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domenica 25 ottobre 2009

GENETICA E CRIMINALITA'

Scrivevo nel Manuale di Medicina forense, e ribadivo nella Guida all'esame di medicina legale (in corso di stampa), queste brevi note.
CRIMINALITA’ E GENETICA

Poco più di un secolo fa, fu avanzata la tesi che il reato si situava entro la struttura genetica della persona, e quindi si doveva considerare la tesi del criminale nato. La conseguenza logica fu la nascita del concetto di pericolosità della persona, prima ancora che essa compiesse un delitto.
Molti criminologi moderni hanno esaminato questa teoria ed hanno avanzato dubbi sulla spiegazione biologica e genetica del delitto.
Se si accetta che la genetica sia in rapporto con il delitto, occorre esaminare la risposta sociale a fronte di questo problema. Questa teoria potrebbe essere pericolosa per il sistema penale. La riabilitazione sarebbe vista come inutile, come di fatto sarebbe inutile la pena, mentre si dovrebbero controllare i soggetti pericolosi, anche se non hanno compiuto reati.
I criminologi moderni credono che i geni possano influenzare le funzioni del cervello e di conseguenza interessare la condotta.
Poiché tutti gli esseri umani, con l'eccezione dei gemelli identici, possiedono strutture genetiche differenti, questo può spiegare le differenze nel comportamento di individui che sono stati sottoposti ad influenze ambientali e sociali simili.
Tuttavia, deve anche essere notato che la maggior parte dei criminologi credono che la genetica provochi la formazione di caratteri differenti, che possono essere più ricettivi al comportamento anti-sociale, se l'ambiente lo permette.
I primi frenologi conclusero che poteva esserci un rapporto fra le anomalie craniche di una persona ed il suo comportamento sociale. Il loro merito è di avere spostato l'attenzione sull'autore del reato, e su questo si basano gli attuali sistemi penali.
Questo lavoro ha anticipato quello di Lombroso. La differenza fra Lombroso ed i suoi predecessori sta nel fatto che il suo lavoro fu considerato scientifico in opposizione al lavoro filosofico o giuridico. Purtroppo il suo lavoro è basato anche sui risultati di studi discutibili, effettuati nel tentativo di provare le sue teorie.
Lombroso nei suoi studi ha anche considerato altri fattori che possono influenzare il comportamento dei delinquenti. Egli ha evidenziato i tre filoni principali della criminologia moderna, e cioè la biologia, la psicologia e l'ambiente.
Già prima della morte del Lombroso, la sua teoria è stata considerata troppo semplicistica : la psichiatria e la psicologia avevano dimostrato che il rapporto fra la malattia mentale e la criminalità era molto più complicato di quanto Lombroso pensasse.
Dopo Lombroso, altri studiosi cercarono di confutare o confermare le sue teorie.
Charles Buchman nel 1913 ha provato a confutare i suoi risultati: in uno studio su 3.000 delinquenti e altrettanti non-delinquenti non trovò anomalie fisiche.
E. A. Hooten nel 1939 ha provato a dimostrare che Lombroso aveva ragione. Egli ha studiato 14 000 criminali e 3 000 non-criminali negli Stati Uniti e ritenne valida la tesi del Lombroso sulla base delle caratteristiche fisiche dei delinquenti.
Il lavoro del Lombroso è stato spesso interpretato come l'inizio degli studi sul rapporto tra costituzione somatica e comportamento.
Lo studio della costituzione ha una storia lunga in criminologia, ma il lavoro più significativo viene da William Sheldon nel 1949. Egli ha collegato determinate costituzioni somatiche (endomorfo, mesomorfo ed ectomorfo) con la delinquenza.
Sheldon ha esaminato la sua teoria studiando un gruppo di 200 uomini di una casa di riabilitazione a Boston. Ha trovato che la maggior parte dei delinquenti erano di un somatotipo mesomorfo. I gruppi criminali includevano anche gli endomorfi, ma vi era una significativa mancanza di ectomorfi.
Questa prova è stata cercata anche dai Gluecks nel 1950. Essi hanno studiato 500 delinquenti e 500 non-delinquenti, e hanno trovato tra i delinquenti un numero molto più alto di mesomorfi rispetto a tutti gli altri somatotipi. Tuttavia essi sono andati più avanti di Sheldon, e hanno concluso che la delinquenza probabilmente aumentava per una combinazione di fattori biologici, ambientali e psicologici, ed i mesomorfi erano soltanto i meglio adattati per la delinquenza. Questa ricerca è stata confermata da Cortes e Gatti nel 1972.
Le anomalie genetiche non ereditarie sono normalmente il risultato delle mutazioni cromosomiche al momento del concepimento, per esempio la sindrome di Klinefelter (XXY).
I primi tentativi di collegare fattori genetici ereditati con la criminologia sono remoti nel tempo. Richard Dugdale nel 1877 ha studiato una famiglia criminale di New York, nella quale erano presenti molti criminali. Dugdale concluse affermando che l’ereditarietà non era certa, perché l’ambiente famigliare poteva condizionare la condotta dei suoi membri.
I Gluecks e Sheldon in effetti hanno mostrato che un comportamento criminale dei padri era il determinante migliore della criminalità dei figli. Tuttavia, i fattori ambientali possono esserne la causa principale.
Studi sui gemelli
Ricordiamo che esistono gemelli monozigoti (MZ), con patrimonio ereditario identico, e gemelli dizigoti (DZ), che hanno patrimonio ereditario diverso. L’ipotesi è che, se i gemelli MZ si comportano in modo identico, allora il comportamento può essere il risultato dell’ereditarietà, ma se il comportamento è differente allora questo potrebbe derivare da un fattore ambientale.
Nel 1974 Christiansen ha raccolto informazioni su circa 6 000 coppie di gemelli nati in Danimarca fra il 1881 e il 1910, suddividendole fra coppie MZ e DZ. Dal registro delle condanne penali ha potuto verificare che nei gemelli MZ vi era un tasso di concordanza del 36%, mentre nei gemelli DZ era circa del 12%.
Nel 1990, Rowe giunse alla conclusione che i geni hanno una determinata quantità di influenza nello stesso sesso e nei gemelli MZ e che la genetica può essere vista come un vaso di Pandora non aperto. Quando l'ambiente la permette, si aprirà. L’interazione fra genetica e ambiente può verificarsi all’interno della famiglia, o quando la società reagisca in maniera negativa alla condotta della persona, o ancora quando persone di una disposizione genetica particolare scelgono di vivere in un ambiente che intensifica quel problema.
In conclusione, non è ancora provato il nesso esclusivo tra caratteristiche genetiche e criminalità, né è ancora chiarito quale sia il livello dell’influenza ambientale. Gli studi sulla genetica del comportamento stanno dando rapidamente risultati, e quando, e se, risulterà con certezza che la condotta umana avrà una base genetica, si porranno gravissimi problemi etici, sia sul versante terapeutico sia sul versante giudiziario. In sostanza, il problema che l’argomento solleva è quello del libero arbitrio. E’ comunque accertato oltre ogni dubbio che circa il 90% dei detenuti possiede il cromosoma Y, che cioè sono maschi.

martedì 31 marzo 2009

IMMIGRAZIONE E CRIMINALITA'

News ed eventi

31 marzo 2009

Immigrazione nelle città: in diminuzione il crimine nelle metropoli, periferie trasformate in “luoghi di degrado”.
Presentata dal ministro Maroni la ricerca “Processi migratori e integrazione nelle periferie urbane”.


Il fenomeno dell'immigrazione ha accentuato i problemi delle periferie delle città, soprattutto quelle metropolitane. Per cercare una risposta alla richiesta di sicurezza e per evitare situazioni critiche come quelle delle banlieue di Parigi, il Ministero dell'Interno ha commissionato all'Università Cattolica di Milano la ricerca “Processi migratori e integrazione nelle periferie urbane”.
Dal primo report, presentato ieri nel capoluogo lombardo dal Ministro Roberto Maroni, è emerso che, nonostante la richiesta di sicurezza sia diffusa, alcuni reati gravi come, per esempio gli omicidi, sono in diminuzione. L'analisi sulla criminalità, che per i ricercatori “non è automaticamente associata all'immigrazione”, svolta su tutte le province italiane, si è concentrata sulla aree metropolitane nel periodo 2004-2007. L'andamento degli omicidi ha fatto registrare una diminuzione a Torino, Firenze, Napoli e Palermo; stabile il numero a Milano, Roma e Bologna; in aumento a Genova e Catania. La città che mantiene il tasso di omicidi più elevato è Napoli, seguita da Catania. A Milano sono invece aumentate le rapine, così come a Firenze, a Roma e a Bari.
Una forte riduzione, secondo l'indagine, è stata registrata a Bologna e a Torino.
La ricerca si sofferma anche sul mutamento delle periferie, diventate “luoghi di degrado” e che richiedono interventi di prevenzione.
“Questa ricerca - ha spiegato il ministro Roberto Maroni - è nata dopo l'omicidio da parte di due milanesi di un ragazzo di colore per un banalissimo furto. Ci fu una manifestazione per cui decisi di commissionare lo studio per capire se le periferie italiane erano a rischio come le banlieue francesi”. Secondo Maroni oltre ad interventi per la sicurezza con il controllo del territorio, sono necessarie politiche sociali di integrazione: “Il lavoro di ricerca dell'Università Cattolica - ha spiegato - prosegue ed è mia intenzione far diventare Milano un modello di intervento per le periferie da attuare poi in altre città”. Il Ministro dell'Interno ha infine annunciato che porterà il tema della sicurezza urbana anche al G8.
(Red.)(da Immigrazione oggi)

giovedì 29 maggio 2008

IL CAPO DELLA POLIZIA

«al nord il 60-70% dei crimini commessi dagli immigrati clandestini
«In Italia c'è un indulto quotidiano»
Manganelli: ci troviamo in una situazione di «indulto quotidiano in cui tutti parlano, ma nessuno fa
ROMA - La certezza della pena non esiste più. Ci troviamo in una situazione di «indulto quotidiano», in cui tutti parlano ma nessuno fa. Il capo della Polizia, prefetto Antonio Manganelli, non usa mezzi termini per definire lo stato della certezza della pena in Italia.
NON SI E' FATTO NULLA - «Viviamo una situazione di indulto quotidiano - dice alle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia del Senato - di cui tutti parlano. Ma su cui non si è fatto nulla negli ultimi anni».
Antonio Manganelli (Emblema)La pena, aggiunge Manganelli, «oggi è quando di più incerto esiste in Italia»; un qualcosa che rende «assolutamente inutile» la risposta dello Stato e «vanifica» gli sforzi di polizia e magistratura. «Non gioco a fare il giurista - prosegue il capo della Polizia - nè voglio entrare nelle prerogative del Parlamento, ma quella che abbiamo oggi è una situazione vergognosa».
CRIMINALITA' E CLANDESTINITA' - «La criminalità diffusa in Italia ha un segmento di fascia delinquenziale ben identificato che si chiama immigrazione clandestina» ha aggiunto il capo della polizia. «Il 30 per cento degli autori di reato di criminalità diffusa sono immigrati clandestini - ha spiegato ancora Manganelli - ma questa media nazionale del 30 per cento va disaggregata». Così, ha proseguito il capo della polizia, si scopre, che se al Sud i reati commessi da clandestini incidono relativamente poco («i reati compiuti da irregolari si attesta intorno al 30 per cento»), al Nord e in particolare nel Nord est «si toccano picchi del 60-70 per cento». La maggior parte degli immigrati clandestini, sottolinea poi Manganelli, entra in Italia non attraverso gli sbarchi ma con un visto turistico. «Solo il 10 per cento dei clandestini entra nel nostro Paese attraverso gli sbarchi a Lampedusa- dice il capo della polizia- mentre il 65-70 per cento arriva regolarmente e poi si intrattiene irregolarmente». E conclude: «Il 70 per cento di quei crimini commessi nel Nord est da irregolari è compiuta proprio da chi arriva con visto turistico e poi rimane clandestinamente sul nostro territorio». Per contrastare la clandetinità, riflette Manganelli, «occorre quindi non solo il contrasto all'ingresso, ma il controllo della permanenza sul territorio dei clandestini».
CPT - Dal primo gennaio a oggi, «le forze dell'ordine hanno fermato 10.500 immigrati clandestini per i quali è stata avviata la procedura di espulsione: ma solo 2.400 di loro hanno trovato posto nei Centri di permanenza temporanea» ha reso noto Manganelli. «È un dato che io trovo inquietante - ha ammesso Manganelli -, perchè significa che oltre 8 mila clandestini sono stati "perdonati" sul campo essendosi visti consegnare un foglietto su cui c'è scritto "devi andar via", che equivale a niente».«Noi forze dell'ordine diciamo che l'immigrazione clandestina va contrastata con rigore, ma di fatto rinunciamo già in partenza a qualsiasi possibilità di farlo» ha detto ancora Manganelli. In tutto il 2007 - ha spiegato Manganelli - «gli immigrati clandestini fermati e avviati ad espulsione sono stati 33.897, ma solo 6.366 di loro hanno trovato posto nei Cpt: di fatto, 27 mila sono stati destinatari di un ordine scritto (di allontanamento), naturalmente non accolto nella stragrande maggioranza, se non nella totalità, dei casi».
29 maggio 2008 (da corriere.it)

domenica 29 aprile 2007

RAPPORTO EURISPES 2007

RAPPORTO EURISPES 2007
E' pubblicata la sintesi del Rapporto Eurispes Italia 2007. Trascrivo la parte dedicata alla criminalità. Per leggere tutta la sintesi vai a

http://www.previewonline.info/index.php?doc=articolo&id_articolo=876


L’incubo criminalità – Per la prima volta dopo molti anni, la criminalità scavalca il costo della vita e si piazza al primo posto tra le preoccupazioni degli italiani. Il 19% degli intervistati dichiara di essere stato vittima di almeno un reato nel 2006. Tra le denunce figurano truffe, clonazioni di carta di credito o bancomat, furti in casa, dell’automobile o del motorino, scippi, borseggi e minacce. Una situazione allarmante che segna il declino dell’idea condivisa di legalità. La causa, secondo il 22% degli intervistati, è da ricercare nel deterioramento del tessuto socio-economico. Fa sempre più paura inoltre la criminalità organizzata. Un quinto degli omicidi in Italia è di stampo “mafioso”. L’Eurispes ha anche elaborato un “indice di penetrazione” della mafia, che vede al primo posto Napoli, al secondo Reggio Calabria e al terzo Palermo.

Aspetterò il testo integrale.

sabato 10 marzo 2007

ILLEGALITA'

Il Presidente Napolitano, a proposito delle violenze negli stadi e della morte dell'ispettore Raciti, invita i giovani alla cultura della legalità. Naturalmente ha ragione. Leggi qui dal corriere.it http://www.corriere.it/ultima_ora/agrnews.jsp?id={436E6156-CE96-47D9-933B-0E7E41E2F566}
Sono assolutamente del suo stesso parere, e ne ho trattato in "Illegalità e criminalità" [è completa solo la prima parte] che trovi in http://www.freewebs.com/gvgiusti >illegalità e criminalità.
Solo che la cultura della legalità non deriva dalla esortazione del Presidente, nè tanto meno dalle mie elucubrazioni, ma semmai dall'educazione dei singoli ragazzini, che deve essere impartita da adulti che, almeno in buona parte, tennero e tengono condotte illegali. Morirò senza vedere la riduzione di mafia, camorra, 'drangheta, sacra corona unita a icone del passato remoto?