Wrestling - Dieci anni al medico di Chris Benoit
Eurosport - mer, 13 mag 18:17:00 2009
Phil Astin aveva prescritto farmaci proibiti a decine di sportivi, tra i quali anche il wrestler della WWE che nel 2005 uccise moglie e figlio per poi suicidarsi. Astin si è dichiarato colpevole accettando una condanna dura, che poteva arrivare fino a venti anni di reclusione
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Condanna a dieci anni di reclusione per Phil Astin, il medico di 54 anni che aveva prescritto, e somministrato per diverso tempo steroidi e sostanze anabolizzanti a diversi sportivi tra i quali anche il wrestler della WWE Chris Benoit che nell"estate del 2007 uccise in circostanze drammatiche la moglie e il figlio per poi impiccarsi.
Quello di Benoit (nella foto insieme a Eddie Guerrero, un altro wrestler tragicamente scomparso nel 2005), fu un caso che destò molto clamore e che anche nel nostro paese ebbe un enorme risalto arrivando alla sospensione della programmazione del wrestling sulle reti in chiaro (in quel periodo il programma Smackdown era irradiato da Italia Uno).
Il nome di Astin era uscito immediatamente dopo l'inizio delle indagini sulla tragedia della famiglia di Benoit: si disse che Benoit era esaurito, preoccupatissimo dalle condizioni del figlio David, che soffriva di una grave patologia neurologica, e in crisi affettiva con la moglie Nancy Sullivan, anche lei popolarissima con il nick di Woman tra gli appassionati di wrestling, e sposata in seconde nozze. Ma si ipotizzò anche la cosiddetta roid rage , un raptus di follia determinato dall'eccesso di assunzione di sostanze anabolizzanti e painkillers. In realtà l'esame autoptico non rivelò nulla di tutto questo, e molti aspetti di quell'indagine risultano ancora abbastanza oscuri: come ad esempio il fatto che vicino al corpo di Benoit fossero state rinvenute alcune bottiglie di birra e un paio di bottiglie di superalcolici mentre l'autopsia rivelò che né il wrestler, né la moglie o il figlio avevano assunto alcol prima della morte.
Dalle prescrizioni rinvenute nella villa di Benoit la polizia risalì fino ad Astin chiamandolo a responsabilità diretta per le sue consulenze mediche che riguardavano non solo wrestler ma anche altri sportivi professionisti.
Oggi Phil Astin, 54, si è dichiarato colpevole ed è stato condannato a 10 anni di reclusione: rischiava venti anni di carcere.
Il giudice Jack Camp nel valutare le accuse ha ammesso che non ci fosse alcun dubbio del fatto che il medico stesse cercando di aiutare i suoi pazienti alle prese con seri problemi di dipendenza, ma che non si potesse sottovalutare il fatto che sotto le sue cure fossero morte due persone.
Negli Stati Uniti, dove l'uso di painkillers e anabolizzanti è estremamente diffuso non solo tra gli sportivi professionisti, e certo non solo nel wrestling, ma anche in molti altri sport, la condanna è stata giudicata esemplare nei confronti di un mondo medico ancora troppo accondiscendente e tollerante nei confronti di un problema serio come quello della dipendenza da steoroidi, psicofarmaci, ansiolitici e potenti antinfiammatori.
Dalla scomparsa di Benoit i controlli della WWE sui propri atleti sotto contratto sono notevolmente aumentati, e molti sono stati i wrestler sospesi per violazione del wellness program.
Eurosport
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sabato 5 aprile 2008
AIDS
Canada: Aids, condannato a 18 anni per sesso non protetto
05 apr 01:59 Esteri
OTTAWA - Un 32enne canadese e' stato condannato a 18 anni di carcere per aver avuto rapporti non protetti con 15 donne diverse pur sapendo di avere l'Aids. Cinque delle ex partner dell'uomo sono state contagiate. (Agr)
05 apr 01:59 Esteri
OTTAWA - Un 32enne canadese e' stato condannato a 18 anni di carcere per aver avuto rapporti non protetti con 15 donne diverse pur sapendo di avere l'Aids. Cinque delle ex partner dell'uomo sono state contagiate. (Agr)
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giovedì 10 gennaio 2008
BRUNO CONTRADA
Ho raccolto qui alcuni articoli, citando le fonti, che riguardano Bruno Contrada, l'altissimo funzionario del SISDE condannato a 10 anni di carcere per appoggio esterno alla mafia. Non intendo entrare nel merito del processo, anche se, come parte degli Italiani, ho dubbi sulla sussistenza del reato. Voglio invece mettere in rilievo quello che accade quando un vecchio (ora Contrada ha 76 anni) si ammala in carcere. La mia conclusione è che la natura del reato conta assai più delle condizioni di salute.
27-12-2007 - 15:36
BRUNO CONTRADA
Bruno Contrada ora ha 76 anni. Era un alto funzionario del SISDE, impegnato nella lotta alla mafia. E' stato accusato e condannato in via definitiva a 10 anni di detenzione per collusione con la mafia. Ora sta male (vedi sotto quel che dice l'avv. Lipera, suo difensore). Per l'età e per le sue patologie, a mente del codice, Contrada non dovrebbe stare in carcere. Si sta dibattendo chi dovrebbe muovere i primi passi per concedergli la grazia, dimenticando peraltro che per i condannati in via definitiva, quando il detenuto si trovi in condizioni di salute particolarmente gravi che non consentono le cure necessarie nello stato di detenzione, basta il Tribunale di sorveglianza. Il Tribunale di sorveglianza può agire in base ad una relazione sanitaria del carcere, oppure, se ha dei dubbi, in base ad una perizia d'ufficio, che può disporre.
Fa parte dei nostri codici l'idea che l'interesse della salute dell'individuo e della collettività prevalga sull'interesse giudiziario, ma spesso accade che detenuti, che abbiano compiuto reati molto gravi o particolari, benchè seriamente malati, non escano dal carcere, e muoiano in carcere. Il caso di Contrada non è certamente unico, ne esistono molti di simili, dato che i codici lasciano ai magistrati una certa discrezionalità.
Il delitto compiuto da Contrada, del quale molti dubitano, è particolarmente odioso, ed è assimilabile al tradimento. Se l'ha compiuto.
Le sue condizioni sarebbero queste, secondo l'avv. Lipera (da corriere.it): Il legale di Contrada intanto, l'avvocato Giuseppe Lipera, fa sapere che «lo stato di salute» del suo assitito «si aggrava» ma che «ancora il magistrato di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere non ha deciso sulla richiesta di scarcerazione per motivi di salute: ogni ora di ritardo può essere letale». «Contrada - sottolinea il penalista - non riesce a dormire, nonostante assuma dei sonniferi, per lo stato di ansia e agitazione, che non riescono a calmare neppure le gocce di sedativo. È in forte stato di astenia perchè si alimenta pochissimo ed ha tachicardia e difficoltà a respirare».
29-12-2007 - 08:00
BRUNO CONTRADA
Contrada trasferito in ospedaleSu disposizione giudice di sorveglianza
Bruno Contrada è stato trasferito all'ospedale Cardarelli di Napoli su disposizione del giudice di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere per motivi di salute. L'ex funzionario del Sisde è piantonato dai carabinieri. Lo ha reso noto il suo legale, l'avvocato Giuseppe Lipera, che ha dichiarato:"E' stato ricoverato perché è gravemente malato, adesso occorre fare presto per farlo tornare in famiglia".
"Adesso - ha aggiunto - spero che il ministero della Giustizia si attivi velocemente per le pratiche necessarie alla concessione della grazia per permettere a un servitore dello Stato gravemente malato di poter tornare a casa propria". In precedenza il Tribunale di sorveglianza di Napoli aveva deciso di anticipare al 10 gennaio prossimo l'udienza per trattare la richiesta di scarcerazione per motivi di salute.
Il funzionario del Sisde aveva inviato una lettera al Foglio per ribadire la sua innocenza e sottolineare che non ha mai chiesto nessun atto di clemenza: "All'inizio del 16.mo anno del mio calvario intendo urlare la totale estraneità alle accuse rivoltemi. Per questo motivo non ho chiesto la grazia, poichè questa riguarda i colpevoli". "Voglio rasserenare i parenti delle vittime della mafia che hanno manifestato le loro opinioni senza conoscere personalmente l'uomo Bruno Contrada", ha scritto. (da tgcom.it del 29 dic. 2007)
29-12-2007 - 17:27
BRUNO CONTRADA
da tgcom.it del 29.12.07
Napoli, Contrada torna in carcereHa firmato per lasciare l'ospedale
Bruno Contrada ha firmato, contro il parere dei medici dell'ospedale Cardarelli, la richiesta di dimissioni dalla struttura sanitaria dove era ricoverato da venerdì sera. L'ex dirigente del Sisde, dopo aver ultimato le formalità di rito, è uscito per fare ritorno nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta). Secondo i medici Contrada è affetto da ischemia cerebrale e versamento pleurico e sarebbero necessari altri accertamenti.
''Mio fratello non vuole più vivere''. Così la sorella dell'ex funzionario del Sisde (che ha inviato una lettera al Foglio) ha commentato la decisione del fratello di voler abbandonare l'ospedale per fare ritorno in carcere. ''Non vuole la libertà, ma il suo onore. Non so come non è morto ancora di dolore - ha proseguito Anna Contrada - Se tornasse a casa potrebbe lenire la sua sofferenza grazie all'affetto dei suoi nipoti''. ''Non ce la fa a stare là dentro - ha spiegato - E' stato sempre dalla parte della giustizia e ora è pieno di fango. Non riesce a sostenere la condizione di detenuto, è un attacco alla sua dignita', una cosa atroce per un uomo dello Stato". ''Sono sconvolta. Non riesco a spiegarmi il perché di questa scelta'', è la reazione della moglie Adriana.
Il ricovero del 76enne era stato disposto venerdì sera con una mossa inattesa dal magistrato di sorveglianza Daniela Della Pietra. "Provino il ministro della Salute Livia Turco e il ministro della Giustizia Clemente Mastella a farsi ricoverare per un'ora in un reparto detenuti", ha detto il suo legale, l'avvocato Lipera. Adducendo gravissime ragioni di salute, l'avvocato ha inviato nei giorni scorsi al presidente della Repubblica una "accorata supplica" affinché il capo dello Stato prenda in considerazione l'ipotesi di concedere la grazia a Contrada, anche in assenza di una domanda in tal senso. Contrada non ha infatti mai chiesto l'atto di clemenza, come è richiesto per la concessione della grazia, non ritenendosi colpevole.
Intanto si attende per il 10 gennaio l'udienza davanti al tribunale di sorveglianza di Napoli sul differimento della pena chiesto dal legale per "gravissimi motivi di salute", iter che viaggia separatamente rispetto a quello della clemenza. Sul caso il Guardasigilli Mastella, che nei giorni scorsi ha avviato l'istruttoria di rito relativa alla supplica di grazia, ha ricordato che "la decisione circa l'istanza di differimento della pena per ragioni di salute è di esclusiva competenza della magistratura di sorveglianza". Nel caso in cui i giudici dovessero dare ragione alla difesa, Contrada tornerebbe in libertà o eventualmente a casa agli arresti domiciliari.
30-12-2007 - 15:54
BRUNO CONTRADA
Bruno Contrada e' ancora ricoverato presso il padiglione Giulio Palermo dell'ospedale Cardarelli di Napoli. L'ex dirigente del Sisde, nonostante la sua richiesta di dimissione dal nosocomio per far ritorno al carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, e' ancora ricoverato per essere sottoposto ad una serie di accertamenti.
Il Tribunale di sorveglianza di Napoli gli ha infatti negato la possibilita' di ritornare in cella soprattutto per le sue condizioni di salute.
"Ho qui uno scritto di suo pugno - dice il suo legale Giuseppe Lipera - nel quale Contrada indica chiaramente che 'non ho chiesto ne' chiedo ne' chiedero' mai la grazia a quello Stato da cui mi sarei aspettato un grazie e non una grazia. Un grazie per tutto cio' che ho dato allo Stato e soprattutto alla polizia'.
Contrada ha chiesto di andare via, anche perche' questo non e' un ospedale militare e lui avrebbe diritto ad andare in quello del Celio". Lipera ribadisce inoltre l'intenzione del suo assistito di chiedere la revisione del processo, una istanza di revisione gia' pronta con un memoriale di sessanta pagine scritto dallo stesso Contrada cui sono allegati due volumi di documenti e una richiesta di acquisizione delle sentenze assolutorie nei confronti di Giulio Andreotti e Corrado Carnevale, pure indagati per concorso esterno alla mafia, e gli atti di un processo che si sta celebrando a Catania in cui si procede per calunnia aggravata con Contrada ammesso tra le parti civili".
Il legale sottolinea anche di aver telefonato ancora oggi al Tribunale di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere per ottenere risposte alla richiesta di Contrada di essere dimesso: "domani e' lunedi' - dice - il magistrato di sorveglianza non puo' negare la volonta' del detenuto/paziente di andare via. Chiunque ha il diritto di dire in ospedale non ci voglio stare". E poi conclude: "chiedero' un incontro con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nella mia veste di cittadino, oltre che di legale di Contrada". (da RAINews24 del 30.12.07)
31-12-2007 - 19:42
BRUNO CONTRADA
«Vogliono che io muoia in carcere»Lo sfogo di Bruno Contrada contro il potere giudiziario.
NAPOLI - «Non mi faccio illusioni, perchè il potere giudiziario vuole che io muoia in carcere». Bruno Contrada, l'ex funzionario condannato a dieci anni per concorso esterno in associazione mafiosa e attualmente ricoverato all'ospedale Cardarelli di Napoli, lo ha ripetuto più volte. Lo ha fatto nel corso di un incontro che avuto con il senatore di Forza Italia, Emiddio Novi, il quale ne riferisce i contenuti. «Non chiederò mai la grazia - ha ribadito Contrada - preferisco morire in carcere, nella consapevolezza di essere del tutto innocente».
«CREDONO PIU' AI PENTITI» - Per Contrada, l'Italia «è un paese in cui la giustizia crede più ai pentiti che agli uomini di polizia». Ecco perchè, dice, «il mio posto è in carcere». Lì dove, ha ammesso l'ex funzionario del Sisde, «sono convinto di morire». All'ospedale Cardarelli di Napoli, nel corso di un incontro con il senatore di Forza Italia, Emiddio Novi, si è definito, spesso, un «servitore dello Stato, vittima di una sentenza eversiva». «Questo è un paese in cui la giustizia crede a quattro pentiti e non a capi della polizia che quei pentiti li ha fatti arrestare, o a capi dei carabinieri», ha detto Contrada a Novi.
AL QUIRINALE - Intanto il legale di Contrada, l'avvocato Giuseppe Lipera, si è recato al Palazzo del Quirinale dove si è recato per «depositare atti e chiedere formalmente un incontro con il capo dello Stato, Giorgio Napolitano». «Sono stato ricevuto da Luigi D'Ambrosio, un magistrato, consigliere del presidente della Repubblica per gli affari della giustizia», ha detto l'avvocato. «A lui ho consegnato la documentazione relativa al caso Contrada, atti che ritengo utili all'attività istruttoria di questa pratica. Poi ho depositato un'istanza formale per parlare con il presidente Napolitano. Ora aspetto una risposta».
31 dicembre 2007 (da corriere.it)
03-01-2008 - 16:56
BRUNO CONTRADA
SANTA MARIA CAPUA VETERE (3 gennaio) - «Mi ha abbracciato e mi ha stretto forte in silenzio, l'ho visto molto agitato e la cosa mi ha ulteriormente ferito». Sono le parole pronunciate da Vittorio Contrada all'uscita del carcere militare di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) dopo la visita al fratello Bruno, l'ex dirigente del Sisde che sta scontando una condanna a dieci anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Con Vittorio, commercialista, c'era anche la sorella Ida, il marito di quest'ultima, Giancarlo Tirri, generale a riposo e un nipote. La visita è durata poco più di un'ora. «All'ospedale Cardarelli - ha commentato Vittorio Contrada - volevano fargli una radiografia con le manette dopo averlo rinchiuso 24 ore su 24 in una stanzetta angusta. Questa non è detenzione, lo stanno trattando peggio del 41 bis. Io parlo da familiare - ha aggiunto il fratello di Bruno Contrada - è uno sfogo da familiare che mi è permesso e mi è dovuto, se neanche questo posso fare... Qui tutti possono parlare e noi non possiamo dire mai niente. È una vicenda assurda». «Queste sono torture - ha concluso - non sono punizioni per detenuti, ma punizioni psicologiche». Richiesta scarcerazione. Una nuova istanza di scarcerazione o, in alternativa, la detenzione domiciliare è stata intanto chiesta dal legale di contrada, Giuseppe Lipera, dopo la consulenza del medico legale Carlo Torre che ribadisce le precarie condizioni di salute dell'ex 007. Giovedì sera Contrada è rientrato in carcere dopo alcuni giorni trascorsi all'ospedale Cardarelli di Napoli. L'ex poliziotto era stato ricoverato su disposizione della magistratura per eseguire esami clinici. È stato lo stesso Contrada a chiedere di lasciare l'ospedale in anticipo e di tornare in carcere perché, a suo dire, veniva «trattato come Riina o Provenzano». Le condizioni di salute dell'ex funzionario del Sisde, secondo la perizia di parte del prof. Torre, docente di Medicina legale all'università di Torino, sarebbero incompatibili con la detenzione e Contrada corre il «grave rischio» di «nuovi fatti ischemici cerebrali». Il docente nella consulenza ribadisce poi che Contrada «è depresso» e che «non può restare in carcere». (da ilmessaggero.it)
05-01-2008 - 10:53
CONTRADA
ROMA (4 gennaio) - Come anticipato ieri via fax, la difesa di Bruno Contrada ha depositato nella cancelleria del magistrato di sorveglianza, a Santa Maria Capua Vetere, l'istanza di scarcerazione per l'ex dirigente del Sisde. L'istanza è stata presentata dall'avvocato Grazia Coco, sostituto del legale Giuseppe Lipera. Dopo aver depositato la richiesta, l'avvocato Coco ha avuto un colloquio nel carcere con lo stesso Contrada. Per conoscenza l'istanza è stata trasmessa al Csm, al ministro Mastella e al Procuratore Generale della Corte Suprema di Cassazione. Ieri Bruno Contrada era stato visitato in carcere dal fratello Vittorio, che aveva parlato di vera e propria tortura alla quale viene sottoposto l'ex dirigente del Sisde. (da ilmessaggero.it)
08-01-2008 - 17:27
CONTRADA
Santa Maria Capua Vetere - Il magistrato di sorveglianza, dopo aver esaminato le consulenze sanitarie sullo stato di salute di Bruno Contrada, depositate dalla difesa dell’ex funzionario dei servizi segreti, condannato a dieci anni per associazione mafiosa, ritiene che "non ricorrono tuttora i presupposti per accedere al differimento dell’esecuzione della pena. Nulla quaestio in merito - si legge nel provvedimento del giudice - all’istanza di detenzione domiciliare, misura che nel caso in specie può essere concessa esclusivamente dal tribunale di sorveglianza".
Uscite le motivazioni della sentenza Sono molte e ricche di riscontri le testimonianze dei pentiti contro l'ex dirigente del Sisde, testimonianze che hanno avuto un peso decisivo sulla sua condanna per concorso esterno in associazione mafiosa, pronunciata dalla Corte d’appello di Palermo a febbraio del 2006 e poi confermata poco più di un anno dopo dalla Cassazione. Non solo. Contro di lui non c’è stata nessuna cospirazione per incastrarlo. Ecco perché il 10 maggio scorso, la sesta sezione penale della Suprema corte ha confermato la condanna all’ex numero due del Sisde. Le motivazioni sono state rese note soltanto oggi con il deposito della sentenza 542.
Contrada: "Io, un simbolo attaccato dalle istituzioni" "Ho avuto il torto di diventare il simbolo della polizia giudiziaria a Palermo in un trentennio di attività contro la mafia, un periodo in cui lo Stato veniva accusato di avere rapporti con la mafia. Che poi era anche vero, ma la cosa non riguardava certo il settore della polizia". L’ex dirigente del Sisde Bruno Contrada racconta la sua verità a Sky Tg24: "In tutta la mia vicenda processuale, dall’inizio, mi sono ripromesso un impegno fatto a me stesso: di difendermi e non accusare mai nessuno, e l’ho mantenuto. L’attacco è venuto da una parte che non mi aspettavo, le Istituzioni".
"Vorrei che ci fosse verità sulla mia vicenda: è vero che sono stato condannato con sentenza definitiva, ma - spiega - sono convinto che la mia vicenda giudiziaria non si chiude con questo processo. Sono convinto della necessità di una verità storica, oltre che giudiziaria. Sarebbe opportuno che una commissione parlamentare potesse fare un lavoro approfondito, degli accertamenti: so che ci sono delle proposte da parte di parlamentari per creare una commissione che tratti non solo della mia posizione ma, in generale, dei pentiti, di come sono stati gestiti e arruolati. Credo - ammette però - che sarà difficile, ci sono molti interessi contrari, principalmente della magistratura: sono sicuro che verrebbero fuori dei fatti non edificanti". (da ilgiornale.it)
27-12-2007 - 15:36
BRUNO CONTRADA
Bruno Contrada ora ha 76 anni. Era un alto funzionario del SISDE, impegnato nella lotta alla mafia. E' stato accusato e condannato in via definitiva a 10 anni di detenzione per collusione con la mafia. Ora sta male (vedi sotto quel che dice l'avv. Lipera, suo difensore). Per l'età e per le sue patologie, a mente del codice, Contrada non dovrebbe stare in carcere. Si sta dibattendo chi dovrebbe muovere i primi passi per concedergli la grazia, dimenticando peraltro che per i condannati in via definitiva, quando il detenuto si trovi in condizioni di salute particolarmente gravi che non consentono le cure necessarie nello stato di detenzione, basta il Tribunale di sorveglianza. Il Tribunale di sorveglianza può agire in base ad una relazione sanitaria del carcere, oppure, se ha dei dubbi, in base ad una perizia d'ufficio, che può disporre.
Fa parte dei nostri codici l'idea che l'interesse della salute dell'individuo e della collettività prevalga sull'interesse giudiziario, ma spesso accade che detenuti, che abbiano compiuto reati molto gravi o particolari, benchè seriamente malati, non escano dal carcere, e muoiano in carcere. Il caso di Contrada non è certamente unico, ne esistono molti di simili, dato che i codici lasciano ai magistrati una certa discrezionalità.
Il delitto compiuto da Contrada, del quale molti dubitano, è particolarmente odioso, ed è assimilabile al tradimento. Se l'ha compiuto.
Le sue condizioni sarebbero queste, secondo l'avv. Lipera (da corriere.it): Il legale di Contrada intanto, l'avvocato Giuseppe Lipera, fa sapere che «lo stato di salute» del suo assitito «si aggrava» ma che «ancora il magistrato di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere non ha deciso sulla richiesta di scarcerazione per motivi di salute: ogni ora di ritardo può essere letale». «Contrada - sottolinea il penalista - non riesce a dormire, nonostante assuma dei sonniferi, per lo stato di ansia e agitazione, che non riescono a calmare neppure le gocce di sedativo. È in forte stato di astenia perchè si alimenta pochissimo ed ha tachicardia e difficoltà a respirare».
29-12-2007 - 08:00
BRUNO CONTRADA
Contrada trasferito in ospedaleSu disposizione giudice di sorveglianza
Bruno Contrada è stato trasferito all'ospedale Cardarelli di Napoli su disposizione del giudice di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere per motivi di salute. L'ex funzionario del Sisde è piantonato dai carabinieri. Lo ha reso noto il suo legale, l'avvocato Giuseppe Lipera, che ha dichiarato:"E' stato ricoverato perché è gravemente malato, adesso occorre fare presto per farlo tornare in famiglia".
"Adesso - ha aggiunto - spero che il ministero della Giustizia si attivi velocemente per le pratiche necessarie alla concessione della grazia per permettere a un servitore dello Stato gravemente malato di poter tornare a casa propria". In precedenza il Tribunale di sorveglianza di Napoli aveva deciso di anticipare al 10 gennaio prossimo l'udienza per trattare la richiesta di scarcerazione per motivi di salute.
Il funzionario del Sisde aveva inviato una lettera al Foglio per ribadire la sua innocenza e sottolineare che non ha mai chiesto nessun atto di clemenza: "All'inizio del 16.mo anno del mio calvario intendo urlare la totale estraneità alle accuse rivoltemi. Per questo motivo non ho chiesto la grazia, poichè questa riguarda i colpevoli". "Voglio rasserenare i parenti delle vittime della mafia che hanno manifestato le loro opinioni senza conoscere personalmente l'uomo Bruno Contrada", ha scritto. (da tgcom.it del 29 dic. 2007)
29-12-2007 - 17:27
BRUNO CONTRADA
da tgcom.it del 29.12.07
Napoli, Contrada torna in carcereHa firmato per lasciare l'ospedale
Bruno Contrada ha firmato, contro il parere dei medici dell'ospedale Cardarelli, la richiesta di dimissioni dalla struttura sanitaria dove era ricoverato da venerdì sera. L'ex dirigente del Sisde, dopo aver ultimato le formalità di rito, è uscito per fare ritorno nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta). Secondo i medici Contrada è affetto da ischemia cerebrale e versamento pleurico e sarebbero necessari altri accertamenti.
''Mio fratello non vuole più vivere''. Così la sorella dell'ex funzionario del Sisde (che ha inviato una lettera al Foglio) ha commentato la decisione del fratello di voler abbandonare l'ospedale per fare ritorno in carcere. ''Non vuole la libertà, ma il suo onore. Non so come non è morto ancora di dolore - ha proseguito Anna Contrada - Se tornasse a casa potrebbe lenire la sua sofferenza grazie all'affetto dei suoi nipoti''. ''Non ce la fa a stare là dentro - ha spiegato - E' stato sempre dalla parte della giustizia e ora è pieno di fango. Non riesce a sostenere la condizione di detenuto, è un attacco alla sua dignita', una cosa atroce per un uomo dello Stato". ''Sono sconvolta. Non riesco a spiegarmi il perché di questa scelta'', è la reazione della moglie Adriana.
Il ricovero del 76enne era stato disposto venerdì sera con una mossa inattesa dal magistrato di sorveglianza Daniela Della Pietra. "Provino il ministro della Salute Livia Turco e il ministro della Giustizia Clemente Mastella a farsi ricoverare per un'ora in un reparto detenuti", ha detto il suo legale, l'avvocato Lipera. Adducendo gravissime ragioni di salute, l'avvocato ha inviato nei giorni scorsi al presidente della Repubblica una "accorata supplica" affinché il capo dello Stato prenda in considerazione l'ipotesi di concedere la grazia a Contrada, anche in assenza di una domanda in tal senso. Contrada non ha infatti mai chiesto l'atto di clemenza, come è richiesto per la concessione della grazia, non ritenendosi colpevole.
Intanto si attende per il 10 gennaio l'udienza davanti al tribunale di sorveglianza di Napoli sul differimento della pena chiesto dal legale per "gravissimi motivi di salute", iter che viaggia separatamente rispetto a quello della clemenza. Sul caso il Guardasigilli Mastella, che nei giorni scorsi ha avviato l'istruttoria di rito relativa alla supplica di grazia, ha ricordato che "la decisione circa l'istanza di differimento della pena per ragioni di salute è di esclusiva competenza della magistratura di sorveglianza". Nel caso in cui i giudici dovessero dare ragione alla difesa, Contrada tornerebbe in libertà o eventualmente a casa agli arresti domiciliari.
30-12-2007 - 15:54
BRUNO CONTRADA
Bruno Contrada e' ancora ricoverato presso il padiglione Giulio Palermo dell'ospedale Cardarelli di Napoli. L'ex dirigente del Sisde, nonostante la sua richiesta di dimissione dal nosocomio per far ritorno al carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, e' ancora ricoverato per essere sottoposto ad una serie di accertamenti.
Il Tribunale di sorveglianza di Napoli gli ha infatti negato la possibilita' di ritornare in cella soprattutto per le sue condizioni di salute.
"Ho qui uno scritto di suo pugno - dice il suo legale Giuseppe Lipera - nel quale Contrada indica chiaramente che 'non ho chiesto ne' chiedo ne' chiedero' mai la grazia a quello Stato da cui mi sarei aspettato un grazie e non una grazia. Un grazie per tutto cio' che ho dato allo Stato e soprattutto alla polizia'.
Contrada ha chiesto di andare via, anche perche' questo non e' un ospedale militare e lui avrebbe diritto ad andare in quello del Celio". Lipera ribadisce inoltre l'intenzione del suo assistito di chiedere la revisione del processo, una istanza di revisione gia' pronta con un memoriale di sessanta pagine scritto dallo stesso Contrada cui sono allegati due volumi di documenti e una richiesta di acquisizione delle sentenze assolutorie nei confronti di Giulio Andreotti e Corrado Carnevale, pure indagati per concorso esterno alla mafia, e gli atti di un processo che si sta celebrando a Catania in cui si procede per calunnia aggravata con Contrada ammesso tra le parti civili".
Il legale sottolinea anche di aver telefonato ancora oggi al Tribunale di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere per ottenere risposte alla richiesta di Contrada di essere dimesso: "domani e' lunedi' - dice - il magistrato di sorveglianza non puo' negare la volonta' del detenuto/paziente di andare via. Chiunque ha il diritto di dire in ospedale non ci voglio stare". E poi conclude: "chiedero' un incontro con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nella mia veste di cittadino, oltre che di legale di Contrada". (da RAINews24 del 30.12.07)
31-12-2007 - 19:42
BRUNO CONTRADA
«Vogliono che io muoia in carcere»Lo sfogo di Bruno Contrada contro il potere giudiziario.
NAPOLI - «Non mi faccio illusioni, perchè il potere giudiziario vuole che io muoia in carcere». Bruno Contrada, l'ex funzionario condannato a dieci anni per concorso esterno in associazione mafiosa e attualmente ricoverato all'ospedale Cardarelli di Napoli, lo ha ripetuto più volte. Lo ha fatto nel corso di un incontro che avuto con il senatore di Forza Italia, Emiddio Novi, il quale ne riferisce i contenuti. «Non chiederò mai la grazia - ha ribadito Contrada - preferisco morire in carcere, nella consapevolezza di essere del tutto innocente».
«CREDONO PIU' AI PENTITI» - Per Contrada, l'Italia «è un paese in cui la giustizia crede più ai pentiti che agli uomini di polizia». Ecco perchè, dice, «il mio posto è in carcere». Lì dove, ha ammesso l'ex funzionario del Sisde, «sono convinto di morire». All'ospedale Cardarelli di Napoli, nel corso di un incontro con il senatore di Forza Italia, Emiddio Novi, si è definito, spesso, un «servitore dello Stato, vittima di una sentenza eversiva». «Questo è un paese in cui la giustizia crede a quattro pentiti e non a capi della polizia che quei pentiti li ha fatti arrestare, o a capi dei carabinieri», ha detto Contrada a Novi.
AL QUIRINALE - Intanto il legale di Contrada, l'avvocato Giuseppe Lipera, si è recato al Palazzo del Quirinale dove si è recato per «depositare atti e chiedere formalmente un incontro con il capo dello Stato, Giorgio Napolitano». «Sono stato ricevuto da Luigi D'Ambrosio, un magistrato, consigliere del presidente della Repubblica per gli affari della giustizia», ha detto l'avvocato. «A lui ho consegnato la documentazione relativa al caso Contrada, atti che ritengo utili all'attività istruttoria di questa pratica. Poi ho depositato un'istanza formale per parlare con il presidente Napolitano. Ora aspetto una risposta».
31 dicembre 2007 (da corriere.it)
03-01-2008 - 16:56
BRUNO CONTRADA
SANTA MARIA CAPUA VETERE (3 gennaio) - «Mi ha abbracciato e mi ha stretto forte in silenzio, l'ho visto molto agitato e la cosa mi ha ulteriormente ferito». Sono le parole pronunciate da Vittorio Contrada all'uscita del carcere militare di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) dopo la visita al fratello Bruno, l'ex dirigente del Sisde che sta scontando una condanna a dieci anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Con Vittorio, commercialista, c'era anche la sorella Ida, il marito di quest'ultima, Giancarlo Tirri, generale a riposo e un nipote. La visita è durata poco più di un'ora. «All'ospedale Cardarelli - ha commentato Vittorio Contrada - volevano fargli una radiografia con le manette dopo averlo rinchiuso 24 ore su 24 in una stanzetta angusta. Questa non è detenzione, lo stanno trattando peggio del 41 bis. Io parlo da familiare - ha aggiunto il fratello di Bruno Contrada - è uno sfogo da familiare che mi è permesso e mi è dovuto, se neanche questo posso fare... Qui tutti possono parlare e noi non possiamo dire mai niente. È una vicenda assurda». «Queste sono torture - ha concluso - non sono punizioni per detenuti, ma punizioni psicologiche». Richiesta scarcerazione. Una nuova istanza di scarcerazione o, in alternativa, la detenzione domiciliare è stata intanto chiesta dal legale di contrada, Giuseppe Lipera, dopo la consulenza del medico legale Carlo Torre che ribadisce le precarie condizioni di salute dell'ex 007. Giovedì sera Contrada è rientrato in carcere dopo alcuni giorni trascorsi all'ospedale Cardarelli di Napoli. L'ex poliziotto era stato ricoverato su disposizione della magistratura per eseguire esami clinici. È stato lo stesso Contrada a chiedere di lasciare l'ospedale in anticipo e di tornare in carcere perché, a suo dire, veniva «trattato come Riina o Provenzano». Le condizioni di salute dell'ex funzionario del Sisde, secondo la perizia di parte del prof. Torre, docente di Medicina legale all'università di Torino, sarebbero incompatibili con la detenzione e Contrada corre il «grave rischio» di «nuovi fatti ischemici cerebrali». Il docente nella consulenza ribadisce poi che Contrada «è depresso» e che «non può restare in carcere». (da ilmessaggero.it)
05-01-2008 - 10:53
CONTRADA
ROMA (4 gennaio) - Come anticipato ieri via fax, la difesa di Bruno Contrada ha depositato nella cancelleria del magistrato di sorveglianza, a Santa Maria Capua Vetere, l'istanza di scarcerazione per l'ex dirigente del Sisde. L'istanza è stata presentata dall'avvocato Grazia Coco, sostituto del legale Giuseppe Lipera. Dopo aver depositato la richiesta, l'avvocato Coco ha avuto un colloquio nel carcere con lo stesso Contrada. Per conoscenza l'istanza è stata trasmessa al Csm, al ministro Mastella e al Procuratore Generale della Corte Suprema di Cassazione. Ieri Bruno Contrada era stato visitato in carcere dal fratello Vittorio, che aveva parlato di vera e propria tortura alla quale viene sottoposto l'ex dirigente del Sisde. (da ilmessaggero.it)
08-01-2008 - 17:27
CONTRADA
Santa Maria Capua Vetere - Il magistrato di sorveglianza, dopo aver esaminato le consulenze sanitarie sullo stato di salute di Bruno Contrada, depositate dalla difesa dell’ex funzionario dei servizi segreti, condannato a dieci anni per associazione mafiosa, ritiene che "non ricorrono tuttora i presupposti per accedere al differimento dell’esecuzione della pena. Nulla quaestio in merito - si legge nel provvedimento del giudice - all’istanza di detenzione domiciliare, misura che nel caso in specie può essere concessa esclusivamente dal tribunale di sorveglianza".
Uscite le motivazioni della sentenza Sono molte e ricche di riscontri le testimonianze dei pentiti contro l'ex dirigente del Sisde, testimonianze che hanno avuto un peso decisivo sulla sua condanna per concorso esterno in associazione mafiosa, pronunciata dalla Corte d’appello di Palermo a febbraio del 2006 e poi confermata poco più di un anno dopo dalla Cassazione. Non solo. Contro di lui non c’è stata nessuna cospirazione per incastrarlo. Ecco perché il 10 maggio scorso, la sesta sezione penale della Suprema corte ha confermato la condanna all’ex numero due del Sisde. Le motivazioni sono state rese note soltanto oggi con il deposito della sentenza 542.
Contrada: "Io, un simbolo attaccato dalle istituzioni" "Ho avuto il torto di diventare il simbolo della polizia giudiziaria a Palermo in un trentennio di attività contro la mafia, un periodo in cui lo Stato veniva accusato di avere rapporti con la mafia. Che poi era anche vero, ma la cosa non riguardava certo il settore della polizia". L’ex dirigente del Sisde Bruno Contrada racconta la sua verità a Sky Tg24: "In tutta la mia vicenda processuale, dall’inizio, mi sono ripromesso un impegno fatto a me stesso: di difendermi e non accusare mai nessuno, e l’ho mantenuto. L’attacco è venuto da una parte che non mi aspettavo, le Istituzioni".
"Vorrei che ci fosse verità sulla mia vicenda: è vero che sono stato condannato con sentenza definitiva, ma - spiega - sono convinto che la mia vicenda giudiziaria non si chiude con questo processo. Sono convinto della necessità di una verità storica, oltre che giudiziaria. Sarebbe opportuno che una commissione parlamentare potesse fare un lavoro approfondito, degli accertamenti: so che ci sono delle proposte da parte di parlamentari per creare una commissione che tratti non solo della mia posizione ma, in generale, dei pentiti, di come sono stati gestiti e arruolati. Credo - ammette però - che sarà difficile, ci sono molti interessi contrari, principalmente della magistratura: sono sicuro che verrebbero fuori dei fatti non edificanti". (da ilgiornale.it)
venerdì 16 novembre 2007
CONDANNA ESEMPLARE
La Stampa http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200711articoli/27631girata.asp dà notizia di una condanna, comminata in grado d'appello contro una ragazza saudita, "colpevole" di essere stata violentata dal branco (sei uomini, per due volte ciascuno). La storia è un po' complessa, ma la Stampa te la racconta tutta. La condanna è conforme alle regole della Sharjia, cioè del diritto coranico. Altri casi di questo genere sono noti, non solo per l'Arabia Saudita, ma anche per altri paesi musulmani. I violentatori, secondo la legge, avrebbero dovuto essere condannati a morte, ma sono stati invece condannati alla detenzione (da 2 a 9 anni di carcere). La ragazza è stata condannata a sei mesi di carcere e a 200 frustate (avete letto bene, duecento frustate, in pratica è una pena di morte). L'unica cosa positiva che io vedo in questo caso, è il fatto che il fidanzato non l'ha abbandonata.
Mi permettete, amici musulmani, di dire che punizioni di questo tipo dovrebbero essere abbandonate e lasciate nel medioevo giuridico che ancora vi avvolge?
Mi permettete, amici musulmani, di dire che punizioni di questo tipo dovrebbero essere abbandonate e lasciate nel medioevo giuridico che ancora vi avvolge?
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domenica 11 marzo 2007
TRUFFA ALLE ASL
Le truffe alle ASL e la condanna in primo grado di Lady ASL e dei suoi complici. Il SSN è una vacca da mungere da chiunque. Qualche volta mi domando se non era meglio il vecchio sistema di tipo assicurativo. Ma non credo in effetti che potrebbe recare qualche beneficio: siamo un popolo di truffatori e di imbroglioni, a partire da chi ha una ricca pensione dopo 2-3 anni di pseudo- lavoro. E' lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Leggi qui http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/Sanita--tangenti-8-anni-a-Lady-Asl/1530108
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