venerdì 11 marzo 2011

autopsia

MEDICINA LEGALE
La morte dell’autopsia?
Uno studio inglese rilancia il tema della dissezione «virtuale» dei cadaveri



MILANO - Dall’autopsia alla “virtopsia”, il passo ormai è breve. Anzi, grazie alla continua evoluzione delle tecniche di imaging, una delle branche più antiche della medicina sembra destinata a mettere in soffitta una volta per sempre il suo aspetto più “cruento”: diventerà virtuale anche l’arte della dissezione dei cadaveri? Al dipartimento di Medicina legale delle East Midlands , Università di Leicester in Inghilterra, ne sono convinti. Il responsabile, Guy Rutty, e la sua equipe hanno pubblicato sull’International Journal of Legal Medicine uno studio sull’utilizzo della coronarografia e della Tac “multistrato” per effettuare l’ autopsia del cuore e delle coronarie.
Nel cadavere viene iniettato un mezzo di contrasto attraverso un catetere inserito nella carotide e si esegue l’esame diagnostico. Le tecniche utilizzate dal professor Rutty su 25 cadaveri , dopo aver ottenuto il consenso dei famigliari, hanno così consentito di delineare un protocollo di intervento “semplice, veloce, minimamente invasivo ed efficace dal punto di vista dei costi”. La Tac ha prodotto immagini in grado di visualizzare non solo il lume (cioè l’interno) ma anche la parete delle arterie, utile per quantificare la presenza e lo spessore delle calcificazioni ad esempio. Lo studio inglese ha dunque individuato una metodologia. La valutazione dei risultati rispetto ad un’autopsia tradizionale è invece rimandata ad un ulteriore lavoro in corso di svolgimento.
RISULTATI DISCUSSI - Insomma, il destino delle dissezioni è segnato? «Una metodica come quella descritta nello studio dell’Università di Leicester può essere d’aiuto ma non sostituisce affatto il normale esame – risponde Giorgio Matturri , direttore dell’istituto di Anatomia patologica dell’università degli Studi di Milano ¬-. Lo studio ha per obiettivo di mettere in evidenza l’albero vascolare, cioè le coronarie del cuore, in un modo abbastanza completo e che però non può sostituirsi alla classica indagine anatomo- patologica. Questo per svariati motivi: il primo è che non fa risaltare la natura delle alterazioni delle pareti arteriose coronariche, al di là di eventuali calcificazioni e trombi. Inoltre bisogna tenere conto che gran parte delle conseguenze anche mortali dipendono dalle alterazioni della centralina elettrica del cuore, cioè del sistema cardiaco di conduzione, e questa metodica non riesce a evidenziarlo».

APPLICAZIONI- Che utilità può avere allora? «In qualche modo può cercare di far fronte alla carenza di personale o di conoscenze dell’anatomia patologica – aggiunge Matturri - . Oggi l’esperienza dell’anatomo-patologo nei confronti del riscontro diagnostico si è affievolita e l’organizzazione ne risente, quindi si cerca in tutti i modi di far fronte a queste carenze utilizzando metodologie che possono in qualche modo aiutare ma non riescono certo ad approfondire. Purtroppo di autopsie se ne fanno sempre meno. L’anatomia patologica ha perso il suo appeal e qui in Italia è diventata una specie di succursale del laboratorio di analisi per cui l’anatomo-patologo non ha più né la preparazione di una volta, né l’abitudine all’esame del corpo umano e quindi deve ricorrere a queste metodiche».
A Leicester, tuttavia, non demordono e vogliono continuare a studiare la loro metodica su altri 200 casi: «Siamo incredibilmente entusiasti del potenziale di questa nuova ricerca ¬– dichiara Guy Rutty -. La tecnica potrebbe essere l’inizio di un cambiamento nella prassi delle autopsie in Inghilterra, facendone diminuire il numero, e potrebbe essere utilizzata in altri centri in tutto il mondo».

CORSO ONLINE PER MEDICI LEGALI - L’Università delle East Meadlands, tra l’altro, ha messo online un corso per aspiranti medici legali fin dal 2001 con esercitazioni e test su cadaveri rigorosamente interattivi. Basta andare nel sito del dipartimento di Medicina legale . Gli autori hanno caricato diciotto casi clinici post mortem su cui lavorare. Per ciascuno è possibile ripercorrere l'anamnesi del paziente: sono descritti i sintomi che il malato ha manifestato al momento del ricovero in ospedale, la terapia medica somministrata fino al momento del decesso e i disturbi di cui ha sofferto in passato. Per completare la "cartella clinica", sono disponibili online anche i referti degli esami ai quali il malcapitato di turno è stato sottoposto durante il suo ricovero. Una volta esaminato il tutto si può iniziare a eseguire la dissezione e l'ispezione dei tessuti e degli organi interni del cadavere. Si possono anche leggere gli esiti degli esami anatomici e istologici corredati da immagini. Quando ci si sente pronti, basta cliccare sulla voce "Cause di morte" e provare a dare una risposta tra quelle elencate. Se non è quella giusta, viene spiegato il motivo.


IL PROGETTO VIRTOPSY - All’Università di Zurigo, invece, l’autopsia virtuale ha già raggiunto uno stadio molto avanzato. Il team di Michael Tali, direttore dell’istituto di Medicina legale, ha messo in piedi il progetto “Virtopsy” ( e ha realizzato un macchinario ribattezzato “Virtobot”. La nuova tecnologia sfrutta la combinazione di angiografia, biopsia, Tac e risonanza magnetica, per ottenere nel giro di un’ora e mezza informazioni dettagliate su eventuali danni allo scheletro o al cervello, “leggendo” all’interno dei vasi sanguigni e tracciando all’occorrenza il percorso di una pallottola all’interno dell’organismo. Con l’utilizzo di una speciale videocamera in alta definizione, di un sistema per la risonanza magnetica e di un software dedicato, Virtobot “archivia” un corpo umano, realizzando una copia 3D da analizzare al computer. Il sistema sembra promettere bene. Sono già state effettuate un centinaio di scansioni e nell’ottanta per cento dei casi gli esperti zurighesi sono riusciti a determinare con precisione le cause del decesso.

Ruggiero Corcella

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