sabato 16 luglio 2011


Bottiglie vs caraffe: la guerra dell’acqua

Fino a tre mesi fa, parlare di guerre dell'acqua significava due cose: in generale, evocare scenari geopolitici; nel particolare, citare un libro di Vandana Shiva dedicato a quegli stessi scenari. Parlandone ora, sempre di battaglie si tratta, ma legali e in corso in una decina di procure italiane.
Chi è che si fa la classica guerra a colpi di atti giudiziari? Da un lato ci sono i grandi produttori diacque minerali, che nell'Italia hanno uno dei mercati più floridi del loro business. Dall'altro, lecaraffe filtranti, oggetto di un recente boom di vendite. Due i motivi del successo: 1) l'economicità: l'acqua che paghi rientra nella bolletta, i filtri costano mediamente poco più di 5 euro al mese; 2) la comodità: non ti pieghi più le spalle trascinando dal supermercato casse di acqua imbottigliata.
Economiche e comode, quindi. Ma fanno bene alla salute? Secondo gli imbottigliatori, no. E' questa, infatti, la base delle accuse che essi muovono ai produttori di caraffe. Guardando all'inchiestada cui è partita, tre mesi fa, la prima delle battaglie legali, i filtri carbonici che depurano l'acqua presa dal rubinetto ne stravolgono la composizione. Ok, va via il calcare; ma anche il calcio e il magnesio. E aumentano i livelli di sodio e potassio. E vi si trovano tracce di ammonio e di argento. Tutte cose che non appartengono alla corretta composizione dell'acqua potabile, e che la trasformano in nociva per chi soffra di ipertensione, cardiopatie e diabete.
A dire tutto ciò sono il Ministero della Salute e l'Istituto Superiore di Sanità dopo che il pm Raffaele Guariniello ha chiesto loro una perizia legale su richiesta di Mineracqua, l'associazione che raggruppa le maggiori imprese di acque minerali. La risposta dei produttori di caraffe non è certo mancata.
Se questo accadeva tre mesi fa a Torino, è invece di pochi giorni addietro la decisione della procura di Roma di iscrivere nel registro degli indagati alcuni tra i produttori dei filtri, sulla base di diverse accuse: violazione delle norme sullo smaltimento di rifiuti, frode in commercio, commercializzazione di sostanze dannose alla salute. Qualcosa di diverso, insomma, dalla sola violazione di norme sugli alimenti su cui si sosteneva l'accusa di Guariniello.
Si prospetta, insomma, una questione giuridica all'italiana; non nel senso del finale alla "volemose bene", ma in quello di una complessità estrema di risvolti legali tipicamente catalogata come "un bel ginepraio". Materia per bravi avvocati, insomma, e che a noi interessa poco. A noi, che l'acqua la beviamo, interessa capire una cosa: 'sti benedetti filtri fanno male o no?
"Il tema è di rilievo", ci risponde Attilio Speciani, immunologo e nutrizionista, direttore scientifico di Eurosalus. "Il punto è che la filtrazione dell'acqua pone gli stessi problemi della filtrazione dell'aria. Bisogna cambiare regolarmente i filtri e assicurarsi di non lasciare in giacenza nessuno di quei due elementi. Di sicuro la filtrazione, o anche lo scambio osmotico, sono strumenti in grado di togliere dall'acqua molte sostanze nocive. Ecco perché laddove l'acqua stessa presenti forti problemi di impurità, i filtri diventano strumenti sicuramente da utilizzare. Ma laddove quei problemi non ci fossero, e quanto esce dal rubinetto è buono, la loro utilità si ridimensiona di molto".
Inutilità non significa però nocività. "Se osservo la situazione non riesco a non vedere una cosa, e cioè che la critica ai filtri non è partita dai produttori di rubinetti ma dai diretti concorrenti delle aziende che fanno filtri", conclude Speciani. "Ribadisco: se il ricambio dei filtri è fatto regolarmente e con attenzione, non vedo problemi. Tutto cambia se questa minima forma di gestione non viene fatta, e ci si ritrova tra le mani una caraffa sporca o con le muffe".
Ermanno Tancredi

1 commento:

Alessandro Storti ha detto...

A nome di Brita Italia tengo a puntualizzare innanzitutto che la composizione dell’acqua non subisce cambiamenti tali per cui diventi dannosa per la salute dell’uomo. In secondo luogo, calcio e magnesio non vengono eliminati ma solo leggermente ridotti in quantità, e in ogni caso in maniera non significativa. Mentre cloro e calcare (quest’ultimo in grado di danneggiare gli elettrodomestici) vengono drasticamente ridotti. L’acqua potabile resta dunque tale anche dopo il processo di filtrazione.
Per quanto riguarda i soggetti affetti da patologie come diabete e ipertensione non sono rilevati problemi derivanti dall’assunzione di acqua filtrata BRITA, consigliamo di leggere sempre attentamente il manuale d’istruzioni che accompagna i nostri prodotti in maniera tale da poterli utilizzare in maniera corretta.
È possibile consultare la nostra dichiarazione ufficiale [http://www.brita.it/medias/sys_brita/8575720133399424.pdf], all’interno della quale citiamo il dal Consiglio Superiore della Sanità italiano, oppure rivolgersi al numero verde dedicato all’assistenza clienti (800.913.716) piuttosto che leggere quanto riportato all’interno del sito http://www.brita.it

Alessandro Storti – Portavoce BRITA Italia