sabato 10 febbraio 2007

MALATI TERMINALI: OPZIONI TERAPEUTICHE

Le opzioni terapeutiche nei malati terminali sono queste:
1) insistere ed incrementare gli accertamenti e la terapia (accanimento terapeutico);
2) insistere con la terapia;
3) limitarsi all'assistenza e alla terapia palliativa;
4) rinunciare a qualsiasi forma terapeutica;
5) accelerare la morte mediante farmaci consegnati direttamente al paziente o impiegati dal medico, o con altri mezzi.

L'opzione 1 configura l'accanimento terapeutico, che è vietato nel codice deontologico.
L'opzione 4 può configurare l'eutanasia passiva, vietata nel codice deontologico e nel codice penale.
L'opzione 5 configura il cosiddetto suicidio assistito ovvero l'eutanasia attiva su paziente consenziente o che non ha dato il consenso, per ragioni diverse. Questa opzione è vietata nel codice penale.
Soltanto le opzioni 2) e 3) non rappresentano un'attività medica vietata, dal codice deontologico e/o dal codice penale. Queste sono anche le opzioni accettate, o consigliate, dalle dottrine religiose, compreso l'insegnamento della Chiesa cattolica.
Il punto principale del dibattito etico attuale è rappresentato dall'opzione 4 e da parte dell'opzione 5, e cioè dalla liceità, in talune situazioni, dell'eutanasia passiva e/o attiva effettuata con farmaci. Nell'attuale dibattito, non si discute del suicidio assistito nè della eutanasia attiva con mezzi diversi dai farmaci. Si discute invece, in sostanza, se il malato terminale possa essere lasciato morire o aiutato a morire.
E' probabile che lasciar morire il malato (il "letting die" della letteratura anglo-americana) sia una pratica frequente negli ospedali, ed anche nei pazienti dimessi dall'ospedale per consentire loro di morire a casa, mentre a me sembra che l'aiuto a morire sia molto meno frequente in Italia. Dati certi non ve ne sono.
La mia personale posizione è che sia necessaria una disposizione di legge riguardante i malati terminali. Sono anche dell'avviso che essa debba essere meditata profondamente e che sia molto rigida.
Sul piano etico, il mio personale punto di vista è che il malato terminale debba essere lasciato in pace ("the right to be let alone") e non tormentato con terapie inutili, limitandosi il medico all'assistenza. Posso comprendere come, in rari casi, il malato possa essere aiutato a morire mediante la sottrazione/somministrazione di farmaci. Si tratta di una decisione dolorosa, ma che talvolta deve essere presa per non far soffrire troppo il malato. Ribadisco tuttavia la necessità di una disposizione di legge, la quale, tuttavia, non può riguardare quei casi in cui sia già stata accertata la morte cerebrale, perchè si tratta di soggetti già deceduti.

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