domenica 13 febbraio 2011

soldi, soldi...

Un milione e mezzo,
il tesoretto del parroco

La chiesa di Santa Croce nel quartiere di Vanchiglia


La somma era in parte “rubata” alle offerte dei fedeli. Investiti
in polizze vita e poi “girati” a un amico per comprare case e negozi
CLAUDIO LAUGERI
TORINO
Il «tesoretto» del parroco era di un milione e 600 mila euro. Risparmi. E anche soldi sottratti alle elemosine. Denaro finito a finanziare polizze vita del sacerdote, poi riscattate per acquistare immobili e consentire a un amico di rilevare un self-service. Denaro uscito dalla sacrestia della chiesa di Santa Croce per mano dell’ex parroco Giovanni Ballesio, 80 anni compiuti a dicembre, finito sott’inchiesta per appropriazione indebita. E poi, c’è l’amico: Angelo Marturano, 51 anni, titolare del negozio di vernici «G.M.C.» a pochi passi dalla chiesa, del bar a fianco e del self-service dell’altra parte della Dora, al piano terra di una palazzina di lusso. Per lui, il pm Vincenzo Pacileo ha ipotizzato il reato di riciclaggio.

Ad attirare l’attenzione della Guardia di Finanza era stata un’operazione in contanti di don Ballesio. Era il giugno 2003. Con 65 mila euro, il sacerdote aveva riscattato alcune polizze sulla vita (ne aveva intestate 19). Quel tipo di operazioni viene sempre segnalata ai militari, che avevano avviato gli accertamenti di routine. Così, avevano scoperto che le polizze erano state stipulate con fondi (2-300 mila euro l’anno) in buona parte prelevati dalle offerte dei frequentatori della chiesa. Denaro mai annotato in un registro delle entrate, anche se don Ballesio si era premurato di compilarne uno sulle uscite.

Rientrato in possesso dei «liquidi», il sacerdote aveva costituito la società «Narfab sas di Marturano Angelo e C.». Un capitale di oltre un milione di euro, in parte costituito con soldi della parrocchia. Ballesio era socio al 70 per cento, Marturano al 30. In più, il sacerdote aveva anche pagato 600 mila euro per favorire l’apertura del self-service intestato alla «Arf snc» di Marturano. Pagamenti avvenuti con assegni circolari. Con soldi delle offerte. «Era l’avviamento della società. Mi ha offerto quei soldi come un prestito, avrei dovuto rifiutarli?» dice Marturano. E non ha avuto sospetti nemmeno quando il sacerdote ha deciso di trasformare il prestito in regalo. «Per me era come un padre» dice soltanto. Era il 2007. Due anni dopo, l’indagine della Finanza ha svelato l’inghippo. E i rapporti tra don Ballesio e Marturano si sono deteriorati.

«Se l’è presa con me, credeva che avessi combinato qualche guaio, pensava che l’indagine della Finanza fosse stata avviata a causa mia. Ma non è così» racconta Marturano. Poi, nel settembre 2009 la «Narfab» è passata tutta nelle mani di don Ballesio e pochi mesi dopo è andata a Cinzia Cofanelli. «Non so chi sia, Giovanni non me ne ha mai parlato» dice Marturano. Alcune settimane fa, la Guardia di Finanza (su ordine della procura) ha sequestrato le quote della «Narfab» e i due immobili nella palazzina di lusso in lungo Dora Colletta 67.

Sulla vicenda, l'Arcidiocesi non si sbilancia: «Seguiremo il caso con la massima attenzione nel rispetto del lavoro della Magistratura e delle autorità inquirenti affinché si faccia chiarezza sulla verità dei fatti e nell’accertamento delle eventuali responsabilità delle persone coinvolte. Come sempre in questi casi, l'Arcidiocesi si atterrà alle conclusioni delle autorità competenti».

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