giovedì 31 marzo 2011

delitto dell'Olgiata

LA SVOLTA
Delitto Olgiata: il pm chiede convalida arresto Reves per omicidio volontario
Nuove conferme dell'esame Dna che accusa il filippino dell'assassinio della contessa Filo Alberico Della TorreNOTIZIE CORRELATE
Nobildonna, 007 e false piste: 20 anni di vite spezzate di P. Conti (30 mar'11)
Delitto Olgiata: trovato Dna maschile (5 giugno 2008)
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Delitto Olgiata: il pm chiede convalida arresto Reves per omicidio volontario

Nuove conferme dell'esame Dna che accusa il filippino dell'assassinio della contessa Filo Alberico Della Torre

ROMA - Il pm Francesca Loy ha inviato al gip la richiesta di convalida del fermo di Winston Manuel Reves, 40 anni, fermato dai carabinieri del provinciale di Roma per l'omicidio della contessa Alberica Filo Della Torre, uccisa il 10 luglio del 1991 nella camera da letto della propria abitazione, all'Olgiata, a Roma. L'accusa è omicidio volontario. L'interrogatorio di garanzia si terrà con ogni probabilità domani o dopodomani L'ulteriore conferma che il dna sul lenzuolo che ha incastrato l'uomo era proprio suo, è arrivata anche da una comparazione svolta la notte scorsa. Dopo essere stato portato nel carcere di Regina Coeli sulla base del decreto di fermo, a Reves è stato prelevato un campione intorno alle due di notte, che è poi stato confrontato con quello in possesso dagli inquirenti che lo acquisirono nel 2007 con un tampone salivare. Da qui la conferma della coincidenza al 100% del dna dell'indagato con la traccia ematica individuata sul lenzuolo usato per strangolare la nobildonna.


Reves all'epoca del delitto (Proto)
ULTERIORI CONTROLLI - Per fugare però qualsiasi dubbio, anche sulla conservazione del campione, è stato deciso di svolgere un’ulteriore comparazione, dopo gli esami svolti dal Ris di Roma e che hanno portato all’arresto. In precedenza, nel 2007, lo stesso sangue era risultato compatibile in undici punti. La differenza rispetto agli esami odierna è dovuta all’uso di tecniche d’avanguardia. Un esame lungo che ancora deve concludersi quello sui reperti che gli inquirenti hanno dovuto recuperare nei diversi laboratori dove erano stati portati per svolgere esami. Tra questi i laboratori del Ris di Parma e di esperti della struttura di medicina legale dell’università La Sapienza. Il lenzuolo è stato completamente esaminato: delle 51 tracce ematiche, 50 di un colore più vivido sono della contessa, una quella riconducibile a Winston di un colore più chiaro, sangue misto a siero determinato dall’abrasione al gomito sinistro riscontrata sul filippino all’indomani del delitto.


Alberica Filo Della Torre (Ansa)
I POSSIBILI MOVENTI - Sono due le ipotesi che gli investigatori tengono presenti per stabilire quale fu il movente del delitto della contessa. Una prima ipotesi riguarda i contrasti che Manuel Winston Reves, l'ex domestico filippino della contessa, avrebbe avuto con la Filo della Torre a proposito di un prestito di un milione e mezzo di lire che non sarebbe stato restituito. Quanto alla seconda ipotesi, basata sulla ricostruzione della vicenda fin dall'origine, secondo gli investigatori il filippino potrebbe essere entrato nella villa Mattei per rubare dei gioielli, che sapeva dove erano conservati. In effetti, l'ex domestico conosceva la combinazione della serratura che consentiva di passare dal garage alla casa. Tra l'altro il fatto che i due cani presenti nella villa, un mastino e uno yorkshire, non abbiano abbaiato fa pensare che l'assassino fosse conosciuto dagli animali. Secondo la ricostruzione dei fatti, l'assassino, sorpreso dalla contessa, avrebbe lottato con lei che poi morì dopo essere stata colpita con uno zoccolo e strangolata anche con il lenzuolo.

VERSO ARCHIVIAZIONE PER IACONO - E' destinata a finire in archivio la posizione di Roberto Iacono, altro storico indagato per l’uccisione della contessa Alberica Filo Della Torre. Iacono, figlio della maestra che nel pomeriggio si recava a casa Mattei per curare gli studi della figlia della coppia, finì nel mirino degli investigatori fin all’indomani del delitto. Il ragazzo, che aveva problemi di salute, frequentava abitualmente la villa per i rapporti che la madre aveva con la contessa. Alla luce degli esami del dna e del lavoro della squadra "Cold Case" dei carabinieri della I sezione del nucleo investigativo di via In Selci, che incastrano Winston Manuel Reves, la procura è intenzionata a chiedere al gip di archiviare la posizione di Iacono. Un’istanza questa, che sarà formulata non appena saranno terminati gli esami sui reperti.



«SONO INNOCENTE» - «Sono innocente». Due parole per allontanare un'accusa infamante e un passato che ritorna. Manuel Winston Reves, fermato per l'omicidio della contessa Alberica Filo della Torre, le ha ripetute oggi ai suoi avvocati. E sono anni che le dice alla moglie Rowena. E ai suoi datori di lavoro. Ma da oggi quei sospetti nei suoi confronti sono riaffiorati tra l'incredulità e lo sgomento delle famiglie che finora lo avevano accolto. È un «domestico modello», spiega chi lo conosce. Lui e sua moglie Rowena, una connazionale con la quale è sposato da 14 anni e dalla quale ha avuto tre figli, hanno lavorato presso famiglie facoltose di Roma. Una coppia di domestici molto richiesta nella Capitale e che vantava referenze di tutto rispetto per i suoi modi gentili, tanto che per diversi anni era stata assunta anche dalla famiglia dell'ex-presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo. «È un uomo buono, ci ha aiutati durante alcuni momenti di difficoltà. Gli abbiamo affidato i nostri due figli. Uno di loro oggi ha chiesto di lui, lo accompagnava sempre a scuola. Era 'l'idolò delle mamme della scuola», spiegano gli attuali datori di lavoro, una facoltosa coppia di ex-imprenditori nel campo dell'editoria.

LA FAMIGLIA - Da tre anni Winston vive con loro in quella casa romana lussuosa di due piani in zona Aurelia assieme a sua moglie Rowena. Entrambi aspettano che i loro tre figli di 15, 14 e 11 anni finiscano le scuole nelle Filippine e poter venire a Roma. E una di loro sembra marchiata inevitabilmente da un passato che il domestico non voleva comunque dimenticare del tutto. Winston ha chiamato la sua prima figlia Alberica, proprio come la contessa che secondo i pm ha assassinato venti anni fa e per la quale aveva lavorato solo due mesi. Ma il domestico aveva tentato di superare quella vicenda scomoda, ricordandola ai suoi datori di lavoro ogni volta che veniva assunto presso una nuova famiglia. E poi lavorava sodo. Da umile factotum: giardiniere, autista, domestico. Gli unici spazi liberi che si concedeva erano dedicati alla sua spiritualità. Assieme alla moglie frequentava le associazioni cattoliche, andava a messa e ogni tanto si isolava nelle sue lunghe passeggiate. Quando ricordava voleva restare solo. «Lui è innocente e spero che Dio non dorma in questa storia. Conosciamo tante persone qui in Italia. Mio marito è una persona semplice e molto affettuosa, mi ha sempre detto che non c'entra nulla con le accuse che gli sono state rivolte», dice sua moglie in lacrime. Ieri sera, durante le ore dell'arresto, lei non lo vedeva tornare e ha appreso la notizia dai datori di lavoro, che hanno visto scioccati le immagini del domestico in tv.

red. on.
30 marzo 2011(ultima modifica: 31 marzo 2011)

giovedì 24 marzo 2011

omicidio a Terni

Un quarantatreenne fredda a fucilate la donna e si consegna alla polizia
TERNI
Ha ammazzato la moglie con un colpo di fucile davanti ai bambini di tre e sette anni. Poi, a piedi, è uscito di casa ed è andato a costituirsi in questura: «Sono stato io». E’ finita così, con la corsa delle volanti verso l’abitazione della coppia, la giornata di follia di un quarantatreenne di Terni. Nell’appartamento di Via Brodolini, vicino al cadavere della donna, una trentacinquenne pugliese, gli agenti hanno trovato i due figli, sotto choc.

mercoledì 23 marzo 2011

omicidio colposo- suicidio?

TRAGEDIA DELLA STRADA A PALERMO
Giovane investe bimbo e crede di averlo ucciso: così si lancia da un ponte e muore
Il 21enne dopo l'incidente era fuggito senza prestare soccorso. Il piccolo, ricoverato, non è in pericolo di vita


PALERMO - «Quella Smart era lì, per strada. Lui camminava nevroticamente a ridosso della ringhiera». Gli automobilisti che ieri sera hanno attraversato viale Regione Siciliana all’altezza del ponte Corleone, raccontano così la scena che hanno visto coi propri occhi, poco prima di lanciare l’allarme alle forze dell’ordine. Un’angoscia evidente, il senso di colpa, il raptus e infine il lancio. Il gesto estremo è di P.G.M, un ragazzo di 21 anni che, dopo avere investito un bambino di 10 anni, A.C, è fuggito, senza soccorrerlo, per poi decidere di gettarsi dal ponte Corleone. Credeva di averlo ucciso, di avere spezzato una giovane vita. E invece il piccolo era soltanto rimasto ferito.

Un incidente stradale sfociato in una vera e propria tragedia quindi, che aumenta la lunga lista nera di suicidi di cui è stato triste teatro uno dei ponti più antichi del capoluogo siciliano: il 21enne l’ha raggiunto dopo qualche minuto dall’impatto col piccolo. L’incidente è infatti avvenuto in via Capitano Emanuele Basile, dalle parti di Mezzomonreale. Lo schianto è stato immediatamente seguito dalla paura, dal panico e dall’istinto dell’automobilista: il giovane non ha prestato soccorso dandosi ad una disperata fuga, fino alla circonvallazione. Ma non per scamparla. Anzi. Titubante, ha camminato per qualche minuto osservando quel burrone, e poi si è inflitto da solo la condanna, la più dura.

Le telefonate ai vigili del fuoco e ai carabinieri sono arrivate a decine: «C’è un uomo che vuole uccidersi, fermatelo». «Ha abbandonato l’auto e sembra volersi lanciare». E così ha fatto. Ai militari dell’Arma, ai pompieri e al medico legale arrivati sul posto, non è così rimasto che accertare quanto successo, visto che il giovane si è lasciato cadere giù ancor prima che qualcuno lo bloccasse. Il bambino, invece, è stato trasportato d’urgenza all’ospedale Di Cristina, dove è stato ricoverato in prognosi riservata. Non è in pericolo di vita.

Monica Panzica
23 marzo 2011

martedì 22 marzo 2011

accoltellamento

A FIDENE, IN VIA AMLETO PALERMI
Accoltellato a morte in strada
durante una rissa per 10 euro
La vittima, un romano 38enne, è stato colpito più volte da un 52enne con cui aveva un debito. Fermato l'omicida



La zona dove è avvenuto l'omicidio (Proto) ROMA - Omicidio in strada a Roma, in zona Fidene. Un romano di 38 anni è stato accoltellato in via Amleto Palermi, all'altezza del civico 14. La vittima è morta in ambulanza, durante il trasporto in ospedale. Una persona è stata fermata dalla polizia. Si tratterebbe dell'aggressore. Indaga la polizia.


I rilievi della polizia scientifica (Proto) IL DEBITO - L'uomo ucciso sarebbe stato accoltellato durante una rissa venendo ferito con diverse coltellate: al collo, alla mandibola, alla schiena e al costato. Secondo la ricostruzione della polizia, il 38enne sarebbe stato ucciso per un debito di 10 euro da un tossicodipendente di 52 anni. La vittima aveva disagi psichici e secondo una prima ricostruzione aveva litigato con il suo assassino, il quale voleva che gli fossero restituiti i 10 euro che alcuni giorni fa gli aveva dato in prestito.
LA RISSA - I due hanno avuto una prima colluttazione all'interno dell'appartamento dell'omicida, anch'egli rimasto ferito. Poi in strada il cinquantaduenne lo ha colpito con diverse coltellate, prima di pentirsi e cercare di soccorrerlo chiamando il 113. La polizia ha quindi fermato il responsabile dell'accoltellamento.

Redazione online

lunedì 21 marzo 2011

cocaina

TAGLIATA E MESSA SUL MERCATO AVREBBE AVUTO UN VALORE DI CIRCA 50 MILIONI DI EURO
Sequestrati due quintali di cocaina
La droga era all'interno di due container provenienti dal Sud America, nel porto di Gioia Tauro



MILANO - Maxi operazione anti-droga nel porto di Gioia Tauro. Più di 220 chili di cocaina purissima sono stati sequestrati dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria-Gico di Reggio Calabria, coadiuvati da quelli di Gioia Tauro ed in collaborazione con l'Agenzia delle Dogane. La droga si trovava all'interno di due container provenienti dal Sud America. Con quello di sabato, i sequestri di cocaina effettuati dalla guardia di finanza di Reggio Calabria dal primo gennaio 2009 salgono a circa 700 chili mentre, sono stati 114, nello stesso periodo, i soggetti arrestati per traffico di sostanze stupefacenti.


NASCOSTA TRA PESCE E BANANE - La droga era nascosta tra un carico di scatole di pesce surgelato e uno di banane. Una volta tagliata e messa sul mercato, avrebbe avuto un valore di circa 50 milioni di euro. Dopo una serie di incroci documentali e ulteriori controlli eseguiti su numerosi container in transito nel porto di Gioia Tauro, i finanzieri hanno individuato la droga in due contenitori che erano stati imbarcati a Panama. I due container non sono risultati in regola con la documentazione di carico e doganale e quindi sono stati sottoposti a controlli più accurati. La droga era stata nascosta in modo da poter essere facilmente prelevata senza la necessità di usare mezzi meccanici. Il carico più grosso, pari a circa 140 chili di cocaina, era stato nascosto tra scatole di pescato surgelato. In tal modo, i trafficanti ritenevano di essere più garantiti, dal momento che sottoporre a controllo merce facilmente deperibile può significare, in caso di esito negativo, dover rimborsare pesanti oneri al destinatario della merce. Il secondo carico, invece, era nascosto tra le banane provenienti dall'Ecuador. Il confezionamento è risultato simile per entrambi i carichi. Ciò, secondo gli investigatori, conferma che la cocaina aveva la stessa origine.

Redazione online
19 marzo 2011

giovedì 17 marzo 2011

strangolamento

NEL PADOVANO
Strangola il padre malato
davanti agli occhi della madre
Grantorto. Un 46enne, pare con problemi psichici, ha aggredito l'anziano che stava riposando nel salotto di casa. Arrestato


I carabinieri davanti all'abitazione di Grantorto (Bergamaschi)

PADOVA - Livio Stivanin, 46 anni, pare con problemi psichici, avrebbe strangolato il padre Massimiliano di 72 anni nel soggiorno dell'abitazione dove vivevano a Grantorto, nell'Alta Padovana. L'uomo è stato arrestato per omicidio dai carabinieri di Cittadella, chiamati da Bruna Stivanin, la moglie della vittima, che ha assistito impotente alla scena dello strangolamento attraverso una finestra. L'episodio è successo attorno alle 16.30. Nella casa di Grantorto abitavano i due genitori anziani e il figlio di 46 anni. Gli altri quattro fratelli, invece, si erano trasferiti altrove. L'anziano era convalescente per i postumi di un intervento chirurgico alla gamba che gli impediva di camminare correttamente e stava riposando nel divano del salotto. La moglie è uscita di casa per prendere la legna e ha chiesto al figlio di dare un occhio al padre. Quando è rientrata, ha trovato il portoncino della casa chiuso con un giro di chiave. Dall'esterno dell'abitazione, si è affacciata alla finestra che dà sul soggiorno e ha visto il figlio che stringeva le mani al collo del marito. La donna, sconvolta, è corsa dalla figlia che abita vicina per avere le chiavi e chiamare i carabinieri. Quando i militari sono arrivati, per l'anziano non c'era più niente da fare. Il giovane, seduto su una panchina all'esterno dell'abitazione in stato confusionale, è stato arrestato e portato nella caserma di Cittadella.

Ri. Ba.
15 marzo 2011

bancomat

È ACCADUTO A PERO (MILANO) IN UNA FILIALE DELLA BANCA POPOLARE DI MILANO
Tenta di far saltare un bancomat
ma resta ucciso nell'esplosione
L'uomo, un pregiudicato di 50 anni, ha cercato di far esplodere del gas acetilene con un innesco elettrico



Il bancomat coi segni dello scoppio (Fotogramma) MILANO - Si chiamava Antonio Orlando e aveva numerosi precedenti per reati contro il patrimonio, e anche per aver cercato di far saltare altri sportelli bancomat, l'uomo di 50 anni morto la notte scorsa a Pero (Milano), appunto mentre cercava di far esplodere uno sportello bancomat di una filiale della Banca Popolare di Milano, sulla statale del Sempione. I carabinieri di Rho sospettano che Orlando non fosse solo e per questo stanno controllando anche le telecamere di sorveglianza dell'istituto di credito e quelle nei dintorni. L'uomo è morto sul colpo.
LA VICENDA - Intorno alle 2.30 l'uomo, originario di Potenza ma residente a Bologna, ha utilizzato una nota tecnica che consiste nel far esplodere del gas acetilene con un innesco elettrico, riportando però gravi lesioni al volto e alle mani. L'esplosione ha danneggiato anche l'ingresso della banca e alcune auto in sosta. Orlando aveva precedenti specifici e negli anni Novanta era componente di una banda operante in Emilia Romagna che faceva saltare bancomat con la stessa tecnica. (fonte: Ansa)

pedofilia online

CRONACA
16.3.2011
Operazione internazionale contro la pedofilia online: cento arresti in 13 Paesi
Blitz tra Europa e Stati Uniti. Le indagini sono partite dalla polizia postale di Catania
08:57 - Oltre cento persone sono state arrestate in 13 Paesi, tra Europa e Stati Uniti, durante una vasta operazione internazionale contro la pedofilia online. Le indagini sono state avviate dalla polizia postale di Catania e coordinate dalla locale procura in collegamento con Europol. Per gli inquirenti si tratterebbe di una delle maggiori indagini mai compiute nel settore della pedofilia sul web.
A quanto si apprende, Catania è l'unica città italiana coinvolta nell'operazione. Il baxiblitz è scattato dopo un lungo lavoro che ha visto collaborare gli agenti italiani con i colleghi di Europol, l'organismo europeo che ha sede all'Aja

150 anni

Italia 150, festa in tutto il Paese
Napolitano, "Se divisi spazzati via"
FOTO ANSA
Da Nord a Sud l'Italia festeggia il 150esimo anniversario della sua unità, con spettacoli, musei aperti ed eventi in tutta la Penisola. "Se fossimo rimasti come nel 1860, divisi in otto stati, senza libertà e sotto il dominio straniero, saremmo stati spazzati via", ha detto il Presidente Napolitano. Anche il presidente Usa, Barack Obama, ha proclamato a sorpresa il 17 marzo 2011 "Giorno del 150esimo Anniversario dell'Unificazione d'Italia".
12.40 - Alemanno: voci leghiste poche e condannabili
"Il dato principale della manifestazione è la partecipazione, questa manifestazione non va rovinata nè dai leghisti, che sono voci isolate, assolutamente stonate e condannabili, nè da chi ne approfitta per fare polemica politica". Lo dice il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, a margine di un incontro informale in Campidoglio con la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini.

12.34 - Barroso: all'Europa serve un'Italia forte e unita
"Un'Europa forte e unita ha più che mai bisogno di un'Italia forte e unita". E' un passaggio del videomessaggio del presidente della Commissione Europea Josè Manuel Barroso. "Questa data rappresenta non solo un avvenimento cruciale nella storia dell'Italia, ma anche una conquista per l'intero continente europeo" dice nel messaggio. Il capo dell'esecutivo europeo ricorda "la lunga e ricca storia" dell'Italia, "il suo immenso patrimonio artistico e culturale" e afferma che "grazie al grande spirito europeista e al suo ruolo chiave di Stato fondatore, l'Italia è diventata protagonista anche della costruzione della casa comune europea".

12.27 - Bagnasco: non retorica, ma preziosa eredità
"Nè retorica nè nostalgia" nel dire "grazie a Dio" per l'Italia, "ma consapevolezza che la Patria che ci ha generato è una preziosa eredità e insieme una esigente responsabilità". Questi sentimenti sono statei espressi dal cardinale Angelo Bagnasco nell'omelia della messa in Santa Maria degli Angeli voluta dalla Chiesa italiana per commemorare i 150 anni dell'unità del Paese, e alla quale partecipano le più alte cariche dello Stato.

12.02 - Bandiera a mezz'asta
''L' Italia, che oggi dovrebbe essere unita, non ci e' vicina, per questo tengo la bandiera a mezz'asta, in segno di protesta'': lo ha dichiarato il sindaco di Lampedusa, Bernardino De Rubeis, sottolineando la ''sofferenza'' degli operatori turistici dell'isola ''a causa della presenza di tremila immigrati'' che, aggiunge, dovrebbero invece trasferiti altrove.

11.50 - Formigoni: federalismo è il nome nuovo dell'Unità
Nel festeggiare i 150 anni dell'Unità d'Italia il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, ha sottolineato che i valori risorgimentali si declinano oggi nel nuovo processo che farà della nazione un Paese federale. "Oggi celebriamo l'unità del nostro paese - ha detto -, un Paese a cui oggi vogliamo cambiare la forma mantenendone la sostanza: da stato centralista a stato federalista. Il federalismo è il nuovo nome dell'Unità".

11.38 - E Zaia con la coccarda
IIl governatore leghista del Veneto Luca Zaia ha partecipato oggi a Padova alle manifestazioni organizzate dal Consiglio regionale del Veneto all'Universita' del Bo per i 150 anni dell'Unita' d'Italia esibendo una coccarda tricolore al petto. Ad appuntargliela il presidente del consiglio regionale Clodovaldo Ruffato. ''Sembra che tutti i problemi che ha l'Italia - ha commentato con i cronisti il governatore - si risolvano con il fatto che io mi metta la coccarda''

11.32 - C'è anche Tosi.
Il Presidente della Commissione per la regolamentazione del nucleare USA, Gregory Jaczko, denuncia la gravita' della minaccia posta dalla situazione della centrale nucleare di Fukushima. Secondo gli esperti americani, almeno uno dei reattori della centrale, il numero 4, pone pericoli molto piu' gravi di quanto riconosciuto dal governo giapponese

11.25 - Il ruolo della Sardegna
La storiografia piu' attenta ci ricorda che lo Stato italiano di cui oggi celebriamo l'unita' altro non e' che l'antico Regno di Sardegna, esteso nei confini, variato nei modi e cambiato nel nome. Lo ha sostenuto il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, in un messaggio ''ai Sardi e ai Fratelli d'Italia'' ai quali ha ricordato le tre date storiche 1324, 1861 e 2011.

11.07 - Tricolore a Varese
Una bandiera tricolore è spuntata a sorpresa questa mattina sul balcone della sede della Lega Nord Varese, fatto che sta suscitando la curiosita' dei passanti nella giornata delle celebrazione per le celebrazioni dei 150 anni dell'Italia unita. I locali del Carroccio sono chiusi ma, interpellati telefonicamente alcuni iscritti hanno sostenuto di non sapere nulla della bandiera

11.00 - ...E incoraggiamenti
Il premier entra in auto e dalla folla arriva una serie di fischi. Ma c'è anche qualcuno che si rivolge al premier per incoraggiarlo: ''resisti, resisti'', urla rivolto al cavaliere.

10.53 - Contestato Berlusconi
Fischi e cori all'uscita del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al Museo della Repubblica Romana al Gianicolo. Nella folla non e' mancato chi ha intonato qualche coro nei confronti del premier, urlando ''dimissioni, dimissioni''. Poco prima la gente aveva salutato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con un lungo applauso.

10.38 - Storia condivisa
''E' importante e fondamentale avere una storia condivisa. Dobbiamo essere consapevoli del nostro passato e di chi ha costruito la nostra casa comune. Pensiamo a chi ha costruito il mosaico della nostra storia. E per questo oggi abbiamo l'orgoglio di celebrare questa data''. Lo ha detto il ministro della Difesa, Ignazio la Russa, intervenendo ai microfoni di 'Italia Anch'io' su Radio 1 Rai per il 150esimo dell'Unità d'Italia.

10.18 - Fischi e polemiche
Fischi insistenti da parte di un gruppo di una decina di aderenti al movimento Veneti-Veneto Stato, hanno accompagnato l'alzabandiera del tricolore che ha dato il via a Padova alle cerimonie per i 150 anni dell'unita' d'Italia. Ai fischi hanno risposto alcuni cittadini, presenti alla cerimonia, che hanno piu' volte gridato ''andatevene'' all'indirizzo dei manifestanti.

10.01 - Napolitano al Gianicolo
Una ventina di colpi a salve sparati dai cannoni, bagno di folla ed applausi per l'arrivo del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano al belvedere del Gianicolo, dove e' stata scoperta una targa della Costituzione. Il Capo dello Stato e' stato accompagnato dai presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e dai rappresentanti delle amministrazioni locali.

09.41 - Stretta di mano
Una stretta di mano e un breve scambio di battute tra il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, e il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante la cerimonia di deposizione di una Corona all'Altare della Patria per le celebrazioni dell'Unita' d'Italia. In attesa che arrivasse il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, Fini e Berlusconi si sono stretti la mano e hanno scambiato qualche parola.

06.38 - E' già polemica
Festeggiamenti con polemiche, ieri sera, al teatro Donizetti di Bergamo, durante le celebrazioni del 150/o anniversario dell'Unita' d'Italia: il presidente della Provincia, il senatore leghista Ettore Pirovano, e' stato infatti fischiato dalla platea durante il suo intervento di saluto sul palcoscenico. Il pubblico ha dato vita alla contestazione quando Pirovano, parlando di unita' nazionale ancora ''non perfetta'' e di federalismo, ha ricordato il senso di ''solidarieta' dei bergamaschi'', alludendo alle differenze tra nord e sud Italia. A quel punto molta gente in platea si e' alzata e ha iniziato a fischiare e ad urlare ''Viva l'Italia''.

martedì 15 marzo 2011

coltellate

Ravenna,anziana uccisa a coltellate
I carabinieri hanno fermato la badante, che ha poi tentato il suicidio
FOTO INFOPHOTO
07:58 - Un'anziana di 88 anni è stata uccisa a coltellate in un appartamento nel centro di Ravenna. Per l'omicidio i carabinieri hanno fermato la badante della signora, una 31enne dell'Est europeo. Presumibilmente in preda a un raptus, la donna ha poi tentato il suicidio. Subito dopo l'intervento dei carabinieri, è stata accompagnata nel centro d'igiene mentale cittadino.
L'omicidio si è verificato in una palazzina in via Santi Baldini. A uccidere l'anziana, Elsa Morigi, sarebbe stato un fendente sferrato alla gola con un coltello da cucina.

All'arrivo dei carabinieri, la badante moldava ha tentato di fuggire, o forse di suicidarsi, gettandosi dalla finestra dell'appartamento, che si trova al primo piano. La donna è caduta su un'auto parcheggiata. Rimasta ferita, attualmente viene piantonata all'ospedale Santa Maria delle Croci. E' lei la principale indiziata dell'omicidio. Sulla dinamica e sul movente sono in corso gli accertamenti dei carabinieri, coordinati dal pm Roberto Ceroni.

Lampedusa

Sono ventuno i barconi arrivati a Lampedusa da ieri mattina, per un totale di 1623 persone, tra le quali sei donne e sei bambini. Lo riferisce il comando generale delle Capitanerie di porto, secondo cui sono «queste le cifre di una intensa attività di sbarchi, che ha richiesto l'assistenza costante della Guardia costiera e della Guardia di Finanza, con l'intervento anche di diversi soccorsi».
Anche per la giornata di oggi si attendono decine di sbarchi a causa delle buone condizioni del mare e delle notizie provenienti dalla Libia, dove le truppe fedeli al colonnello Gheddafi starebbero riprendendo il controllo dell'intero territorio con l'eccezione della zona di Bengasi.

Alcuni immigrati tunisini sbarcati ieri pomeriggio a Lampedusa hanno anche riferito di un barcone che sarebbe affondato nel Canale di Sicilia, carico di una quarantina di persone. Dopo l'affondamento, secondo quanto riferito dai maghrebini giunti a Lampedusa, alcuni naufraghi sarebbero stati soccorsi da un altro barcone, ma per gli altri non ci sarebbe stato nulla da fare.
Un confronto con le autorità tunisine ha permesso di accertare l'affondamento del barcone, che si sarebbe ribaltato quasi subito dopo la partenza, quasi certamente ancor prima di uscire dalle acque territoriali della Tunisia. Il barcone era partito domenica sera intorno alle 21, il naufragio è avvenuto dopo circa un paio d'ore e gli occupanti, uno ad uno, sono stati sommersi dalle acque fatta eccezione per i cinque ragazzi poi testimoni a Lampedusa, che sono riusciti a farsi notare questa mattina, riuscendo a sopportare la notte nuotando in mare. (ANSA)

Navi

21 barconi con 1.263 persone
Naufragio in Tunisia, 35 morti. Vietato ingresso a mercantile
15 marzo, 08:35

(ANSA) - ROMA, 15 MAR - Ventuno barconi sono arrivati da ieri a Lampedusa, per un totale di 1.623 persone. Tra loro anche cinque tunisini che hanno riferito di essere i superstiti di una barca con 40 migranti affondata al largo delle acque tunisine. Li ha salvati un altro barcone diretto a Lampedusa. Resta in acque internazionali la nave marocchina con oltre 1.800 persone a bordo, diretta nel porto siciliano di Augusta per fare rifornimento, al quale e' stato comunicato di non entrare nelle acque italiane.

domenica 13 marzo 2011

i doni dell'Italia

L'OMAGGIO DEL QUOTIDIANO BRITANNICO «THE INDEPENDENT»
Stile, arte e vita: l'Italia vista da lontano
Quindici cose che il mondo ci riconosce
Il cinema, il dolce far niente, le auto, l'antica Roma, Leonardo e il gelato. Cosa abbiamo regalato al mondo



L'uomo vitruviano in un disegno di Leonardo da Vinci MILANO - Per una volta, la stampa inglese rende merito all’Italia con una classifica, una scelta ragionata fatta da l quotidiano britannico The Independent, in cui si elencano quindici tipicità italiane «esportate» dal nostro Paese, per le quali l'Italia è apprezzata (o comunque conosciuta, se il motivo della fama non è positivo) nel mondo. L'articolo, intitolato Fast cars to Latin lovers: Italy's top 15 cultural exports è una lista commentata che spazia da Claudia Cardinale e Federico Fellini a Roberto Baggio e Caruso, passando per «il dolce far niente» (da non confondere con la Dolce Vita di felliniana invenzione e assimilabile, invece, al take it easy inglese che diventa quasi una filosofia di vita), le auto (non solo Fiat e Ferrari, ma anche Maserati, Lamborghini e Bugatti), e i gondolieri veneziani (anche se servirsi di loro costa un occhio della testa).


La Maserati GranCabrio Sport convertible a Ginevra 2011 (LaPresse) ARTE E UNITA' D'ITALIA - Come dimenticare, poi, il sonetto inventato da Francesco Petrarca (e tanto amato da Shakespeare) o Dante Alighieri (universalmente conosciuto con il solo nome di battesimo); Giacomo Casanova (la cui menzione all’interno dell’elenco viene definita “ridicola” da un lettore scontento) o Leonardo da Vinci (ovvero, «la persona dai talenti più diversi mai esistita»); il gelato (inventato dalla famiglia fiorentina dei Medici) o il latino (che sarà anche «una lingua morta», ma ha ancora molte espressioni attuali, come «annus horribilis», «ad hoc» o «video»). Insomma, tutto quanto fa Italia forse con inevitabili stereotipi (l’accusa è di un altro lettore, che si chiede se l’autore del pezzo «non lavori al tabloid Sun») ma anche con sincera ammirazione. La classifica tra l'altro è accompagnata da un altro articolo che esamina i 150 anni dell'unità italiana e i problemi dell'Italia di oggi. Tornando alle scelte del quotidiano britannico, nell'elenco c'è ovviamente anche quanto di negativo l'Italia ha esportato, come la mafia (intesa come concetto di famiglia criminale, dove vige l’omertà e tutto ruota attorno «all’onore»).


Claudia Cardinale in una scena del Gattopardo CINEMA E CALCIO - Ma c'è spazio per la gloria del passato, con l’Antica Roma all’undicesimo posto (dagli inizi trionfali al finale disastroso), e recente, con il cinema, con (a sorpresa) Claudia Cardinale, preferita come simbolo a colleghe come Sophia Loren, Gina Lollobridiga o Monica Bellucci. Merito, forse, di David Niven che una volta disse che «dopo gli spaghetti, Claudia Cardinale è la miglior invenzione italiana». Poco scontata anche la scelta del tenore Caruso, invece di quella più poplare e facile di Luciano Pavarotti o Andrea Bocelli. Infine il «Divin Codino» Baggio è il calciatore-simbolo in lista. La classe del numero 10 resta indubbia, ma altri nomi avrebbero meritato almeno una citazione (e un lettore provvede subito scrivendo del “derby della Madonnina” e chiudendo con “Forza Inter”). Una mancanza, quella calcistica, a cui il quotidiano tenta di rimediare celebrando gli allenatori italiani che Oltremanica conoscono molto bene. Ma, come sempre quando si stila una lista, sono molte le esclusioni forzate e in questo caso sono gli stessi lettori dell'Independent a colmare le lacune con le loro segnalazioni, che vanno dalla pizza agli spaghetti fino al prosciutto di Parma (tutti ingredienti che si ritrovano in un altro articolo, che esalta le radici della cucina italiana), dal Vaticano ad Antonio Gramsci e Machiavelli, senza dimenticare la Ducati, il bunga bunga e il Duomo di Milano.
LA TOP 15 - Questa, in ogni caso, le scelte che secondo il sito del qutdiano britannico rappresentano ciò che l'Italia ha regalato al mondo: 1) Claudia Cardinale 2) Il dolce far niente 3) Le auto 4) I gondolieri 5) Il sonetto 6) Il gelato 7) Caruso 8) Federico Fellini 9) Il latino 10) La mafia 11) L’Antica Roma 12) Casanova 13) Dante 14) Leonardo Da Vinci 15) Roberto Baggio

Simona Marchetti
12 marzo 2011

venerdì 11 marzo 2011

autopsia

MEDICINA LEGALE
La morte dell’autopsia?
Uno studio inglese rilancia il tema della dissezione «virtuale» dei cadaveri



MILANO - Dall’autopsia alla “virtopsia”, il passo ormai è breve. Anzi, grazie alla continua evoluzione delle tecniche di imaging, una delle branche più antiche della medicina sembra destinata a mettere in soffitta una volta per sempre il suo aspetto più “cruento”: diventerà virtuale anche l’arte della dissezione dei cadaveri? Al dipartimento di Medicina legale delle East Midlands , Università di Leicester in Inghilterra, ne sono convinti. Il responsabile, Guy Rutty, e la sua equipe hanno pubblicato sull’International Journal of Legal Medicine uno studio sull’utilizzo della coronarografia e della Tac “multistrato” per effettuare l’ autopsia del cuore e delle coronarie.
Nel cadavere viene iniettato un mezzo di contrasto attraverso un catetere inserito nella carotide e si esegue l’esame diagnostico. Le tecniche utilizzate dal professor Rutty su 25 cadaveri , dopo aver ottenuto il consenso dei famigliari, hanno così consentito di delineare un protocollo di intervento “semplice, veloce, minimamente invasivo ed efficace dal punto di vista dei costi”. La Tac ha prodotto immagini in grado di visualizzare non solo il lume (cioè l’interno) ma anche la parete delle arterie, utile per quantificare la presenza e lo spessore delle calcificazioni ad esempio. Lo studio inglese ha dunque individuato una metodologia. La valutazione dei risultati rispetto ad un’autopsia tradizionale è invece rimandata ad un ulteriore lavoro in corso di svolgimento.
RISULTATI DISCUSSI - Insomma, il destino delle dissezioni è segnato? «Una metodica come quella descritta nello studio dell’Università di Leicester può essere d’aiuto ma non sostituisce affatto il normale esame – risponde Giorgio Matturri , direttore dell’istituto di Anatomia patologica dell’università degli Studi di Milano ¬-. Lo studio ha per obiettivo di mettere in evidenza l’albero vascolare, cioè le coronarie del cuore, in un modo abbastanza completo e che però non può sostituirsi alla classica indagine anatomo- patologica. Questo per svariati motivi: il primo è che non fa risaltare la natura delle alterazioni delle pareti arteriose coronariche, al di là di eventuali calcificazioni e trombi. Inoltre bisogna tenere conto che gran parte delle conseguenze anche mortali dipendono dalle alterazioni della centralina elettrica del cuore, cioè del sistema cardiaco di conduzione, e questa metodica non riesce a evidenziarlo».

APPLICAZIONI- Che utilità può avere allora? «In qualche modo può cercare di far fronte alla carenza di personale o di conoscenze dell’anatomia patologica – aggiunge Matturri - . Oggi l’esperienza dell’anatomo-patologo nei confronti del riscontro diagnostico si è affievolita e l’organizzazione ne risente, quindi si cerca in tutti i modi di far fronte a queste carenze utilizzando metodologie che possono in qualche modo aiutare ma non riescono certo ad approfondire. Purtroppo di autopsie se ne fanno sempre meno. L’anatomia patologica ha perso il suo appeal e qui in Italia è diventata una specie di succursale del laboratorio di analisi per cui l’anatomo-patologo non ha più né la preparazione di una volta, né l’abitudine all’esame del corpo umano e quindi deve ricorrere a queste metodiche».
A Leicester, tuttavia, non demordono e vogliono continuare a studiare la loro metodica su altri 200 casi: «Siamo incredibilmente entusiasti del potenziale di questa nuova ricerca ¬– dichiara Guy Rutty -. La tecnica potrebbe essere l’inizio di un cambiamento nella prassi delle autopsie in Inghilterra, facendone diminuire il numero, e potrebbe essere utilizzata in altri centri in tutto il mondo».

CORSO ONLINE PER MEDICI LEGALI - L’Università delle East Meadlands, tra l’altro, ha messo online un corso per aspiranti medici legali fin dal 2001 con esercitazioni e test su cadaveri rigorosamente interattivi. Basta andare nel sito del dipartimento di Medicina legale . Gli autori hanno caricato diciotto casi clinici post mortem su cui lavorare. Per ciascuno è possibile ripercorrere l'anamnesi del paziente: sono descritti i sintomi che il malato ha manifestato al momento del ricovero in ospedale, la terapia medica somministrata fino al momento del decesso e i disturbi di cui ha sofferto in passato. Per completare la "cartella clinica", sono disponibili online anche i referti degli esami ai quali il malcapitato di turno è stato sottoposto durante il suo ricovero. Una volta esaminato il tutto si può iniziare a eseguire la dissezione e l'ispezione dei tessuti e degli organi interni del cadavere. Si possono anche leggere gli esiti degli esami anatomici e istologici corredati da immagini. Quando ci si sente pronti, basta cliccare sulla voce "Cause di morte" e provare a dare una risposta tra quelle elencate. Se non è quella giusta, viene spiegato il motivo.


IL PROGETTO VIRTOPSY - All’Università di Zurigo, invece, l’autopsia virtuale ha già raggiunto uno stadio molto avanzato. Il team di Michael Tali, direttore dell’istituto di Medicina legale, ha messo in piedi il progetto “Virtopsy” ( e ha realizzato un macchinario ribattezzato “Virtobot”. La nuova tecnologia sfrutta la combinazione di angiografia, biopsia, Tac e risonanza magnetica, per ottenere nel giro di un’ora e mezza informazioni dettagliate su eventuali danni allo scheletro o al cervello, “leggendo” all’interno dei vasi sanguigni e tracciando all’occorrenza il percorso di una pallottola all’interno dell’organismo. Con l’utilizzo di una speciale videocamera in alta definizione, di un sistema per la risonanza magnetica e di un software dedicato, Virtobot “archivia” un corpo umano, realizzando una copia 3D da analizzare al computer. Il sistema sembra promettere bene. Sono già state effettuate un centinaio di scansioni e nell’ottanta per cento dei casi gli esperti zurighesi sono riusciti a determinare con precisione le cause del decesso.

Ruggiero Corcella

giovedì 10 marzo 2011

accoltellamento

A CESENA
Uccisa a coltellate a 20 anni
L'ex interrogato dalla polizia
La ragazza è stata colpita in centro. Soccorsa, è morta all'ospedale per le ferite, di cui almeno una al collo

Una ragazza è morta dopo essere stata accoltellata, nel primo pomeriggio, a Cesena: aveva 20 anni. Stefania Garattoni, questo il nome della vittima, subito soccorsa, è spirata all’ospedale per le ferite, di cui almeno una al collo. Il presunto omicida, ex fidanzato della giovane, è stato portato in commissariato per essere interrogato.

L'AGGRESSIONE - Stando alle prime informazioni, la ragazza sarebbe stata colpita con un coltello mentre passeggiava, insieme con un’amica, attorno alle 14,30 in via Mazzoni, nel centro storico della città. Era appena uscita dal centro di recupero scolastico Cartesio, che frequentava per ottenere il diploma di scuola superiore. Il suo aggressore, dopo averla accoltellata, avrebbe rubato una moto in un vicino concessionario per poi scappare. Sarebbe arrivato a casa e da lì si sarebbe allontanato in bicicletta.

IL FERMO - Da subito, la polizia si è messa alla ricerca di un ex fidanzato della vittima, un coetaneo con il quale la ragazza avrebbe avuto una lunga relazione. Verso le 17,30 è stato bloccato il presunto aggressore: è stato trovato in una pista ciclabile a San Carlo, a pochi chilometri dalla città, ed è stato portato in commissariato per essere interrogato.


09 marzo 2011

Calabria

RELAZIONE ANNUALE DELLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA, 1.110 PAGINE DI DATI
Allarme della Dia: «La 'ndrangheta
ha colonizzato la Lombardia»
Individuati 500 affiliati: esiste anche una struttura di raccordo regionale. Trapiantati riti e tradizioni

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Roberto Saviano racconta l'operazione «Infinito» contro la 'ndrangheta in Lombardia a «Vieni via con me» MILANO - La Lombardia si conferma la regione del nord Italia che registra «il maggiore indice di penetrazione nel sistema economico legale dei sodalizi criminali della 'ndrangheta, secondo il modello della "colonizzazione"». È l'allarme lanciato dalla Relazione annuale della Direzione nazionale Antimafia, 1.110 pagine di dati e analisi sulla criminalità organizzata made in Italy. «In Lombardia», chiariscono gli analisti, «la 'ndrangheta si è diffusa non attraverso un modello di imitazione, ma attraverso un vero e proprio fenomeno di "colonizzazione", cioè di espansione su di un nuovo territorio, organizzandone il controllo e gestendone i traffici illeciti, conducendo alla formazione di uno stabile insediamento mafioso. La 'ndrangheta ha «messo radici», divenendo col tempo un'associazione dotata di un certo grado di indipendenza dalla «casa madre», «con la quale però comunque continua ad intrattenere rapporti molto stretti e dalla quale dipende per le più rilevanti scelte strategiche».
RITI E TRADIZIONI - In altri termini, in Lombardia «si è riprodotta una struttura criminale che non consiste in una serie di soggetti che hanno semplicemente iniziato a commettere reati in territorio lombardo»; al contrario, gli indagati «operano secondo tradizioni di 'ndrangheta: linguaggi, riti, doti, tipologia di reati sono tipici della criminalità della terra d'origine e sono stati trapiantati in Lombardia dove la 'ndrangheta si è trasferita con il proprio bagaglio di violenza». La 'ndrangheta è presente anche in Piemonte, Liguria, Toscana, Lazio ed in particolare Roma, Abruzzo, ove sono emersi inquietanti interessi negli appalti per la ricostruzione dopo il sisma del 2009, Umbria ed Emilia Romagna. Per quanto attiene ai rapporti sul territorio, insomma, la 'ndrangheta «è oggi l'assoluta dominatrice della scena criminale, tanto da rendere sostanzialmente irrilevante, e comunque, in posizione subordinata, ogni altra presenza mafiosa di origine straniera». Non solo: la 'ndrangheta si è da tempo proiettata anche verso l'Europa, il Nord America, il Canada, l'Australia.

GLI AFFILIATI - Sono almeno 500 gli uomini affiliati alla 'ndrangheta in «locali» (i territori di base in cui è organizzata l'attività criminale in Lombardia. Le indagini hanno accertato che nella regione sono operativi i «locali» di Milano, Cormano, Bollate, Bresso, Corsico, Legnano, Limbiate, Solaro, Pioltello, Rho, Pavia, Canzo, Mariano Comense, Erba, Desio, e Seregno. Ma certamente - viene sottolineato - ne sono presenti altri. Il «locale» operante sul territorio lombardo è formato dall'aggregazione di 'ndrine distaccate che hanno riprodotto la forma organizzativa propria dei «locali» di provenienza. Il «locale» al suo interno ha una forma organizzativa piramidale, al vertice del quale vi è il capo locale.

IL VERTICE REGIONALE - Le 'ndrine operanti a Milano e in Lombardia - scrivono i magistrati - a un certo punto hanno avvertito la necessità di darsi una struttura di coordinamento, in seguito denominata «la Lombardia», che è diventata il punto di raccordo di tutti i «locali» esistenti. Peraltro - viene fatto notare - i rapporti con la casa madre non sempre sono stati idilliaci, sono certamente esistite frizioni tra Milano e Reggio Calabria. Tra i tanti particolari interessanti analizzati il fatto che la 'ndrangheta rimane impermeabile, vista la sua struttura su base familiare, al fenomeno del pentitismo. E poi il fatto che la Lombardia non è più un'«isola felice», non solo per la presenza delle mafie storiche del Sud, ma anche per la crescente presenza di organizzazioni criminali straniere (composte dapprima da turchi, cinesi, marocchini, sudamericani e quindi da albanesi, russi e slavi). Riguardo poi al narcotraffico, la presenza dei tre aeroporti di Linate, Malpensa e Orio al Serio, fa del territorio un crocevia dello sbarco di sostanze stupefacente.

GLI «INVISIBILI» - C'è inoltre l'allarme per le infiltrazioni nella pubblica amministrazione: «Emerge in modo costante e preoccupante, soprattutto nel Centro-Nord del Paese, la presenza sempre più gravemente pervasiva di soggetti collegati alle organizzazioni criminali, soprattutto di matrice 'ndranghetistica». Una situazione che viene definita«particolarmente temibile». Infatti, spiega la Dna, «c'è il rischio che si crei una schiera di "invisibili" che, germinata dalle cellule silenti delle mafie al Centro-Nord, penetri in modo silente ma insidioso il tessuto politico, istituzionale ed economico delle regioni oggetto dell'espansione mafiosa». E non si ritiene sia una caso se, come si ricorda, «l'Unione Europea e la comunità internazionale convergono verso l'attribuzione di un medesimo coefficiente d'allarme per i delitti di corruzione e quelli di criminalità organizzata, a riprova di un coacervo illecito che andrebbe congiuntamente esplorato, con i medesimi mezzi probatori e le stesse tecniche investigative», come «le intercettazioni telefoniche e ambientali».

Redazione online
09 marzo 2011

tragedia ad Acquapendente

Uccide moglie e figlio, poi si suicida
L'uomo, 40 anni, era il titolare di un bar pizzeria. A scoprire la tragedia il cognato che era passato a cercarlo

ROMA - Un uomo di circa 40 anni ha ucciso con un oggetto contundente la moglie e il figlio di quattro anni. Poi si è suicidato tagliandosi le vene. La tragedia è avvenuta in un appartamento in località La Sbarra alla periferia di Acquapendente, in provincia di Viterbo. L'uomo era titolare di un bar pizzeria. A scoprire la tragedia è stato un cognato dell'uomo che si è recato a casa per chiamarlo in quanto non si era ancora presentato al bar-pizzeria di cui era titolare insieme al padre e nella quale lavorava anche la moglie. Il congiunto ha chiamato prima al telefono e poi ha suonato a lungo al citofono. Non ricevendo risposta ha sfondato una finestra, è entrato e ha trovato i corpi distesi sul pavimento e insanguinati. L'uomo si è messo ad urlare, tanto che alcuni vicini di casa, spaventati, hanno chiamato il 112. Nell'appartamento sono in corso rilievi da parte dei carabinieri della polizia scientifica. Sul posto sono giunti anche il sindaco di Acquapendente, Alberto Bambini, e numerosi amici di famiglia.

GLI AMICI DELLA COPPIA - Non avrebbe avuto alcun problema economico e, apparentemente, era unita la famiglia sterminata questa mattina ad Acquapendente, in provincia di Viterbo. È quanto asseriscono i molti amici di Imo Seri, l'uomo che ha ucciso moglie e figlio e si è poi ammazzato. «Il bar-pizzeria di cui erano titolari - racconta uno di loro - andava bene. Tanto che la mattina, con il passaggio degli alunni delle vicine scuole elementari, il padre di lui li aiutava a servire. In effetti, la coppia, oltre a possedere la casa in cui abitava in una zona residenziale, stava costruendo un'altra villetta. In merito ad eventuali dissidi nella coppia sia gli amici che i vicini di casa affermano di non aver mai avuto sentore di nulla. «A noi - dice una signora che abita a poca distanza - è sempre sembrata una coppia unita. Erano due lavoratori e non li abbiamo mai sentiti litigare». (Fonte Ansa)


10 marzo 2011

martedì 8 marzo 2011

chi è?

Giallo a Roma, cadavere a pezzi
era un trans
I resti giacevano da settimane in un campo
FOTO DAL WEB
17:32 - Un cadavere in avanzato stato di decomposizione, senza testa né gambe, è stato trovato dalla polizia in un campo di via Ardeatina, a Roma, all'altezza di via Porta Medaglia. Secondo una prima ipotesi, si tratterebbe di un transessuale. A scoprire il corpo senza vita, una Volante del commissariato Esposizione.
Il cadavere è stato trovato in un campo in via Ardeatina all'altezza di via di Porta Medaglia, una zona oltre il Grande raccordo anulare. Le indagini sono affidate alla Squadra mobile della questura di Roma, i cui agenti sono sul posto insieme con i colleghi della Scientifica.

Secondo le prime indiscrezioni ed i primi esami del tronco, la morte risalirebbe a molti giorni fa, forse addirittura settimane.La presenza di ciò che resta del corpo è stata segnalata alla polizia pochi minuti prima delle 13 da un passante, probabilmente lo stesso proprietario del campo che, passando in motorino, l'aveva scambiato per una sorta di sagoma.

La zona è nota per essere frequentata da transessuali e prostite.

il solito infermiere

Abusa di una paziente sotto sedativo:
arrestato un infermiere a Viterbo
L'operatore sanitario, un italiano di 57 anni, ha abusato della donna che si è svegliata mentre subiva la violenza

VITERBO - Un infermiere di 57 anni, dipendente dell'ospedale di Civita Castellana, è stato arrestato dalla polizia a Viterbo per aver abusato in ospedale di una paziente di 38 anni mentre era sotto effetto di sedativi, dopo essere stata ricoverata per alcuni accertamenti endoscopici. L'uomo, italiano, è stato arrestato in seguito alla denuncia della donna al termine delle indagini della Squadra Mobile. Secondo quanto emerso dagli accertamenti della polizia, l'operatore sanitario ha abusato della donna all'interno di una saletta dove la paziente era stata portata in attesa che si risvegliasse dagli effetti di un farmaco anestetizzante. La paziente si è svegliata mentre subiva la violenza ed è riuscita ad allontanare il suo aggressore.

LA DENUNCIA - L'episodio risale a febbraio: a mettere in moto le indagini è stata la denuncia della vittima che agli investigatori della questura ha raccontato nei dettagli il suo brusco risveglio dall'anestesia parziale dopo un accertamento eseguito in day hospital, con un infermiere che la molestava approfittando del suo stato di semi incoscienza e che alla sua reazione sempre più energica avrebbe risposto «perchè, non ti piace?». Gli agenti hanno presto ristretto il campo dei possibili sospetti tra i dipendenti dell'ospedale di Civita Castellana, «perchè - spiega Zampaglione - il reparto di endoscopia, presso il quale era ricoverata ha solo collaboratori donne. E perchè la vittima ricordava benissimo di aver notato, subito prima dell'inizio dell'esame, un operatore sanitario che la osservava con insistenza». I successivi riconoscimenti fotografici hanno spazzato ogni dubbio: la donna ha riconosciuto senza esitazioni in una delle foto che le venivano mostrate l'uomo che l'aveva abusata e che, quando lei è finalmente riuscita a respingerlo, si sarebbe allontanato dal letto con straordinaria calma, mescolandosi all'altro personale. «È probabile che non si sia trattato di un raptus, ma di un'azione pre ordinata - ammette il capo della Mobile - come suggerirebbe l'attenta scelta della vittima». L'infermiere, incensurato, sarà rinchiuso nel carcere di Viterbo.

ospedale di Rho

I REATI: LESIONI E OMICIDIO COLPOSO
Ospedale di Rho, il reparto sotto accusa
Garze nell'addome e tumori ignorati
Inchiesta su venti casi e due morti in un anno. Iniziati gli interrogatori. Gli episodi nella chirurgia generale



L'ospedale di Rho (Fotogramma) Il signor F. entra in ospedale per una colonscopia, un esame di routine, suggerito dal sistema sanitario per prevenzione. Alla fine dell'esame i medici lo rassicurano: hanno soltanto tolto un «polipetto». Niente di cui preoccuparsi. Il giorno dopo il signor F. però sta male. Torna in ospedale. E viene rioperato d'urgenza: durante il primo esame gli era stato perforato il colon. Nel corso dei mesi successivi, per riparare ai danni del primo e del secondo intervento, finirà in sala operatoria altre tre volte. Oggi ha cambiato ospedale. Ed è andato in Tribunale per una denuncia (a causa dei danni ha rischiato anche di perdere il lavoro). È raccogliendo denunce come quella del signor F. che la Procura di Milano ha aperto un'inchiesta su una ventina di gravi, presunti casi di malasanità avvenuti nell'ultimo anno e mezzo nel quinto reparto di Chirurgia generale dell'Ospedale di Rho, alle porte di Milano.
Interventi sbagliati e rifatti, senza dare adeguate informazioni ai pazienti; diagnosi sballate; operazioni fatte senza gli esami necessari; almeno un paio di morti sospette; gestione «disinvolta» dei consensi informati che i pazienti devono firmare prima di ogni operazione. Le indagini sono state affidate al commissariato di polizia di Rho-Pero. Per ora il fascicolo è aperto contro ignoti, ma le ipotesi di reato sono pesantissime: lesioni e omicidio colposo, più una serie di illeciti amministrativi.

Nelle carte dell'indagine vengono ricostruite storie come quella del signor A., 44 anni. Viene operato nel novembre del 2009, ma tre mesi dopo ha forti dolori. Entra di nuovo in sala operatoria e lì si scopre che durante il primo intervento il medico aveva dimenticato una garza nel corpo del paziente (agli atti c'è un altro caso analogo). C'è poi il caso dell'anziana signora G., 96 anni, che a ottobre 2010 viene portata all'ospedale di Rho per un controllo al seno su consiglio del medico di base. Una breve visita del senologo conferma la presenza di un tumore e la donna finisce sotto i ferri. Ma i parenti raccontano che non ci sono stati altri esami prima dell'intervento, e che non hanno mai avuto informazioni sull'esito dell'accertamento istologico. I familiari firmano una nuova denuncia. Ancor più grave quel che sarebbe accaduto alla signora C., 76 anni: operata per un tumore alla mammella, le viene asportata una parte dei linfonodi. Solo dopo gli esami istologici si scopre che i linfonodi rimossi non erano quelli maligni. La signora è costretta a una seconda operazione.
Gli interrogatori sono in corso in questi giorni. Gli investigatori del commissariato Rho-Pero hanno raccolto tutte le segnalazioni, sono andati in ospedale per sequestrare le cartelle cliniche relative agli interventi nel reparto di Chirurgia 5 (guidato dal primario Antonio Pallino) e hanno poi ricostruito le singole vicende grazie alle testimonianze dei malati o dei loro familiari. Sono stati interrogati come testimoni (non ci sono indagati) gran parte dei medici e degli infermieri.

Testimonianze che potrebbero riguardare anche la vicenda della signora G., 39 anni, donna con gravi problemi sociali. Viene ricoverata a marzo 2010, operata per un'appendicite acuta e dimessa pochi giorni dopo, anche se le sue condizioni non sono buone. La donna non ha assistenza e vaga alcuni giorni per le strade di Rho, fino a che entra disperata in Comune, con la ferita ancora sanguinante. I vigili la riportano in pronto soccorso per il ricovero. E l'intera vicenda finisce sul giornale locale di Rho, Settegiorni.

Più o meno negli stessi giorni, sempre in quel reparto, muore il signor M., 41 anni. Malato di un tumore al colon, viene operato e pochi giorni dopo, ancora debilitato per il primo intervento, viene portato in sala operatoria altre due volte per una peritonite acuta. L'inchiesta dovrà stabilire quale sia stata la causa della morte e se i medici abbiano seguito i protocolli corretti. Nel fascicolo in mano al pubblico ministero Maura Ripamonti vengono ricostruite anche le storie di altre due presunte vittime di diagnosi sbagliate che hanno richiesto interventi riparatori dopo le prime operazioni. Entrambi questi pazienti, di fronte agli ufficiali di polizia, hanno firmato nuove denunce contro l'ospedale di Rho.

Cesare Giuzzi, Gianni Santucci
08 marzo 2011

di chi è questo bimbo?

Ha un bimbo di colore, un uomo chiede i danni
Lei è russa, lui adesso vuole la separazione
10:54 - Un marito italiano ha chiesto la separazione, con addebito e richiesta di risarcimento di 100mila euro, perché la moglie, russa, ha partorito un bambino di colore, evidentemente non suo. L'uomo, un 43enne romano, funzionario di una grossa multinazionale, nel 2005 sposò un'interprete di lingua russa, francese ed inglese. A causa dei rispettivi impegni di lavoro, si legge nel ricorso presentato in tribunale, la coppia non viveva molto insieme.

FOTO ANSA
Nel febbraio 2010 la donna rimase incinta e decise, in accordo con il marito, di seguire la gravidanza a San Pietroburgo potendo contare anche sull'aiuto dei suoi genitori. Il 24 novembre 2010 la donna mise al mondo il piccolo Yuri, in assenza del marito per inderogabili esigenze lavorative. Quando questi raggiunse la moglie e vide finalmente quello che pensava essere suo figlio, scoprì che il bimbo ha il colore della pelle nera ed i tratti somatici assolutamente incompatibili con quelli della coppia di sposi.

Il marito, si legge nel ricorso, rientrò subito in Italia senza prendere minimamente in considerazione le "giustificazioni" della consorte e solo nello scorso gennaio ha saputo da questa che il piccolo è frutto di una sua relazione con un collega della Costa D'Avorio. Da qui la richiesta di separazione, con l'assistenza degli avvocati Anna Orecchioni e Giacinto Canzona, con addebito alla moglie della responsabilità e la richiesta risarcitoria.

soldatessa molestata

Soldatessa:"Molestata da superiori"
Tre le persone denunciate dalla donna
Una volontaria dell'Esercito ha denunciato per "numerosi atti di molestia sessuale" due ufficiali ed un sottufficiale. Tra i superiori denunciati c'è anche una donna che, nel corso di una missione all'estero, avrebbe preteso di coinvolgere la soldatessa in un rapporto sessuale di gruppo con due militari stranieri e che l'avrebbe poi mobbizzata per vendicarsi del rifiuto ricevuto.


La giovane caporale, di religione musulmana, ha denunciato anche di essere stata oltraggiata nel suo sentimento religioso venendo appositamente ''comandata'' a partecipare alle funzioni religiose cattoliche, per esempio in qualità di corista delle cerimonie natalizie.

I fatti, secondo quanto è stato possibile ricostruire, si sarebbero verificati in parte in Sicilia - dove presta servizio la soldatessa, cittadina italiana, ma figlia di extracomunitari residenti nell'isola - e in parte in Kosovo, dove la giovane era in missione circa due anni fa. Le denunce sono state presentate alla procura della Repubblica di Catania e alla procura militare di Napoli.

La vicenda ''sarebbe stata invano presentata ai superiori, che avrebbero però invitato la soldatessa a lasciar perdere''. La donna ha deciso di denunciare tutto alla magistratura ''solo dopo che era stata ignorata anche la sua semplice richiesta di essere impiegata in una caserma diversa da quella dei tre molestatori''.

Abusa di dipendente, arrestato imprenditore
Ha violentato una sua dipendente mentre si trovava sul posto di lavoro. Un imprenditore di Catanzaro, A.G., di 52 anni, con precedenti, è stato arrestato dalla squadra mobile della Questura del capoluogo calabrese. I fatti risalgono agli inizi dell'anno. L'uomo, secondo quanto emerso dalle indagini svolte dalla polizia, ha costretto la donna a subire atti sessuali. Il 52enne è stato arrestato in esecuzione di un'ordinanza emessa dal tribunale e portato nel carcere di Catanzaro.

il solito infermiere

Abusa di una paziente, arrestato
L'operatore sanitario avrebbe violentato la donna in ospedale
09:48 - Un operatore sanitario è stato arrestato all'alba dagli uomini della Squadra mobile della questura di Viterbo per violenza sessuale. L'uomo avrebbe abusato di una donna ricoverata nell'ospedale di Civita Castellana. Secondo quanto si è appreso, la donna sarebbe stata violentata dopo essere stata anestetizzata per sottoporsi a un esame endoscopico.
L'uomo arrestato è un infermiere di 57 anni e avrebbe stuprato una donna di circa 40 anni mentre quest'ulima era sotto l'effetto di sedativi. Si tratta di un italiano, contro il quale è stata presentata denuncia da parte della stessa ricoverata.

Secondo quanto emerso dagli accertamenti della polizia, l'operatore sanitario ha abusato della donna all'interno di una saletta dove la paziente era stata portata in attesa che si risvegliasse dagli effetti di un farmaco anestetizzante.

La paziente si è svegliata mentre subiva la violenza ed è riuscita ad allontanare il suo aggressore. Grazie agli accertamenti della polizia, al racconto della donna e alle testimonianze raccolte, gli agenti della Squadra Mobile hanno arrestato l'infermiere.

lunedì 7 marzo 2011

Calano le iscrizioni all'università

E COL TITOLO DI STUDIO SI FA ANCORA FATICA A TROVARE LAVORO
Università, crollano le iscrizioni
E tra i laureati è allarme lavoro nero
Tutte le facoltà perdono matricole: -5% nell'ultimo anno, -9,2% negli ultimi 4. In controtendenza gli atenei privati

MILANO - Meno iscrizioni e meno laureati. È poco confortante la fotografia dell'università pubblica italiana scattata da due diversi rapporti, uno realizzato dal Cun (Consiglio universitario nazionale) e l'altro elaborato dal consorzio Almalaurea, entrambi presentati lunedì nella sede della Crui. Dal primo emerge che tutte le facoltà perdono iscrizioni (-5% nell'ultimo anno, -9,2% negli ultimi quattro), anche se le scientifiche tengono meglio e il Sud e il Centro Italia soffrono di più rispetto al Nord. Il dossier del Cun spiega anche che nel 2010 hanno scelto di proseguire gli studi all'università solo sei neodiplomati su dieci (il 62%, a fronte del 66% nel 2009, del 65% nel 2008 e del 68% nel 2007). In controtendenza gli atenei privati: un +2% di neoiscritti nel 2010 li porta dal 6,1% al 6,6% degli immatricolati totali in Italia negli ultimi quattro anni.

ARRETRANO I PICCOLI ATENEI - Sono i piccoli atenei (quelli cioè con diecimila iscritti) ad arretrare di più: le immatricolazioni dal 2009 al 2010 scendono dal 3,2% al 2,9%. Anche i medi atenei (fra i diecimila e i ventimila) passano dal 15,5% del 2009 al 15,3% del 2010. Tengono meglio i mega atenei (quelli cioè con più di quarantamila iscritti) con il 42,6% di immatricolazioni nel 2010 contro il 42,4 % nel 2009.

OCCUPAZIONE - Quanto all'occupazione, c'è da dire poi che in Italia i laureati sono ancora pochi, ma non vanno a ruba sul mercato del lavoro. Il dato emerge dal XIII rapporto Almalaurea. La laurea, è vero, continua a «pagare» visto che i laureati presentano un tasso di occupazione di oltre 11 punti percentuali maggiore rispetto ai diplomati e che anche la retribuzione premia i titoli di studio superiori. È indubbio, però, che, anche se un po' meno rispetto all'anno passato, i laureati fanno ancora fatica a trovare lavoro dopo aver messo in tasca il titolo di studio. Considerando i laureati del 2009 emerge che la disoccupazione aumenta, seppure in misura inferiore all'anno scorso, fra i triennali: dal 15 al 16% (l'anno precedente l'incremento era stato intorno ai 4 punti percentuali). La disoccupazione cresce anche fra i laureati specialistici biennali, quelli con un percorso di studi più lungo: dal 16 al 18% (la precedente rilevazione aveva evidenziato una crescita di oltre 5 punti percentuali). Ma sale pure pure fra gli specialistici a ciclo unico: dal 14 al 16,5%. Dilatando l'arco temporale (2005-2010) la quota di laureati pre-riforma occupati a cinque anni ha subito una contrazione di quasi 6 punti percentuali.

LAVORO NERO - Desta preoccupazione, inoltre, un altro fenomeno, il «lavoro nero» tra i laureati. Quelli che lavorano senza contratto, a un anno dal conseguimento del titolo di studio, raddoppiano tra gli specialistici biennali raggiungendo il 7%; per i laureati di primo livello i «senza contratto» passano dal 3,8 al 6%; gli specialistici a ciclo unico (ovvero i laureati in medicina, architettura, veterinaria, giurisprudenza), che registrano da sempre un valore più elevato, passano dall'8 a quasi l'11%. L'indagine mostra che a un anno dall'acquisizione del titolo, diminuisce il lavoro stabile in misura superiore alla contrazione registrata l'anno precedente per i laureati di ogni livello. Contemporaneamente si dilata la consistenza del lavoro atipico. La stabilit… riguarda cos il 46% dei laureati occupati di primo livello e il 35% dei laureati magistrali (con una riduzione, in entrambi i casi, di 3 punti percentuali rispetto all'indagine 2009).

Redazione online
07 marzo 2011

sabato 5 marzo 2011

simulazione di coito

AVREBBE MENTITO PER NON RIVELARE AL FIDANZATO UN RAPPORTO SESSUALE
Stupro a Piazza di Spagna, la ragazza confessa: «Ho inventato tutto»
La 23enne spagnola è indagata per simulazione di reato: la denuncia per coprire un «incidente» nel rapporto consumato con gioco erotico ispirato a «Rugantino»

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La strada della presunta violenza: la scientifica raccoglie reperti (Proto) ROMA - Era tutto inventato. Anzi, era tutto un gioco erotico ispirato al personaggio di Donna Marta del musical «Il Rugantino», ma spacciato in ospedale per uno stupro dopo la rottura di un preservativo durante il rapporto sessuale.
Aveva mentito agli inquirenti ed agli operatori sanitari che l'avevano visitata, la ragazza di 23 anni che aveva detto di essere stata stuprata due settimane fa a Roma, nei pressi di Piazza di Spagna.
LA CONFESSIONE AI PM - Venerdì la donna, una studentessa spagnola di famiglia ricca e in Italia da alcuni mesi per il progetto Erasmus, è crollata in lacrime di fronte ai pm raccontando la verità, incalzata dalle domande degli inquirenti. Quella sera, d'accordo con il fidanzato, anche lui spagnolo, benestante, di 43 anni, aveva adescato uno sconosciuto per strada a Roma fingendosi una prostituta. Poi ha avuto un rapporto sessuale con lui in un appartamento, ma il preservativo si è rotto e lei aveva paura di aver contratto una malattia.



La strada della presunta violenza presso Trinità de' Monti (foto Proto) «NON PENSAVO ALLA POLIZIA» - «Non pensavo che parlando di una violenza sessuale sarei finita negli uffici della Squadra mobile», ha detto la studentessa piangendo e chiedendo scusa. Ora rischia di finire sotto processo per simulazione di reato e falsa testimonianza: potrebbe vedersi comminare una pena da uno a tre anni di carcere; al vaglio degli inquirenti anche la posizione del fidanzato.
Nel giustificarsi, la giovane spagnola ha spiegato: «Ho detto di esser stata violentata perché avevo paura di non ricevere le cure adeguate». Non c'era stata nessuna violenza, dunque, si cercava soltanto di coprire un gioco erotico pericoloso nel quale la coppia si divertiva ad adescare uomini per lei, pronta a qualsiasi rapporto sessuale con gli sconosciuti fingendosi una prostituta. Ma stavolta, dopo la rottura del preservativo, la giovane ha chiamato il fidanzato e insieme hanno concordato una finta versione dei fatti.
I DUBBI DEGLI INQUIRENTI - Fin dai giorni immediatamente successivi la denuncia del 19 febbraio, gli inquirenti avevano avuto fondati dubbi circa la versione della giovane: dalle telecamere di sorveglianza della zona dove si presumeva fosse avvenuto lo stupro, non era emersa alcuna immaghine né dell'auto della ragazza, né dei due presunti assalitori che le avrebbero puntato un coltello alla gola in via di San Sebastianello. Ma polizia e magistrati avevano continuato a mantenere il riservo sulle indagini.
Ora il questore di Roma Francesco Tagliente ammette: «Abbiamo avuto sempre forti dubbi ma non li abbiamo mai voluti palesare. La ragazza ha fatto tutto questo perché aveva bisogno di una profilassi. Sono particolarmente grato agli investigatori e ai magistrati perché ci hanno fatto capire cosa è successo e consentito di far rientrare tutto». Non rientrano, invece, le feroci polemiche tra amministrazione capitolina, opposizione e perfino esponenti della destra romana, sulla «strumentalizzazione» delle notizie legate a violenze sulle donne.



Il Colosseo illuminato per «far uscire le violenze dal buio» (Jpeg) LUCI ACCESE AL COLOSSEO - Mentre il sindaco se la prende con la sinistra, Francesco Storace (La Destra) ricorda ad Alemanno che seppure «fa bene a dire no allo sciacallaggio della sinistra sullo stupro inventato a Trinità dei Monti», la prossima volta «farà ancora meglio se eviterà anche lui di correre appresso alle invenzioni accendendo le luci del Colosseo».
In effetti il primo cittadino di Roma, all'indomani della presunta violenza sulla ragazza spagnola, aveva disposto che venissero accese le luci del Colosseo - come di fatto è avvenuto domenica 20 febbraio - «per ricordare la violenza subita dalla giovane universitaria: un gesto simbolico, ma significativo - aveva precisato Alemanno -, per far luce sui casi di prevaricazione nei confronti delle donne ed evitare che episodi del genere restino nell'ombra».
Redazione online
05 marzo 2011

morte [???]

Finge figlia morente: denunciata
Fece appelli in tv, scoperta da "Iene"
Aveva commosso migliaia di persone coi suoi appelli in tv per raccogliere fondi con cui far operare la figlia negli Stati Uniti. Ma la Procura di Napoli ha scoperto che si trattava di una truffa e così è stata arrestata Luisa Pollaro, 36 anni, che con l'aiuto del marito (indagato) ha messo in scena la finta malattia della bimba. A far sorgere dubbi su tutta la vicenda è stato un servizio della trasmissione "Le Iene". Ingenti le somme frodate.


Dopo settimane di indagini la Procura di Napoli ha deciso di arrestare Luisa Pollaro, madre della piccola Adelaide, con le accuse di truffa aggravata, falso ideologico e falso materiale. Indagati il marito, Vincenzo Ciotola, e un amico della coppia, Gianluca Scelzo, per i quali il gip ha respinto la richiesta di obbligo di firma chiesta dal pm Aldo Ingangi.

La donna, hanno ricostruito gli investigatori, falsificando alcuni documenti dell'istituto Gaslini di Genova, dove Adelaide era stata ricoverata per disturbi non particolarmente gravi, aveva fatto risultare che la piccola era invece affetta dalla "sindrome del lobo medio" e che necessitava di una operazione urgente a Houston. Oltre ad avere ottenuto il riconoscimento dell'invalidità al 100%, Luisa Pollaro aveva partecipato a numerose trasmissioni televisive: in questo modo "gli indagati - è scritto in una nota a firma del procuratore aggiunto Fausto Zuccarelli - hanno tratto in inganno un'ampia fascia di persone, delle più disparate condizioni sociali, che, animate da un sentimento di umanità e solidarietà nei riguardi della famiglia Ciotola, sono stati fraudolentemente indotti ad elargire ingenti somme", calcolate in centinaia di migliaia di euro.

Nei mesi scorsi la procura aveva disposto anche il sequestro delle copie in giacenza di un libro in cui la bambina, sotto forma di diario, raccontava la sua inesistente malattia e l'attesa dell'intervento chirurgico

venerdì 4 marzo 2011

infortuni sul lavoro

Lavoro, infortuni mortali ai minimi
Inail: "980 le vittime nel 2010"
Nel 2010 gli infortuni mortali sul lavoro sono stati 980, in calo del 6,9% rispetto ai 1.053 del 2009. Il dato viene fornito dall'Inail che sottolinea anche come questa sia la cifra più bassa dal dopoguerra. Gli incidenti durante lo svolgimento dell'occupazione complessivamente sono stati 775.000, in calo dell'1,9% rispetto al 2009. Il ribasso è più pronunciato nell'industria e nel Mezzogiorno che più ha sofferto per la crisi occupazionale.


Nell'industria, dove prosegue la consistente perdita di posti di lavoro (-2,9% di occupati rispetto al 2009), gli infortuni si sono ridotti del 6,1%, nell'agricoltura, peraltro in lieve crescita occupazionale (+0,7%), del 4,9%. Positivo il dato relativo al settore Costruzioni, che registra un calo degli infortuni pari al 7,3%, senza essere stato particolarmente penalizzato sotto il profilo dell'occupazione (-0,1%) rispetto all'anno precedente. Un aumento contenuto (+1,3%) si registra nelle attività dei Servizi, a fronte di un andamento occupazionale lievemente crescente (+0,4%).

Gli incidenti mortali invece sono calati meno nei servizi (-4,1% da 438 a 420) ma in modo rilevante nell'industria (-8,6%, da 487 a 445) e, in particolare, nelle costruzioni (-10,5%, da 229 a 205). Molto significativo in percentuale è il calo delle morti sul lavoro in agricoltura (-10,2% , da 128 a 115). Se per la prima volta dal dopoguerra, si scende sotto la soglia dei 1.000 morti l'anno, il dato sulle vittime del lavoro, secondo l'Inail, "è comunque inaccettabile".

La riduzione degli infortuni è generalizzata su tutto il territorio della Penisola, ma il Mezzogiorno, che ha sofferto maggiormente per la crisi occupazionale (-1,6% contro -0,4% del Nord e un lieve miglioramento del dato al Centro), fa registrare una contrazione del 3,2% per gli infortuni in complesso, a fronte di un calo dell'1,8% del Centro e dell'1,5% del Nord. Al Centro il calo dei casi mortali (pari all'11,8%, da 221 a 195), è molto significativo ma il termine di paragone è un 2009 che aveva segnato, nella stessa area, una recrudescenza del fenomeno.

giovedì 3 marzo 2011

dimissioni ospedaliere

"Stop dimissioni rapide pazienti"
Cassazione: si rischia omicidio colposo
Le dimissioni dei pazienti dagli ospedali devono essere decise solo in base a valutazioni di "ordine medico" e non secondo i criteri di economicità presenti nelle linee guida delle strutture sanitarie per il contenimento della spesa sanitaria. E' quanto stabilito dalla Cassazione che ha annullato l'assoluzione di un medico dall'accusa di omicidio colposo di un paziente dimesso, secondo le linee guida, dopo 9 giorni da un intervento cardiaco.


Per liberarsi da ogni responsabilità, a un medico non basta, quindi, dire di essersi "attenuto scrupolosamente alle linee guida" previste per i professionisti.

Il caso era nato all'ospedale di Busto Arsizio, nel Milanese. Il dottor Roberto G. aveva dimesso il paziente Romildo B. dopo un ricovero di nove giorni dall'intervento di angioplastica all'arteria anteriore per curare un infarto esteso del miocardio. Poche ore dopo il signor Romildo era morto. Il medico era stato chiamato a rispondere di omicidio colposo per dimissioni frettolose. La perizia legale aveva accertato che se l'uomo non fosse stato dimesso, sarebbe sopravvissuto per le rapide cure che avrebbe ricevuto in reparto.

In primo grado il medico che firmò le dimissioni venne condannato a 8 mesi di reclusione e a risarcire i danni morali ai familiari. In appello invece, fu assolto "perché il fatto non costituisce reato" in quanto il medico aveva seguito le linee guida in tema di dimissioni. Tesi non condivisa dalla Cassazione che ha accolto il reclamo della procura e dei familiari.

Per I supremi giudici le linee guida non sono chiare, non si conosce nulla dei loro contenuti, nè da quale autorità provengano, e neppure di quale sia il loro livello di scientificità. I togati dubitano che non siano altro che "uno strumento per garantire l'economicitàdella gestione della struttura ospedaliera". "A nessuno - prosegue la Cassazione - è consentito di anteporre la logica economica alla logica della tutela della salute".

I giudici ricordano poi ai medici che prima di tutto devono rispondere al loro codice deontologico in base al quale hanno il dovere "di anteporre la salute del malato a qualsiasi altra diversa esigenza". Quindi non sono tenuti "al rispetto di quelle direttive laddove esse siano in contrasto con le esigenze di cura del paziente, e non possono andare esenti da colpa ove se ne lascino condizionare, rinunciando al proprio compito e degradando la propria professionalità e la propria missione a livello ragionieristico".

Adesso per il medico delle dimissioni affrettate si apre un nuovo processo. I giudici dovranno anche entrare nel merito di un paziente che, oltre ad essere stato colpito da infarto, aveva anche un quadro clinico che consigliava prudenza in quanto era fumatore e obeso. Forse neppure da tenere in considerazione per le linee guida.

mercoledì 2 marzo 2011

pizza e topi

Guerra tra pizzerie, topi come arma
Usa, infesta i locali dei concorrenti
Il proprietario di una pizzeria della Pennsylvania è stato arrestato lunedì per aver tentato di infestare con i topi gli esercizi commerciali di due concorrenti. Il capo della polizia locale ha parlato di "terrorismo alimentare". A finire dietro le sbarre Nikolas Galiatsatos, 47enne proprietario di Nina's Bella Pizzeria a Upper Darby vicino a Philadelphia.


L'uomo, con un anonimo sacchetto di plastica in mano, nel pomeriggio di lunedì è entrato nella vicina pizzeria Verona Pizza. Come se nulla fosse, ha chiesto di poter usare il bagno. Fanis Facas, proprietario del locale, deve essersi però insospettito per la presenza del rivale; così, una volta che questi è uscito, è andato a controllare la toilette: dopo aver notato la presenza di impronte sul gabinetto, ha scoperto, nascosto nell'intercapedine del controsoffitto, un sacco contenente topi vivi.

Immediatamente Facas ha chiamato la polizia, che si è messa sulle tracce di Galiatsatos: l'uomo era stato infatti avvistato poco prima mentre si dirigeva verso la pizzeria Uncle Nick's Pizza. E proprio qui, nascosto in un bidone della spazzatura, gli agenti hanno trovato un altro sacchetto con cinque topi vivi e uno morto. Per Galiatsatos sono quindi scattate le manette con l'accusa danneggiamento, condotta contraria all'ordine pubblico e maltrattamento di animali.

baby gang

Baby gang, arrestati 16enne e 15enne
In sei mesi, 11 rapine a Quarto Oggiaro. Un 12enne e un 13enne allontanati in modo coatto dalle famiglie

MILANO - Due minorenni, uno di 16 anni e uno di 15, arrestati e due, non ancora quattordicenni, allontanati coattivamente dal nucleo familiare. È questo il bilancio di una operazione della Polizia, condotta dagli uomini del commissariato di Quarto Oggiaro, intervenuta per mettere fine alle rapine compiute da una vera e propria «baby gang», attiva nel popolare quartiere milanese. Tra lunedì e martedì, gli agenti hanno arrestato due ragazzini italiani, S. D. C. di 16 anni e V. R., 15 - entrambi con precedenti - per avere commesso almeno 11 rapine commesse tra l'agosto e il dicembre del 2010. Nei confronti di altri due giovani, di 12 e 13 anni all'epoca dei fatti - uno dei quali fratello di S. D. C. - è stato eseguito il provvedimento di allontanamento coatto dal nucleo familiare in quanto non imputabili. A partire dallo scorso ottobre, la Polizia aveva ricevuto diverse denunce di rapine compiute da gruppi di ragazzi che, accerchiando le vittime per non farle fuggire, intimavano loro la consegna di denaro e cellulari con la minaccia di coltelli o armi.

Tra i luoghi preferiti per le azioni criminali, gli arrestati avevano individuato la stazione ferroviaria di Quarto Oggiaro e il cavalcavia pedonale che collega questa con un centro commerciale della zona. Nonostante la giovane età, alcune dei ragazzini erano già stati coinvolti in recenti operazioni antidroga con il compito di «vedette» o «sentinelle» e avvertire i boss se arrivava la polizia. Poi, quando non lavoravano per i grandi vessavano i coetanei. Nel corso delle perquisizioni domiciliari sono stati rinvenuti, nella casa dei fratelli, sedici cellulari, due coltelli, una mazza da baseball ed alcune riproduzioni di armi: un fucile mitragliatore (soft air), una pistola colt «Mk Iv» ed una pistola «Dong» (fonte: Ansa).

martedì 1 marzo 2011

farmaco

Sanita': muore per un farmaco, Asl risarcira' 500.000 euro
Causa civile vinta da genitori di diciottenne del veneziano
26 febbraio, 12:40

(ANSA) - VENEZIA, 26 FEB - Per la morte a 18 anni di una ragazza di Dolo dopo un trattamento farmacologico, l'Asl dovrà risarcire la famiglia con 500 mila euro. Lo ha stabilito il Tribunale a conclusione della causa civile intentata dai genitori nel 2005, tre anni dopo il decesso della giovane. La ragazza è morta per necrosi del fegato causata, secondo i giudici, da un trattamento effettuato in ospedale con un farmaco a base di leflunomide. Il medicinale, presente nel prontuario farmaceutico italiano, secondo il legale dei genitori, Mauro Zenatto, "negli Stati Uniti è stato sospeso perché giudicato troppo pericoloso".(ANSA)

endocrinologi

PADOVA
Provocava orgasmi alle pazienti,
cinque anni all'endocrinologo
Franco Lumachi, 60 anni, è stato ritenuto copevole di violenza sessuale continuata e aggravata. Sei pazienti avevano denunciato le «particolari attenzioni» durante le visite


Il palazzo di giustizia di Padova (archivio)

PADOVA – Cinque anni di carcere, interdizione dai pubblici uffici per tutto il tempo della pena e centomila euro di risarcimento danni all’Azienda Ospedaliera. Questa la sentenza di condanna pronunciata dal tribunale Collegiale di Padova per il professor Franco Lumachi, 60enne in servizio nell’Unità di Endocrinochirurgia e Senologia dell’Azienda ospedaliera (che lo aveva sospeso in via cautelare) e professore associato alla facoltà di Medicina. Lumachi è stato ritenuto colpevole dell’accusa mossa da sei pazienti di violenza sessuale continuata e aggravata in quanto commessa con abuso dei poteri e con violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione. L’inchiesta era partita in seguito a una segnalazione trasmessa in procura nell’ottobre 2006 dall’allora direttrice sanitaria Patrizia Benini che venne informata da una 25enne padovana delle strane modalità di visita applicate dal professore. La Procura aveva poi ascoltato altre pazienti del dottor Lumachi, oggetto delle sue «particolari attenzioni» nel provocare un «orgasmo meccanico», come lo chiamava lui. Un metodo che sarebbe servito a facilitare la visita della paziente. Sul destino accademico di Lumachi si è espresso il rettore del Bo, Giuseppe Zaccaria. «La giustizia fa il suo corso. L'Università ha piena fiducia nell'operato della magistratura. Aspettiamo di leggere la sentenza e poi prenderemo ogni opportuno provvedimento».

Nicola Munaro
28 febbraio 2011

cesareo

IL CASO A TREVISO
Deve sottoporsi a parto cesareo
Per convincerla arriva la polizia
Protagonista una 21enne del Burkina Faso. Il primario: nel suo paese è possibile partorire solo per via naturale


L'ospedale di Ca' Foncello (archivio)

TREVISO – E’ dovuta intervenire una volante della polizia per convincere una puerpera 21enne del Burkina Faso a sottoporsi ad un taglio cesareo urgente. La donna, ricoverata nella notte tra venerdì e sabato nel reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Ca’ Foncello, si era opposta in maniera risoluta all’intervento chirurgico indispensabile per salvare la vita al piccolo che portava in grembo e che versava in uno stato di grave sofferenza fetale: «Nel suo Paese – spiega il primario del reparto Giuseppe Dal Pozzo -, il parto è possibile solo per via naturale anche a costo di pregiudicare la salute o la vita stessa del nascituro.

Il marito della donna era d’accordo con noi, ma lei era irremovibile anche perché temeva che il cesareo le avrebbe pregiudicato la possibilità di avere figli in futuro». I medici del reparto le hanno provate tutte per convincerla, il primario ha quindi avvertito del problema sia la direzione sanitaria dell’Usl 9 che il magistrato di turno e tutti erano concordi nel procedere con il cesareo. Ma la 21enne non intendeva sentire ragioni. A quel punto Dal Pozzo ha chiesto l’intervento delle volanti: «Ho ritenuto che la presenza degli agenti fosse necessaria a tranquillizzare un po’ gli animi e così è stato. Anche grazie alla loro mediazione il marito ha firmato il consenso e intorno alle 15.30 il piccolo è nato». Il neonato si trova ora ricoverato nel reparto di patologia neonatale e nonostante un quadro clinico problematico, i medici sono fiduciosi sulla sua ripresa.

Milvana Citter
28 febbraio 2011