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giovedì 14 aprile 2011

soldi e banditi

L'OPERAZIONE DELLA DDA E DEI CARABINIERI
«Gomorra» in Veneto: 25 arresti
Estorcevano denaro alle aziende
Sgominata organizzazione legata ai casalesi, a capo c'era Mario Crisci detto il «dottore». Il procuratore Delpino: «Estirpato il cancro mafioso dalla sana imprenditoria veneta». Il plauso dei ministri Maroni e Alfano

L'operazione della Dia di Padova (archivio)

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VICENZA - Un’organizzazione mafiosa collegata al clan camorristico dei casalesi è stata sgominata dai carabinieri di Vicenza e dalla Direzione investigativa antimafia di Padova che hanno eseguito 25 provvedimenti restrittivi in Veneto, Lombardia, Sardegna, Campania e Puglia. L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Venezia, è l’epilogo delle indagini avviate nei confronti degli indagati accusati di associazione di tipo mafioso,usura, estorsione, esercizio abusivo dell’attività di intermediazione finanziaria, in danno di centinaia di imprenditori operanti in quasi tutto il nord Italia (prevalentemente nel Nord Est), in alcune regioni del centro e del Mezzogiorno d’Italia soprattutto nel settore dell'edilizia.

IL BLITZ - Nel blitz sono impegnati circa 300 militari dell’Arma dei Comandi Provinciali di Brescia, Cagliari, Caserta, Mantova, Milano, Napoli, Padova, Rovigo, Taranto, Verona, Napoli e Salerno oltre a due velivoli dei Nuclei Elicotteri dei carabinieri di Salerno e di Treviso; due unità cinofile del Nucleo carabinieri Cinofili di Torreglia (Padova) e militari dei Centri Operativi Dia. I carabinieri hanno accertato, nell’ambito dell’inchiesta, che oltre 100 società sono state estorte, hanno ricostruito due episodi di sequestro di persona a scopo di estorsione, verificato 61 episodi di usura aggravata, 17 episodi di estorsione aggravata, il forzato trasferimento di intere quote societarie dalle vittime ai loro aguzzini e il diffuso ricorso a illecite operazioni di attività di intermediazione finanziaria.


«Gomorra» in Veneto, tutti gli arrestati

I NOMI DEGLI ARRESTATI - Mario Crisci, 33 anni di Napoli; Antonio Parisi, 43 anni di Napoli; Ciro Parisi, 23 anni di san Giorgio a Cremano (Napoli); Alessandro Mazza, 32 anni di Villaricca (Napoli); Donatella Concas, 34 anni di Tortoli (Nuoro); Massimo Covino, 37 anni di Napoli; Christian Tavino, 34 anni di Padova; Johnny Giuriatti, 37 anni di Padova; Ferdinant Selmani, 29 anni di etnia albanese; Alberto Caraturo, 28 anni di Napoli; Marzio Casarotto, 43 anni di Trecenta (Rovigo); Ivano Corradin, 48 anni di Marostica (Vicenza); Assunta detta Tina Covino, 42 anni di Napoli; Salvatore Destito, 36 anni di Padova; Anna Guarino, 28 anni di Napoli; Elisa Lunghi, 41 anni di Milano; Andrea Milani, 42 anni di Padova; Angelo Nattino, 23 anni di Napoli; Francesca Nattino, 25 anni di Napoli; Pasquale Talamo, 52 anni di Napoli; Giuseppe Zambrella, 37 anni di Matera; Diana Ziotti, 68 anni di Ferrara; Patrik Halambica, 34 anni di etnia ceca; Gabriele Marostica, 55 anni di Villa Bartolomea (Verona); Federico Turrini, 34 anni di Bovolone (Verona). Per altri due indagati è stato disposto l'obbligo di dimora nel comune di residenza.

IL «CANCRO MAFIOSO» IN VENETO - È stato estirpato un cancro mafioso dall’imprenditoria sana del Veneto». È il giudizio espresso dal procuratore di Venezia Luigi Delpino sull’ operazione della Dia di Padova e dei carabinieri di Vicenza. Delpino ha sottolineato «l’importanza dell’operazione che ha smembrato un pericolosissimo sodalizio che in un contesto di crisi economica e di debolezza finanziaria nel settore della piccola e media imprenditoria del Nord Est, di crisi di liquidità e di accesso al credito istituzionale, ha utilizzato sistemi tradizionali mafiosi per introdursi nel mercato imprenditoriale veneto con effetti devastanti». Importanti e determinanti le intercettazioni telefoniche, soprattutto in indagini di mafia. Lo hanno sottolineato il procuratore di Venezia, Luigi Delpino e il procuratore aggiunto Carlo Mastelloni, in apertura della conferenza stampa per gli arresti di soggetti legati al clan dei casalesi.

LA SOCIETA' ASPIDE - L’attività criminosa del gruppo, i cui vertici risultano riconducibili a clan camorristici del Casertano (i casalesi), resa particolarmente insidiosa dalla delicata congiuntura economica e dal ricorso a modalità violente tipiche dell’associazione mafiosa, si concentrava su soggetti in difficoltà finanziaria, utilizzando come copertura lo schermo legale della società di recupero crediti Aspide, con sede principale in Padova, base logistica-direzionale da cui promanavano le direttive per i sodali sottordinati, venivano pianificate le attività di riscossione e le spedizioni punitive nei confronti dei debitori insolventi. L’organizzazione, armata, gerarchicamente strutturata con distinzione di ruoli operativi, e diretta con spietata determinazione da Mario Crisci, detto «il dottore» erogava crediti a tassi fortemente usurari (fino al 180% annuo) alle vittime, sino a soffocarle, costringendole a cedere le proprie attività economiche (imprese, società e beni valutati nell’ordine di svariati milioni di euro) o, talvolta, a procacciare per la struttura criminale nuovi «clienti» nel tentativo di arginare il proprio debito cresciuto vorticosamente in breve tempo. Di fronte ai ritardi nel pagamento scattavano brutali pestaggi.

CARTE POSTEPAY - Il denaro affluiva nelle «casse» del gruppo tramite l’ingegnoso sistema della carte postepay (ricaricate dalle elargizioni delle vittime) in dotazione ai sodali e serviva, inoltre, a distribuire fra di essi i compensi dell’attività criminale (veri e propri stipendi mensili). Parte dei proventi, infine, era destinata a soddisfare le necessità economiche di detenuti affiliati alla camorra e dei loro familiari. L’attività investigativa, sviluppata attraverso intercettazioni telefoniche, servizi di osservazione e pedinamento, e con l’ausilio di sofisticati accertamenti tecnici del Ris dei Carabinieri di Parma e dell’Ufficio Supporti Tecnico-Investigativi della Dia di Roma, ha consentito il sequestro di una copiosa documentazione di rilevante interesse probatorio detenuta dall’organizzazione (assegni, cambiali e cessioni di credito aziendali degli usurati per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro), oltre ad armi e munizionamento da guerra.

LE CONGRATULAZIONI DEL GOVERNO - «Non ci occupiamo solo di immigrazione clandestina ma anche di lotta alla criminalità organizzata»: lo ha detto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, commentando la vasta operazione che ha portato all’arresto di 29 persone. «Faccio i complimenti - ha detto il ministro - al comandante dei Carabinieri e al direttore della Dia per l’operazione che ha avuto luogo in varie città italiane e ha portato all’arresto di 29 persone». «L’arresto di numerosi esponenti della camorra, dimostra il buon operato del governo nel contrasto alla criminalità organizzata e rimanda al mittente le accuse di immobilismo di questi giorni». Così il ministro della Giustizia Angelino Alfano. (Ansa)


14 aprile 2011

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venerdì 25 febbraio 2011

fondamentalismo islamico

Terrorismo: a Brescia 6 arresti
Accusati di far parte di un movimento fondamentalismo islamico
25 febbraio, 09:36



(ANSA) - MILANO, 25 FEB - La polizia di Brescia ha arrestato 6 marocchini appartenenti al movimento fondamentalista islamico Adl Wal Ihsane (Giustizia e Carita'). Cinque di loro sono stati posti agli arresti domiciliari, il sesto in carcere. I sei, tutti residenti nel Bresciano, sono accusati di aver costituito un gruppo che aveva tra i propri obiettivi l'incitamento alla discriminazione e all'odio razziale e religioso, alla violenza e alla jihad nei confronti dei cristiani e degli ebrei.

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Accusati di far parte di un movimento fondamentalismo islamico
25 febbraio, 09:36

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giovedì 20 gennaio 2011

MAFIA A NEW YORK

INDAGINI MULTIPLE HANNO PORTATO ALL'INDIVIDUAZIONE DI MEMBRI DI VARIE FAMIGLIE
Maxi retata antimafia dell'Fbi:
100 arresti tra New York e il New Jersey
E' la più grande operazione di sempre. I fermati devono rispondere di omicidio, estorsioni e traffico di droga

NEW YORK Gli agenti federali statunitensi hanno arrestato decine di sospetti gangster di famiglie della criminalità organizzata, individuati in indagini multiple. L'Fbi ha dichiarato che la maggior parte dei fermi sono avvenuti questa mattina in tutta la città di New York, nel New Jersey e nel New England. Tra le accuse, assassinio, estorsione e traffico di stupefacenti. È attesa una conferenza stampa del procuratore generale Eric Holder e altri funzionari nella giornata odierna a Brooklyn.

RETATA RECORD - Per la Nbc, che però non cita ancora nessun nome, si tratta della maggiore operazione contro la mafia della storia di New York e dei dintorni. Secondo il New York Times tra le accuse spiccano quelle di omicidio, racket ed estorsione, anche commessi negli anni Ottanta e Novanta. La Nbc cita la dichiarazione di un agente dell'Fbi, Diego Rodriguez, secondo cui «questa mattina agenti dell'Fbi insieme con i nostri partner delle polizie locali, hanno iniziato ad arrestare oltre 100 membri della criminalità organizzata con capi di accusa di diverso tipo». Non si hanno al momento maggiori dettagli in attesa di una conferenza stampa del ministro della Giustizia Eric Holder.

martedì 9 giugno 2009

NUOVI SCHIAVI

ARRESTI IN SEDICI CITÀ ITALIANE ESEGUITI DALLA SQUADRA MOBILE DI VENEZIA
Immigrazione clandestina,
decine di arresti in Italia e e in Europa
Azzerata banda di aguzzini con base nel Kurdistan: in tre anni ha fatto entrare in Ue migliaia di clandestini

MILANO - Migranti curdi o iracheni trasferiti prima in Turchia e da lì in Grecia, nascosti nei tir o anche a piedi. Poi il viaggio della speranza verso l'Italia, a bordo di traghetti di linea diretti a Venezia, Ancona, Bari e Brindisi, anche in questo caso nascosti all'interno dei camion. Clandestini fatti arrivare nel nostro Paese direttamente dalla Turchia a bordo di carrette del mare e poi "smistati" verso altri paesi europei. Il tutto grazie a una organizzazione ben ramificata e strutturata con basi in Iraq, in Turchia e in diversi paesi d'Europa, messa ora alle strette anche grazie al lavoro della squadra mobile di Venezia, che in collaborazione e con il Servizio centrale operativo (Sco) ha eseguito decine di arresti nei confronti dei membri di un'organizzazione criminale transnazionale, con base nel Kurdistan iracheno, ma con diversi gruppi operativi in Italia, che negli ultimi tre anni ha fatto entrare in Europa migliaia di clandestini curdi. Decine di arresti in sedici città italiane e in sette paesi europei.



«AZZERATA UNA BANDA DI AGUZZINI» - Una «agguerrita banda di aguzzini», responsabile di aver fatto entrare in Europa migliaia di clandestini e in grado, se non fosse stata fermata, di continuare a portare nei paesi dell'Unione decine di migliaia di immigrati in modo illegale. Così al Dipartimento della pubblica sicurezza definiscono l'organizzazione criminale azzerata. I risultati sono «di indubbia rilevanza», prosegue il Dipartimento, sottolineando che l'organizzazione «agiva in regime di monopolio» su tutta la zona orientale dell'Italia, da Bari a Venezia.

MANDATI EUROPEI - Contestualmente all'operazione nel nostro paese , denominata "Ticket to ride" e coordinata dalla procura di Venezia, arresti sono in corso anche in Francia, Inghilterra, Germania, Belgio, Svizzera, Grecia e Svezia in esecuzione di mandati europei. Gli indagati devono rispondere tra l'altro di associazione a delinquere e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. L'indagine è partita nel 2006 in seguito agli accertamenti fatti su un gruppo di clandestini bloccati a Venezia. L'organizzazione, secondo quanto accertato dagli investigatori, oltre che in Italia aveva basi operative in Turchia, Iraq, Grecia e in altri paesi europei. Gruppi operativi erano sparsi in diverse nazioni europee, in modo che ogni paese - sia di transito che di arrivo - fosse «coperto» da membri dell'associazione. Frequenti, inoltre, erano i passaggi dei singoli membri da uno Stato all'altro, e questo sia per evitare di finire nella rete delle polizie europee, sia per la necessità dell'organizzazione di rafforzare i gruppi presenti in uno dei paesi, in vista di un nuovo arrivo di clandestini.

LA ROTTA PER L'ITALIA - Grazie alle intercettazioni e alle dichiarazioni rese da alcuni degli immigrati bloccati dalle forze di polizia, è stato possibile ricostruire la rotta seguita per raggiungere l'Italia: i migranti arrivavano dall'Iraq in Turchia, dove venivano nascosti in appartamenti o cantine, in attesa di proseguire il viaggio verso la Grecia, nascosti nei tir o anche a piedi. Dalla Grecia i clandestini arrivavano in Italia a bordo di traghetti di linea diretti a Venezia, Ancona, Bari e Brindisi, anche in questo caso nascosti all'interno dei camion. In alcuni casi i clandestini partivano direttamente dalla Turchia e in questo caso raggiungevano il nostro paese a bordo di carrette del mare. Una volta in Italia, venivano presi in consegna dall'organizzazione che provvedeva a trasferirli verso i paesi di destinazione, soprattutto Germania e Svezia, ma anche Francia, Svizzera, Gran Bretagna e Norvegia.

LE CELLULE - L'organizzazione, sottolineano gli inquirenti, era «stabile, efficiente e strutturata», ben ramificata in tutta Europa, con referenti nei vari paesi e in grado di presentarsi come «punto di riferimento» per altre organizzazioni coinvolte nella tratta di esseri umani. Nel nostro paese, in particolare, operavano diverse cellule - a Roma, Milano, Rimini, Ancona, Como, Venezia, Bolzano - collegate tra loro e ognuna con specifiche «zone d'influenza» e un forte «controllo del territorio». L'associazione, hanno infine accertato le indagini, non esitava a mettere a rischio la vita degli immigrati, e in almeno un caso si sono registrate delle vittime. È avvenuto a Venezia, il 14 luglio del 2007, quando gli investigatori hanno trovato i cadaveri di quattro clandestini morti per asfissia in seguito alla rottura dell'impianto di refrigerazione del tir in cui erano nascosti. (DA CORRIERE.IT)


09 giugno 2009

sabato 10 maggio 2008

VIOLENZA SESSUALE

» 2008-05-10 18:31
VIOLENZA SESSUALE: PIAGA DA NORD A SUD, OGGI 6 ARRESTI
ROMA - Non ha fine la piaga della violenza sessuale: solo oggi sei uomini sono stati colpiti da altrettanti provvedimenti restrittivi per abusi compiuti su alcune donne. A Milano un bulgaro di 26 anni è stato sottoposto a fermo perché accusato di aver violentato la moglie e un'altra donna, entrambe romene, che costringeva anche a prostituirsi. L'uomo è stato trovato in una baracca lungo la tratta ferroviaria tra Milano e Pioltello (Milano) dagli agenti della Polfer. E' stata una delle due vittime, di 40 anni, a raccontare la situazione in cui era costretta a vivere: ha detto di essere giunta in Italia per prostituirsi dovendo mantenere i figli e il marito rimasti in Romania e che, una volta qui, era stata costretta dal bulgaro a convivere con lui e la moglie, entrambe costrette a prostituirsi per lui e sottoposte ad abusi. Le due romene sono state sistemate in comunità protette. L'uomo è accusato di violenza sessuale, sequestro di persona, induzione alla prostituzione e maltrattamenti. A Sondrio si terrà nelle prossime ore l'interrogatorio di convalida del fermo davanti al Gip dell' operaio algerino, con regolare permesso di soggiorno, accusato di violenza sessuale aggravata e continuata nei confronti di una valtellinese di 49 anni. La violenza sessuale è avvenuta dopo che l'immigrato aveva trascorso la serata di giovedì con la vittima e altri due amici, un'altra donna italiana e un marocchino, in un paio di bar del capoluogo valtellinese. Poi la comitiva, a notte fonda, si era spostata in riva al torrente Mallero, sempre in città, dove il marocchino, che faceva parte del gruppo, vive da qualche tempo all'interno di una tenda. All'esterno del capanno si è consumato lo stupro ai danni di una quarantanovenne, rimasta in balia dell'algerino per circa un'ora. L'altro straniero, in compagnia di un'altra valtellinese, invece, era all'interno della tenda. L'episodio è avvenuto in un ambiente di alto degrado. Dopo lo stupro, l'algerino è fuggito. La donna vittima della violenza sessuale, con gli abiti sporchi di sangue e lividi al volto e alla schiena per la colluttazione avuta con lo stupratore nel tentativo di resistergli, ha dato lei stessa l'allarme al 113 ed è stata trasportata con un'ambulanza all'ospedale civile di Sondrio. L'algerino è stato rintracciato e fermato poche ore dopo. La polizia ha arrestato a Cosenza due rumeni, Elvis Marcius, di 23 anni, e Adrian Sava, di 24, con l'accusa di avere sequestrato e violentato una ragazza boliviana. I fatti che hanno portato all'arresto dei due rumeni risalgono al 28 febbraio scorso, quando la giovane boliviana era andata ad una festa insieme al fidanzato col quale, successivamente, ebbe avuto una lite. I due rumeni, che la boliviana conosceva, hanno poi offerto alla giovane un passaggio per accompagnarla a casa. Durante il tragitto, Marcius e Sava hanno portato la ragazza in una casa dove l'hanno tenuta segregata, violentandola per tutta la notte. A Barletta (Bari), ricercato con l'accusa di aver compiuto atti sessuali con una tredicenne, di aver maltrattato la moglie trentacinquenne, la figlia di otto anni e una ragazzina di 15 anni che la moglie aveva avuto da un altro uomo, un pluripregiudicato di 43 anni, di Barletta, si è costituito. E sempre in provincia di Bari, a Trani, un magrebino di 56 anni è stato arrestato dai carabinieri a Trani con l'accusa di aver violentato la sua ex compagna. Medicata in ospedale, la vittima della violenza è stata giudicata guaribile in dieci giorni: sul corpo ha diverse escoriazioni. (da ansa.it)