domenica 2 novembre 2014

SOCIOLOGIA CRIMINALE: SOCIOLOGIA CRIMINALE

SOCIOLOGIA CRIMINALE: SOCIOLOGIA CRIMINALE: CRIMINOLOGIA di Giusto Giusti ll primo concetto essenziale riguarda la nozione di cosa sia la criminologia. E’ un termine usatissimo,...

lunedì 26 novembre 2012


ZAPPATA

 

NOTE DEL PROF. GIUSTO GIUSTI

CTP PER ZAPPATA MIGUEL

 

Ho partecipato alle operazioni peritali condotte dalla dott.ssa Arioni sulla persona di Zappata Miguel, detenuto presso il carcere di Rebibbia.

Ho letto la relazione del perito d’ufficio dott.ssa Arioni, e condivido quanto il Perito ha scritto relativamente alla documentazione in atti e alla oggettività rilevata. Su quest’ultimo punto, tuttavia, e non è semplice questione semantica, la descrizione, peraltro assolutamente veridica, si appiattisce e non fa comprendere lo stato psico- fisico del detenuto. Lo Zappata è persona che ha perduto ogni slancio vitale, risponde solo se interrogato, a bassa voce e impiegando il minimo possibile delle parole, non ti guarda in faccia, sta sempre con gli occhi bassi, cammina a passi piccoli e lenti, ti descrive le sue miserabili giornate come fossero giorni normali, non ha amici, non va all’aria, non legge nulla, sta sempre in branda, ed è forse l’unico italiano che non guarda la TV. Non ha alcuna prospettiva né un qualche progetto. Ha manifestato pensieri di morte e idee di suicidio. E in otto mesi ha perduto circa 26 kg di peso.

Risulta obiettivamente, da analisi ripetutamente eseguite sui capelli, che lo Zappata ha consumato per molto tempo quantità rilevanti di cocaina; dichiara di avere consumato anche cannabis e alcolici.

La diagnosi che il Perito d’ufficio pone è quella di disturbo dell’adattamento con umore depresso, secondo i canoni del DSM IV, “per ora di entità non particolarmente grave, ma da seguire clinicamente”. Senza dubbio alcuno possono esistere casi di disturbo dell’adattamento più gravi di quello di cui ci stiamo occupando, ma di certo a me pare sufficientemente grave da richiedere cure più efficaci di quelle che sta praticando. Anche ammettendo che la diagnosi indicata, nella sua genericità, sia giusta (e in effetti lo Zappata presenta un disturbo- che viene riferito alla carcerazione- e presenta evidentissimi segni di depressione importante), occorre fare riferimento alla terapia ed alla prognosi.

La terapia attualmente consiste in un antidepressivo e tranquillanti; il carcere non è strutturalmente in grado di fornire un supporto psicologico per chi ne abbia bisogno, anche se esiste un servizio psichiatrico. Di fatto, lo Zappata non ha avuto alcun miglioramento, e, se è lecito fare una prognosi, non potrà averlo nelle presenti condizioni. Afferma il Perito che le condizioni neuropsichiche dello Zappata non risultano al momento di gravità tale da ritenerle incompatibili con il regime carcerario, e dice anche che “la detenzione svolge un ruolo causale nella suddetta patologia, che è da considerarsi reattiva e pertanto non facilita la risoluzione della patologia lamentata”. Secondo logica, questa affermazione, che la detenzione svolge un ruolo causale nella suddetta patologia, significa soltanto che essa patologia è incompatibile con il regime carcerario, perché questo l’ha prodotta e la mantiene, e le terapie che vengono praticate non sono utili.

Non si può dimenticare che lo Zappata è un assuntore cronico di cocaina, e il carcere non può fare nulla per offrire ai tossicodipendenti una prospettiva diversa. Non posso dimenticare di essere medico per il solo fatto di essere un consulente di parte. Credo di essere certo che lo Zappata, se per qualsiasi ragione uscisse ora dal carcere, correrebbe a riempirsi le narici di cocaina. Ma questo non deve accadere, perché lo Zappata è ancora giovane e può essere recuperato ad una vita attiva in assenza di cocaina. La sua alternativa non può e non deve essere fra la disperazione del carcere e l’effimera euforia della droga.

Per queste ragioni, e sulla base di considerazioni di ordine medico, chiedo che il detenuto venga trasferito in una comunità terapeutica chiusa, in cui sia curato, controllato, rieducato e da cui non possa uscire, perché al momento questo sembra essere l’unico modo per tenerlo lontano dalla droga. E perché tenerlo in carcere significa un immediato ritorno alla cocaina, non appena ne abbia la disponibilità.

Roma, 14 luglio 2008

1                       o

Prof. dr Giusto Giusti

Ordinario di Medicina legale

Università di Roma "Tor Vergata"

 

sabato 17 novembre 2012

ELOGIO DELLA STUPIDITA'

Clandestino rifiuta di lasciare l'ospedale:costa 900 euro al giorno

VENEZIA (29 marzo) - Un tunisino clandestino, ricoverato da mesi all'ospedale di Mestre (Venezia), rifiuta di lasciare il posto letto costando alla collettività 900 euro al giorno. L'uomo lo scorso novembre era finito sotto un treno, perdendo entrambe le gambe, durante una fuga dai carabinieri che stavano tentando di prenderlo, essendo accusato di avere accoltellato la convivente. Il tunisino, in seguito all'incidente è stato ricoverato all'ospedale, ma una volta finite le cure, ha rifiutato di lasciare il posto letto vani sono risultati tutti i tentativi per farlo dimettere. Inutile anche il decreto di espulsione emesso dalla Questura. Il Governo tunisino informato, non ha mai risposto alle sollecitazioni del Ministero degli Esteri italiano. Così l'uomo, pregiudicato e più volte arrestato, rimane a carico della Asl veneziana che gli garantisce vitto e alloggio per 900 euro al giorno.Antonio Padoan, direttore generale dell'azienda sanitaria veneziana, commentando la vicenda dice che «sempre più stranieri clandestini utilizzano i servizi sanitari degli ospedali in sostituzione dell'assistenza sanitaria, facendosi curare anche i denti». Oltre al tunisino l'ospedale veneziano paga mille euro al giorno per curare un ucraino clandestino emofiliaco. (da repubblica.it 29 marzo)

Madre denuncia figlio, strage sventata

Blaec Lammers, 20 anni, voleva ripetere la stessa carneficina del 20 luglio, in Colorado. Il massacro sarebbe avvenuto in un cinema nel Missouri, dove si proiettava l'ultimo episodio di «Twilight». Armi e munizioni trovate in casa

Madre denuncia figlio, strage sventata
Blaec Lammers, 20 anni, voleva ripetere la stessa carneficina del 20 luglio, in Colorado. Il massacro sarebbe avvenuto in un cinema nel Missouri, dove si proiettava l'ultimo episodio di «Twilight». Armi e munizioni trovate in casa
NEW YORK - Era pronto a compiere una nuova strage in un cinema, come quella del 20 luglio scorso ad Aurora, Colorado, quando James Holmes uccise 12 persone e ne ferì 58 alla prima del film «Batman». Il ventenne Blaec Lammers aveva invece scelto come teatro del massacro un cinema di Bolivar, in Missouri, dove si proiettava l'ultimo episodio della saga di Twilight.
DENUNCIATO DALLA MADRE - A fermare il folle piano è stata la madre del ragazzo, insospettita dal fatto che il figlio - che da tempo soffriva di disturbi mentali - aveva smesso da alcuni giorni di prendere alcuni psicofarmaci. La donna ha poi scoperto che il ragazzo aveva nascosto in casa armi e munizioni acquistate nelle settimane precedenti, e si è quindi decisa ad avvertire la polizia chiamando il 911, il numero di emergenza negli Stati Uniti.
LA CONFESSIONE - Lo stesso giovane, una volta fermato, ha confessato il suo piano criminale. Un piano terribile, secondo cui il ragazzo avrebbe compiuto una vera e propria carneficina nel cinema, recandosi poi in un vicino centro commerciale per sparare all'impazzata tra la folla. La sua intenzione - come ha raccontato ancora agli agenti - era poi quella di suicidarsi una volta arrivato davanti al più vicino posto di polizia.
PRECEDENTE ARRESTO - Il giovane era già stato arrestato nel 2009 dopo aver annunciato che avrebbe pugnalato uno alla volta tutti i dipendenti di un supermercato della catena Wal-Mart. E malgrado tutto ciò ha ottenuto del tutto legalmente le armi con cui progettata la carneficina.

Australia, bimba di 7 anni divorata
da un coccodrillo mentre nuotava

La piccola era in un laghetto con la famiglia. Un ranger ha ucciso un rettile: nella pancia trovati resti umani

Australia, bimba di 7 anni divorata
da un coccodrillo mentre nuotava
La piccola era in un laghetto con la famiglia. Un ranger ha ucciso un rettile: nella pancia trovati resti umani
Una bambina australiana di sette anni sarebbe stata divorata da un coccodrillo. La piccola è stata trascinata sott'acqua dal rettile, lungo 2,5 metri, mentre stava nuotando con tutta la famiglia in un laghetto. La tragedia è avvenuta a Gumarrirngbang, 350 chilometri a est da Darwin, nel Territorio del Nord dell'Australia. Successivamente un ranger ha ucciso un coccodrillo nell'area e all'interno dell'animale sono stati trovati resti umani, forse appunto della piccola.

lunedì 4 giugno 2012

patente


Inanella una serie di infrazioni da record:
58enne perde tutti i punti della patente

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TRIESTE - Ha perso tutti i punti patente in una volta sola. È una multa da record quella rifilata dagli agenti della Polizia locale ad triestino di 58 anni, M.R., alla guida di una Fiat Multipla. Fermato perché stava facendo un sorpasso azzardato in corrispondenza di un incrocio nella periferia di Trieste, è fuggito nonostante l'alt intimatogli dagli agenti. Bloccato a qualche chilometro di distanza, è stato sottoposto all'alcoltest, risultando positivo per due volte di fila con valori pari al quadruplo rispetto al tasso consentito per legge.

Alla richiesta dei documenti la situazione, già pessima, è peggiorata ulteriormente: revisione scaduta a giugno 2010, esposizione sul parabrezza di un contrassegno assicurativo falso e completa assenza dell'assicurazione Rca. Un vero e proprio en plein che gli è costato la perdita di tutti i punti patente. A questo si aggiunge la confisca del veicolo, la sospensione della patente da 1 a 2 anni, mentre sarà il giudice a stabilire l'ammenda per guida in stato d'ebbrezza (da 1.500 a 6.000 euro) e l'eventuale arresto da sei mesi a un anno.
Lunedì 24 Ottobre 2011 - 13:07    Ultimo aggiornamento: Martedì 25 Ottobre - 19:45

sabato 2 giugno 2012

spegni la luce!


LOS ANGELES

Quel neon dimenticato acceso per 77 anni
«Una bolletta da 17 mila dollari»

In una caffetteria, coperto da un pannello, è sopravvissuto a tutte le ristrutturazioni: dal 1935 non è mai stato spento

Il neon, mai spento dal 1935, nella Clifton’s CafeteriaIl neon, mai spento dal 1935, nella Clifton’s Cafeteria
La luce era fievole. Andrew Meieran, all’inizio, ha pensato che fosse solo il riflesso della lampada tascabile con cui stava ispezionando un ripostiglio della Clifton’s Cafeteria, il vecchio ristorante che stava ristrutturando nel centro di Los Angeles. Invece, spenta la torcia, il bagliore continuava a trapelare da un angolo del muro. Meieran ha grattato via un pezzo del rivestimento e ha scoperto un neon dietro a un pannello. Era acceso da 77 anni. «Non ci potevo credere», ha raccontato alla tv locale KTLA. La lampada è stata installata nel bagno delle donne dal primo proprietario del locale, Clifford Clinton, nel 1935, quando i neon erano ancora una novità (il primo è del 1923). Serviva a illuminare, in un tripudio di kitsch, una delle stampe semitrasparenti di scene montane con cui era decorato tutto il locale. Nel 1949 da un angolo del bagno fu ricavato il ripostiglio e il neon venne coperto con un pannello. Qualcuno però si scordò di scollegarlo dall’elettricità.
MAI SPENTO - È sopravvissuto ad anni di attività del ristorante, varie ristrutturazioni e numerosi terremoti, in una delle zone più sismiche del Paese. Senza mai spegnersi. «Sarà costato 17 mila dollari (circa 13.700 euro, ndr) di bollette», ha stimato Meieran. Finora si riteneva che i neon avessero una durata massima di 40 anni, ma il tubo della Clifton’s Cafeteria era chiuso e costantemente in attività e questo, secondo gli esperti, ne ha prolungato la vita. «Potrebbe essere il più antico ancora funzionante al mondo», ha spiegato al Los Angeles TimesKim Koga, direttrice del Museum of Neon Art della città.
IL CASO DELLA LAMPADINA - La luce eterna è una passione tutta californiana: nella città di Livermore c’è anche la più antica lampadina a incandescenza esistente, accesa dal 1901 in una stazione dei Vigili del fuoco. La scoperta risale al 9 febbraio, adesso l’edificio a quattro piani in cui si trova il ristorante è stato nominato tra i «Tesori di Los Angeles» per il suo valore «storico» (i siti archeologici della California di solito risalgono all’Ottocento). Meieran, che l’ha pagato tre milioni e mezzo di dollari (2,8 milioni di euro) e ne spenderà altrettanti per ristrutturarlo, ha assicurato di voler riportare il locale alla sua forma originaria. Compresa una ricostruzione (anche se solo parziale) del pannello retroilluminato con le scene montane.
Elena Tebano2 giugno 2012 | 8:08