all'età di sei anni senza lasciare tracce
volezza ai detective della NYPD», recita la dichiarazione del Commissario newyorchese Raymond Kelly. Ma i media americani rimangono scettici. «Questa storia è tutta da verificare», scrive il New York Times. La scomparsa di Etan aveva commosso l’America, tanto da fare del piccolo il più famoso “Bambino scomparso” nella storia della città di New York. Il suo caso inaugurò l’era dell’ansietà tra i genitori americani (fino ad allora era normale lasciare andare i figli a scuola da soli anche in una città come Manhattan) dando vita al movimento dei “Missing Children” la cui effige viene ancora stampata sui cartoni del latte. Proprio il mese scorso l’FBI aveva improvvisamente riaperto le indagini mettendo a soqquadro lo scantinato appartenente al manovale Othniel Miller in un building di Soho limitrofo alla casa di Etan. Le ricerche sono state però poi interrotte senza nulla di fatto scagionando così Miller, inizialmente sospettato.
24 maggio 2012 | 18:35