martedì 19 aprile 2011

morto in cella

VITERBO
Detenuto trentenne trovato morto in cella
era stato operato al cervello in gennaio
E' successo sabato sera nel carcere Mammagialla. Il garante Marroni: «Era malato, non doveva essere lì»VITERBO

Detenuto trentenne trovato morto in cella
era stato operato al cervello in gennaio

E' successo sabato sera nel carcere Mammagialla. Il garante Marroni: «Era malato, non doveva essere lì»


Il carcere di Viterbo (Proto)
VITERBO - Si è sentito male nella sua cella la sera di sabato scorso. Il medico, allertato dal compagno di detenzione, è intervenuto immediatamente provando anche la rianimazione, ma tutto è stato vano. E' morto così un detenuto senegalese di 30 anni, Dioune Sergigme Shoiibou, nella sua cella nel carcere Mammagialla di Viterbo. Sono in corso indagini per accertare le cause del decesso: l'uomo sarebbe morto per decesso cardio-circolatorio, ma l'ufficialità è legata all'esito dell'autopsia che è stata disposta dal magistrato. Il fatto è avvenuto sabato sera ma la notizia si è appresa solo oggi. A dare l'allarme il suo compagno di cella che ha chiamato i soccorsi: i medici hanno tentato di rianimarlo ma per il giovane non c'è stato nulla da fare.. Il giovane era disteso nel suo letto, riverso su un fianco. Gli agenti lo hanno chiamato ma si sono subito accorti che era privo di sensi. Secondo quanto si è appreso, sul corpo del giovane non sarebbero stati individuati segni di violenza.

OPERATO ALLA TESTA - Il giovane era stato arrestato lo scorso 4 febbraio e condannato a sei mesi di carcere, con fine pena fissato al prossimo 2 agosto. Portato a Regina Coeli, è stato trasferito a Viterbo il 27 marzo. Prima di essere arrestato l'uomo era stato operato alla testa in un ospedale romano per asportare un ematoma dal cervello che gli causava frequenti crisi epilettiche. Per questi motivi l'uomo era privo di parte della calotta cranica ed era sottoposto a cure continue. Appena arrivato nel carcere di Viterbo era stato sottoposto ad una Tac ed alcune visite di controllo e la direzione sanitaria del carcere aveva provveduto a prendere contatti con l'ospedale dove era stato operato. «Quale che sia il responso dell'autopsia - afferma il garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni - è l'ennesima giovane vita finita in un carcere. Quello che mi chiedo è se una persona in quelle condizioni di salute dovesse stare in carcere considerando la lieve pena che era stata inflitta. Mi chiedo come un uomo così malato non sia stato trattenuto nel centro clinico di Regina Coeli dove avrebbe avuto le cure più adeguate alla sua condizioni».

red. on.
18 aprile 2011

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