domenica 20 dicembre 2009

GIUDICE DI PACE

Le competenze del Giudice di pace in materia penale sono elencate qui
http://sosonline.aduc.it/scheda/giudice+pace+competenze+penali_16090.php

giovedì 17 dicembre 2009

TRAUMI E AVVELENAMENTI IN EUROPA

Traumi e avvelenamenti in Europa
di Criel, 16 dicembre 2009 Un commento
Pubblicato oggi dall’Istituto Superiore di Sanità il rapporto europeo Injury Database 2009.


The European Injury Database (IDB)
Ogni anno, nell’Unione Europea, circa 7 milioni di persone sono ricoverate in ospedale e 35 milioni giungono in pronto soccorso a causa di un traumatismo o di un avvelenamento conseguente ad incidente o violenza.

Eurosafe, l’associazione europea per la prevenzione degli infortuni e la promozione della sicurezza, e la rete del sistema europeo di sorveglianza degli incidenti Injury Database (IDB) supportato dalla Commissione Europea presentano il rapporto 2009 Injuries in the European Union, contenente i dati rilevati dal sistema nel periodo 2005-07.

Secondo i dati, i gruppi di popolazione a maggior rischio di incidente sono i bambini, i giovani (in particolare adolescenti), gli anziani e gli utenti deboli della strada quali pedoni e ciclisti. Le attività prevalenti sono quelle sportive e quelle legate all’uso di prodotti per il consumatore, al suicidio e alla violenza interpersonale.

Dal rapporto emergono alcune informazioni chiave:


Ogni due minuti una persona muore per infortunio, per un totale di un quarto di milione di morti per infortunio ogni anno nell’Unione Europea.
C’è una forte differenza nei tassi di mortalità tra i Paesi dell’Unione. Più di 100.000 persone ogni anno potrebbero essere salvate se ciascuno dei 27 Paesi membri riducesse il proprio tasso di mortalità per infortuni al livello minimo di mortalità osservato tra i paesi dell’Unione.
Ogni anno un ammontare di almeno 15 miliardi di Euro viene speso nell’Unione per il solo trattamento ospedaliero dei ricoverati per infortunio.
Tre quarti degli infortuni avvengono per incidente domestico e del tempo libero.
L’andamento della mortalità per infortuni stradali, anche grazie allo specifico programma comunitario di contrasto, negli ultimi anni risulta in diminuzione.
Analoga riduzione si osserva nelle morti per incidente sul lavoro.
Per gli infortuni domestici e del tempo libero si ha invece una modesta riduzione, indice di una tuttora difficile capacità di controllo del fenomeno.
I dati sugli incidenti e la violenza possono essere ottenuti da un ampio spettro di fonti quali i rapporti di polizia, quelli dei servizi di emergenza non sanitaria (es. Vigili del Fuoco) e i dati assicurativi. Sfortunatamente queste fonti sono frammentarie e spesso incomplete. Al contrario, i dati ospedalieri costituiscono la fonte informativa più attendibile sugli infortuni, specialmente per quelli più gravi che normalmente vengono trattati nei servizi di emergenza e nei reparti ospedalieri.

Tredici Paesi dell’Unione, tra cui l’Italia, tramite l’Istituto Superiore di Sanità e la rete di ospedali che con esso collaborano sul tema, stanno raccogliendo dati sugli infortuni, secondo un formato comune europeo, nei servizi di emergenza ospedaliera. Questi dati sono detenuti e diffusi dalla Direzione Generale Salute Pubblica della Commissione Europea.

Ad oggi circa 350.000 accessi all’anno in pronto soccorso ospedaliero vengono registrati dall’IDB, consentendo di avere informazioni sul luogo e le circostanze dell’incidente, nonché sui prodotti coinvolti nel medesimo.

L’Istituto Superiore di Sanità, coordinatore per l’Italia dell’IDB nell’ambito delle attività del Sistema Informativo Nazionale sugli Infortuni in Ambienti di Civile Abitazione (SINIACA), rende disponibile sul proprio sito il rapporto.

Fonti:

ISS – Rapporto IDB 2009
The European Injury Database (IDB)(17 DIC. 2009 DA EUMED.ORG)

sabato 12 dicembre 2009

UNA SCUOLA NAZIONALE DI MEDICINA LEGALE

Il 25 febbraio 2009 scrivevo su questo blog di un'idea, un'ipotesi non investigata fino in fondo, una proposta non ancora tale. Accennavo ad una scuola nazionale di medicina legale. Per una serie di ragioni: 1) la preparazione degli specialisti non è omogenea sul territorio; 2) i medici legali, o sedicenti tali, sono in numero eccessivo; 3) può capitare che alcune scuole non diano una preparazione sufficiente, o che alcuni specialisti non siano preparati; 4) il sistema di reclutamento è inadeguato, nella convinzione che il medico legale sia solo un chiacchierone; 5) recentissimi casi giudiziari mostrano che il PM può dire qualunque cosa su dati medico legali, tanto nessuno lo contesterà sul piano tecnico; 6), 7) ecc. Infine: si stanno cercando di accorpare alcune scuole di specializzazione.
Il mio status attuale (sapete tutti che con il 31.12.08 mi sono dimesso dall'università) non mi consente ovviamente di prendere iniziative concrete, ma non mi sono dimesso dal pensiero. Nella assoluta certezza che non avrò alcuna risposta od opinione su questo tema, nondimeno vi prego di farmela avere.

giovedì 10 dicembre 2009

AMIANTO

CronacaPercorso:ANSA.it > Cronaca > News
Eternit, al via il maxi processo Vertici sotto accusa per morti amianto
Tremila parti lese, alla sbarra i due responsabili della multinazionale
10 dicembre, 09:29
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Eternit, via al maxi processo

TORINO - Folla davanti al tribunale di Torino, per l'inizio del maxiprocesso Eternit. Sono almeno un centinaio le persone, provenienti dall'Italia e dall'estero, che manifestano di fronte al tribunale in attesa che abbia inizio il dibattimento del più grande processo d'Europa. All'udienza sono attese 2 mila persone. Sono una decina di pullman che stanno arrivando al Palagiustizia. Trasportano i parenti delle quasi 3 mila vittime dell'amianto, le quasi 700 parti civili, sindaci e amministratori della zona di Casale Monferrato, dove aveva sede il più grande stabilimento italiano della Eternit. Tanti gli striscioni esposti, tra i quali quelli delle associazioni vittime dell'amianto di Italia, Svizzera e Francia.

"Signor Stephan Schmidheiny: la attendiamo anche in Svizzera", è lo striscione dell'associazione svizzera delle vittime dell'amianto, appeso alla cancellata del tribunale e circondato dai nomi di alcune delle vittime Eternit. Di fronte al tribunale si stanno inoltre radunando i partecipanti al corteo organizzato dalla Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro, in concomitanza con l'apertura del processo e a pochi giorni dal secondo anniversario del rogo della Thyssenkrupp. Vi aderiscono, oltre ai sindacati e alle associazioni dei lavoratori, anche i giovani dei centri sociali. Presenti numerosi rappresentanti dei lavoratori delle vittime della Eternit di Svizzera, Francia e Belgio. "Un solo essere umano - si legge sullo striscione dei minatori francesi - ha più valore che tutto l'amianto e il profitto del mondo" (10 DICEMBRE 2009)

mercoledì 9 dicembre 2009

LA STORIA DEL DR SMITH

CRIME
Pathology
Dr. Charles Smith: The man behind the public inquiry
Last Updated: Monday, December 7, 2009 | 1:38 PM ET Comments0Recommend4
CBC News
Dr. Charles Smith was long regarded as one of Canada's best in forensic child pathology. A public inquiry was called after an Ontario coroner's inquiry questioned Smith's conclusions in 20 of 45 child autopsies. (Frank Gunn/Canadian Press)On a typical case, he might have to decide whether a child had been shaken to death or accidentally fallen from a highchair.

Dr. Charles Smith was once considered top-notch in his field of forensic child pathology. In 1999, a Fifth Estate documentary singled him out as one of four Canadians with this rare expertise.

For 24 years, Smith worked at Toronto's Hospital for Sick Children. In the hospital's pediatric forensic pathology unit, he conducted more than 1,000 child autopsies.

But Smith no longer practises pathology. An Ontario coroner's inquiry reviewed 45 child autopsies in which Smith had concluded the cause of death was either homicide or criminally suspicious.

The coroner's review found that Smith made questionable conclusions of foul play in 20 of the cases — 13 of which had resulted in criminal convictions. After the review's findings were made public in April 2007, Ontario's government ordered a public inquiry into the doctor's practices.

That inquiry, led by Justice Stephen Goudge and concluding in October 2008, found that Smith "actively misled" his superiors, "made false and misleading statements" in court and exaggerated his expertise in trials.

'Smith was adamant that his failings were never intentional. I simply cannot accept such a sweeping attempt to escape moral responsibility.'
—Justice Stephen Goudge
Far from an expert in forensic child pathology, "Smith lacked basic knowledge about forensic pathology," wrote Goudge in the inquiry report.

"Smith was adamant that his failings were never intentional," Goudge wrote. "I simply cannot accept such a sweeping attempt to escape moral responsibility."

Acted more like a prosecutor

Some have accused Smith of taking on a role larger than pathologist. The lawyer for Brenda Waudby said he was on a crusade and acted more like a prosecutor. Waudby was convicted in the murder of her daughter after Smith analyzed the case.

Brenda Waudby was wrongly accused of killing her 21-month-old daughter Jenna in 1997. (Frank Gunn/Canadian Press)A pubic-like hair found on her daughter went missing during Smith's investigation. It was discovered he had kept the hair in his office before police found it five years later. In the end, Waudby's charges were dropped and the child's babysitter was convicted.

Smith said he had a passion for uncovering the truth in child deaths. The Ontario pathologist told media lampooning him he had "a thing against people who hurt children." He welled up when speaking about a mother looking for the cause of her baby's death.

Smith had been in search of his own personal truths. He was born in a Toronto Salvation Army hospital where he was put up for adoption three months later. After years of looking for his biological mother, he called her on her 65th birthday. But she refused to take his call.

Smith's adoptive family moved often. His father's job in the Canadian Forces took them throughout Canada and to Germany. He attended high school in Ottawa, and graduated from medical school at the University of Saskatchewan in 1975.

Sick Kids tenure

Hired by Toronto's Hospital for Sick Children in 1979, Smith worked in surgery for a year and then moved on to pathology training. A pathologist studies diseases and illnesses by assessing matter such as cells, tissues, organs and fluids. Pathologists also examine biopsy material, and give a subsequent diagnosis.

When it comes to autopsy reports, the field of pathology can be a subjective one. It's based on research and opinion, and it's especially controversial in Canada, where there is no formal training or certification process. Only a handful of practitioners in Ontario are entrusted with the job — and they've learned by doing.

With child victims, forensic analysis is rarely cut and dried. It can take an infant up to 24 hours to die of a shaking incident, which is a crime that doesn't leave evidence the way a regular killing might.

After his initial training at Sick Kids, as the Toronto hospital is known, Smith began conducting child autopsies in 1981. He started with children who had died of accidental and natural causes. By the late '90s, Smith saw more forensic child cases than any other pathologist across the country.

Smith's unit used arrest warrants to reinvestigate cases of sudden infant death syndrome (SIDS). He oversaw the autopsies of exhumed babies that led to new murder charges.

In one such case, Smith appeared before a court in the death of six-month-old Sara Podniewicz. He concluded she had been dead for up to 15 hours before her parents reported the death. The parents had told a 911 operator the girl had died just moments before. Smith's analysis led to second-degree murder charges.

In December 2009, Sherry Sherrett-Robinson was acquitted of killing her son whom Smith had concluded died of asphyxia a decade earlier. Smith suggested Sherrett-Robinson's son, Joshua, suffered a skull fracture and neck hemorrhages. Ontario's chief forensic pathologist, Dr. Michael Pollanen, however, told the Ontario Court of Appeal that he did not find a skull fructure and noted the neck hemorrhages were caused during the autopsy process.

First doubts

In 1991, a family in Timmins, Ont., was the first to raise questions about Smith's work. He had concluded their one-year-old baby had died from being shaken. The child had been under the care of a babysitter who said the baby had fallen down stairs.

In court, experts challenged Smith's opinion, which had resulted in the babysitter's charge of manslaughter. The judge in the case stated Smith should have taken other causes into consideration.

Once the most prolific pathologist, Smith began getting a reputation for late cases, and his disorderly desk produced samples that had gone missing.

In 2002, he received a caution from the Ontario College of Physicians and Surgeons. The college said he was being "overly dogmatic" and had a "tendency towards overstatement."

In June 2005, Dr. Barry McLellan, Ontario's chief coroner, started the review of 45 child autopsies conducted by Smith between 1991 and 2002. The review, released in April 2007, found that Smith had made mistakes in 20 cases involving the deaths of children. The review cast doubt on criminal convictions in 13 of the cases.

"I am very surprised with the overall results of the review, and concerned," McLellan said. "In a number of cases, the reviewers felt that Dr. Smith had provided an opinion regarding the cause of death that was not reasonably supported by the materials available for review."

The chief coroner said the results of the review were being shared with defence and Crown attorneys involved in all of the relevant criminal cases.

After resigning from Sick Kids in 2005, Smith accepted a pathology position in Saskatoon. He was fired after three months. A tribunal later reinstated him, but without a licence, Smith was unable to practise.

Smith told media his marriage ended in light of stress from the highly publicized events. He had lived with his wife and two children on a farm north of Newmarket, Ont.

As a member of the Christian and Missionary Alliance, Smith says he has been fuelled by his life's purpose — finding out the truth for parents who have lost babies. (da CBC News Canada)

martedì 8 dicembre 2009

COME MUORE UN BAMBINO

Peter, bimbo morto di indifferenza
Gb, ospedale tenta corrompere medico
Il Great Ormond Street Hospital è conosciuto come uno dei migliori ospedali pediatrici del mondo, potrebbe perdere questa pregiata etichetta se le accuse mosse dal Dottor Holt nei confronti della struttura sanitaria si rivelassero fondate. Dopo oltre due anni di indagini si è giunti ieri a scoprire una verità fatta di indifferenza, incapacità e superficialità. Retroscena shock di una storia costata la vita ad un bimbo.


Arriva ad un ormai probabile scioccante epilogo la storia di un bimbo inglese che la stampa britannica ha soprannominato “Baby P.”, il bimbo di 17 mesi morto durante l’agosto del 2007 a causa delle iterate violenze subite.

I principali quotidiani del Regno Unito hanno riportato uno stralcio dell’intervista rilasciata dal Dottor Kim Holt, impiegato presso il Great Ormon Street Hospital, che ha curato più volte il piccolo Peter. Il medico si era attenuto alle procedure, avvertendo la direzione dell’ospedale, chiedendo che venissero messe in atto le misure del caso: l’intervento delle forze dell’ordine e dei servizi sociali. Nessuno lo ha mai ascoltato. Nel 2007 il tragico epilogo: “Baby P.” è stato trovato morto nella sua culla. Aveva testa e schiena rotte, i denti scheggiati, un dito parzialmente amputato e il corpicino coperto di lividi.

La madre, il suo convivente e il proprietario della pensione in cui vivevano sono stati immediatamente arrestati. Le indagini hanno portato gli inquirenti a ricostruire che, durante i suoi infernali 17 mesi di vita, il bimbo era stato portato per ben 35 volte negli ospedali londinesi. I vertici del Great Ormond Street, secondo quanto detto alla stampa dal Dottor Holt, hanno cercato allora di compare il suo silenzio, offrendogli 120mila sterline (poco più di 130mila euro).

Già subito dopo la morte del piccolo, la direzione dell’ospedale pediatrico avevano ammesso una parziale responsabilità, sollevando però obiezioni di tipo sindacale, imputando alla mancanza di personale e ai turni stressanti di lavoro la mancata comuicazione dei fatti di violenza alle autorità.

Altri medici della stessa struttura si erano dimessi subito dopo lo scandalo. Tramite un portavoce, i dirigenti della struttura medica negano ogni addebito, ritrattando in parte quanto avevano sostenuto, dicendo di non avere mai ricevuto segnalazioni da parte dello staff.

Resta ancora da chiarire, in questa indagine che si profila ingarbugliata e complessa, perché davanti ad un simile orribile sospetto il Dottor Holt non abbia scavalcato la direzione del nosocomio, richiedendo in prima persona l’intervento delle autorità.

Giuditta Mosca
(DA TGCOM)

NON HO PAROLE

È MORTA PER UNA SETTICEMIA PARTITA DAL CORDONE OMBELLICALE
Morte neonata romena: indagati 11 sanitari di Palermo e Canicattì
La piccola era stata partorita su una sedia in una corsia all'ospedale in provincia di Agrigento

AGRIGENTO - Undici sanitari dell'ospedale di Canicattì (Ag) e dell'ospedale dei bambini di Palermo sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla procura di Agrigento per il decesso di una neonata figlia di genitori di origine romena avvenuto la sera del 3 dicembre. La piccola era stata partorita il 27 novembre su una sedia all'ospedale di Canicattì, poi era stata trasferita a Palermo quando una setticemia, partita dal cordone ombelicale, si era allargata. Lunedì l'assessore regionale alla Sanità ha inviato gli ispettori nel'ospedale di Canicattì. Anche la commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori sanitari ha annunciato l'avvio di un'inchiesta sulla morte.

INFEZIONE - Il pm Michela Francorsi, in seguito alla denuncia dei genitori, due disoccupati di Camastra, aveva deciso l'autopsia e il sequestro delle cartelle cliniche. La madre, 24 anni, aveva partorito su una sedia del corridoio del reparto di maternità dell'ospedale di Canicattì e, insieme al marito Valentin Paun, 23 anni, sin da subito ha sostenuto che l'infezione è la conseguenza delle condizioni precarie in cui è avvenuto il parto e di una serie di gravi negligenze. I medici hanno diagnosticato un'infezione che attecchisce dalla cicatrice ombelicale.


NESSUN AIUTO - I genitori hanno raccontato di avere suonato per mezz'ora alla porta del reparto, ma non ha risposto nessuno. Solo quando la piccola era stata partorita si è presentata una donna che ha tagliato il cordone ombelicale e ha accompagnato la madre in corsia. Ma la piccola si è rapidamente aggravata ed è stata trasferita a Palermo dove è morta una settimana dopo la nascita.


08 dicembre 2009 (da corriere.it)

lunedì 7 dicembre 2009

URANIO IMPOVERITO

Uranio, condannato ministero Difesa
Risarcimento a famiglia militare morto
Il tribunale di Roma ha condannato il ministero della Difesa a un risarcimento di 1,4 milioni ai familiari di un militare sardo morto alcuni anni fa per presunta contaminazione da uranio impoverito. La sentenza giunge a meno di un anno di distanza da un'altra condanna simile inflitta alla Difesa dal tribunale civile di Firenze: il caso riguardava un reduce dalla Somalia risarcito con 545 mila euro e deceduto un mese dopo.


La notizia è stata resa nota dal sito www.vittimeuranio.com, secondo cui, stando a un bilancio del gruppo operativo interforze della Sanità Militare, in Italia sarebbero 250 i morti e 1991 i malati per possibile contaminazione da uranio.

Sempre secondo il sito, proprio in questi giorni sarebbe morto un altro militare per le stesse cause. Si tratterebbe di un sottufficiale dell'Esercito della provincia di Cagliari, che ha prestato servizio nel poligono di Teulada. "Mio padre - racconta la figlia - ha sofferto per una mielodisplasia linfatica degenerata in seguito, nonostante lunghe cure, in leucemia mieloide acuta, causa tre mesi fa del suo decesso". (DA TGCOM, 7 DICEMBRE 2009)

mercoledì 25 novembre 2009

MORTE PER EROINA IN CELLA

Morì di overdose in cella
Ai familiari 182mila euro
L’associazione Antigone: «Sentenza storica»


Maurizio Freguia morì in carcere per overdose di eroina (web)

ROVIGO – «Un giudice civile di Padova ha con dannato il ministero della giustizia a risarcire con 182mila euro la sorella di un detenuto trenta cinquenne morto nel carcere di Rovigo per over dose». Patrizio Gonnella, presidente dell’associa zione Antigone, definisce la recente decisione «storica» paragonandola con quanto accaduto di recente a Diana Blefari. A ottenere il risarcimen to è stata la sorella di Maurizio Freguia, che il 27 dicembre del 2000 perse la vita in carcere. A stroncarlo, come accertato dall’autopsia, è stata una dose letale di eroina. La droga, per gli accer tamenti dell’epoca, potrebbe essergli stata conse gnata durante i colloqui coi detenuti anche se non si è mai arrivati a chiarire le circostanze. Non così, ad esempio, per il giudice patavino che nella sentenza ha parlato di sorveglianza ca rente, visto che sarebbe stato un compagno di cella a cedere l‘eroina al rodigino che era appena rientrato da un permesso premio. Freguia si sentì male la sera prima.

Curato nel l’infermeria del carcere, poi venne ricoverato in ospedale salvo poi rientrare in via Verdi. Quella mattina le sue condizioni peggiorarono fino al decesso. Giampietro Pegoraro, coordinatore de gli agenti penitenziari della Cgil, quel giorno era al lavoro. «Da parte nostra fu fatto tutto il possi bile per salvare Freguia – afferma – ma invano». Secondo il presidente di Antigone Gonnella «un tossicodipendente e alcolista, ha ragionato il giudice – afferma - affinché sia conservato, cu rato, tutelato, deve essere innanzitutto osserva to. Se si trascura di osservarlo, e si permette che si inietti una dose letale di eroina, il Ministero della Giustizia è corresponsabile della morte». Allo stesso modo, continua Gonnella, «si po trebbe usare questa argomentazione per sostene re che Diana Blefari, abbandonata a se stessa nel la propria cella singola nella quale non si alzava quasi più dalla branda, non è stata conservata, curata, tutelata dal nostro Ministero. E la stessa cosa si potrebbe dire per molte altre morti».

A.A.
24 novembre 2009 (da corrieredelveneto.it)

martedì 24 novembre 2009

compatibilita' carceraria

Cari Colleghi, sapete cos'è il riflesso rotuleo?
Catania, preso il boss latitante
Era invalido ma viaggiava sulla Bmw
Per i medici doveva muoversi su una sedia a rotelle perché affetto da una paraplegia, ma andava al ristorante su una Bmw. Il latitante Carmelo Di Stefano, 39 anni, ritenuto un elemento di spicco della cosca dei Cursoti emigrata a Milano, è stato arrestato dalla polizia a Catania. Il boss, al quale nel dicembre del 2008 era stati concessi gli arresti domiciliari perchè invalido dal Tribunale di sorveglianza di Bologna, è stato bloccato da agenti della Squadra mobile alla guida di una Bmw da poco uscita dal concessionario.

Nei confronti di Carmelo Di Stefano, che deve scontare 30 anni di reclusione per associazione mafiosa, omicidio e traffico di droga, nel settembre scorso era stata ripristinata un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, ma nel frattempo si era reso irreperibile. Carmelo Di Stefano è fratello di Francesco, ritenuto il reggente della cosca a Catania, che è latitante perchè ricercato per associazione mafiosa nell'ambito dell'operazione Revenge della Dda della Procura etnea. Il loro padre, Gaetano Di Stefano, è uno dei nomi storici della mafia siciliana ed è stato coinvolto nell'inchiesta sull'autoparco di Milano.

Di Stefano è stato arrestato mentre era con la moglie, una catanese di 36 anni residente a Bologna, in un ristorante della costa ionica, a Carrabba di Mascali. Il latitante era da poco giunto nel locale alla guida di Bmw serie 3, intestata a una giovane parente, ed era in possesso di una carta d'identità falsificata. Di Stefano in passato aveva ottenuto gli arresti domiciliari per gravissimi motivi di salute, dopo due ricoveri ospedalieri urgenti e per la necessità di doversi sottoporre a terapie riabilitative perchè affetto da una "paraplegia post-traumatica" e da "deperimento organico su base anoressica". Nelle scorse settimane la presenza del ricercato era stata segnalata proprio nella rione Nesima superiore di Catania, dove è maggiormente radicata la cosca dei cursoti milanesi. La condanna a 30 anni di reclusione che deve scontare è frutto di un cumulo di pene principalmente comminate in due maxi processi: Cuspide e Skorpion, celebrati a Catania.
(da repubblica.it Palermo, 24 novembre 2009)

LATTE CON MELAMINA

Qualcuno ricorderà che più volte ho lamentato la diffusione in Italia di prodotti cinesi adulterati, o tossici. Adesso la Cina provvede.

LA SOSTANZA TOSSICA ERA UTILIZZATA PER AUMENTARE ARTIFICIALMENTE IL VALORE PROTEICO
Melamina, in Cina prime due esecuzioni
La sentenza a gennaio, dopo che il latte contaminato ha ucciso sei neonati e intossicato altri 300mila bambini

NOTIZIE CORRELATE
Latte contaminato, una condanna a morte (22 gennaio 2009)
Sequestrati quintali di latte alla melamina (16 ottobre 2008)
Sicurezza alimentare: la Cina è lontana (14 luglio 2008)

MILANO - In Cina sono state eseguite le prime due condanne a morta per lo scandalo del latte contaminato alla melamina, che ha causato la morte di sei neonati e l'intossicazione di 300mila bambini. La sentenza era stata emessa a gennaio.

LE ACCUSE - Zhang Yujun è stato riconosciuto colpevole di aver messo in pericolo la salute pubblica e Geng Jinping di aver prodotto e venduto il latte contaminato. Il primo ne ha prodotte oltre 770 tonnellate e vendute più di 600 tonnellate tra il luglio 2007 e l'agosto 2008. Geng ne ha messe in commercio oltre 900 tonnellate. Lo scandalo è esploso a settembre 2008, dopo una denuncia della Fonterra, impresa neozelandese socia della cinese Sanlu. La general manager della compagnia, Tian Wenhua, è stata condannata all'ergastolo. La sostanza tossica era utilizzata per aumentare artificialmente il valore proteico del latte.


24 novembre 2009 (da corriere.it)

domenica 25 ottobre 2009

GENETICA E CRIMINALITA'

Scrivevo nel Manuale di Medicina forense, e ribadivo nella Guida all'esame di medicina legale (in corso di stampa), queste brevi note.
CRIMINALITA’ E GENETICA

Poco più di un secolo fa, fu avanzata la tesi che il reato si situava entro la struttura genetica della persona, e quindi si doveva considerare la tesi del criminale nato. La conseguenza logica fu la nascita del concetto di pericolosità della persona, prima ancora che essa compiesse un delitto.
Molti criminologi moderni hanno esaminato questa teoria ed hanno avanzato dubbi sulla spiegazione biologica e genetica del delitto.
Se si accetta che la genetica sia in rapporto con il delitto, occorre esaminare la risposta sociale a fronte di questo problema. Questa teoria potrebbe essere pericolosa per il sistema penale. La riabilitazione sarebbe vista come inutile, come di fatto sarebbe inutile la pena, mentre si dovrebbero controllare i soggetti pericolosi, anche se non hanno compiuto reati.
I criminologi moderni credono che i geni possano influenzare le funzioni del cervello e di conseguenza interessare la condotta.
Poiché tutti gli esseri umani, con l'eccezione dei gemelli identici, possiedono strutture genetiche differenti, questo può spiegare le differenze nel comportamento di individui che sono stati sottoposti ad influenze ambientali e sociali simili.
Tuttavia, deve anche essere notato che la maggior parte dei criminologi credono che la genetica provochi la formazione di caratteri differenti, che possono essere più ricettivi al comportamento anti-sociale, se l'ambiente lo permette.
I primi frenologi conclusero che poteva esserci un rapporto fra le anomalie craniche di una persona ed il suo comportamento sociale. Il loro merito è di avere spostato l'attenzione sull'autore del reato, e su questo si basano gli attuali sistemi penali.
Questo lavoro ha anticipato quello di Lombroso. La differenza fra Lombroso ed i suoi predecessori sta nel fatto che il suo lavoro fu considerato scientifico in opposizione al lavoro filosofico o giuridico. Purtroppo il suo lavoro è basato anche sui risultati di studi discutibili, effettuati nel tentativo di provare le sue teorie.
Lombroso nei suoi studi ha anche considerato altri fattori che possono influenzare il comportamento dei delinquenti. Egli ha evidenziato i tre filoni principali della criminologia moderna, e cioè la biologia, la psicologia e l'ambiente.
Già prima della morte del Lombroso, la sua teoria è stata considerata troppo semplicistica : la psichiatria e la psicologia avevano dimostrato che il rapporto fra la malattia mentale e la criminalità era molto più complicato di quanto Lombroso pensasse.
Dopo Lombroso, altri studiosi cercarono di confutare o confermare le sue teorie.
Charles Buchman nel 1913 ha provato a confutare i suoi risultati: in uno studio su 3.000 delinquenti e altrettanti non-delinquenti non trovò anomalie fisiche.
E. A. Hooten nel 1939 ha provato a dimostrare che Lombroso aveva ragione. Egli ha studiato 14 000 criminali e 3 000 non-criminali negli Stati Uniti e ritenne valida la tesi del Lombroso sulla base delle caratteristiche fisiche dei delinquenti.
Il lavoro del Lombroso è stato spesso interpretato come l'inizio degli studi sul rapporto tra costituzione somatica e comportamento.
Lo studio della costituzione ha una storia lunga in criminologia, ma il lavoro più significativo viene da William Sheldon nel 1949. Egli ha collegato determinate costituzioni somatiche (endomorfo, mesomorfo ed ectomorfo) con la delinquenza.
Sheldon ha esaminato la sua teoria studiando un gruppo di 200 uomini di una casa di riabilitazione a Boston. Ha trovato che la maggior parte dei delinquenti erano di un somatotipo mesomorfo. I gruppi criminali includevano anche gli endomorfi, ma vi era una significativa mancanza di ectomorfi.
Questa prova è stata cercata anche dai Gluecks nel 1950. Essi hanno studiato 500 delinquenti e 500 non-delinquenti, e hanno trovato tra i delinquenti un numero molto più alto di mesomorfi rispetto a tutti gli altri somatotipi. Tuttavia essi sono andati più avanti di Sheldon, e hanno concluso che la delinquenza probabilmente aumentava per una combinazione di fattori biologici, ambientali e psicologici, ed i mesomorfi erano soltanto i meglio adattati per la delinquenza. Questa ricerca è stata confermata da Cortes e Gatti nel 1972.
Le anomalie genetiche non ereditarie sono normalmente il risultato delle mutazioni cromosomiche al momento del concepimento, per esempio la sindrome di Klinefelter (XXY).
I primi tentativi di collegare fattori genetici ereditati con la criminologia sono remoti nel tempo. Richard Dugdale nel 1877 ha studiato una famiglia criminale di New York, nella quale erano presenti molti criminali. Dugdale concluse affermando che l’ereditarietà non era certa, perché l’ambiente famigliare poteva condizionare la condotta dei suoi membri.
I Gluecks e Sheldon in effetti hanno mostrato che un comportamento criminale dei padri era il determinante migliore della criminalità dei figli. Tuttavia, i fattori ambientali possono esserne la causa principale.
Studi sui gemelli
Ricordiamo che esistono gemelli monozigoti (MZ), con patrimonio ereditario identico, e gemelli dizigoti (DZ), che hanno patrimonio ereditario diverso. L’ipotesi è che, se i gemelli MZ si comportano in modo identico, allora il comportamento può essere il risultato dell’ereditarietà, ma se il comportamento è differente allora questo potrebbe derivare da un fattore ambientale.
Nel 1974 Christiansen ha raccolto informazioni su circa 6 000 coppie di gemelli nati in Danimarca fra il 1881 e il 1910, suddividendole fra coppie MZ e DZ. Dal registro delle condanne penali ha potuto verificare che nei gemelli MZ vi era un tasso di concordanza del 36%, mentre nei gemelli DZ era circa del 12%.
Nel 1990, Rowe giunse alla conclusione che i geni hanno una determinata quantità di influenza nello stesso sesso e nei gemelli MZ e che la genetica può essere vista come un vaso di Pandora non aperto. Quando l'ambiente la permette, si aprirà. L’interazione fra genetica e ambiente può verificarsi all’interno della famiglia, o quando la società reagisca in maniera negativa alla condotta della persona, o ancora quando persone di una disposizione genetica particolare scelgono di vivere in un ambiente che intensifica quel problema.
In conclusione, non è ancora provato il nesso esclusivo tra caratteristiche genetiche e criminalità, né è ancora chiarito quale sia il livello dell’influenza ambientale. Gli studi sulla genetica del comportamento stanno dando rapidamente risultati, e quando, e se, risulterà con certezza che la condotta umana avrà una base genetica, si porranno gravissimi problemi etici, sia sul versante terapeutico sia sul versante giudiziario. In sostanza, il problema che l’argomento solleva è quello del libero arbitrio. E’ comunque accertato oltre ogni dubbio che circa il 90% dei detenuti possiede il cromosoma Y, che cioè sono maschi.

VULNERABILITA' GENETICA II

25/10/2009 (18:1) - LO SCONTO DI PENA CHE FA DISCUTERE
Il giudice: "E' il primo caso in Italia
Applicato un documento del 2002 "


Santosuosso: «Ma non esiste ancora
l'evidenza scientica per l'assoluzione»
Il caso di «vulnerabilità genetica» riconosciuto dalla Corte d’Assise d’Appello di Trieste «è il primo del genere in Italia». Così il giudice Amedeo Santosuosso, consigliere della Corte d’Appello di Milano, ha commentato lo sconto di pena di un anno riconosciuto a un cittadino algerino condannato per omicidio.

La sentenza, osserva Santosuosso, applica l’orientamento espresso nel 2002 nel documento britannico diventato da allora il punto di riferimento in merito alle connessioni fra caratteristiche genetiche, comportamento e responsabilità. Il documento, intitolato «Genetica e comportamento umano: il contesto etico», è stato elaborato dal Nuffield Council on Bioethics. «Le conclusioni di quel documento, in generale condivise, rilevano - spiega Santosuosso - che dalle conoscenze genetiche attuali non emerge una sufficiente evidenza scientifica tale da escludere la responsabilità e assolvere persone con determinate caratteristiche; tuttavia possono verificarsi casi in cui parziali evidenze scientifiche possono essere utilizzate per calcolare la pena».

Non è molto chiaro, al momento, che cosa si intenda per «vulnerabilità genetica». Il termine, secondo Santuosuosso, «sembra volersi riferire ad una condizione genetica che rende vulnerabili, sembra di capire sulla base di accertamenti di natura scientifica. Quale sia è tutto da vedere».

VULNERABILITA' GENETICA

25/10/2009 (18:33) - IL CASO
"E' vulnerabile geneticamente"
Sconto di pena al detenuto algerino

All’origine dell’omicidio un'aggressione avvenuta nel 2007
+ Il giudice: "E' il primo caso in Italia Applicato un documento del 2002 "


Uccise un colombiano a coltellate
Con una indagine cromosomica
la Corte ha accertato che i geni
lo renderebbero più aggressivo
TRIESTE
Uno sconto di pena di un anno, perchè ritenuto «vulnerabile geneticamente»: è quanto la Corte d’Assise d’Appello di Trieste ha riconosciuto al cittadino algerino Abdelmalek Bayout, portando a otto anni e due mesi di reclusione la condanna per aver ucciso a coltellate nel 2007, a Udine, il colombiano Walter Felipe Novoa Perez.

Attraverso un’indagine cromosomica innovativa - secondo quanto riferisce oggi il Messaggero Veneto - è stato accertato il possesso, da parte di Bayout, di alcuni geni, che lo renderebbero più incline a manifestare aggressività se provocato o espulso socialmente. Tale «vulnerabilità genetica» si sarebbe incrociata con «lo straniamento dovuto all’essersi trovato alla necessità di coniugare il rispetto della propria fede islamica integralista con il modello comportamentale occidentale», determinando nell’uomo «un importante deficit nella sua capacità di intendere e di volere».

All’origine dell’omicidio - ricorda il presidente della Corte d’Assise d’Appello, Pier Valerio Reinotti, estensore delle motivazioni della sentenza - è stata l’aggressione subita da Bayout da parte di un gruppo di giovani, tra cui Novoa Perez, che lo avevano deriso per avere gli occhi truccati con il kajal, apparentemente per motivi religiosi. (da lastampa.it)

sabato 10 ottobre 2009

INFIBULAZIONE A PROCESSO

IL CASO - L’UDIENZA PER LA PICCOLA SOTTOPOSTA A MUTILAZIONE. SCONTRO TRA GLI ESPERTI
«Infibulazione o sarà discriminata» Testimonianza-choc in tribunale
Verona, nigeriani a processo. Lo zio di una bimba: da noi è tradizione


Il processo che si svolge a Verona riguarda il caso di una bimba di pochi mesi che, per volere della adre è stata sottoposta a infibulazione (archivio)

VERONA — «Quella dell’infi bulazione è una tradizione in al­cune zone Africa, e quindi sa rebbe sbagliato colpevolizzare una madre perché, sotto la pres sione dei parenti, sottopone la figlia a questa pratica». Oppure: «In Nigeria, se una bimba non viene 'operata' viene discrimi nata ». E ancora: «Non pregiudi ca il raggiungimento del piace re ». Anzi no. «È una barbara mutilazione». Peggio ancora: «Impedisce di vivere integral­mente la propria sessualità».

Si è detto tutto e il contrario di tutto nel corso del pro­cesso a Gertrude Obaseki, 43enne nigeriana (difesa da Fa biana Treglia e Simone Berga mini), accusata di aver eseguito l’infibulazione (ovvero la muti lazione degli organi genitali femminili) su una bimba di po chi mesi e di aver tentato di fa re lo stesso su un’altra neonata. Tra gli imputati anche il padre della bambina che avrebbe do vuto essere «operata» e la mam ma di quella alla quale l’incisio ne fu invece praticata, entram bi rappresentati dagli avvocati Elisa Lorenzetto e Valentina Lombardo. Devono rispondere di violazione del secondo com ma dell’articolo 583bis che pu nisce chi «provoca, al fine di menomare le funzioni sessuali, lesioni agli organi genitali fem minili da cui derivi una malat tia nel corpo e nella mente». Ri schiano dai 3 ai 7 anni di carce re.

I fatti avvennero a Verona nel 2006 e, all’epoca dell’inter vento delle forze dell’ordine, il caso fece scalpore. Fu anche il primo processo per infibulazio ne a finire in un tribunale italia no. Nel corso dell’ennesi ma udienza (si proseguirà a di cembre) sono stati sentiti alcu ni testimoni e gli esperti indica ti dalla procura e dalla difesa. Lo zio della piccola che subì l’«operazione», ha raccontato che nel 2006 ospitò per circa sei mesi la cognata. «Era incinta ha detto - e spesso parlava con suo marito al telefono. Lui le di ceva che avrebbe dovuto far operare la bimba, quando sareb be nata. Ma lei non voleva, era contraria. Lui però insisteva». E alla fine si sarebbe piegata, con­trovoglia, al volere della fami glia.

«In alcune zone della Nigeria - ha aggiunto lo zio della picco la vittima - è una tradizione an cora molto diffusa. Se non la fa, una bambina non viene accolta dal resto della comunità e i compagni la prendono di mira con scherzi». Come a dire che il bullismo contro il «diverso», è una piaga anche nelle scuole africane. Ma lì ad essere diver so è chi non subisce l’infibula zione. La questione culturale è stata tirata in ballo anche da Letizia Parolari, ginecologa di Milano che da anni collabora a un pro getto di sostegno alle mamme immigrate che mira anche a contrastare la pratica della muti lazione genitale. «Spesso le pressioni esercitate dai familia ri rimasti in Africa sono molto forti - ha spiegato l’esperta in gaggiata dai legali della difesa e, considerata la situazione del le donne in quei Paesi, è diffici le per una madre opporsi. Ad ogni modo questo intervento non pregiudica la possibilità di raggiungere il piacere durante il rapporto». Diversa la tesi sostenuta dal la procura che, attraverso gli esperti interpellati, sottolinea come «l’infibulazione è una mu tilazione che ha pregiudicato per quella bambina la possibili tà, in futuro, di vivere una ses sualità normale».

Andrea Priante
10 ottobre 2009 (da corrieredelveneto- verona)

lunedì 28 settembre 2009

MINORENNI ERGASTOLANI NEGLI USA

I centonove minorenni ergastolani:
ecco i ragazzi che sconvolgono gli Usa
Solo in Florida sono 77. A novembre la Corte suprema potrebbe decidere che le condanne violano la Costituzione

WASHINGTON - In America ci sono 109 detenuti condannati all’ergastolo per reati commessi in minore età, ma non per omicidi (quelli sono circa 2.500) bensì per rapine a mano armata, stupri, ecc. Detenuti che non usciranno vivi dai penitenziari in cui entrarono dai 13 ai 17 anni, ragazzi, addirittura bambini, a meno che la Corte suprema americana, che a novembre ne esaminerà il caso, non decida che la loro condanna viola la Costituzione. Lo riferisce il Los Angeles Times, precisando che i 109 sono stati scoperti da uno studioso della Florida, Paolo Annino, al termine di una lunga inchiesta.

77 IN FLORIDA - L’esistenza degli ergastolani minorenni era nota alle associazione dei diritti umani come Amnesty international, secondo cui l’America è l’unico paese al mondo che infligge questa pena per reati diversi dall’omicidio. Grazie a loro inoltre negli ultimi anni alcuni stati come la California hanno vietato l’ergastolo per i minori. Ma l’esito della inchiesta di Annino ha destato scandalo: nessuno sapeva che questi ergastolani fossero 109, di cui ben 77 in Florida, un triste primato. Il Los Angeles Times ha citato i casi di Joe Sullivan e di Terrance Graham, entrambi in Florida. Nell’89, quando aveva 13 anni, Sullivan rapinò e stuprò con alcuni compagni una donna, e ricevette l’ergastolo (successivamente i suoi compagni furono scarcerati). E nel 2005, quando ne aveva 16, Graham commise due rapine a mano armata, inducendo il giudice a definirlo «incorreggibile». Invano i loro legali presentarono ricorso: la Florida era scossa da un’ondata di violenza giovanile, che era costata la vita anche ad alcuni turisti europei, e la Corte d’appello decretò che le condanne erano giustificate.

NESSUNA PREVISIONE - Bryan Gowdy, il legale di Sullivan, ora trentatreenne, sostiene che con vent’anni di penitenziario il suo cliente ha saldato il conto con la giustizia, e che l’America deve abolire l’ergastolo «per i minorenni che non hanno ucciso nessuno». Ma sulla sentenza della Corte suprema americana non si fanno previsioni: il suo presidente John Roberts e altri 4 giudici (in tutto sono 9) sono conservatori. Gowdy punta sulla capacità di persuasione della giudice appena nominata da Obama, Sonia Sotomayor, una liberal. Dopo la condanna a morte, contro cui alcuni stati hanno adottato una moratoria, l’ergastolo ai minorenni che non si sono macchiati di omicidio diventa un problema di fondo per l’America. La Costituzione vieta pene «insolite e crudeli», e questa potrebbe esserlo.

Ennio Caretto
28 settembre 2009 (da corriere.it)

sabato 26 settembre 2009

CARCERE INUMANO

Qualcuno di voi può pensare che talvolta esagero con le questioni concernenti la cd. compatibilità carceraria. Leggi quel che è accaduto a questo vecchietto di 89 anni.
CARCERI: GARANTE LAZIO, MUORE DETENUTO 89ENNE
(AGI) - Roma, 26 set. - E' morto a 89 anni in una clinica di Roma - dove era ricoverato per gravissimi motivi di salute che avevano indotto i giudici a concedere il differimento della pena - nella vana attesa dell'autorizzazione a scontare il resto della pena in Canada, dove risiede la sua famiglia.
Protagonista della storia - segnalata dal Garante dei detenuti della Regione Lazio Angiolo Marroni - un cittadino canadese di origine italiana, Antonino Patafi, morto il 19 settembre. Nato in Calabria nel 1921, emigrato negli anni '50 in Canada in cerca di fortuna, l'uomo era stato arrestato nel 1997 per un duplice omicidio, commesso in eta' avanzata in Calabria, legato a questioni patrimoniali. Patafi e' stato detenuto a Rebibbia e Regina Coeli per scontare una pena a 24 anni di reclusione che sarebbe scaduta nel 2016. Senza parenti in Italia (il figlio Francesco ha sempre vissuto in Canada), dal 2008 Patafi aveva presentato domanda per scontare la pena in Canada. Vista l'eta' avanzata, a Regina Coeli Antonino aveva una cella con il campanello; negli anni aveva socializzato con i detenuti e con il personale che garantivano anche un controllo sulla sua salute. A febbraio il Tribunale ha disposto il differimento della pena per gravi motivi di salute. Fuori dal carcere Patafi si e' trovato senza sistemazione, ne' cure mediche. Con una carta d'identita' italiana scaduta nel 1957, per i servizi territoriali era, infatti, inesistente. Per questo il Garante si e' adoperato per assicurargli un documento d'identita' necessario ad iscriverlo al Servizio Sanitario Regionale. A giugno, dopo vari ricoveri tra Caritas, ospedali, centri di accoglienza e strutture onlus, Patafi entrava in una clinica privata a spese della famiglia. Dal punto di vista giudiziario dopo il nulla osta, lo scorso aprile, del Canada al suo trasferimento, il Ministero della Giustizia - sollecitato da Garante, Ambasciata canadese e avvocato - a giugno dava il suo parere favorevole. Per far tornare Antonino in Canada mancava solo il nulla osta del Tribunale di Reggio Calabria. L'udienza e' stata fissata il 1 ottobre. Troppo tardi per Antonino, morto il 19 settembre. "Aveva 89 anni e, nelle condizioni di salute in cui si trovava, non credo potesse piu' nuocere alla societa', eppure a quest'uomo e' stata negata la possibilita' di morire col conforto dei familiari - ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni. - Questo ufficio,l'ambasciata canadese, i volontari hanno fatto di tutto per consentirgli di vivere dignitosamente questi mesi di attesa. Autorizzarlo a tornare, peraltro in carcere, sarebbe stato un gesto di umana pieta' che, purtroppo, le lungaggini burocratiche hanno impedito di compiere. Un finale ancor piu' beffardo se si considera che, contro il sovraffollamento, si invoca il trasferimento dei detenuti stranieri nei loro Paesi di origine.
Qui c'era un uomo che lo aveva chiesto, non solo bastati mesi per accontentarlo".

martedì 22 settembre 2009

COME MUORE UN BAMBINO

Strage sulle strade / Ventinove bambini morti e ottantadue feriti in sei mesi sulle strade italiane

Immagine della Giornata Mondiale Vittime della Strada
Sono stati 85 gli incidenti che hanno coinvolto bambini in Italia nei primi sei mesi del 2009, con 29 vittime (da zero a 13 anni) e 82 feriti. Il maggior numero di incidenti, 56, è avvenuto nell’area urbana (66%). All’Emilia-Romagna il primato negativo, con otto bimbi che hann perso la vita (il 27,6% del totale) in 19 incidenti (22,3%); 17 i feriti(20,7%).
I dati sono stati elaborati dall’Asaps, l’ Associazione sostenitori della Polstrada, sulla base delle notizie di stampa e di quelle raccolte dai propri 600 referenti sul territorio nazionale. Degli 85 incidenti, oltre a quelli nell’area urbana,13 sono avvenuti su statali e provinciali (15%), undici sulla rete autostradale (13%); per cinque episodi non è stato possibile risalire alla tipologia della strada teatro del sinistro. Delle 29 vittime mortali, 19 erano trasportate (39 feriti), in diversi casi senza che fossero rispettate le norme sull’uso del seggiolino o le cinture di sicurezza; due i bimbi che hanno perso la vita travolti mentre erano in bicicletta (sette i feriti); otto i bimbi investiti mentre erano a piedi (36 i feriti).
La fascia d’età che paga il prezzo più alto è quella che va da 0 a 5 anni, con 16 morti e 29 feriti; segue la fascia 6-10
anni, con sette morti e 29 feriti; infine la fascia 11-13 anni, con sei morti e 14 feriti. In alcuni casi non è stato possibile accertare l’esatta età delle piccole vittime. In otto episodi il conducente investitore è risultato in stato di ebbrezza per alcol o droga; dieci gli eventi in cui i bimbi sono stati vittime di pirati della strada.
In Emilia-Romagna ben sette degli otto bambini deceduti nei 19 incidenti sono rimasti vittime di incidenti in autostrada, mentre erano trasportati. Segue la Lombardia con 11 incidenti, il Lazio con nove, la Sicilia con otto, la Liguria e la Toscana con sette.
Il presidente dell’Asaps, Giordano Biserni, ha lanciato ”un appello alla saggezza degli adulti in quanto un bambino sulla strada non è mai colpevole”. Sarebbe poi utile – ha aggiunto – ”un abbattimento dell’Iva sui costi dei seggiolini per bambini per venire incontro alle famiglie, visti i costi che hanno raggiunto i mezzi di trattenuta per i nostri piccoli”. (da blitz quotidiano, 22.9.09)

domenica 20 settembre 2009

LO STUPIDO!

Arrestato uno psicologo: aveva
somministrato droghe ai pazienti
BERLINO
Un medico è stato arrestato a Berlino in connessione con la morte di due suoi pazienti ai quali erano state somministrate droghe nell’ambito di una terapia psicologica di gruppo. Una delle dodici persone che partecipavano alla terapia ha telefonato ai servizi medici di emergenza mentre parte del gruppo stava perdendo conoscenza nello studio del medico, alla periferia della capitale tedesca.

Un uomo di 59 anni è morto sul posto, mentre un altro paziente di 28 anni è deceduto in ospedale, dove era arrivato in coma. Un terzo uomo è ancora in coma e le sue condizioni sono ritenute critiche, mentre gli altri nove sono stati dimessi, ha reso noto la polizia. A quanto riferisce la procura, il medico, 50 anni, è stato interrogato e ha ammesso di aver somministrato ai pazienti «varie sostanze e psicodroghe» per «ampliare la loro coscienza». Al momento non vi sono indicazioni che il medico volesse deliberatamente uccidere i pazienti e la polizia non è ancora in grado di chiarire quale droghe siano state usate.

Il professionista, si legge sulla targa all’ingresso del suo studio-abitazione, offre terapie ’psicolitichè. Secondo indiscrezioni non confermate, riportate oggi dai giornali, ai pazienti era stato offerto un cocktail di eroina, anfetamina ed ecstasy. Alzuni pazienti erano ancora coscienti, ma in stato confusionale, quando sono intervenuti i servizi medici e si sono opposti con tutte le forze al ricovero, tanto che è dovuta intervenire la polizia per riportare la calma. (da lastampa.it)

sabato 19 settembre 2009

COME MUORE UN BAMBINO

Vicenza: due bambini morti in due diversi episodi
19 Settembre 2009 19:15 CRONACHE

VICENZA - Due bambini di pochi mesi sono morti a Vicenza a poca distanza l'uno dall'altro in due diversi episodi. Il primo si e' verificato ieri sera intorno a mezzanotte in un campo nomadi di Sandrigo. Una bambina di tre mesi e' morta per un rigurgito di latte. Questa mattina all'ospedale di Thiene il secondo decesso. Un bimbo di dieci mesi, figlio di immigrati senegalesi residenti a Lugo di Vicenza, e' morto per arresto cardiocircolatorio in seguito ad asma bronchiale. In entrambi i casi la procura ha disposto l'autopsia. (RCD)

lunedì 14 settembre 2009

COME MUORE UN BAMBINO

Bari: bimbo morto di stenti, non percosse
14 Settembre 2009 15:10 CRONACHE

GRAVINA IN PUGLIA (Bari) - Il neonato di quattro mesi deceduto il 12 settembre scorso a Garvina in Puglia e' morto per disidratazione e malnutrizione, dopo essere stato colpito da vomito e diarrea. Lo ha accertato l'autopsia che ha escluso i maltrattamenti. Il bimbo, che da giorni era affetto da questa patologia, non era stato portato dal pediatra. La madre, che vive in stato di estrema indigenza, ha un altro bimbo di sei anni. Della vicenda si occupa il tribunale dei minori di Bari. (RCD)

giovedì 10 settembre 2009

COME MUORE UN BAMBINO

Caltanissetta: morto 12enne colpito da fulmine
10 Settembre 2009 19:32 CRONACHE

CALTANISSETTA - E' morto il bimbo di 12 anni colpito da un fulmine in provincia di Caltanissetta. Si trovava insieme a due adulti quando l'intero gruppo e' stato sorpreso dalla pioggia. L'elicottero del 118 sta tentando di atterrare per recuperare il cadavere. (RCD)

martedì 8 settembre 2009

SCIOPERO DELLA FAME IN CARCERE

PAVIA, L'UOMO SI PROCLAMAVA INNOCENTE. SULL'ACCADUTO AVVIATA UN'INCHIESTA
Detenuto fa sciopero della fame e muore
Estrema protesta di un tunisino di 42 anni: ha smesso di nutrirsi dopo una condanna per violenza sessuale

MILANO - È morto dopo un lungo sciopero della fame, iniziato oltre un mese fa, un detenuto tunisino di 42 anni, che era rinchiuso nel carcere di Torre del Gallo a Pavia. L'uomo è deceduto due giorni fa al policlinico San Matteo, dove era stato ricoverato per l'aggravarsi delle sue condizioni.

PROTESTA ESTREMA - Il tunisino aveva deciso di intraprendere lo sciopero della fame dopo che aveva saputo di una nuova condanna emessa contro di lui per un'accusa di violenza sessuale. Una sentenza che il nordafricano ha contestato, sino a decidere di interrompere l'assunzione di cibo e bevande. Sono stati inutili i tentativi del responsabile del carcere di convincerlo a mangiare. Sulla vicenda sono ora in corso accertamenti da parte dell'autorità giudiziaria.


08 settembre 2009 (da corriere.it)

lunedì 7 settembre 2009

DANNO DA DEPRESSIONE

Cassazione, 'ritocchi' sbagliati? Sì ai danni da depressione
Roma, 4 set. (Adnkronos Salute) - Ritocchi sbagliati? La Cassazione apre alla possibilità di ottenere i danni da depressione. Scrivono infatti gli 'ermellini' che non si può non tenere in considerazione "la presenza di un turbamento grave" dovuto alle "cicatrici deturpanti" conseguenza di un intervento di ritocco riuscito male. Applicando questo principio, la terza sezione civile (sentenza 18805) ha accolto il ricorso di una indossatrice lombarda, Selvaggia B., che all'età di 20 anni aveva deciso di rivolgersi a un chirurgo plastico per un intervento di ingrandimento del seno, per la liposuzione delle cosce e per una rinoplastica. Il primo degli interventi però, come ricostruisce la sentenza, aveva dato risultati negativi e così la ragazza si era ritrovata con "cicatrici deturpanti" che non era stato possibile eliminare nonostante due successivi interventi chirurgici riparatori.Va annotato che la Corte d'appello di Milano, nel 2003, in parziale riforma della sentenza di primo grado che aveva riconosciuto all'indossatrice un risarcimento danni pari a circa 230 milioni di vecchie lire, le aveva riconosciuto altri 15 mila euro in risarcimento dei danni patrimoniali e 5.800 euro come rimborso dei costi dell'intervento chirurgico riparatore. La condanna era stata inflitta sia al chirurgo estetico che alla clinica San Carlo di Paderno Dugnano dove era avvenuto l'intervento. Un risarcimento che, a detta della ragazza, non teneva conto dei danni "non fisici", vale a dire dei danni alla vita di relazione, inclusi "i gravi turbamenti della sfera affettiva e sessuale". Da qui il ricorso in Cassazione di Selvaggia B. che lamentava che i giudici dei due precedenti gradi di giudizio le avevano attribuito un'unica somma come risarcimento dei danni fisici dovuti alle lesioni subite, alla malattia, agli interventi operatori, alla protesi ad un seno e un'infezione sviluppatasi nell'altro.Piazza Cavour ha accolto le lamentele dell'indossatrice e, bacchettando i giudici d'appello, ha sottolineato che "la presenza di cicatrici deturpanti non può considerarsi non funzionale allorché vengano in considerazione l'estetica e la sfera sessuale della persona". Selvaggia, infatti, dopo i ritocchi sbagliati era caduta in uno stato di depressione e per la Suprema Corte "il fatto stesso che si debba ricorrere ad una psicoterapia manifesta la presenza di un turbamento grave" che un giudice, nel caso di una causa di risarcimento danni, non può ignorare. Ecco perché i supremi giudici, rinviando la causa alla Corte d'appello di Milano, hanno evidenziato che "la Corte d'appello non ha verificato se l'unica somma da attribuire in risarcimento fosse adeguata alla reale consistenza dei danni non patrimoniali in considerazione della loro attinenza all'integrità fisica, alla sfera relazionale, psichica, sessuale, emotiva".

INCOMPATIBILITA' CARCERARIA

INCOMPATIBILITA’ CARCERARIA
Il concetto di “incompatibilità carceraria”, inteso come impossibilità di far sussistere insieme la patologia di un soggetto con la sua condizione di detenuto, senza che vi siano conseguenze dannose per la sua salute, è stato elaborato dagli studiosi del diritto proprio a garanzia del principio di cui all’art.32 Cost. Nel carcere il rapporto salute-sicurezza s’inverte, ovvero, l’esigenza della difesa sociale, realizzata con la pena inflitta, deve cedere il posto alla prioritaria assicurazione della salute individuale del detenuto ;quindi la pena detentiva, deve rispettare il senso di umanità invocato con l’art 27 della costituzione. Si deduce così, come lo stato della salute del detenuto, incida sulla possibilità del differimento della pena. Oltre alla detta condizione sanitaria del soggetto detenuto, affinché si realizzi la condizione d’incompatibilità, è necessaria anche la presenza di strutture sanitarie penitenziarie inidonee, incapaci di fronteggiare la situazione clinica del soggetto. Da quanto detto sì deduce, che in realtà sussiste una condizione di relativizzazione del concetto d’incompatibilità, che quindi è dipendente sia dalla condizione clinica osservata, che dalla capacità della struttura penitenziaria a garantire cure idonee. Il Giudice, quindi, deve verificare non solo l’entità della patologia e le conseguenze che da essa possono derivarne, ma anche se tale malattia sia curabile nella struttura sanitaria dell’Istituto di reclusione o in altro luogo esterno di cura. Inoltre, è bene ricordare, che per la Cassazione 7.7.1994, n.2080, le condizioni di guaribilità o di reversibilità della malattia, non sono elementi considerabili , infatti in tale sentenza si legge:"La guaribilità o reversibilità della malattia non sono requisiti richiesti dalla normativa vigente in tema di differimento dell'esecuzione della pena, per la cui concessione è sufficiente che l'infermità sia di tale rilevanza da far apparire l'espiazione della pena in contrasto con il senso di umanità."
La sospensione della pena detentiva è prevista dagli artt 147 e 146 del c.p. L’art 147 prevede il differimento facoltativo della pena detentiva:
“1) se è presentata domanda di grazia, in tal caso l’esecuzione della pena non può essere differita per un periodo superiore a sei mesi, anche se la domanda di grazia è successivamente rinnovata;
2) se una pena restrittiva della libertà personale deve essere eseguita contro chi si trova in condizioni di grave infermità fisica;
3) se una pena restrittiva della libertà personale deve essere eseguita nei confronti di madre di prole di età inferiore a tre anni, ma il provvedimento sarà revocato, qualora la madre sia dichiarata decaduta dalla potestà sul figlio”.
A questo punto è bene sottolineare, che la Corte costituzionale nella sentenza 114/79 ha chiarito il concetto di grave infermità fisica, espresso dall’ art. suddetto, intendendolo come condizione fisica "non suscettibile di guarigione mediante le cure o l'assistenza medica disponibili nel luogo di esecuzione”. L’art.147 trova le sue fondamenta nella sentenza di Cassazione penale del 4.2.1997, n.6283, Calzolaio,che afferma:”La ragione ispiratrice dell'art.147 è quella di evitare al condannato trattamenti inumani e la sua sottomissione ad una pena di fatto più grave di quella irrogatagli, in quanto espiata in uno stato di menomazione fisica di tale rilevanza da implicare necessariamente, oltre alla preoccupazione legata ad un eventuale giudizio di inadeguatezza dell'assistenza sanitaria, istituzionalmente garantita, anche il profondo disagio morale prodotto dal particolare tipo di vita imposto dal carcere a chi, non solo non può più approfittare dell'opportunità offertagli per la sua rieducazione, ma vede amplificarsi senza rimedio gli aspetti negativi: a tali criteri il giudice deve riferirsi ai fini della decisione".
L’art.146 c.p. prevede il differimento obbligatorio della pena detentiva:
1) se deve aver luogo nei confronti di donna incinta, in tal caso è prevista la revoca del differimento se la gravidanza s’ interrompe;
2) se deve aver luogo nei confronti di madre d’ infante di età inferiore ad anni uno, ma qualora la madre sia dichiarata decaduta dalla potestà sul figlio, il differimento della pena viene revocato;
3) se deve aver luogo nei confronti di persona affetta da AIDS conclamata o da grave deficienza immunitaria, ovvero da altra malattia particolarmente grave per effetto della quale le sue condizioni di salute risultano incompatibili con lo stato di detenzione, quando la persona si trova in una fase della malattia così avanzata da non rispondere più, secondo le certificazioni del servizio sanitario penitenziario o esterno, ai trattamenti disponibili e alle terapie curative.
V.4.a. Affinché si configuri la “incompatibilità carceraria”, la giurisprudenza della Corte di Cassazione richiede il requisito della “grave infermità fisica” senza, peraltro, preoccuparsi di prevedere una incompatibilità derivante da infermità psichica o mentale nè di dare una interpretazione univoca del concetto in esame. In alcuni casi, la Corte ha dato una definizione molto ampia ed estensiva di “grave infermità fisica”. Tale orientamento emerge da una lunga serie di sentenze:
 Cass. pen., sez.VI, 27 settembre 1986 (c.c. 6 agosto 1986, n. 1361), Celentano:”Ai fini del differimento dell'esecuzione di una pena restrittiva della libertà personale consentito ai sensi dell'articolo 147, primo comma n.2 codice penale, per chi si trova in condizioni di grave infermità fisica, deve ritenersi grave non esclusivamente quello stato patologico del condannato che determina il pericolo di morte, ma pure ogni altro stato di infermità fisica che cagioni il pericolo di altre rilevanti conseguenze dannose o, quantomeno, esiga un trattamento che non si possa attuare in ambiente carcerario e che necessariamente abbia probabilità di regressione nel senso del recupero, totale o parziale, dello stato di salute".
 Cass. pen., sez. I, 14 marzo 1987 (c.c. 15 dicembre 1986, n. 304), Messina:" Ai fini del differimento dell'esecuzione di una pena restrittiva della libertà personale ex articolo 147, con decreto pen., non è sufficiente che l'infermità fisica menomi in maniera anche rilevante la salute del soggetto e sia suscettibile di generico miglioramento mediante il ritorno alla libertà, ma è necessario invece, che l'infermità sia di tale gravità da far apparire l'espiazione della pena detentiva in contrasto con il senso di umanità cui si ispira la norma costituzionale. Neanche la prognosi infausta quoad vitam crea, automaticamente, un contrasto fra l'esecuzione della pena ed il senso di umanità né rende di per sé operativa la disposizione dell'articolo 147 n. 2 codice penale, ma occorre che la malattia sia, allo stato, di tale gravità da escludere, ad un tempo, la pericolosità del condannato e la sua capacità di avvertire l'effetto rieducativo del trattamento penitenziario."
 Cassazione penale 26.10.87, Nuvoletta :"L'esecuzione della pena dovrà essere differita quando la struttura penitenziaria, tenuto anche conto della possibilità del ricovero esterno, non si riveli in grado di provvedere alla cura ed all'assistenza sanitaria adeguate all'obiettiva gravità del caso, sì che appaia fondata la previsione che si fatte carenze abbiano a determinare effetti dannosi sullo stato del condannato. Se così non fosse l'esecuzione della pena verrebbe illegittimamente ad incidere sul diritto alla salute costituzionalmente a tutti riconosciuto (art.32 Cost.) e si risolverebbe in un trattamento contrario al senso di umanità cui la stessa deve ispirarsi."
 Cass. sez. I, 17 novembre 1989, Mondino, n. 2607 :" L'articolo 147, primo comma, n. 2, codice penale, non prevede il differimento dell'esecuzione della pena in presenza di una qualunque infermità ma richiede l'esistenza di una grave infermità e se è vero che la gravità va valutata non in assoluto ma in relazione al bisogno di cure e alla loro praticabilità nello stato di detenzione, è altresì vero che ciò che giustifica il differimento è l'impossibilità di praticare utilmente le cure nel corso dell'esecuzione e non la semplice possibilità di praticarle meglio fuori dall’ambiente carcerario”.
 Cass. pen. Sez. I, 17 gennaio 1991, Cosentino, n. 4228.
" Ai fini del rinvio facoltativo dell'esecuzione della pena e nell'ipotesi di esecuzione di pena restrittiva della libertà personale nei confronti di chi si trova in condizione di grave infermità fisica, non assume rilevanza il carattere cronico ovvero inguaribile della malattia, atteso che il requisito della guaribilità o della reversibilità dell'infermità non è previsto dalla citata disposizione. È, invece, necessario che il giudice valuti se l'infermità fisica del soggetto abbia o meno la possibilità di trarre giovamento, nello stato di libertà, di cure e trattamento sostanzialmente diversi e più efficaci di quelli che possono essere prestati nelle apposite istituzioni e strutture sanitarie penitenziarie. La mera osservazione di compatibilità dell'infermità con il regime penitenziario non soddisfa, pertanto, l'obbligo di motivazione sulla sussistenza o meno del diritto al differimento dell'esecuzione della pena, mancando in tal caso l'esame e la valutazione dell'eventuale incidenza dell'infermità adotta, in caso di permanenza del regime carcerario , sulla salute del detenuto”.
 Cass. Sez. I, 25 gennaio 1991, Racca,n. 4363:" Per la concessione del differimento della pena restrittiva della libertà personale che deve essere eseguito contro chi si trova in condizioni di grave infermità fisica, occorre la sussistenza di una malattia grave, tale cioè da porre in pericolo la vita del condannato o provocare altre rilevanti conseguenze dannose e, comunque, da esigere un trattamento che non si possa agevolmente attuare nello stato di detenzione. Il giudizio sulla gravità ha carattere relativo giacchè si fonda sul rapporto tra condizione individuale del soggetto e condizione dell'ambiente carcerario e, pertanto, l'accertata infermità costituirà causa possibile di differimento non solo perchè grave nel senso sopra indicato, ma soprattutto in quanto potenzialmente aggravata dalla condizione carceraria. Non può, invece, assumere rilevanza il carattere cronico ed inguaribile della malattia dato che il requisito della guaribilità o della reversibilità della infermità non è richiesto dalla norma”.
 Cass. pen., sez.I, 3 marzo 1992, n. 358 (c.c. 27 gennaio 1992), Viola. " In tema di sospensione dell'esecuzione della pena per grave infermità fisica la durata della pena da espiare è ininfluente ai fini della valutazione dei presupposti della sospensione. Quest'ultima invero si pone in rapporto alla necessità di evitare che l'esecuzione della pena si risolva in un inutile aggravio di sofferenza per il condannato, venendo in tal modo ad incidere su due principi di rilievo costituzionale, vale a dire il divieto dei trattamenti inumani e l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge; principi che vanno, però, comparati con quello della certezza dell'esecuzione della pena”.
 Cass.pen., sez. I, 6 luglio 1992, n.2819, Piromalli." La potestà punitiva dello stato, che l'esecuzione della pena attua con la costrizione del condannato, ha un limite costituito dalla tutela della salute come fondamentale diritto dell'individuo (articolo 32 Costituzione), che neppure la generale inderogabilità dell'esecuzione della condanna può sopravanzare allorquando la pena, per le condizioni di grave infermità fisica del soggetto finisca per costituire un trattamento contrario al senso di umanità, così perdendo la tendenza alla rieducazione. Nella motivazione del potere di rinvio di esecuzione della pena, il giudice di merito deve dare ragione delle sue scelte, bilanciando il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge (articolo 3 Costit.) con quelli della tutela della salute (articolo 32 Costit.) e del senso di umanità (articolo 27 Costit.) che deve caratterizzare l'esecuzione della pena, per modo che in sede di legittimità se ne possa valutare la correttezza e la completezza.
 Sentenza del 24.5.1995, n.4727 stabilisce: "è necessario che ci si trovi in presenza di prognosi infausta quoad vitam oppure che il soggetto abbia bisogno di cure e trattamenti indispensabili tali da non poter essere praticati in regime di detenzione intramuraria neppure mediante ricovero in ospedali civili o in altri luoghi esterni di cura ai sensi dell'art.11 dell'ordinamento penitenziario"
 Cass. Sez. I, 17 maggio 1997,n. 3046." Ai fini del rinvio facoltativo dell'esecuzione della pena, nel caso previsto dall'articolo 147, 1ºc. n. 2, codice penale deve farsi riferimento soltanto alla oggettiva gravità dell'infermità fisica, la quale sia tale da dar luogo, cumulata alla ordinaria afflittività della restrizione della libertà, ad un trattamento contrario al senso di umanità e ad una sostanziale elusione del diritto individuale, costituzionalmente garantito, alla tutela della salute da parte dell’ordinamento”.
V.4.b. Un detenuto affetto da AIDS o le sue diverse manifestazioni cliniche: AIDS conclamato, Sindrome correlata all’AIDS (ARC), Linfoadenopatia persistente (LAS), determina numerose problematiche all’Amministrazione penitenziaria. Il paziente-detenuto deve eseguire periodicamente, controlli e accertamenti, con lo scopo di monitorizzare la patologia e di identificare precocemente eventuali infezioni opportunistiche, inoltre deve essere sottoposto a terapia antiretrovirale, con l’utilizzo di farmaci estremamente tossici che obbligano i detenuti a subire accertamenti diagnostici frequenti per poter monitorizzare l’effetto tossico subìto dall’organismo da dette somministrazioni. L’utilizzo dei farmaci antiretrovirali è limitato esclusivamente ai reparti di malattie infettive ospedaliere e universitarie o altri centri, dediti al trattamento dell’HIV, escludendo così la possibilità di trattare il detenuto malato nelle strutture di detenzione. Purtuttavia è obbligo dell’Amministrazione carceraria, tentare di garantire al detenuto le stesse possibilità terapeutiche del soggetto non detenuto, per cui i sanitari che lavorano nei penitenziari tentano comunque un approccio terapeutico.
E’ bene sottolineare, che in base n.135 del 05-06-1990, l’effettuazione del test dell’HIV deve essere rivolto solo ai soggetti consenzienti, per cui la maggior parte dei detenuti si oppongono allo screening infettivologico. Dalla situazione appena detta, emerge l’impossibilità di monitorizzare la situazione carceraria, sotto il profilo infettivo; tuttavia dei dati statistici ottenuti nel corso dell’anno 2002 (tabella sotto)ci possono approssimativamente far vedere la situazione infettivologica dell’ HIV, nelle carceri italiane.

DETENUTI SOTTOPOSTI AL TEST DELL’ HIV

giovedì 3 settembre 2009

DAT

Qui c'è il testamento biologico approvato dal Senato il 26.3.2009, che ora deve passare all'esame della Camera dei Deputati.
http://www.cittadinolex.kataweb.it/article_view.jsp?idArt=87875&idCat=99

mercoledì 2 settembre 2009

NIHIL SUB SOLE NOVI

NIHIL SUB SOLE NOVI
# .Nel corso del 2007, ho raccolto nel mio blog “Zibaldone medico- legale” (http://giustogiusti.blogspot.com) 276 post di interesse medico- legale. Beninteso non posso avere la pretesa di avere completato la raccolta, neppure nei settori più importanti, come per esempio l’omicidio, perché numerosi dati possono essermi sfuggiti, o io stesso posso averli considerati di scarso interesse generale. In una ricerca di qualche anno fa, eseguita a tappeto in internet e sui quotidiani, le notizie non riportate circa l’omicidio erano il 6%, come si è dedotto dopo l’arrivo dei dati ufficiali dell’ ISTAT. E’ altrettanto evidente che l’importanza delle notizie raccolte dipende dalla mia valutazione, e dunque manca un criterio oggettivo che la giustifichi. Tuttavia, posso riconoscere, del tutto soggettivamente, che il filo che ha guidato le mie scelte è rappresentato dal desiderio di verificare se nella società italiana del 2007 vi siano tendenze che modificano le tendenze precedenti, in modo sia qualitativo sia quantitativo. Di questo possiamo parlare.
# E’ in primo luogo molto chiaro che l’interesse per la medicina legale è assai aumentato, e che i media attribuiscono alla mia disciplina dei poteri che, chi la pratica, non si sogna di attribuirle. Esistono alcuni problemi irrisolti in medicina legale, per esempio la determinazione dell’ora della morte, nonostante gli sforzi che ciascuno di noi (quorum ego) vi ha dedicato. Esistono vaste zone territoriali in cui manca un minimo supporto logistico e tecnico: tra i miei, anche recenti, ricordi vi è l’autopsia praticata nella bara o sul cancello del cimitero, in mancanza del tavolo settorio in alcuni cimiteri, mentre ricordo che fra le dozzine di cimiteri frequentati soltanto uno era “a norma” con le prescrizioni del Regolamento di Polizia mortuaria. Operare in condizioni difficili porta ad errori, anche gravi. Esistono ancora serie difficoltà, negli ospedali, a praticare esami radiografici del cadavere, per non parlare della cosiddetta “autopsia virtuale” (TAC o RMN del cadavere). Nell’esercizio della medicina legale vi è tuttavia un errore di sistema, che attiene al valore da attribuirsi al parere del medico legale, e questo, a sua volta, si collega con la preparazione tecnica- che deve in primo luogo essere medica- di numerosi periti che tali non sono.
# Tale interesse si estende alle scienze forensi, che in internet e nei reportages giornalistici appaiono come arti magiche capaci di risolvere i problemi più astrusi. Le tecniche del DNA sono entrate nel patrimonio dell’indagine forense, e sono abitualmente impiegate, anche da chi non ne mastica. Esempi molto recenti mostrano che le tecniche del DNA debbono sempre accompagnarsi all’indagine sul campo da parte della Polizia, altrimenti non se ne esce.
# Tra i fatti più significativi che si rincorrono nel blog, ricordo gli omicidi in famiglia, apparentemente aumentati di numero, talvolta con plurime vittime, specie bambini. Appaiono in diminuzione gli omicidi della criminalità organizzata, cosicchè mi sembra probabile che il numero totale degli omicidi si attesti sui valori dell’anno scorso 2006 (poco più di 600, cioè una cifra molto bassa). Anche il numero degli incidenti stradali mortali e degli infortuni mortali sul lavoro non pare in aumento, tuttavia è opportuno attendere i dati dell’ISTAT prima di trarre conclusioni. La cd. “malasanità” non dovrebbe essere oggetto di valutazione prima della conclusione dell’iter processuale, perché molti processi si concludono con l’assoluzione degli imputati.
# Una novità è rappresentata dalla comparsa, sul mercato italiano, di oggetti e giocattoli pericolosi, provenienti dalla Cina. Se ne sta occupando a fondo la Procura di Torino.
# Mi preoccupano le azione etero- ed auto lesive dei malati di mente, e temo che tali azioni dipendano, almeno in parte, da mancanza o inappropriatezza delle cure psichiatriche. Vorrei ricordare ai colleghi psichiatri la parabola del Buon Pastore, che andava in cerca della pecorella smarrita: con ciò, intendo la necessità che i servizi psichiatrici vadano in cerca dei loro malati, senza aspettare che si facciano vivi da sé, perché questo atteggiamento può portare a seri problemi. Intendo affrontare questo tema in maniera approfondita in altra sede.
# Suscitano il mio orrore i casi di neonati abbandonati, o gettati via, o uccisi. Ricordo che la madre, che partorisca in ospedale, ha il diritto di non essere nominata, e cioè di non riconoscere il bambino, rendendolo così adottabile in tempi brevi, e soprattutto lasciandogli la vita.
# Donne e bambini continuano ad essere le vittime più frequenti di delitti contro la persona.
#L’uso di alcool e stupefacenti è relativamente diffuso nella popolazione, l’eroina ha ceduto il passo alla cocaina, ed è tornato l’hashish ad alta concentrazione di THC. La Polizia ed i Carabinieri hanno imparato che queste sostanze sono pericolose, specie se assunte da un conducente di autovettura, e almeno l’etilometro comincia a diffondersi, ma non è ancora abbastanza.
# Infine, sono in serio aumento i reati in cui, come popolo, siamo specialisti, e cioè le truffe, contro le ASL, l’ INPS, ecc., alcune davvero ingegnose.
# Con questo, pongo termine a questo breve commento. Se volete postare su qualche punto specifico, andate allo Zibaldone. Usate la funzione “cerca nel blog”, che è supportata da Google, e dunque molto efficiente. Questo commento compare anche nello Zibaldone. Non mi resta altro che augurare a tutti un Felice Anno Nuovo.

martedì 1 settembre 2009

ALCOOL E DELITTI

COMPORTAMENTI CRIMINALI: ALCOOL E DELITTI
di Giusto Giusti






In genere, il termine "alcool correlato" è usato per indicare le conseguenze negative del bere, deducendosi una relazione causale, che tuttavia è di natura molto complessa. Tali possibili conseguenze sono alcune malattie (per esempio, la cirrosi epatica), gli incidenti del traffico, delitti e violenza.
Nonostante le numerose statistiche (vedi più avanti), non vi è la prova reale d'abuso di alcool nei delinquenti rispetto ai cittadini non delinquenti, tanto più che l'abuso di alcool ostacola, e non facilita, la commissione di alcuni tipi di reato, e raramente vi è la prova che l'autore di un reato fosse ubriaco al momento del fatto. La correlazione pare invece sufficientemente chiara per talune forme morbose, ma non è immediata né esclusiva. Pare accertata la protezione di moderate quantità di alcool nei confronti delle malattie cardiovascolari. La ricerca ha tuttavia mostrato che vi è un più alto tasso di lesività negli alcolisti e nelle loro famiglie che nei soggetti non alcolisti e nelle loro famiglie.
L'uso del termine "correlazione" implica la nozione di causalità. In altri termini, l'uso di bevande alcoliche può essere interpretato come la causa di una condotta anomala o criminale.
Il meccanismo della causalità è spesso presunto, ma raramente spiegato o esaminato. Secondo Pernanen (1993), l'impiego del termine "alcool-correlato" comporta l'assegnazione di un ruolo causale all'uso dell'alcool, che non tiene conto delle implicazioni sociali e psicologiche ed interrelazionali.
La trattazione della causalità nell'indagine scientifica presuppone una correlazione statistica ed una sequenza temporale fra due eventi. Le curve di rischio sono state classicamente usate per affermare un rapporto causale fra l'uso o l'abuso di alcool e le conseguenze, ma questo non ci aiuta bella valutazione dei casi singoli, nei quali altri fattori con efficacia causale possono essere ipotizzati od affermati, come per esempio le condizioni della strada o dell'automezzo nel caso di un incidente stradale. Di conseguenza, nell'esame dei singoli casi, ed in particolare nei casi in cui un delitto viene attribuito all'influenza dell'alcool, si dovrebbe valutare se vi sia una correlazione tra i due fenomeni, e se questa sia davvero causale o soltanto statistica.
Pernanen, K. 1993. Causal attributions in the explanation of alcohol-related accidents. Addiction 88:897-906.
CSAP / ICAP Joint Working Group on Terminology
Washington, DC 20036
USO DIPENDENZA ASSOCIAZIONE CON DELITTO AUTOPERCEZIONE DI ABUSO
Non pesante Non dipendente No No
Pesante Dipendente Si Si
TIPI DI REATI COMMESSI DA DETENUTI BEVITORI
BEVUTI AL MOMENTO DEL REATO
REATI Più di 10 bicchieri Almeno 1 bicchiere
Contro la persona 82 108
Contro la proprietà 100 129
Contro amministrazione giustizia 17 22
Collegati all'alcool 39 48
Collegati alla droga 10 15
Contro il buon costume 7 10
Collegati alla guida 56 82
TOTALI 311 414
Lo studio ha mostrato dunque che quasi il 50% dei detenuti ha ammesso di aver bevuto 10 o più bicchieri prima di compiere il reato per il quale erano stati condannati. Rimangono aperte le domande se questo sia uno stato frequente di intossicazione in questi soggetti e che cosa ancora sia accaduto al momento della commissione del reato. E' comunque certo che in molte comunità dell'Australia il problema dell'alcool è molto grave. La facile disponibilità di bevande alcoliche è un fattore che con certezza è legato all'abuso. Altri problemi sono di ordine sociologico e politico. (vedi Cavanagh and Clairmonte's, 1985, Alcoholic Beverages: Dimensions of Corporate Power, Croom Helm, Sydney, e Julia Vernon, Alcohol and Crime,
Canberra, Australian Institute of Criminology, 1990 AIC conference proceedings, no. 1, pp. 15-36 ).


Secondo l' Istituto britannico di studi sull'alcool (http://www.ias.org.uk/factsheets/crime.htm), il legame tra alcool e delitti è particolarmente forte per i crimini violenti.
L'Associazione Medica Britannica ha avvertito il Parlamento che l'alcool è un fattore in gran parte dei delitti contro la persona. Secondo la Polizia, l'alcool è presente in circa la metà di tutti i delitti.
La conclusione comunemente accettata è questa, che l'uso dell'alcool non aumenti l'aggressività in una situazione neutra, ma lo faccia in situazioni di minaccia, provocazione, frustrazione, e che le aggressioni ricollegabili all'uso dell'alcool avvengano piuttosto in pubblico che in privato e che coinvolgano più frequentemente gruppi di maschi.
Per quanto riguarda l' Europa continentale, è molto difficile trovare dati tanto precisi come quelli riportati per le nazioni di lingua inglese. Molte fonti danno per certo che l'eccessivo consumo di bevande alcoliche nell'attuale Russia rappresenti la causa più importante delle difficoltà economiche di quel Paese, anche se il paragone con le nazioni del Nord Europa, dove il consumo di alcool è altrettanto elevato, tenderebbe ad escludere questo nesso causale. Per la Russia è comunque riportato un grande aumento dei casi di morte per incidenti, suicidi ed omicidi legati all'abuso di alcool (Ginter E, Recent trends in health status of the male population in postcommunist Europe, Cent Eur J Public Health 1997 Dec;5(4):174-6).
Per l' Europa continentale le correlazioni più precise sono stabilite tra il consumo di bevande alcoliche e le patologie correlate, piuttosto che con un fenomeno socialmente rilevante come il delitto. Pare possibile che questa relativa mancanza di dati sia in rapporto con difficoltà sia di ordine organizzativo sia di ordine giuridico, dato che il prelievo di sangue per l'esame alcolimetrico è subordinato al consenso della persona.
In Italia gli alcolisti sono circa un milione e mezzo. Si possono stimare circa 30.000 decessi annui legati all'abuso di alcool, di cui 15.000 per cirrosi epatica, 3.500 per cirrosi dell'esofago, 3.000 per incidenti stradali ed 8.500 per altre cause alcool-correlate (Eurispes, Rapporto Italia 2000, Scheda 28 "In fondo al bicchiere").
Molti anni fa, colpito dalla mancanza di dati in relazione al rapporto fra abuso di alcool e delitto, decisi di effettuare un'indagine sulle sentenze del Tribunale di Udine, per verificare se l'ipotesi dell'abuso di alcool in correlazione con i delitti fosse stata presa in considerazione, e quale ne fosse eventualmente l'incidenza (Giusti e Piani, 1984): concludemmo affermando un preciso rapporto fra intossicazione acuta da alcool e reati-bagattella, per lo più insulti ed oltraggi a Vigili Urbani. La violenza, se e quando c'era, era quasi esclusivamente verbale, non aggressiva ma piuttosto difensiva. Quanto ai delitti più gravi, non fu possibile, per la scarsa numerosità del campione, affermare un rapporto causale: vero è peraltro che alcuni omicidi erano certamente in rapporto con le conseguenze neuro-psichiche dell'abuso cronico di bevande alcoliche.


Wednesday 8 November 2006 12:57

venerdì 28 agosto 2009

FASCICOLO SANITARIO ELETTRONICO

27/8/2009

Nasce il "fascicolo sanitario elettronico"




Le "linee guida" del Garante della Privacy


Il Garante per la protezione dei dati personali ha approvato le "Linee guida in tema di Fascicolo sanitario elettronico (Fse) e di dossier sanitario", colmando un vuoto legislativo. Le "Linee guida" fissano un quadro di regole a protezione dei dati sanitari e a garanzia delle persone.
Il provvedimento stabilisce in particolare che il paziente deve poter scegliere, in piena libertà, se far costituire o meno un fascicolo sanitario elettronico, con tutte o solo alcune delle informazioni sanitarie che lo riguardano; deve poter manifestare un consenso autonomo e specifico, distinto da quello che si presta a fini di cura della salute; al paziente deve essere inoltre garantita la possibilità di "oscurare" la visibilità di alcuni eventi clinici. Per esprimere scelte consapevoli il paziente deve essere adeguatamente informato. Con un linguaggio comprensibile e dettagliato l'informativa deve quindi indicare chi (medici di base, del reparto ove è ricoverato, farmacisti) ha accesso ai suoi dati e che tipo di operazioni può compiere.
Il fascicolo sanitario elettronico potrà essere consultato dal paziente con modalità adeguate (ad es. tramite smart card) e dal personale sanitario strettamente autorizzato, solo per finalità sanitarie. Non potranno accedervi invece periti, compagnie di assicurazione, datori di lavoro. Gli accessi alle informazioni infine, dovranno essere tracciabili e graduali, e i dati sanitari dovranno essere protetti con misure di sicurezza molto elevate che limitino il più possibile i rischi di abusi, furti, smarrimento.
Se il paziente non vuole il fascicolo elettronico deve comunque poter usufruire delle prestazioni del servizio sanitario nazionale.
Entro il 31 dicembre Regioni e Asl dovranno comunicare al Garante della privacy le iniziative già avviate sul fascicolo sanitario elettronico e d'ora in poi ogni iniziativa che riguarda l'Fse dovrà sempre essere comunicata all'Autorità prima del suo avvio. (da la stampa.it del 27 agosto 2009).

Il provvedimento e le Linee- Guida del Garante della Privacy li trovi qui http://www.garanteprivacy.it/garante/doc.jsp?ID=1634116
Il documento è molto complesso e richiede molta attenzione. Non è una cartella clinica elettronica, da quanto ho capito, ma una biografia sanitaria, o se preferite una anamnesi. Proviamo a capire questa novità, e verificare se c’è la possibilità di far funzionare questa cosa.

mercoledì 26 agosto 2009

BENE! Si riapre il caso dell'Olgiata

Olgiata, pool di 007 a caccia del killer
I fatti di ieri analizzati con i mezzi di oggi. Si inizia dalla morte della contessa Alberica Filo della Torre, uccisa 18 anni fa nella sua villa. A indagare sui delitti irrisolti una task force dei carabinieri. La cronaca nera sotto lo zoom delle tecnologie scientifiche e investigative potrà avere risvolti nuovi
di Maria Elena Vincenzi

Alberica Filo della TorreSi parte dal giallo dell´Olgiata, riaperto dopo 18 anni. I delitti irrisolti della capitale non sono stati dimenticati: li rianalizzerà, con l´ausilio delle tecnologie più avanzate, una task force dei carabinieri, un pool di uomini scelti che, ciascuno con la propria specializzazione, potrà fare luce sugli omicidi che non hanno ancora un colpevole. Le indagini, puntate sui dettagli non scandagliati dagli investigatori dell´epoca, saranno portate avanti da periti esperti che valuteranno il caso attraverso un salto cronologico: i fatti di ieri analizzati con i mezzi di oggi. La morte violenta di Alberica Filo Della Torre, avvenuta il 10 luglio del 1991, sarà rivista totalmente.

La squadra è stata voluta dalla procura di Roma che ha dato mandato al comando provinciale dei carabinieri. E gli uomini del generale Vittorio Tomasone hanno messo in piedi il pool. I fatti della cronaca nera sotto lo zoom di tecnologie scientifiche all´avanguardia, oltre all´applicazione delle ultime tecniche investigative, potranno avere risvolti nuovi e inaspettati.

E nella squadra speciale del comando provinciale di Roma entrano anche tecnici del Racis, il raggruppamento investigazioni scientifiche che comanda anche i Ris e i Rac, i due super-reparti di tecnici dei reperti. Il pool verrà coordinato dal nucleo investigativo di via in Selci, comandato dal tenente colonnello Lorenzo Sabatino: si riprenderanno in mano i faldoni dei misteriosi omicidi di cui si occupò l´Arma, secondo le disposizioni del sostituto procuratore Pierfilippo Laviani. Casi che sono finiti sulle prime pagine dei giornali e che hanno colorato di giallo la cronaca degli ultimi decenni. Così il primo test è proprio la morte della contessa Filo Della Torre, trovata senza vita nella stanza da letto della sua villa a nord di Roma. Un omicidio che fece grandissimo clamore tanto che ancora il 25 giugno scorso il gip ha rifiutato la richiesta di archiviazione e predisposto comunque nuove indagini.

I primi di agosto, arrivata la delega della procura al comando provinciale, ha preso il via la formazione della squadra. È un´equipe in cui gli uomini della prima sezione di via in Selci, quella dedicata agli omicidi, vengono affiancati da analisti del crimine, psicologi e scienziati. Militari con specializzazioni ricercatissime, con una formazione ad hoc sui risvolti psicologici e sociologici dei delitti che aiuteranno gli investigatori a riguardare il giallo dell´Olgiata con i "microscopi" di cui si dispone oggi. Caso che verrà seguito dal pm Maria Francesca Loy. Intanto si sono riaperti tutti gli atti, alla ricerca di particolari che, nel 1991, non furono presi nella dovuta considerazione per i motivi più svariati. Si cercheranno in primo luogo particolari che non erano stati presi in considerazione per la mancanza di un´adatta strumentazione. O, ancora, verranno riguardati attraverso un percorso investigativo che all´epoca non era in uso. E anche i reperti archiviati potranno essere rispolverati e rianalizzati dai Ris.

L´Olgiata ovviamente non sarà l´unico "caso freddo" riaperto, sarà solo il primo di tanti. Senza avere negli occhi e nelle orecchie indagati, ipotesi di risoluzione o piste particolari: la ricerca ripartirà da zero e sarà a 360 gradi. E nulla verrà trascurato.
(26 agosto 2009)
(da repubblica.it)

sabato 22 agosto 2009

BAMBINI E METADONE

2009-08-22 11:17
BIMBO DUE ANNI INGERISCE METADONE, MIGLIORANO CONDIZIONI
FIRENZE- Migliorano le condizioni del bambino di circa due anni ricoverato ieri sera all'ospedale pediatrico Meyer di Firenze per aver ingerito del metadone, in casa, a Figline Valdarno. Il piccolo, spiegano i sanitari, ha trascorso una notte tranquilla: al suo arrivo in ospedale il bambino era cosciente, anche se le sue condizioni preoccupavano. Adesso sta relativamente bene. Il bambino sarà costantemente monitorato per le prossime 48 ore e sarà sottoposto ad accertamenti diagnostici per valutare l'azione del farmaco 'antagonista', che è stato somministrato al piccolo per contrastare gli effetti del metadone. I parametri del bambino sono comunque stabili. In base a quanto ricostruito dai carabinieri, ieri sera il bambino ha ingerito il metadone per sbaglio, mentre stava giocando: i genitori, italiani, ex tossicodipendenti, hanno subito chiamato il 118; dopo le prime cure in un presidio ospedaliero di Figline, il piccolo è stato trasportato all'ospedale pediatrico Meyer di Firenze. (ANSA)

RESTI UMANI A FOGGIA

I ritrovamenti fatti dagli speleologi che stanno effettuando la bonifica
La caverna di San Marco in Lamis probabile cimitero di vittime della lupara bianca
Foggia, la grotta degli orrori
Rinvenuti tre scheletri umani
Ora gli investigatori dovranno dare un nome ai corpi
FOGGIA - E' la grotta dei misteri. Profonda oltre 100 metri, la caverna in zona San Marco in Lamis, provincia di Foggia, è stata per anni la tomba di almeno tre cadaveri. I ritrovamenti fanno pensare a una sorta di cimitero per le vittime della lupara bianca, persone uccise nella faida garganica.

Da discarica a cimitero. La grava di Zazzano è un ampio imbuto roccioso che canalizza le acque piovane. Grazie alla facilità di accesso è stata per anni utilizzata come discarica abusiva. Per questa ragione il Comune ha deciso di usare i fondi regionali dell'ecotassa per bonificarla. Ma nel corso delle operazioni, gli speleologi non hanno riportato in superficie solo carcasse di auto. Nei primi giorni di agosto si sono imbattuti nei resti ossei di due corpi umani, adesso i cadaveri ritrovati sono tre. Dopo le prime scoperte, infatti, i carabinieri hanno avviato delle indagini che hanno portato al ritrovamento di un terzo corpo.

La terza vittima. Il terzo scheletro era avvolto in un sacco di iuta di quelli utilizzati per il mangime. Insieme ai resti umani gli speleologi hanno rinvenuto anche una cintura e un paio di scarpe. Elementi che potranno essere utili agli investigatori - insieme agli esami del Dna - per risalire alle generalità della vittima e magari anche per dare un nome agli altri due scheletri trovati all'inizio di agosto. Le prime due vittime, infatti, non sono state ancora identificate. E' molto lunga la lista degli scomparsi in provincia di Foggia dal momento che la faida del Gargano ha lasciato un'interminabile scia di sangue. Indicativamente le morti risalirebbero a un periodo non anteriore agli anni Settanta.

Continuano le ricerche. Non si esclude che la "grotta degli orrori" possa riservare ulteriori sorprese. L'area è sotto sequestro e tutte le operazioni, condotte dagli speleologi e dal Soccorso alpino, sono coordinate dai carabinieri.
(21 agosto 2009)(da repubblica.it)

Non mi resta che augurare buon lavoro agli amici e colleghi di Foggia.

mercoledì 19 agosto 2009

DNA FALSIFICATO

WASHINGTON
Prove del Dna, è facile falsificarle



Articolo

WASHINGTON - Duro colpo per le prove del Dna, fino ad ora ritenute capaci di 'inchiodare' i colpevoli alla scena del delitto. Il Dna può essere falsificato e, a quanto pare, non si tratta nemmeno di un'operazione poi tanto difficile.

La scoperta, ripresa dal New York Times, è arrivata da Israele, dove un gruppo di scienziati è riuscito a fabbricare dei campioni falsi di Dna. Il dottor Dan Frumkin e colleghi hanno dimostrato che il Dna può essere falsificato addirittura in due modi diversi: combinando i campioni di due persone, ma anche creando frammenti ex-novo, a partire da un database di mappatura genomica. "Ciò vuol dire - ha commentato Frumkin - che è possibile inventare di sana pianta una scena del crimine: qualsiasi studente di biologia sarebbe in grado di farlo".
Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale di medicina legale 'Forensic Science International: Genetics', è stato accolto negli Usa con preoccupazione. "Il Dna sembra essere molto più facile da collocare sul luogo del delitto rispetto alle impronte digitali", ha commentato Tania Simoncelli, consulente scientifico dell'American Civil Liberties Union. Eppure, ha aggiunto, "stiamo creando un sistema giudiziario che fa sempre più affidamento su questo metodo".

I timori riguardano anche la tutela della privacy: con la stessa tecnica, malintenzionati potrebbero frugare nel codice genetico di chiunque, a partire da un bicchiere o un mozzicone di sigaretta. Si potrebbe così accedere a dati sensibili come informazioni sui propri antenati o la possibilità di sviluppare una certa malattia. (da ticinonline 19 agosto 2009)

venerdì 14 agosto 2009

DI NUOVO!

delitto d'onore
Giordania: uccide la sorella incinta
Le spara alla testa e al ventre. Si era sposata contro
il volere della famiglia
MILANO - Una ragazza di 23 anni, incinta, è stata freddata con un colpo alla testa e uno al ventre. A spararle è stato il fratello al termine della sua festa di matrimonio. In questo modo l'uomo voleva lavare l’onore della famiglia. La giovane donna si era sposata due anni fa contro il volere dei genitori, aveva avuto un primo bambino e adesso era in attesa del secondo figlio.

In occasione del matrimonio del fratello si era riconciliata con i familiari che l’avevano invitata alla cerimonia. Ma al termine dei festeggiamenti, l'uomo l’ha uccisa; mentre il marito è stato picchiato selvaggiamente da altri due fratelli della ragazza. Il fratello che ha sparato è stato incriminato oggi per omicidio preterintenzionale e possesso illegale di armi dal procuratore di Amman, Jihad al-Diridi; mentre i due fratelli che hanno picchiato il cognato sono sotto accusa per favoreggiamento.

In media ogni anno vengono uccise in Giordania tra 15 e 20 donne in quelli che vengono definiti come "omicidi d’onore". E' solo di ieri la notizia di una 16enne uccisa dallo zio con nove colpi di pistola perché era stata violentata da due cugini.


13 agosto 2009 (da corriere.it)

CINA E PIOMBO

Cina: 600 bimbi intossicati dal piombo
14 Agosto 2009 11:14 ESTERI

PECHINO - Oltre 600 bambini sono rimasti intossicati dal piombo nel nord-ovest della Cina. Secondo la gente del posto e' colpa dell'inquinamento causato dalla vicina fonderia di Changqing, aperta nel 2006. Le autorita' locali smentiscono e sostengono sia tutto regolare anche se hanno dovuto ammettere l'aumento dei casi. All'inizio della settimana, infatti, le autorita' avevano dichiarato che i bambini che soffrivano di intossicazione cronica erano circa 300, ma ora hanno dovuto rivedere al rialzo le stime ammettendo che almeno l'80% dei 731 bambini che vivono in due villaggi vicino alla Dongling Lead and Zinc Smelting Co., nella provincia dello Shaanxi, sono risultati positivi ai test tossicologici. (RCD)

giovedì 13 agosto 2009

MORTE NATURALE?

Muore a 10 anni: autopsia, no lesioni
13 Agosto 2009 19:44 CRONACHE

PALERMO - L'autopsia sul corpo di Umberto Amorello, il bambino di 10 anni morto ieri nell'ospedale pediatrico "Di Cristina" di Palermo, non avrebbe individuato lesioni interne compatibili con le percosse subite venerdi' scorso da un ragazzino piu' grande durante una partita di calcio. Non sarebbero stati riscontrati ne' ematomi cerebrali ne' rottura della milza o dei reni. Il bimbo era affetto da asma e da un soffio al cuore. (RCD)

LITE FRA BAMBINI?

Palermo: muore a 10 anni per botte coetaneo
13 Agosto 2009 10:20 CRONACHE

PALERMO - Un bimbo di 10 anni e' morto ieri sera all''Ospedale dei bambini' di Palermo, dov'era giunto martedi in coma, per alcuni traumi agli organi interni provocati dalle botte ricevute, 4 giorni prima, da un compagno di giochi: le percosse avrebbero infatti gravemente lesionato il fegato e i reni del piccolo. La procura del capoluogo siciliano ha aperto un'inchiesta pert far luce sulle cause del decesso. (RCD)

mercoledì 12 agosto 2009

CHISSA'!

Roma: muore per piaghe da decubito, indagato medico di famiglia
12 Agosto 2009 14:45 CRONACHE

ROMA - Aveva prescritto soltanto una pomata e non si era accorto della gravita' di una sua paziente, una donna di 46 anni, devastata dalle piaghe da decubito. Alla fine i familiari hanno portato al pronto soccorso la donna, che pero' e' morta in ospedale. Il pm Giuseppe Saieva, ha aperto un fascicolo per omicidio colposo iscrivendo sul registro degli indagati il medico di famiglia. Secondo la denuncia del padre della donna, il medico si era limitato giorni prima a prescrivere telefonicamente una pomata, senza mai visitare la paziente, che soffriva di una lieve epilessia ed era in profonda depressione. (RCD)