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giovedì 19 maggio 2011

non nata

Il figlio di un genitore morto per incidente stradale ha diritto al risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale anche se all'epoca del sinistro non era ancora nato. A stabilirlo è stata la Corte di Cassazione con una sentenza in materia di assicurazioni che è stata depositata martedì scorso, 3 maggio 2011. A riportarlo è il Portale di informazione giuridica "Studio Cataldi" nel sottolineare come la vicenda processuale, che poi è sfociata in un'importante sentenza, abbia riguardato la figlia di un genitore morto in un incidente stradale che s'era visto negato il riconoscimento del risarcimento in quanto all'epoca del sinistro non era ancora nata. In prima battuta, infatti, ilrisarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale era stato riconosciuto solo alla sorella ed alla moglie della persona morta nell'incidente.
Ma la madre stessa è stata a presentare il ricorso a favore della figlia minore che, in un primo momento s'era visto negato l'accesso alrisarcimento in quanto, riporta lo Studio Cataldi, era stata giudicata "priva della capacità giuridica alla data dell'evento dannoso". Ma la Cassazione ha ribaltato tutto.

martedì 1 marzo 2011

farmaco

Sanita': muore per un farmaco, Asl risarcira' 500.000 euro
Causa civile vinta da genitori di diciottenne del veneziano
26 febbraio, 12:40

(ANSA) - VENEZIA, 26 FEB - Per la morte a 18 anni di una ragazza di Dolo dopo un trattamento farmacologico, l'Asl dovrà risarcire la famiglia con 500 mila euro. Lo ha stabilito il Tribunale a conclusione della causa civile intentata dai genitori nel 2005, tre anni dopo il decesso della giovane. La ragazza è morta per necrosi del fegato causata, secondo i giudici, da un trattamento effettuato in ospedale con un farmaco a base di leflunomide. Il medicinale, presente nel prontuario farmaceutico italiano, secondo il legale dei genitori, Mauro Zenatto, "negli Stati Uniti è stato sospeso perché giudicato troppo pericoloso".(ANSA)

mercoledì 25 novembre 2009

MORTE PER EROINA IN CELLA

Morì di overdose in cella
Ai familiari 182mila euro
L’associazione Antigone: «Sentenza storica»


Maurizio Freguia morì in carcere per overdose di eroina (web)

ROVIGO – «Un giudice civile di Padova ha con dannato il ministero della giustizia a risarcire con 182mila euro la sorella di un detenuto trenta cinquenne morto nel carcere di Rovigo per over dose». Patrizio Gonnella, presidente dell’associa zione Antigone, definisce la recente decisione «storica» paragonandola con quanto accaduto di recente a Diana Blefari. A ottenere il risarcimen to è stata la sorella di Maurizio Freguia, che il 27 dicembre del 2000 perse la vita in carcere. A stroncarlo, come accertato dall’autopsia, è stata una dose letale di eroina. La droga, per gli accer tamenti dell’epoca, potrebbe essergli stata conse gnata durante i colloqui coi detenuti anche se non si è mai arrivati a chiarire le circostanze. Non così, ad esempio, per il giudice patavino che nella sentenza ha parlato di sorveglianza ca rente, visto che sarebbe stato un compagno di cella a cedere l‘eroina al rodigino che era appena rientrato da un permesso premio. Freguia si sentì male la sera prima.

Curato nel l’infermeria del carcere, poi venne ricoverato in ospedale salvo poi rientrare in via Verdi. Quella mattina le sue condizioni peggiorarono fino al decesso. Giampietro Pegoraro, coordinatore de gli agenti penitenziari della Cgil, quel giorno era al lavoro. «Da parte nostra fu fatto tutto il possi bile per salvare Freguia – afferma – ma invano». Secondo il presidente di Antigone Gonnella «un tossicodipendente e alcolista, ha ragionato il giudice – afferma - affinché sia conservato, cu rato, tutelato, deve essere innanzitutto osserva to. Se si trascura di osservarlo, e si permette che si inietti una dose letale di eroina, il Ministero della Giustizia è corresponsabile della morte». Allo stesso modo, continua Gonnella, «si po trebbe usare questa argomentazione per sostene re che Diana Blefari, abbandonata a se stessa nel la propria cella singola nella quale non si alzava quasi più dalla branda, non è stata conservata, curata, tutelata dal nostro Ministero. E la stessa cosa si potrebbe dire per molte altre morti».

A.A.
24 novembre 2009 (da corrieredelveneto.it)

mercoledì 30 luglio 2008

GAY PROSSIMO CONGIUNTO

GAY PROSSIMO CONGIUNTO
2008-07-26 17:44
COMPAGNO MORI' IN INCIDENTE, GAY RISARCITO
VENEZIA - Si è visto riconoscere dalla compagnia assicurativa il danno morale "come prossimo congiunto" della vittima il gay che ha ottenuto dalle Generali un risarcimento per la morte del compagno, in un incidente. Così spiega la vicenda svoltasi a Venezia l'avvocato Augusto Palese, che ha patrocinato il "vedovo" gay - un francese da molti anni residente a Venezia - davanti alle Assicurazioni Generali. "Non c'é stato bisogno di alcuna causa - osserva l'avv. Palese -. I due si erano uniti civilmente in Francia con il 'patto civile di solidarieta''. Ho argomentato che le Generali, presenti in Francia, avrebbero in quel Paese equiparare la vittima dell'incidente al 'marito' del mio assistito. Se ciò era valido per la Compagnia nel paese transalpino doveva esserlo anche in Italia". "Una tesi - aggiunge - che le Generali hanno accolto con disponibilità e una grande attenzione alle nuove sensibilità sociali". Il compagno dell'uomo, anch'egli francese, era rimasto vittima di un incidente al Lido di Venezia, investito da un automobilista assicurato con Generali. Sull'incidente - dalla dinamica controversa, ammette lo stesso Palese - era stata aperta anche un'inchiesta penale per omicidio colposo, che si avvia però all'archiviazione. "Era doveroso - conclude Palese - riconoscere il risarcimento, perché la loro era un'unione bella e buona e non poteva non parlarsi, per chi aveva perso il compagno, di prossimo congiunto". (ANSA)

venerdì 30 maggio 2008

MEDICO DI BASE

Sentenza a Torino: 100mila euro a un anziano rimasto danneggiato da un'ischemiaIl dottore era intervenuto in ritardo e aveva somministrato solo un calmantedi SARAH MARTINENGHI
"Se il medico di base sbaglial'Asl deve risarcire"
TORINO - "L'Asl è responsabile per l'inefficienza dei propri medici di base". Per la prima volta, infatti, un'azienda sanitaria locale è stata condannata a risarcire un uomo per l'errore commesso da un medico della mutua, che non era intervenuto tempestivamente nel curare il suo paziente. Lo ha stabilito il tribunale civile di Torino, sezione distaccata di Chivasso, con una sentenza pilota che potrebbe aprire la strada a numerose altre analoghe cause. Nel caso specifico l'Asl 7 è stata condannata a rimborsare in solido oltre cento mila euro a un anziano, assistito dagli avvocati torinesi Renato Ambrosio e Marco Bona, rimasto seriamente danneggiato dopo un attacco ischemico non diagnosticato in tempo dal medico di famiglia. Nel 1997 Piero C., pensionato del canavese, si era sentito male dopo una passeggiata. Era tornato a casa, accusando un formicolio, e aveva subito chiamato il proprio medico di base, Luigi L., senza trovarlo. Gli aveva lasciato un messaggio in segreteria, spiegando i sintomi e segnalando l'urgenza del suo caso. Solo in tarda serata il medico lo aveva richiamato per informarsi delle sue condizioni: il pensionato gli aveva a quel punto raccontato di non riuscire nemmeno più a muovere la mano sinistra. Per tutta risposta però il medico lo aveva rassicurato attribuendo il malessere alla stanchezza, impegnandosi a visitarlo solo il mattino seguente. Il giorno dopo il paziente aveva dovuto di nuovo sollecitare l'intervento, non vedendolo comparire. Ma una volta arrivato, e presa la pressione del sangue, il medico non aveva somministrato alcuna terapia, consigliando un Tavor per lo stress, e una visita neurologica all'ospedale di zona ed esami del sangue solamente quando fosse ritornato in forze. Nella notte però il pensionato era caduto improvvisamente a terra: aveva avuto un'ischemia celebrale, in seguito alla quale non è più riuscito a riprendersi e a essere autosufficiente. Il giudice Cecilia Marino ha stabilito che il danno patito dall'uomo è commisurato all'aggravamento delle sue condizioni, e imputabile alla mancata e tempestiva cura dell'attacco ischemico, per il quale sarebbe bastata un'aspirina. Ma soprattutto ha stabilito la responsabilità dell'Asl che è tenuta a garantire il servizio di medicina generale al cittadino: "L'Asl, al fine di compiere l'attività istituzionale relativa al servizio sanitario di base, si avvale di soggetti terzi" (i medici di base) "di cui l'utenza deve necessariamente fruire, soggetti che vengono considerati facenti parte della complessa organizzazione che caratterizza il suddetto servizio".
"Questa sentenza offre una tutela maggiore al cittadino - ha spiegato l'avvocato Marco Bona - anche perché in questo caso il medico si è nel frattempo trasferito in Australia. Sarà bene provvedano ad assicurarsi anche per tali medici". (30 maggio 2008) (da repubblica.it)

lunedì 19 novembre 2007

DURATA IRRAGIONEVOLE

Giustizia: 18 anni di processo, risarciti 20mila euro
19 nov 05:08 Cronache

TORINO - Un risarcimento da 20mila euro a carico dello stato e' stato deciso dalla corte d'appello di Torino per una causa civile durata troppo, ben 18 anni. Nel 1989 un'impresa aveva promosso a La Spezia una causa contro due comuni per questioni di confine. La decisione del tribunale ligure pero' e' arrivata solo quest'anno. Il ricorrente non ha ottenuto piena ragione ma avra' diritto a un risarcimento per la durata del processo, definita dai giudici "non ragionevole". (Agr)