mercoledì 6 ottobre 2010

fanghi tossici

QUATTRO MORTI, 3 DISPERSI, 123 FERITI, TRA I QUALI 61 RICOVERATI, NEI 7 CENTRI COLPITI
Ungheria: un anno per la bonifica
delle aree invase dai fanghi tossici
Si lavora per impedire che la marea rossa raggiunga gli affluenti del Danubio. Ancora incerte le cause del disastro

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Ungheria: almeno 4 morti e 120 feriti per la fuoriuscita di fanghi chimici (5 ottobre 2010)

BUDAPEST - Sarà necessario almeno un anno di lavoro e una spesa di decine di milioni di euro per bonificare la zona sommersa dai fanghi tossici di un'azienda che produce alluminio fuoriusciti da una vasca di decantazione in Ungheria. È la stima del governo di Budapest che ha dichiarato lo stato di emergenza nelle tre province (Veszprem, Györ-Sopron e Vas) interessate dal disastro ecologico che ha provocato quattro vittime, tre dispersi e 123 feriti, tra i quali 61 ricoverati, nei sette centri abitati inondati dalla marea rossa. La rottura degli argini della vasca di decantazione ad Ajka è avvenuta per motivi ancora da accertare: si sospetta un eccessivo carico dell'invaso, un errore di progettazione oppure l'aumento dell'acqua a causa delle forti piogge.

Ungheria: fanghi tossici, 4 morti

DANUBIO - Oltre alle vittime si teme per le conseguenze a lungo termine dei fanghi tossici: 1,1 milioni di metri cubi si sono riversari su un'area di 40 chilometri quadrati. Almeno 500 uomini della Protezione civile ungherese sono impegnati per cercare di impedire che gli inquinanti possano raggiungere gli affluenti del Danubio e infine arrivare al fiume più importante dell'Europa centro-orientale. Anche le nazioni vicine, in cui scorre il fiume, hanno espresso preoccupazione. «Se le acque contaminate arriveranno al Raba e peggio ancora al Danubio, sarà davvero una catastrofe ecologica», ha avvertito il sottosegretario all'Ambiente, Zoltan Illes.

Redazione online
06 ottobre 2010

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