venerdì 19 dicembre 2008

MEDICINA DIFENSIVA

(ASCA) - Roma, 19 dic - Paura di contenziosi legali, paura di eventi imprevisti nel corso dell'atto medico pericolosi per il paziente, paura di curare pazienti ''difficili'': il 77,9% dei medici italiani, come i colleghi d'oltre oceano, lavora sotto la scure del rischio di controversie legali medico-paziente e praticano la medicina difensiva. E' quanto emerso da un'indagine promossa dalla Societa' Italiana di Chirurgia (Sic), coordinata dai professori Gabrio Forti, Ordinario di Diritto penale e Criminologia presso la Facolta' di Giurisprudenza dell'Universita' Cattolica del S.C. di Milano, Direttore del Centro Studi ''Federico Stella'' sulla Giustizia penale e la Politica criminale, Maurizio Catino, Associato di Sociologia dell'organizzazione presso la Facolta' di Sociologia dell'Universita' di Milano - Bicocca, Condirettore della rivista ''Studi Organizzativi'', e condotta dall'avvocato Paola Cattorini e dalla dottoressa Chiara Locatelli. Dall'indagine e' emerso che, tra i medici che hanno assunto una condotta difensiva durante l'ultimo mese di lavoro, l'82,8% ha inserito in cartella clinica annotazioni evitabili, il 69,8% ha proposto il ricovero di un paziente gestibile ambulatorialmente, il 61,3% ha prescritto un numero maggiore di esami diagnostici rispetto a quello necessario, il 58,6% ha richiesto un consulto non necessario di altri specialisti ed infine il 26,2% ha escluso pazienti a ''rischio'' da alcuni trattamenti. Ad avere piu' paura sono i medici piu' giovani che dichiarano in misura maggiore di adottare comportamenti difensivi: la percentuale di coloro che ammette di ricorrere ad atteggiamenti difensivi raggiunge il 92,3% all'interno della classe di soggetti che hanno tra i 32 e i 42 anni di eta', contro il 67,4% dei soggetti aventi tra i 63 e i 72 anni. ''Preoccupata dal possibile evolversi del fenomeno della medicina difensiva nel nostro paese e del rischio ad esso connesso in termini di qualita' di cura - ha spiegato il presidente Sic Enrico De Antoni - la Societa' di Chirurgia ha commissionato questa ricerca all'Universita' Cattolica. Il pericolo e' che si arrivi a una chirurgia finalizzata a ridurre il rischio contenzioso piuttosto che a curare il paziente in modo ottimale''.

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