Italia, giustizia malata cronica
Roberto Martinelli su Il Messaggero
Le spiegazioni che saranno date a chi pretenderà di sapere perché mai un pedofìlo, condannato a sei anni di reclusione per violenza carnale, è stato messo in libertà ed ha potuto stuprare un'altra bambina, sono le stesse di sempre. E cioè: che la lentezza della giustizia è causata dall'enorme carico di lavoro dei magistrati, dalle carenze delle strutture, dalle condizioni proibitive in cui lavorano gli operatori del diritto e via così. Le stesse risposte sono state date poche settimane fa ad una madre che si è vista uccidere la figlia da un uomo condannato e scarcerato per il medesimo meccanismo che ha aperto le porte del carcere al pedofilo: decorrenza dei termini. Questo istituto impone alla giustizia di rispettare i tempi che il codice prevede per concludere l'iter delle varie fasi giudiziarie cui è sottoposto l'imputato. Esso si applica sia alla fase preliminare delle indagini sia a quella che segue la celebrazione dei processi. E i tempi variano a seconda della gravità dei reati contestati.
Il pedofilo era stato riconosciuto colpevole e condannato ma la sentenza non era diventata definitiva perché si doveva ancora celebrare il processo di appello e poi quello di Cassazione. Il ritardo della macchina giudiziaria ha fatto scattare la norma che gli ha consentito di tornare in libertà con l'obbligo di firmare il registro dei sorvegliati. Una formalità assolutamente inutile come hanno dimostrato casi di rapinatori condannati e scarcerati per decorrenza dei termini, che dopo essersi sottoposti al ridicolo rituale della firma in caserma, saccheggiavano banche e negozi. Senza che nessuno sia mai preoccupato di disporre controlli seri e reali su persone sulle quali esisteva il ragionevole dubbio che potessero commettere reati analoghi a quelli per i quali erano stati condannati. Basta scorrere le cronache degli ultimi mesi per documentarsi su episodi di questo genere. Ma purtroppo accade che, dopo un primo momento di sconcerto e di sconforto per lo stato della giustizia, l'immaginario collettivo li cancella e li colloca nella soffitta della scomoda quotidianità da dimenticare. Nessuno infatti ha mai riflettuto seriamente sul fatto che nell'ultimo decennio sono 850 mila gli anni di detenzione inflitti e non scontati in carcere. Non solo, ma da rapporto tra gli anni di reclusione effettivamente scontati e quelli inflitti in via definitiva è stato possibile realizzare l'indice della "certezza della pena" nel nostro paese. La ricerca ha stabilito che la percentuale degli anni effettivamente trascorsi in carcere su quelli inflitti si è abbassata dal 44145 per cento della metà degli anni novanta a a137/38 degli anni duemila. Come dire che nel nostro paese non solo non c'è certezza della pena, ma quel che peggio si fa strada sempre più il fantasma della virtualità del processo. Infatti, secondo i dati più recenti resi dal Ministero della Giustizia, su 90 mila persone arrestate o condannate nel 2005, soltanto 4000 sono ancora in carcere e molte altre sono sul punto di tornare in libertà. (tgcom 23.2.08)
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sabato 23 febbraio 2008
sabato 24 novembre 2007
FIGLI DI PUTTANA!
Questo è il comunicato stampa di Amnesty International, circa il caso della ragazza brasiliana tenuta in cella per un mese con venti maschi.
AMNESTY INTERNATIONALPRESS RELEASEAI Index: AMR 19/022/2007 (Public)News Service No: 227 23 November 2007
Brazil: Prison rape exposes increasing abuse of womenWomen in Brazil are the hidden victims of a crumbling detention system that exposes them to rape and other ill treatment, said Tim Cahill, Amnesty International’s researcher on Brazil.The statement came as reports emerged of the case of a young woman in the state of Pará -- northern Brazil -- who was left in a police cell with 20 men for a month and repeatedly sexually abused.“We receive extensive reports of women in detention who suffer sexual abuse, torture, substandard healthcare and inhuman conditions, showing that this case is far from isolated but continues to be hidden from the public,” said Tim Cahill. Even though women in Brazil make up a small percentage of the overall prison population, their numbers in detention are rising. There is a desperate need for the Government to address their needs, which are rarely if ever met. The case also highlights concerns around the treatment of juveniles illegally held with adults around Brazil. “At a time when some authorities and the media are consistently calling for a reduction of the age of criminal responsibility, this case shows how far Brazil is from ensuring the necessary minimum protections for its youth,” said Tim Cahill. While Amnesty International recognises that the federal and state authorities have responded rapidly to this case, many others go unreported or uninvestigated. It is essential that the authorities act in all such cases - not only those which receive extensive national and international media coverage. Amnesty International calls on State Governor Ana Julia Carepa and on the federal authorities to:• investigate the allegations and bring those responsible to justice, ensuring that the victim and her family receive effective protection• urgently review the whole of the detention system to ensure women are not exposed to human rights abuses and that juveniles are not illegally held with adults.
Public Document****************************************For more information please call Amnesty International's press office in London, UK, on +44 20 7413 5566Amnesty International, 1 Easton St., London WC1X 0DW. web: http://www.amnesty.orgFor latest human rights news view http://news.amnesty.org
AMNESTY INTERNATIONALPRESS RELEASEAI Index: AMR 19/022/2007 (Public)News Service No: 227 23 November 2007
Brazil: Prison rape exposes increasing abuse of womenWomen in Brazil are the hidden victims of a crumbling detention system that exposes them to rape and other ill treatment, said Tim Cahill, Amnesty International’s researcher on Brazil.The statement came as reports emerged of the case of a young woman in the state of Pará -- northern Brazil -- who was left in a police cell with 20 men for a month and repeatedly sexually abused.“We receive extensive reports of women in detention who suffer sexual abuse, torture, substandard healthcare and inhuman conditions, showing that this case is far from isolated but continues to be hidden from the public,” said Tim Cahill. Even though women in Brazil make up a small percentage of the overall prison population, their numbers in detention are rising. There is a desperate need for the Government to address their needs, which are rarely if ever met. The case also highlights concerns around the treatment of juveniles illegally held with adults around Brazil. “At a time when some authorities and the media are consistently calling for a reduction of the age of criminal responsibility, this case shows how far Brazil is from ensuring the necessary minimum protections for its youth,” said Tim Cahill. While Amnesty International recognises that the federal and state authorities have responded rapidly to this case, many others go unreported or uninvestigated. It is essential that the authorities act in all such cases - not only those which receive extensive national and international media coverage. Amnesty International calls on State Governor Ana Julia Carepa and on the federal authorities to:• investigate the allegations and bring those responsible to justice, ensuring that the victim and her family receive effective protection• urgently review the whole of the detention system to ensure women are not exposed to human rights abuses and that juveniles are not illegally held with adults.
Public Document****************************************For more information please call Amnesty International's press office in London, UK, on +44 20 7413 5566Amnesty International, 1 Easton St., London WC1X 0DW. web: http://www.amnesty.orgFor latest human rights news view http://news.amnesty.org
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venerdì 13 aprile 2007
DISTURBO ANTISOCIALE DI PERSONALITA'
Chiunque abbia mai visitato un delinquente affetto da Disturbo antisociale di personalità sa bene che questa persona è refrattaria a qualsiasi terapia, e che continuerà a procurare danni agli altri infischiandosene completamente, senza provare alcun rimorso. Se la condotta è improntata a violenza, naturalmente il quadro peggiora.
Di questi delinquenti si sta occupando il governo britannico, nella assoluta consapevolezza che per queste persone non è possibile fare alcunchè, salvo metterli in posizione da non nuocere, cioè tenerli in galera.
Leggi nel New Scientist questo approfondito articolo http://www.newscientist.com/channel/being-human/mg19425993.900?DCMP=NLC-nletter&nsref=mg19425993.900
Pensa a quello che potremmo fare anche noi, che abbiamo la tradizione lombrosiana che ci aiuta a capire che talora non è possibile fare diversamente.
Di questi delinquenti si sta occupando il governo britannico, nella assoluta consapevolezza che per queste persone non è possibile fare alcunchè, salvo metterli in posizione da non nuocere, cioè tenerli in galera.
Leggi nel New Scientist questo approfondito articolo http://www.newscientist.com/channel/being-human/mg19425993.900?DCMP=NLC-nletter&nsref=mg19425993.900
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