martedì 26 aprile 2011
crisi respiratoria
Incinta di due gemelli, va in ospedale
per un malore alla gamba e muore
Al pronto soccorso per un banale ascesso alla coscia
Notificati 7 avvisi di garanzia a sei medici del nosocomio e al ginecologo della giovane: interrogati 9 infermieri
Maria Rosaria Ferraioli
Reclami, ospedali di Scafati e Nocera i più criticati
Asl, per chiudere un ospedale servono 115 milioni
Debiti Asl, ospedali senza infermieri
SALERNO - Muore con due gemelli ancora in grembo. La tragica fine di una giovane di 23 anni si consuma tra i reparti dell'ospedale di Scafati (Salerno) dove aveva trascorso la notte per un «semplice» malore alla gamba. La donna, Maria Rosaria Ferraioli, infatti, si sarebbe recata la sera di Pasqua al pronto soccorso dell’ospedale per sottoporsi alla rimozione di un banale ascesso alla coscia destra. Nel corso della notte però la 23enne, all'ottavo mese di gravidanza, ha avuto una crisi respiratoria. Vani sono risultati i tentativi dei medici per strapparla alla morte, assieme ai due gemelli, avvenuta stamattina.
SETTE AVVISI DI GARANZIA - I carabinieri del reparto territoriale di Nocera Inferiore hanno notificato sette informazioni di garanzia emesse dalla procura della Repubblica presso il Tribunale di Nocera Inferiore per la morte della donna. I provvedimenti riguardano sei medici dell’ospedale Scarlato di Scafati e il ginecologo che l’aveva in cura. I professionisti indagati prestano servizio nei reparti di rianimazione, medicina e al pronto soccorso dell’ospedale Scarlato. Per tutti l’accusa avanzata dagli inquirenti è di omicidio colposo. Interrogati anche nove infermieri della struttura scafatese.
IN RIANIMAZIONE - Intorno alle 3.30 di notte è stata colta da un improvviso malore. Le condizioni sono peggiorate rapidamente. È stata quindi trasferita in sala di rianimazione: purtroppo non c’è stato nulla da fare per salvare la vita alla donna e ai figli.
MARINO: EPISODIO SERIO E PREOCCUPANTE - La procura della Repubblica del tribunale di Nocera Inferiore ha disposto il sequestro della cartella clinica e l’autopsia. La donna era nata a Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli ma viveva ad Angri, nel Salernitano, con il marito. Era alla sua prima gravidanza. «Siamo di fronte a un episodio serio e preoccupante - dice Ignazio Marino, presidente della Commissione d’inchiesta del Senato sul Servizio Sanitario Nazionale -, non solo per la morte della giovane paziente ma anche per quella dei due bambini che portava in grembo. I carabinieri del Nas in servizio presso la Commissione d’inchiesta hanno avviato un'istruttoria: dalle prime informazioni, sappiamo che i medici hanno tentato un parto cesareo, ma non è stato sufficiente per salvare i due piccoli». «Vogliamo verificare ora nel dettaglio - spiega Marino - le condizioni in cui è stato eseguito l’intervento e la successiva assistenza. Quanto accaduto pone drammaticamente in primo piano - continua - la questione della sicurezza negli ospedali con un numero limitato di posti letto e di parti eseguiti in un anno, poiché spesso si tratta di strutture tecnologicamente meno attrezzate rispetto ai centri più grandi. L’impegno della Commissione non è teso a criminalizzare ospedali e medici, ma a chiarire cosa è successo e a fare quanto è possibile e necessario per evitare altre tragedie».
COMMISSIONE ERRORI SANITARI: ALTRI 2 CASI NEI MESI SCORSI - La commissione parlamentare sugli errori sanitari aveva già fatto richiesta della documentazione relativa ai casi di altre due donne morte nei mesi scorsi in quella stessa struttura. Lo rivela il vice presidente della commissione, Giovanni Burtone. «Con il presidente Orlando - ricorda - avevamo già richiesto tutte le carte relative ad altri due episodi riguardanti i decessi di due donne verificatisi nei mesi scorsi sempre presso l’ospedale di Scafati. Questo nuovo doloroso caso, purtroppo richiede un ulteriore e più rapido approfondimento, e la commissione - assicura Burtone - farà di tutto per accertare con la massima scrupolosità quanto accaduto. Ai familiari della vittima va il nostro più sentito cordoglio».
Redazione online
25 aprile 2011(ultima modifica: 26 aprile 2011)
sabato 5 marzo 2011
morte [???]
Fece appelli in tv, scoperta da "Iene"
Aveva commosso migliaia di persone coi suoi appelli in tv per raccogliere fondi con cui far operare la figlia negli Stati Uniti. Ma la Procura di Napoli ha scoperto che si trattava di una truffa e così è stata arrestata Luisa Pollaro, 36 anni, che con l'aiuto del marito (indagato) ha messo in scena la finta malattia della bimba. A far sorgere dubbi su tutta la vicenda è stato un servizio della trasmissione "Le Iene". Ingenti le somme frodate.
Dopo settimane di indagini la Procura di Napoli ha deciso di arrestare Luisa Pollaro, madre della piccola Adelaide, con le accuse di truffa aggravata, falso ideologico e falso materiale. Indagati il marito, Vincenzo Ciotola, e un amico della coppia, Gianluca Scelzo, per i quali il gip ha respinto la richiesta di obbligo di firma chiesta dal pm Aldo Ingangi.
La donna, hanno ricostruito gli investigatori, falsificando alcuni documenti dell'istituto Gaslini di Genova, dove Adelaide era stata ricoverata per disturbi non particolarmente gravi, aveva fatto risultare che la piccola era invece affetta dalla "sindrome del lobo medio" e che necessitava di una operazione urgente a Houston. Oltre ad avere ottenuto il riconoscimento dell'invalidità al 100%, Luisa Pollaro aveva partecipato a numerose trasmissioni televisive: in questo modo "gli indagati - è scritto in una nota a firma del procuratore aggiunto Fausto Zuccarelli - hanno tratto in inganno un'ampia fascia di persone, delle più disparate condizioni sociali, che, animate da un sentimento di umanità e solidarietà nei riguardi della famiglia Ciotola, sono stati fraudolentemente indotti ad elargire ingenti somme", calcolate in centinaia di migliaia di euro.
Nei mesi scorsi la procura aveva disposto anche il sequestro delle copie in giacenza di un libro in cui la bambina, sotto forma di diario, raccontava la sua inesistente malattia e l'attesa dell'intervento chirurgico
lunedì 28 febbraio 2011
tonsille
Lamezia Terme, sospetto caso malasanità
Una bambina di nove anni è morta dopo un'operazione alle tonsille nel reparto di otorinolaringoiatria a Lamezia Terme. La piccola, Claudia M., secondo quanto riportano i quotidiani regionali della Calabria, era stata dimessa mercoledì, ma nel weekend si è sentita male e sabato è deceduta improvvisamente. Anche il padre della bimba, nel 2003, è morto per un presunto caso di malasanità, ma l'indagine venne archiviata.
Per far luce sulla vicenda e chiarire le cause del decesso della bimba, sul corpicino verrà eseguita l'autopsia disposta dalla Procura di Lamezia Terme.
La bambina di Filadelfia (Vibo Valentia) è stata operata lunedì 21. Due giorni dopo, mercoledì, i medici l'hanno dimessa. La piccola, però, tornata a casa non si è sentita bene e il venerdì la madre l'ha riaccompagnata in ospedale, dove è stata visitata nuovamente. Per i medici, però, era tutto normale e la piccola è stata così rimandata a casa. Sabato sera, una nuova ricaduta. Claudia è stata portata d'urgenza in ospedale dove però è giunta morta.
Subito dopo la vicenda, la madre della bambina ha presentato una denuncia alla polizia che ha sequestrato la cartella clinica su disposizione della Procura.
Il padre, morto anche lui per un caso sospetto di malasanità, nel 2003, accusando dolori al petto, si era recato nell'ospedale di Vibo Valentia dove fu visitato e dimesso. Il giorno dopo morì per un infarto.
venerdì 11 febbraio 2011
VIOLENZA E SUICIDIO
La piccola era disperata per l'affronto subito
11 febbraio, 13:00
(ANSA) - NEW DELHI, 11 FEB - E' morta dopo 15 giorni di sofferenze una bambina indiana di dieci anni che si era data fuoco dopo essere stata violentata da due compagni a Firozabad, nell'India centrale. La bimba era stata trascinata a forza da due compagni in un campo abbandonato e violentata. Le sue grida erano state ascoltate da alcuni contadini che l'avevano soccorsa, permettendo anche l'arresto dei due. Tornata a casa, dalla disperazione per l'affronto subito si era cosparsa il corpo di cherosene dandosi poi fuoco.
sabato 11 dicembre 2010
sonnifero mortale
e uccide turista americano: due arresti
Scoperta organizzazione che circuiva i viaggiatori stranieri e offriva loro vino drogato per poi rapinarli
ROMA - Selezionavano le vittime - soprattutto turisti stranieri - e con fare amichevole le approcciavano. Una volta guadagnata la loro fiducia le portavano a passeggiare nei pressi del Parco di Colle Oppio, e offrivano loro del vino contenente del sonnifero. Era questa la tecnica collaudata della banda del sonnifero che da tempo agiva nella Capitale, ma qualcosa è andato storto e qualche giorno fa un turista statunitense è morto, stroncato dagli effetti di una dose troppo forte di farmaci.
LADRI INDISTURBATI - Al termine di una indagine complessa, nella notte tra venerdì 10 e sabato 11 dicembre gli agenti del commissariato Celio hanno arrestato due persone. Una terza, identificata dalla polizia, è attualmente ricercata. Ma potrebbero esserci altri malviventi coinvolti nell'organizzazione. La banda aveva messo a segno numerosi colpi: quando le vittime perdevano i sensi, i ladri agivano indisturbati, derubandole di tutto. In un caso però lo stratagemma ha avuto un epilogo drammatico, quando il turista americano è rimasto ucciso dal potente sonnifero. (fonte Ansa).
venerdì 8 ottobre 2010
setticemia
Muore in Puglia una ragazza di 22 anni
Indaga la magistratura. Se ne è andata dopo un calvario
durante il quale le sono state amputate gambe e dita delle mani
BARI (5 ottobre) - È morta a 22 anni per setticemia a distanza di tre mesi da un banale intervento per l'asportazione di una cisti all'altezza del coccige, eseguito nell'ospedale di Putignano. La studentessa universitaria di farmacia, di Noci, è morta nel marzo scorso nell'ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti dopo che avevano tentato di salvarle la vita amputandole le gambe e tutte le dita delle mani, eccetto i pollici. La storia di Antonella Mansueto è oggetto di un fascicolo aperto dal sostituto procuratore del Tribunale di Bari, Angela Morea, dopo la denuncia presentata dai genitori.
La mamma di Antonella racconta sui giornali il calvario e la sofferenza della figlia. «Anche quando non respirava quasi più e il battito si sentiva appena - dice - I medici continuavano a dire che era solo un virus influenzale».
La ragazza era stata operata il 4 dicembre 2009: tutto era andato come previsto, poi qualche piccolo dolore e le medicazioni, per un certo periodo tutti i giorni e poi tre volte la settimana, come le era stato prescritto. Però Antonella e la sua famiglia si accorgono che qualcosa non va: la ferita non si rimargina ed emana un cattivo odore. Antonella si sente malissimo e le sue condizioni precipitano nei giorni successivi sino a quando, a marzo decidono di amputarle le gambe e le dita delle mani nell'estremo tentativo di salvarle la vita. L'operazione viene eseguita il 22 marzo da una équipe di medici di Bologna. Un tentativo risultato inutile perché la ragazza muore il 26 marzo.
Le indagini. Il pm della Procura di Bari, Angela Morea, ha convocato come persona informata dei fatti uno dei sanitari che ha conosciuto la ragazza dopo l'intervento chirurgico. Antonella venne ricoverata per l'asportazione di una cisti il 4 dicembre 2009 nell'ospedale di Putignano e venne operata dal chirurgo Aldo Calò. Il pm Morea ha disposto l'acquisizione delle cartelle cliniche e dei referti medici di tutte le strutture dove la ragazza, nei tre mesi di sofferenza, dall'operazione alla morte, è stata curata e visitata: l'ospedale di Putignano, il Miulli di Acquaviva e la Guardia Medica di Noci, dove addirittura le era stata diagnosticata un'influenza e le fu prescritta tachipirina per abbassare la febbre arrivata a 42. La Procura sta inoltre procedendo all'identificazione dei medici che hanno avuto in cura la 22enne, per individuare responsabilità personali e procedere ad eventuali iscrizioni nel registro degli indagati.
«Per capire cosa sia successo a Bari, abbiamo già inviato i carabinieri appartenenti al nucleo Nas della Commissione d'inchiesta» dice Ignazio Marino, presidente della Commissione d'inchiesta sul Servizio sanitario nazionale. I risultati, ha detto Marino, saranno valutati «durante il prossimo Ufficio di presidenza».
martedì 8 dicembre 2009
COME MUORE UN BAMBINO
Gb, ospedale tenta corrompere medico
Il Great Ormond Street Hospital è conosciuto come uno dei migliori ospedali pediatrici del mondo, potrebbe perdere questa pregiata etichetta se le accuse mosse dal Dottor Holt nei confronti della struttura sanitaria si rivelassero fondate. Dopo oltre due anni di indagini si è giunti ieri a scoprire una verità fatta di indifferenza, incapacità e superficialità. Retroscena shock di una storia costata la vita ad un bimbo.
Arriva ad un ormai probabile scioccante epilogo la storia di un bimbo inglese che la stampa britannica ha soprannominato “Baby P.”, il bimbo di 17 mesi morto durante l’agosto del 2007 a causa delle iterate violenze subite.
I principali quotidiani del Regno Unito hanno riportato uno stralcio dell’intervista rilasciata dal Dottor Kim Holt, impiegato presso il Great Ormon Street Hospital, che ha curato più volte il piccolo Peter. Il medico si era attenuto alle procedure, avvertendo la direzione dell’ospedale, chiedendo che venissero messe in atto le misure del caso: l’intervento delle forze dell’ordine e dei servizi sociali. Nessuno lo ha mai ascoltato. Nel 2007 il tragico epilogo: “Baby P.” è stato trovato morto nella sua culla. Aveva testa e schiena rotte, i denti scheggiati, un dito parzialmente amputato e il corpicino coperto di lividi.
La madre, il suo convivente e il proprietario della pensione in cui vivevano sono stati immediatamente arrestati. Le indagini hanno portato gli inquirenti a ricostruire che, durante i suoi infernali 17 mesi di vita, il bimbo era stato portato per ben 35 volte negli ospedali londinesi. I vertici del Great Ormond Street, secondo quanto detto alla stampa dal Dottor Holt, hanno cercato allora di compare il suo silenzio, offrendogli 120mila sterline (poco più di 130mila euro).
Già subito dopo la morte del piccolo, la direzione dell’ospedale pediatrico avevano ammesso una parziale responsabilità, sollevando però obiezioni di tipo sindacale, imputando alla mancanza di personale e ai turni stressanti di lavoro la mancata comuicazione dei fatti di violenza alle autorità.
Altri medici della stessa struttura si erano dimessi subito dopo lo scandalo. Tramite un portavoce, i dirigenti della struttura medica negano ogni addebito, ritrattando in parte quanto avevano sostenuto, dicendo di non avere mai ricevuto segnalazioni da parte dello staff.
Resta ancora da chiarire, in questa indagine che si profila ingarbugliata e complessa, perché davanti ad un simile orribile sospetto il Dottor Holt non abbia scavalcato la direzione del nosocomio, richiedendo in prima persona l’intervento delle autorità.
Giuditta Mosca
(DA TGCOM)
martedì 24 novembre 2009
LATTE CON MELAMINA
LA SOSTANZA TOSSICA ERA UTILIZZATA PER AUMENTARE ARTIFICIALMENTE IL VALORE PROTEICO
Melamina, in Cina prime due esecuzioni
La sentenza a gennaio, dopo che il latte contaminato ha ucciso sei neonati e intossicato altri 300mila bambini
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Latte contaminato, una condanna a morte (22 gennaio 2009)
Sequestrati quintali di latte alla melamina (16 ottobre 2008)
Sicurezza alimentare: la Cina è lontana (14 luglio 2008)
MILANO - In Cina sono state eseguite le prime due condanne a morta per lo scandalo del latte contaminato alla melamina, che ha causato la morte di sei neonati e l'intossicazione di 300mila bambini. La sentenza era stata emessa a gennaio.
LE ACCUSE - Zhang Yujun è stato riconosciuto colpevole di aver messo in pericolo la salute pubblica e Geng Jinping di aver prodotto e venduto il latte contaminato. Il primo ne ha prodotte oltre 770 tonnellate e vendute più di 600 tonnellate tra il luglio 2007 e l'agosto 2008. Geng ne ha messe in commercio oltre 900 tonnellate. Lo scandalo è esploso a settembre 2008, dopo una denuncia della Fonterra, impresa neozelandese socia della cinese Sanlu. La general manager della compagnia, Tian Wenhua, è stata condannata all'ergastolo. La sostanza tossica era utilizzata per aumentare artificialmente il valore proteico del latte.
24 novembre 2009 (da corriere.it)
giovedì 10 settembre 2009
COME MUORE UN BAMBINO
10 Settembre 2009 19:32 CRONACHE
CALTANISSETTA - E' morto il bimbo di 12 anni colpito da un fulmine in provincia di Caltanissetta. Si trovava insieme a due adulti quando l'intero gruppo e' stato sorpreso dalla pioggia. L'elicottero del 118 sta tentando di atterrare per recuperare il cadavere. (RCD)
martedì 8 settembre 2009
SCIOPERO DELLA FAME IN CARCERE
Detenuto fa sciopero della fame e muore
Estrema protesta di un tunisino di 42 anni: ha smesso di nutrirsi dopo una condanna per violenza sessuale
MILANO - È morto dopo un lungo sciopero della fame, iniziato oltre un mese fa, un detenuto tunisino di 42 anni, che era rinchiuso nel carcere di Torre del Gallo a Pavia. L'uomo è deceduto due giorni fa al policlinico San Matteo, dove era stato ricoverato per l'aggravarsi delle sue condizioni.
PROTESTA ESTREMA - Il tunisino aveva deciso di intraprendere lo sciopero della fame dopo che aveva saputo di una nuova condanna emessa contro di lui per un'accusa di violenza sessuale. Una sentenza che il nordafricano ha contestato, sino a decidere di interrompere l'assunzione di cibo e bevande. Sono stati inutili i tentativi del responsabile del carcere di convincerlo a mangiare. Sulla vicenda sono ora in corso accertamenti da parte dell'autorità giudiziaria.
08 settembre 2009 (da corriere.it)
giovedì 13 agosto 2009
LITE FRA BAMBINI?
13 Agosto 2009 10:20 CRONACHE
PALERMO - Un bimbo di 10 anni e' morto ieri sera all''Ospedale dei bambini' di Palermo, dov'era giunto martedi in coma, per alcuni traumi agli organi interni provocati dalle botte ricevute, 4 giorni prima, da un compagno di giochi: le percosse avrebbero infatti gravemente lesionato il fegato e i reni del piccolo. La procura del capoluogo siciliano ha aperto un'inchiesta pert far luce sulle cause del decesso. (RCD)
martedì 7 luglio 2009
ERRORE TRASFUSIONALE
Morto per una trasfusione: la sacca
era di un paziente con lo stesso cognome
Incredibile caso di omonimia dietro il decesso di un settantacinquenne. Aperte due inchieste, 17 «iscritti»
L'ospedale di Salerno
SALERNO — A Gerardo Fasolino, il settantacinquenne di Marina di Camerota, morto lo scorso 2 luglio all’ospedale «San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona» durante una trasfu sione, è stato iniettato sangue incompatibile con il proprio. Ci sarebbe stato un errore di omonimia sulla sacca di sangue prelevata prima della trasfusione. A Gerardo Fasolino sareb be stato iniettato sangue compatibile in realtà con un altro uomo ricoverato nel reparto di cardiochirurgia che ha lo stes so cognome dell’anziano. Per i risultati dell’autopsia, eseguita ieri mattina dal medi co legale Giovanni Zotti (a cui ha assistito anche il medico legale della famiglia, Giuseppe Raimo), bisognerà attendere almeno un paio di settimane.
E molto probabilmente i funerali si terranno stamat tina. Ma dopo l’esame autopti co si comincia a fare più chia rezza sulle cause che hanno de terminato il decesso improvvi so. Offrendo, così, sia alla magi stratura salernitana che alla di rezione generale (che ha nomi nato una commissione per un’inchiesta interna) maggiori elementi per accertare eventua li responsabilità del personale ospedaliero che quel giorno era in servizio presso l’azienda. Il pubblico ministero del Tribuna le di Salerno, Marinella Gugliel motti, che sta indagando sul ca so, ha iscritto 17 persone nel re gistro degli indagati. Nelle ma glie della magistratura sono fi niti medici e infermieri della seconda divisione di ortopedia e del centro trasfusionale, oltre agli anestesisti.
Ma nulla esclude che dopo i risultati degli esami istologici, le indagini possano prendere un’altra piega e chiudere il cerchio intor no a poche persone. Qualora l’autopsia dovesse confermare che ad uccidere Gerardo Fasolino sia stato un gruppo sangui gno incompatibile con il proprio, allora l’inchiesta giudizia ria si concentrerebbe su chi, la sera del 2 luglio scorso, sia entrato nell’emoteca, dove vengono conservate le sacche di sangue, per prelevare quella che sarebbe poi servita per la trasfusione. Se l’indagine giudiziaria segue il suo corso, an che l’inchiesta interna avviata dalla direzione generale del l’azienda ospedaliera non si ferma. Subito dopo la tragedia è stata nominata una commissione con il compito di accertare eventuali responsabilità mediche. Ieri mattina, nei corridoi del Ruggi si vociferava di un provvedimento di sospensione emesso dal direttore generale Attilio Bianchi nei confronti di medici ed infermieri dei reparti sotto accusa. Indiscrezione che, già nel pomeriggio, sono state smentite.
Angela Cappetta (da corriere.it)
07 luglio 2009
giovedì 2 luglio 2009
MORTE IN CUSTODIA
Arrest-Related Death Statistical Tables Released
"Deaths in Custody Statistical Tables - State and local law enforcement arrest-related deaths, 2003-2006" presents tables with detailed data from the Deaths in Custody Reporting Program (DCRP), a series of individual-level data collections on arrest-related deaths involving state and local law enforcement agencies. (BJS)
giovedì 28 maggio 2009
MORTE PER LESIONI RETTALI
Ferita mortale con una scopa
E' morta, probabilmente per un gioco erotico finito male, una donna di 37 anni, a Caivano, in provincia di Napoli. La donna, mercoledì pomeriggio, si è recata all'ospedale San Giovanni di Dio di Frattamaggiore (Napoli) con una lesione rettale: agli agenti del drappello di polizia ha raccontato che la ferita se l'era procurata cadendo su un manico di scopa. La donna è stata sottoposta ad intervento chirurgico ma èd eceduta dopo alcune ore.
Durante un sopralluogo nella casa della persona deceduta, la polizia ha ritrovato un pezzo di manico di scopa con tracce ematiche. Sul fatto sono tuttora in corso indagini. (da tgcom)
mercoledì 13 maggio 2009
WRESTLING
Eurosport - mer, 13 mag 18:17:00 2009
Phil Astin aveva prescritto farmaci proibiti a decine di sportivi, tra i quali anche il wrestler della WWE che nel 2005 uccise moglie e figlio per poi suicidarsi. Astin si è dichiarato colpevole accettando una condanna dura, che poteva arrivare fino a venti anni di reclusione
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Condanna a dieci anni di reclusione per Phil Astin, il medico di 54 anni che aveva prescritto, e somministrato per diverso tempo steroidi e sostanze anabolizzanti a diversi sportivi tra i quali anche il wrestler della WWE Chris Benoit che nell"estate del 2007 uccise in circostanze drammatiche la moglie e il figlio per poi impiccarsi.
Quello di Benoit (nella foto insieme a Eddie Guerrero, un altro wrestler tragicamente scomparso nel 2005), fu un caso che destò molto clamore e che anche nel nostro paese ebbe un enorme risalto arrivando alla sospensione della programmazione del wrestling sulle reti in chiaro (in quel periodo il programma Smackdown era irradiato da Italia Uno).
Il nome di Astin era uscito immediatamente dopo l'inizio delle indagini sulla tragedia della famiglia di Benoit: si disse che Benoit era esaurito, preoccupatissimo dalle condizioni del figlio David, che soffriva di una grave patologia neurologica, e in crisi affettiva con la moglie Nancy Sullivan, anche lei popolarissima con il nick di Woman tra gli appassionati di wrestling, e sposata in seconde nozze. Ma si ipotizzò anche la cosiddetta roid rage , un raptus di follia determinato dall'eccesso di assunzione di sostanze anabolizzanti e painkillers. In realtà l'esame autoptico non rivelò nulla di tutto questo, e molti aspetti di quell'indagine risultano ancora abbastanza oscuri: come ad esempio il fatto che vicino al corpo di Benoit fossero state rinvenute alcune bottiglie di birra e un paio di bottiglie di superalcolici mentre l'autopsia rivelò che né il wrestler, né la moglie o il figlio avevano assunto alcol prima della morte.
Dalle prescrizioni rinvenute nella villa di Benoit la polizia risalì fino ad Astin chiamandolo a responsabilità diretta per le sue consulenze mediche che riguardavano non solo wrestler ma anche altri sportivi professionisti.
Oggi Phil Astin, 54, si è dichiarato colpevole ed è stato condannato a 10 anni di reclusione: rischiava venti anni di carcere.
Il giudice Jack Camp nel valutare le accuse ha ammesso che non ci fosse alcun dubbio del fatto che il medico stesse cercando di aiutare i suoi pazienti alle prese con seri problemi di dipendenza, ma che non si potesse sottovalutare il fatto che sotto le sue cure fossero morte due persone.
Negli Stati Uniti, dove l'uso di painkillers e anabolizzanti è estremamente diffuso non solo tra gli sportivi professionisti, e certo non solo nel wrestling, ma anche in molti altri sport, la condanna è stata giudicata esemplare nei confronti di un mondo medico ancora troppo accondiscendente e tollerante nei confronti di un problema serio come quello della dipendenza da steoroidi, psicofarmaci, ansiolitici e potenti antinfiammatori.
Dalla scomparsa di Benoit i controlli della WWE sui propri atleti sotto contratto sono notevolmente aumentati, e molti sono stati i wrestler sospesi per violazione del wellness program.
Eurosport
martedì 14 aprile 2009
LETTING DIE
Più di un quarto di secolo fa, fui il primo in Italia, io credo, a introdurre in sede medico legale la questione del letting die, vale a dire del lasciarsi morire – o se preferite di non curarsi, qualora le condizioni fisiche non consentissero di farlo senza una probabilità di successo (L’eutanasia: diritto di vivere/diritto di morire, CEDAM, 1983). Ero anche d’accordo con le posizioni del card. Franjo Sieper, che non riteneva obbligatorie le “cure sproporzionate” allo scopo, se lo scopo non aveva probabilità di essere raggiunto. In altri termini, ritenevo che un individuo, giunto quasi al punto estremo della vita, avesse il diritto/dovere di decidere che fare di sé, e cioè se contentarsi oppure no delle cure palliative, se non c’era possibilità di salvezza.
Sono stato anche il primo a portare a conoscenza dei medici legali italiani il Natural Death Act dello Stato di California (vedi la citazione sopra), nel quale- lo rammento agli smemorati- l’eutanasia attiva e l’eutanasia passiva erano proibite, erano cioè proibiti atti ed omissioni che fossero causalmente efficaci nel produrre la morte.
Il passare del tempo non ha stravolto le mie convinzioni.
E’ in atto in questo momento un’aspra polemica tra la Federazione degli Ordini dei Medici e la Società italiana di medicina legale e delle assicurazioni, circa l’estensione da dare alla DAT (Dichiarazione anticipata di trattamento). Questa polemica non mi riguarda: sono invecchiato abbastanza da capire le ragioni degli uni e degli altri, e non voglio convincere nessuno della bontà di una o dell’altra tesi.
Voglio solo esprimere le mie personali Dichiarazioni anticipate di trattamento:
- Nel caso andassi incontro a morte cerebrale certa, per favore staccate la spina;
- Nel caso andassi incontro a morte corticale certa, per favore staccate la spina;
- Nel caso andassi incontro a stato vegetativo persistente, per favore staccate la spina, non fate trattamenti sproporzionati al fine da raggiungere, non nutritemi artificialmente, non datemi più liquidi, ma lasciatemi morire in pace.
- PS. Non espiantate i miei organi, sono troppo vecchi e acciaccati.
Giusto Giusti
Roma, 14 aprile 2009
domenica 28 dicembre 2008
CAPACITA' DI INTENDERE E DI VOLERE?
Questa storia ce la racconta La Nuova Sardegna, che riferisce il caso di una donna di 41 anni, ricoverata nel repartino di Psichiatria dell'ospedale di Sassari. La donna era schizofrenica ed era ricoverata per provare una nuova cura. Il 7 dicembre, mentre era nel bagno del reparto, i suoi vestiti sono andati a fuoco, e non è ancora chiara la ragione. Ha riportato ustioni molto gravi, e le fu proposta l'amputazione di una mano e di un piede. Lei rifiutò, nella consapevolezza che senza l'amputazione sarebbe certamente morta. Due sostituti Procuratori, un giudice civile e un perito si sono recati al capezzale della donna, per valutare la validità del dissenso all'intervento. I genitori della donna volevano seguire la volontà di lei. A cenni (era tachetomizzata), la donna fece capire che rifiutava l'intervento. L'intervento non fu eseguito. Dopo un paio di settimane la donna morì. Dovrà essere eseguita l'autopsia. La storia è qui http://lanuovasardegna.repubblica.it/dettaglio/Chiede-di-rinunciare-alle-cure-e-muore/1567431?edizione=EdRegionale
Questo caso mi lascia molti dubbi. Ma ora non ho voglia di approfondire. Fatelo voi, se credete.
venerdì 12 settembre 2008
MORTE IN CUSTODIA
Velletri, detenuto muore dopo violenze
Antigone: picchiato dalla polizia, fare chiarezza

ROMA (12 settembre) - Sarebbe stato picchiato dalla polizia municipale di Velletri. E poi condotto in carcere, con l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale. Si tratta di un detenuto tossicodipendente malato di cirrosi. Secondo quanto denuncia l'associazione "Antigone", che si batte per i diritti nelle carceri, in cella le condizioni dell'uomo si sarebbero aggravate. Fino alla morte, sopraggiunta subito dopo il trasporto in ospedale.
L'arresto dell'uomo sarebbe avvenuto alcuni giorni fa. Dopo essere stato fermato, sostiene l'associazione, il giovane è stato violentemente picchiato. In carcere sarebbe anche stato visitato dal medico del penitenziario, il quale il giorno dopo avrebbe constatato l'aggravarsi del suo stato di salute.
Patrizio Gonnella, presidente di “Antigone", chiede con tono deciso «un intervento delle autorità amministrative affinché facciano chiarezza sull'episodio». E poi annuncia: «Segnaleremo il caso agli organismi internazionali che si occupano di tortura».
«Notizia di gravità inaudita». A raccogliere l'appello di Gonnella è Luigi Nieri, assessore al Bilancio, programmazione economico-finanziaria e partecipazione della Regione Lazio. «La notizia segnalata dall'associazione, se corrisponde al vero, è di gravità inaudita». Poi Nieri commenta: «E' dovere di chiunque abbia un ruolo istituzionale fornire chiarimenti sulla vicenda. Se i fatti corrispondessero a verità sarebbe evidente il nesso con un clima di violenza e di intolleranza che si respira nell'aria a causa di irresponsabili opzioni politiche della destra al governo. Auspico - conclude l'assessore - che si faccia luce sull'episodio, tanto più che come sempre la vittima non pare essere un pericoloso criminale, bensì una persona rispetto alla quale era prioritataria un'azione di sostegno sociale». (da ilmessaggero, 12 settembre)
domenica 31 agosto 2008
COME MUORE UN BAMBINO
Brasile, il piccolo aveva 2 anni
Un bimbo brasiliano di 2 anni è morto dopo aver ingerito della cocaina comprata dal padre. Secondo fonti mediche, il bambino era nella sua casa di Sanga Puità quando ha aperto un pacchetto di carta metallizzata contente 5 grammi di cocaina che aveva comprato suo padre. Il bimbo, curioso, ha assaggiato la polvere bianca. E' stato ricoverato in ospedale con gravi convulsioni, ma non c'è stato nulla da fare: è morto per una crisi cardiaca.
La tragedia è avvenuta nel sud del Mato Grosso, davanti agli occhi dei genitori. Al momento non è ancora chiaro come il piccolo sia entrato in possesso della droga, ma con molta probabilità il padre deve averla lasciata incustodita in una zona accessibile. Sul caso stanno indagando le forze dell'ordine, che hanno fermato l'uomo. (tgcom 31 agosto 2008)
lunedì 25 agosto 2008
COME MUORE UN BAMBINO
Il rogo causato da un corto circuito
Una bambina di due anni è morta nell'incendio di un'abitazione a Pontelatone (Caserta): nell'attimo in cui si sono sprigionate le fiamme la piccola si trovava nell'appartamento insieme al padre, un uomo di origine albanese, la madre e un fratello di quattro anni. Gli altri occupanti della casa non hanno riportato ferite. Secondo i primi rilevamenti effettuati da carabinieri e vigili del fuoco, a causare l'incendio sarebbe stato un corto circuito.
La piccola vittime si chiamava Asia Buzi: aveva quattro fratelli, tre dei quali al momento dell'incendio erano fuori insieme alla mamma, una donna italiana. Secondo gli accertamenti dei carabinieri di Capua, il cittadino albanese, in Italia da alcuni anni, ha un regolare permesso di soggiorno. I vigili del fuoco, dopo alcune ore di intenso lavoro per domare il rogo, hanno recuperato il corpo della bambina. Si indaga per risalire alle cause certe dell'incendio. (da tgcom 25 agosto 2008)