Indiani-schiavi al circo, arrestato
Vibo V., in manette impresario
I carabinieri hanno arrestato a Vibo Valentia il proprietario di un circo per aver ridotto in condizioni di schiavitù alcuni suoi dipendenti indiani. A denunciarlo sono stati gli stessi indiani che hanno raccontato la loro condizione miserabile: un trattamento disumano, turni di lavoro massacranti e uno stipendio di pochi euro al mese. L'uomo, per sfuggire all'arresto, si è nascosto sotto il letto della roulotte in cui si sposta con il suo circo.
All'interno del circo i militari hanno trovato sei cittadini indiani clandestini costretti a dividersi spazi angusti. Uno, in particolare, era costretto a dormire su un materasso divorato dagli di insetti, coperto di spazzatura ed accantonato nel cassone di un camion per il trasporto del cibo per gli animali.
Gli indiani hanno raccontato di lavorare nel circo da due anni con turni che iniziavano alle 6 e si concludevano oltre la mezzanotte. Si occupavano dello smontaggio e del montaggio della struttura, della cura degli animali e della predisposizione dei posti per gli spettatori. Il tutto per soli 150 euro al mese, senza assicurazione e misure di sicurezza, tanto che, hanno riferito, un loro connazionale, alcuni mesi fa, e' morto in un incidente sul lavoro mentre il circo si trovava nel Lazio.
I carabinieri, poi, insieme agli uomini del Corpo forestale dello Stato, hanno accertato che il circo non aveva l'autorizzazione sanitaria per il trasporto degli animali esotici e per lo smaltimento delle tonnellate di rifiuti che producevano. (tgcom 30 agosto 2008)
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sabato 30 agosto 2008
martedì 25 marzo 2008
NUOVI SCHIAVI
Salerno: il circo degli orrori, ragazze costrette in vasca con i piranha
Arrestati i tre gestori che avevano ridotto in schiavitù una famiglia bulgara
William Ingrassia (Tanopress)SALERNO - Potremmo definirlo il circo degli orrori. Dove alcune ragazze venivano intimidite e violentate e poi terrorizzate costringendole ad affrontare animali pericolosi. Era stata costretta ad immergersi in una vasca trasparente di acqua gelida, nella quale nuotavano pesci piranha, una diciannovenne bulgara salvata dai carabinieri insieme con la sua famiglia a Petina (Salerno) dopo mesi di riduzione in schiavitù per mano di tre gestori di un circo arrestati dai militari di Eboli. A finire in manette Enrico Raffaele Ingrassia, 57 anni, il figlio William, 33 anni, entrambi di Santa Croce di Magliano in provincia di Campobasso e il genero Gaetano Belfiore, 25 anni, di Lucera (Foggia), tutti titolari del circo «Marino». I deferiti in stato di libertà sono S.I., 27 anni, e due cittadine bulgare. Le indagini, condotte dai militari e coordinate dal pm Mariella De Masellis, della Direzione distrettuale antimafia di Salerno, hanno consentito di liberare una famiglia di bulgari composta dai genitori e da due figlie, una di 19 anni e l'altra di 16 anni, che, dall'inizio del 2008, erano secondo l'accusa in uno stato di costante riduzione in schiavitù.
NELLA VASCA CON I PIRANHA - Secondo i carabinieri entrambe le ragazze erano sottoposte a torture. Una di esse era quella della vasca: se la ragazza tentava di emergere da una vasca d'acqua piena di piranha veniva costretta con una mano al capo da Enrico Ingrassia, uno degli arrestati, a rimanere sotto l'acqua. La sorella della giovane, di 16 anni, invece, era costretta a stare in un invaso mentre le si rovesciavano addosso rettili e anche una tarantola. Durante uno spettacolo sarebbe stata morsa da un serpente. Con minacce, inoltre, la famiglia di bulgari era costretta a svolgere turni massacranti di lavoro per 15-20 ore al giorno, ricevendo soltanto 100 euro alla settimana, rispetto ai 480 pattuiti. La famiglia viveva in condizioni disumane e di completo assoggettamento, in due cassoni di autocarro. Analoghe vessazioni erano praticate su altre persone provenienti dall'Europa dell'Est, riuscite a sottrarsi agli aguzzini. La famiglia bulgara è stata trasferita in una struttura protetta.
Arrestati i tre gestori che avevano ridotto in schiavitù una famiglia bulgara
William Ingrassia (Tanopress)SALERNO - Potremmo definirlo il circo degli orrori. Dove alcune ragazze venivano intimidite e violentate e poi terrorizzate costringendole ad affrontare animali pericolosi. Era stata costretta ad immergersi in una vasca trasparente di acqua gelida, nella quale nuotavano pesci piranha, una diciannovenne bulgara salvata dai carabinieri insieme con la sua famiglia a Petina (Salerno) dopo mesi di riduzione in schiavitù per mano di tre gestori di un circo arrestati dai militari di Eboli. A finire in manette Enrico Raffaele Ingrassia, 57 anni, il figlio William, 33 anni, entrambi di Santa Croce di Magliano in provincia di Campobasso e il genero Gaetano Belfiore, 25 anni, di Lucera (Foggia), tutti titolari del circo «Marino». I deferiti in stato di libertà sono S.I., 27 anni, e due cittadine bulgare. Le indagini, condotte dai militari e coordinate dal pm Mariella De Masellis, della Direzione distrettuale antimafia di Salerno, hanno consentito di liberare una famiglia di bulgari composta dai genitori e da due figlie, una di 19 anni e l'altra di 16 anni, che, dall'inizio del 2008, erano secondo l'accusa in uno stato di costante riduzione in schiavitù.
NELLA VASCA CON I PIRANHA - Secondo i carabinieri entrambe le ragazze erano sottoposte a torture. Una di esse era quella della vasca: se la ragazza tentava di emergere da una vasca d'acqua piena di piranha veniva costretta con una mano al capo da Enrico Ingrassia, uno degli arrestati, a rimanere sotto l'acqua. La sorella della giovane, di 16 anni, invece, era costretta a stare in un invaso mentre le si rovesciavano addosso rettili e anche una tarantola. Durante uno spettacolo sarebbe stata morsa da un serpente. Con minacce, inoltre, la famiglia di bulgari era costretta a svolgere turni massacranti di lavoro per 15-20 ore al giorno, ricevendo soltanto 100 euro alla settimana, rispetto ai 480 pattuiti. La famiglia viveva in condizioni disumane e di completo assoggettamento, in due cassoni di autocarro. Analoghe vessazioni erano praticate su altre persone provenienti dall'Europa dell'Est, riuscite a sottrarsi agli aguzzini. La famiglia bulgara è stata trasferita in una struttura protetta.
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