venerdì 23 marzo 2012

pronto soccorso


Viaggio nei Pronto soccorso,
centinaia di malati e neanche un letto

Dall'Umberto I a Tor Vergata, dal San Filippo Neri al SAn Camillo: ore di attesa nei presidi della Capitale. «La situazione è drammatica», dicono i medici

ROMA - Dal Policlinico Umberto I al San Filippo Neri , dal Policlinico Tor Vergata al San Camillo : ogni giorno a Roma ci sono centinaia di malati, soprattutto anziani, su barelle, sedie e poltrone che nei pronto soccorso aspettano un ricovero. Che spesso diventa un incubo. E allora le ore di attesa si trasformano in giorni, anche sei o sette. Il disagio diventa abitudine mentre medici e infermieri fanno i salti mortali per salvare la vita a chi ha un infarto, un ictus o è stato coinvolto in un incidente stradale. Per questo la Procura della repubblica ieri ha aperto un'inchiesta per indagare sulle presunte carenze negli ospedali della città. Il fascicolo ha preso spunto dalla pubblicazione sui quotidiani di foto scattate nel San Camillo. Renata Polverini, presidente della Regione a Piazzapulita di La7: «Faremo verifiche. Anche la magistratura deve farlo, ci aiuta. Ma se la sanità è così è perché tutti hanno rubato».
«La situazione è drammatica - ammette Claudio Modini, responsabile del Dipartimento di emergenza del Policlinico Umberto I -. Ho segnalato tante volte questi problemi ai vertici dell'ospedale, ho fatto proposte, ma non si muove nulla». Infatti anche ieri c'erano una cinquantina di pazienti in attesa di un letto libero, volti sofferenti che si incrociano tra flebo, visite e tac.
Anche nel San Camillo il sovraffollamento è incredibile: lettighe e barelle in fila nei corridoi e sale di emergenza trasformate in depositi nei quali è difficile muoversi per infermieri e medici a causa di spazi ridottissimi. «Sono venuti i carabinieri del Nas due giorni fa - ricorda Aldo Morrone, direttore generale del San camillo-Forlanini - e abbiamo spiegato che cosa è successo ai due malati: il loro cuore si era fermato e il massaggio cardiaco non si può fare se un paziente è seduto». Perciò senza perdere neanche un secondo, il medico ha cercato con successo di salvare queste due vite: poi i pazienti sono stati portati in barella nell'Unità di terapia intensiva cardiologica. Ma contro il super affollamento «serve una rete di assistenza, dal medico di famiglia ai centri residenziali per malati cronici - sottolinea Morrone -. Il 70% di chi corre al pronto soccorso non è un malato grave e tanti anziani non sappiamo dove accudirli dopo la fase acuta». Inoltre, secondo Morrone, «si sprecano tante risorse per tac, visite e analisi inutili che ingolfano le liste d'attesa».
Pensieri condivisi da Enrico Bollero, direttore generale del Policlinico Tor Vergata : «In questo periodo ci sono circa 50 barelle occupate ogni giorno nel nostro pronto soccorso: il vero problema è che mancano strutture e servizi per chi non è grave o ha superato i momenti più difficili. Servono investimenti importanti per costruire questa rete, ma nel Lazio il Piano antideficit deve trovare un equilibrio tra i tagli agli sprechi e la risposta al disagio socio-sanitario, magari cominciando dall'allungare i tempi del Piano di rientro».
In situazione di «sofferenza cronica» c'è pure il San Filippo Neri : «Nel pronto soccorso siamo sempre obbligati a dare risposte - osserva Lorenzo Sommella, direttore sanitario - colmando le carenze dell'assistenza sul territorio». Tanto lavoro e tanti malati anche nel pronto soccorso del Policlinico Casilino . Un camice bianco sottovoce commenta: «Spesso non riusciamo a dimettere gli anziani perché per la crisi tante famiglie hanno fatto a meno della badante e noi siamo gli unici a essere sempre aperti...».
Al di là dell'emergenza di questi ultimi giorni, il Tribunale dei diritti del malato in un'indagine su 27 pronto soccorso del Lazio ha scoperto che l'attesa per un ricovero varia da 24 ore a 4 giorni e in 6 strutture su 10 curarsi per uno straniero è molto difficile perché mancano i mediatori culturali. «In alcuni casi - aggiunge Giuseppe Scaramuzza, segretario regionale di Cittadinanzattiva - abbiamo trovato i pazienti in attesa di essere visitati, in piedi».
Francesco Di Frischia
Clarida Salvatori
17 febbraio 2012 | 19:49

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