martedì 15 maggio 2012

Africa


Guinea Equatoriale, punito ginecologo che difendeva i diritti umani

GIUSTIZIA|
Nuovo caso di malasanità: ginecologo responsabile della morte di una donna durante un intervento condannato a tre anni di carcere. Immagino il titolo sparato a tutta pagina sulla stampa, controllata dal governo, della Guinea Equatoriale. Non pare sia andata esattamente così. La storia di Wenceslao Mansogo Alo merita di essere raccontata nel dettaglio.
Il 1° febbraio, in una clinica privata di Bata, una donna muore durante un intervento eseguito da un’equipe guidata da Mansogo Alo, medico chirurgo specializzato in ginecologia I familiari accusano Mansogo Alo di aver mutilato il corpo della defunta. Il 9 febbraio, il dottore viene arrestato e accusato di negligenza professionale e profanazione di cadavere. Quest’ultima imputazione cade quando vengono resi noti i risultati dell’autopsia ordinata dal ministro della Sanità: nessuna mutilazione.
Resta in piedi quella di negligenza professionale: il rapporto della commissione medica ministeriale afferma, infatti, che la paziente è morta d’infarto a causa dell’errata somministrazione dell’anestetico.
Il processo inizia il 4 aprile e prosegue con una seconda udienza il giorno dopo: né il primo giorno né il secondo l’accusa riesce a presentare alcuna prova sulla presunta negligenza professionale di Mansogo Alo; addirittura, due testimoni della pubblica accusa affermano, sotto giuramento, che Mansogo Alo, in quanto chirurgo, non è responsabile della somministrazione dell’anestetico; precisano poi che il metodo e la dose di anestetico praticati sono stati conformi ai protocolli medici previsti per l’operazione e la paziente.
Passa un mese (quando la legge prevede che il verdetto dev’essere comunicato entro tre giorni dalla fine del dibattimento) e, il 7 maggio, arriva la sentenza: tre anni di carcere, chiusura della clinica, risarcimento di 10.000 dollari alla famiglia della vittima e di 3000 euro allo stato. L’anestesista viene a sua volta condannata a sei mesi di carcere e a un risarcimento di 1500 dollari.
Prendendo a pretesto un fatto doloroso e terribile quanto casuale, il governo della Guinea Equatoriale si è liberato di una persona scomoda.
Wenceslao Mansogo Alo, difensore dei diritti umani e consigliere comunale a Bata, è infatti il responsabile del settore diritti umani del partito di opposizioneConvergenza per la democrazia sociale (Cpds).
La Cpds è l’unico partito di opposizione realmente indipendente del paese africano. Il settore diretto da Mansogo Alo svolge una costante azione dimonitoraggio e di denuncia sulle violazioni dei diritti umani. I suoi attivisti finiscono regolarmente in galera e subiscono intimidazioni e minacce.
Quello che abbiamo raccontato non è il primo processo politico a essere celebrato in Guinea Equatoriale, paese devastato da corruzione e povertà la cui Costituzione riconosce al presidente della Repubblica Teodoro Obiang Nguema Mbasogo il ruolo di “primo magistrato della nazione”. I giudici sono nominati dal presidente e possono essere rimossi dall’incarico a suo piacimento, specialmente quando occorre la certezza di una sentenza nei casi politicamente importanti. Alcuni ex giudici hanno raccontato di essere stati convocati dal presidente per ricevere istruzioni su come comportarsi. In altri casi, le autorità politiche hanno semplicemente ignorato sentenze a loro sfavorevoli.
Le organizzazioni internazionali per i diritti umani e il Cpds chiedono lascarcerazione di Wenceslao Mansogo Alo, ennesimo prigioniero di coscienza condannato al termine di un processo politico in Guinea Equatoriale.

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