sabato 24 maggio 2008

EUTANASIA

Etica e malattia Il progetto apre anche ai pazienti che non hanno espresso il consenso in precedenza
Incapaci mentali, diritto all’eutanasia
Belgio, la proposta per estendere la dolce morte. I critici: si torna a Hitler
BRUXELLES—Prima proposta: lasciar morire, o meglio uccidere con un’iniezione o con una manciata di pastiglie, un paziente che sia «mentalmente incapacitato». Seconda proposta: lasciar morire o uccidere anche, sempre per sottrarlo al dolore di una malattia non più controllabile, chi per la legge è minorenne, troppo giovane per decidere da solo. Questo ed altro chiedono 4 progetti di legge— presentati dal partito liberaldemocratico fiammingo — che stanno dividendo ancora una volta il Belgio cattolico: prevedono cioè che l’eutanasia, già legalizzata dal 2002 per i maggiorenni e a determinate condizioni, possa essere estesa legalmente anche ai minori — come già avviene in Olanda — e ai «dementi», cioè a persone che non siano in grado di intendere e di volere per effetto di una incurabile forma di demenza. Stando agli oppositori dell’idea, soprattutto a quelli dell’area cattolica, si tratta poco meno che di un ritorno al «T4», il piano per l’eutanasia di massa messo in cantiere da Hitler subito prima della guerra.
Stando ai sostenitori, le ideologie naziste non c’entrano proprio nulla: si vorrebbe solo combattere la condanna della sofferenza inutile, e offrire a tutti la possibilità di una «morte con dignità». Sostenitori e oppositori sono disposti in file trasversali, si trovano più o meno in tutti i partiti. Ma a firmare i 4 progetti di legge sono i liberaldemocratici dell’Open Vld, il partito dell’ex primo ministro Guy Verofstadt e anche il primo partito in vaste zone delle Fiandre. Il clima politico è già appesantito dalle tensioni etnico-linguistiche, e in tema di eutanasia non si è ancora spenta l’eco della morte di Hugo Claus, lo scrittore che ha scelto la «dolce fine» pur di non arrendersi al morbo di Alzheimer: secondo il quotidiano fiammingo De Standaard, dalla morte di Claus sono raddoppiate le richieste di eutanasia in tutto il Paese. Ma Claus, appunto, era ancora in possesso delle sue facoltà mentali. Quelli di cui oggi si discute sono casi probabilmente molto diversi.
Per un «mentalmente incapacitato», si dice, potrebbe comunque far testo una sua volontà espressa in precedenza, e la decisione del medico dovrebbe sottostare alle stesse condizioni previste oggi: che la malattia sia grave e incurabile; che le sofferenze «fisiche o psichiche» siano «costanti, intollerabili e non sedabili»; e che vi sia stata, appunto, una richiesta «volontaria, ripetuta e libera da ogni pressione esteriore ». Ma se quest’ultima richiesta non vi fosse stata, se l’incapacità psichica — o anche l’età troppo giovane del paziente (o tutt’e due, nel caso di ragazzi gravemente handicappati)— l’avesse resa impossibile? Basterebbe l’accordo del medico con i parenti stretti del paziente? Qui c’è una zona opaca, di ambiguità giuridica, in cui si concentrano le polemiche. In Olanda, questi ostacoli sono stati aggirati da una legge che permette l’eutanasia per i ragazzi dai 12 ai 16 anni purché vi sia il consenso dei genitori o dei tutori; e per quelli di 16-17 anni, anche senza questo consenso (ma dietro richiesta del ragazzo, naturalmente). In Belgio, finora, si è sempre proceduto con il sistema della «notifica a posteriori»: una volta accertate le condizioni prescritte, il medico somministra la «dolce morte», o iniettando dei farmaci o «aiutando» il paziente a prenderli per bocca. Poi, entro 4 giorni dalla morte, avverte la Commissione cui spetta il giudizio finale. E lo fa con un modulo scaricabile anche da Internet, poiché la burocrazia imbriglia pure la morte.
Luigi Offeddu 23 maggio 2008 (da corriere.it del 24 maggio)

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