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domenica 5 dicembre 2010

AUTO UCCIDE SETTE CICLISTI

Auto piomba su ciclisti: sette morti
La vettura, guidata da un marocchino, ha sbandato per cause ancora da accertare. Ci sono anche tre feriti gravi

MILANO - Tragedia senza precedenti sulla strada: sette ciclisti hanno perso la vita e tre sono rimasti gravemente feriti in un incidente avvenuto in tarda mattinata sulla statale 18, in località Marinella a Sant'Eufemia, nei pressi di Lamezia Terme, in Calabria. Una Mercedes è sbandata - per cause ancora da accertare, visto che le condizioni meteorologiche erano ottime - ed è piombata su un gruppo di ciclisti che si stavano allenando. Sette sono morti sul colpo. L'uomo alla guida della Mercedes, di origini marocchine, è stato arrestato con l'accusa di omicidio colposo. Ha 21 anni ed in passato gli era già stata ritirata la patente. E' rimasto ferito. Assieme a lui viaggiava anche un bambino, suo nipote. Le condizioni dei tre feriti, ricoverati uno all'ospedale di Catanzaro e gli altri due all'ospedale di Cosenza, sono gravi. Le condizioni dell'investitore e del bimbo, invece, non destano preoccupazioni.

La strage di ciclisti

SENZA PATENTE E SOTTO L'EFFETTO DI DROGA - L'uomo che ha travolto con la sua auto i ciclisti era senza patente dopo che gli era stata ritirata sette mesi fa a causa di un sorpasso azzardato. Lo hanno reso noto i vigili urbani di Lamezia Terme, che stanno svolgendo gli accertamenti sull'incidente. In più, dagli esami cui l'extracomunitario è stato sottoposto dopo il ricovero in ospedale, è risultato che al momento dell'incidente fosse sotto l'effetto di droga.

IL GRUPPO - I ciclisti travolti e uccisi facevano parte di un gruppo amatoriale di Sambiase di Lamezia Terme, legato alla palestra «Atlas»; tra le vittime ci sarebbe anche il titolare della stessa struttura sportiva. Sul luogo dell'incidente sono ancora a lavoro i carabinieri e gli operatori sanitari. Questi ultimi hanno soccorso i tre feriti, in gravi condizioni, ricoverati d'urgenza all'ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia Terme. Il più grave è stato poi trasferito a Catanzaro. Le vittime sono Rosario Perri, di 55 anni; Francesco Stranges (51); Vinicio Pottin (47); Giovanni Cannizzaro (58); Pasquale De Luca (35), Domenico Palazzo e Fortunato Bernardi, dei quali non si conosce l'età. I feriti sono invece Gennaro Perri, Fabio Davoli e Domenico Strangis. Le vittime ed i feriti sono tutti di Lamezia Terme.



LA DINAMICA - Secondo la prima ricostruzione dell'incidente, una vecchia Mercedes condotta dal marocchino, che viaggiava a velocità elevata, stava effettuando un sorpasso quando ha incrociato frontalmente il gruppo di ciclisti, che viaggiavano in direzione opposta. L'uomo non ha avuto il tempo di frenare. Le conseguenze dell'impatto sono state quindi devastanti.

LE TESTIMONIANZE - «Non pensate a me, guardate invece come sta mio fratello» ha detto uno dei ciclisti rimasti feriti ad uno dei primi soccorritori, giunti sul posto, un automobilista di passaggio. «Mi sono avvicinato a lui - ha raccontato Clemente Folinazzo - e mi ha detto che aveva un forte dolore alla schiena. Subito dopo mi ha detto che non era grave e di pensare al fratello. Non so dire, però, se il fratello sia tra le vittime». Il ferito ha anche indirizzato i soccorritori verso il giardinetto di un'abitazione che si trova lungo la statale 18 e dove è stato trovato un altro ferito, scagliato dall'impatto ad una decina di metri dal luogo dell'incidente. «Quando sono arrivato - ha raccontato il testimone - ho notato il marocchino col volto insanguinato che a piedi stava camminando tenendo il figlio per mano». «Ho visto uno scenario apocalittico - prosegue - neanche una bomba avrebbe fatto tanti danni. Ci sono stati alcuni automobilisti che non ce l'hanno fatta per lo choc a scendere dall'auto e sono tornati indietro».
«Il ciclismo era la sua passione» dice invece piangendo lo zio di una delle sette vittime, Pasqualino De Luca, travolte oggi da un'auto a Lamezia Terme. «Era un ragazzo tranquillo - aggiunge - un lavoratore. Aveva un negozio di computer, ma la bicicletta era la sua passione».

venerdì 29 febbraio 2008

SINDACO BRUCIATO VIVO

Agguato nel Casertano: ad ottobre era andato a "Mi manda Rai Tre"
Sindaco di Cervino bruciato vivo nell'autoEra uscito dal municipio con due persone
Cadavere carbonizzato: era stato eletto con il centrosinistraNegli ultimi tempi aveva sospeso alcuni dipendenti del Comune
CASERTA - Legato con il fil di ferro e rinchiuso in un’auto (con la quale era stato sequestrato) alla quale è stato dato fuoco. Morte atroce per Giovanni Piscitelli, 52 anni, sindaco di Cervino – piccolo comune ai confini tra Caserta e Benevento – il cui cadavere semicarbonizzaato è stato trovato in una zona montuosa di Durazzano, a pochi chilometri da Cervino. Il primo cittadino, eletto nel 2004 a capo di una lista di centro-sinistra, svolgeva l’attività di infermiere presso l’ospedale civile di Caserta: giovedì sera, dopo una riunione in municipio, Piscitelli non ha fatto ritorno a casa allarmando i familiari che hanno presentato una denuncia di scomparsa intorno alle 23,30.
Il sindaco ucciso Le modalità - Il primo cittadino sarebbe stato avvicinato da un’auto, con a bordo una o più persone armate che lo avrebbero «invitato» a salire. Secondo i primi accertamenti, Piscitelli è stato rinchiuso, dopo essere stato legato e ferito con un corpo contundente (forse il calcio di una pistola), nella sua stessa auto. Il veicolo è stato cosparso di liquido infiammabile e dato alle fiamme. L’uomo è, comunque, riuscito ad aprire uno sportello e ad uscire dall'abitacolo, avvolto dalle fiamme. Il cadavere, infatti, è stato trovato nei pressi dell'auto.
La scoperta del cadavere - Le ricerche erano appena cominciate quando al centralino del comando provinciale dei carabinieri di Caserta è giunta la comunicazione di un agricoltore di Durazzano, il quale segnalava un incendio in una zona isolata. I carabinieri si sono così recati sul posto ed hanno scoperto il cadavere. Piscitelli aveva i piedi legati con del filo di ferro. Per la sua attività di sindaco, Piscitelli era stato coinvolto in alcune inchieste per abuso d’ufficio. Negli ultimi tempi i suoi rapporti con alcuni dipendenti del Comune si erano fatti tesi ed aveva anche adottato per qualcuno provvedimenti di sospensione. Circostanza che il 19 ottobre scorso, lo aveva visto protagonista nel salotto della trasmissione «Mi manda Rai Tre» al cospetto di una vigilessa "demansionata" e passata da responsabile dell'area vigilanza a semplice impiegata (ruolo nel quale, ironia della sorte, doveva presentarsi sempre con la divisa di vigile).
Le prime indagini - Secondo una prima ricostruzione aveva lasciato giopvedì sera il Comune, dopo una riunione e a bordo di una Fiat Brava si sarebbe allontanato insieme con una o due persone. Piscitelli potrebbe essere stato tramortito prima di essere bruciato. Il medico legale, infatti, non avrebbe riscontrato sui resti del cadavere semicarbonizzato fori di entrata di proiettili. Comunque solo l’autopsia, già disposta dalla Procura della Repubblica di S.Maria Capua Vetere e che sarà eseguita nell’istituto di Medicina Legale dell’ospedale di Caserta, potrà chiarire le cause della morte. I carabinieri hanno già interrogato i familiari della vittima, alcuni suoi amici, consiglieri e assessori comunali.
Giorgio Santamaria
29 febbraio 2008(CORRIERE DEL MEZZOGIORNO.IT)