sabato 4 luglio 2009

INFEZIONI NOSOCOMIALI

IL CASO TRA IL 2006 E IL 2008 I DECESSI IN DUE REPARTI OSPEDALIERI. IL PM CHIEDE IL PROCESSO: USO SCORRETTO DEI CATETERI ENDOVENOSI
Morti per epatite, «medici a giudizio»
Infezione fatale in corsia per tre pazienti, altrettanti sanitari accusati di omicidio colposo


Infermieri in corsia (Fotoland)

PADOVA — Tre morti nel gi ro di due anni. Legati tutti da un destino beffardo, conferma to dalle diagnosi e perizie della Procura. Perché a causare i de cessi di Silvano Zagolin (8 feb­braio 2006), Antonio Gasparini (10 aprile 2007) e Moreno Tac­chetto (19 febbraio 2008) è sta to il virus Hcv, per tutti noto come l’Epatite C, contratto du rante il ricovero nei reparti di Ematologia e Clinica medica IV. Ancor più beffardo il modo in cui venne trasmesso il virus, tramite i cateteri endovenosi, applicati alla vena cava dei pa zienti per somministrare i far maci, manipolati con negligen za e scarsa attenzione all’igie ne.

Fu sufficiente la fuoriuscita di una goccia di sangue conte nente un’enorme quantità di vi rus per diffondere l’infezione. Ora, per queste tre morti, per altrettanti medici è stato chiesto il rinvio a giudizio dal sostituto procuratore Sergio Di ni che, nei giorni scorsi, ha chiuso l’inchiesta ereditata dal sostituto Emma Ferrero. A finire di fronte al giudice delle udienze preliminari Clau dio Marassi saranno il profes sor Giampietro Semenzato di rettore dell’Unità operativa di Ematologia, difeso dal legale Franco Antonelli, il dottor Achille Pessina in qualità di di rettore della struttura comples sa Clinica medica IV, assistito dagli avvocati Franco Antonelli e Lorenzo Locatelli e il profes sor Carlo Sabbion che, all’epo ca dei fatti, ricopriva il ruolo di coordinatore delle unità di Ematologia e Clinica IV, anche lui con l’avvocato Antonelli. Nell’udienza del 29 settem bre prossimo i tre medici do­vranno rispondere del reato di omicidio colposo. Nella richiesta di rinvio a giu dizio si legge come i tre avreb bero maturato responsabilità «omettendo ciascuno nelle ri spettive qualità, di adottare e/o indicare agli operatori sanitari idonee procedure per la gestio ne dei cateteri venosi centrali e periferici e lavaggio degli stes si onde impedire infezioni no socomiali di pazienti».

In poche parole, secondo quanto sostenuto dalla magi stratura, i tre medici per «impe rizia, imprudenza, negligenza, inosservanza di leggi cagiona vano o comunque non impedi vano il contagio da infezione di Hcv di plurimi pazienti. Ma in particolare cagionavano o non impedivano la morte di Za golin, Gasparini e Tacchetto». Tutti pazienti uccisi da un vi rus con ceppo identico, segno che la malattia era stata tra smessa tra di loro nel corso del la degenza tra le mura del noso comio padovano. Tutto ebbe inizio tra il dicem bre 2005 e l’aprile 2006 quando otto pazienti di Immunologia clinica risultarono positivi al l’epatite C. Sette però i contagi reali: i tre morti, un’anziana e un altro paziente. Per quanto riguarda altri due pazienti l’epatite era di ceppo diverso e quindi il ri covero non c’entrava nulla con il male che, per mesi, ha semi nato il panico in corsia.

Nicola Munaro
03 luglio 2009 (corrieredelveneto,padova.it)

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