lunedì 18 aprile 2011

delitto di Meche

VERONA
Neppure l’appello crede a Stoleru
Ergastolo per il delitto dei Meche
La sentenza di secondo grado: «Ha ucciso lui la coppia» confermato al romeno la reclusione a vita otto mesi di carcerazione in regime di isolamento

Claudio Stoleru (archivio)

VERONA - La sua è stata un’attesa silenziosa e prolungata fino al tardo pomeriggio. Alla fine, però, il verdetto pronunciato dalla Corte d’assise d’appello di Venezia per voce del presidente Daniela Perdibon ha - di fatto - lasciato completamente immutata la sorte giudiziaria per Claudiu Stoleru, il ventiquattrenne romeno rinchiuso a Montorio con l’agghiacciante accusa di aver ammazzato i coniugi Luigi Meche e Luciana Rambaldo il 23 aprile 2008, a Lugagnano di Sona. Anche i magistrati di secondo grado, infatti, hanno confermato nei confronti dell’imputato la condanna alla pena dell’ergastolo, imponendogli inoltre la carcerazione in regime di isolamento per otto mesi anziché i precedenti sei; del tutto marginale oltre che ininfluente in termini di pena, invece, il fatto che venerdì pomeriggio, in parziale riforma della sentenza di primo grado emessa a Verona, i giudici dell’appello abbiano escluso l’aggravante della continuazione e fatto cadere nei confronti di Stoleru il reato di furto (nella fattispecie, di alcuni capi di vestiario appartenuti alle vittime) per «non diversi procedere » vista la mancanza di querela.

Accolte quasi nella loro totalità, dunque, le richieste formulate a coronamento della propria requisitoria dal sostituto procuratore generale Giuseppe Rosin che un mese fa, nell’aula bunker di Mestre, aveva sollecitato contro «faccia d’angelo» la condanna al «fine pena mai». Difeso dall’avvocato di fiducia Davide Adami, per quanto riguarda il capitolo risarcimenti, in attesa dell’eventuale causa in sede civile, in base al verdetto pronunciato a Verona l’imputato dovrà (in teoria, visto che risulta nullatenente) versare una provvisionale di 30mila euro a ciascun fratello delle vittime e 15mila a ogni nipote, costituiti parte civile con gli avvocati Alessandro Comunale Butturini e Massimo Leva. Conclusa anche la partita in appello, al romeno non resta che giocare l’ultima carta che gli rimane, quella di rivolgersi a i giudici romani della Cassazione per ribaltare il doppio ergastolo incassato in primo e secondo grado.

Nel frattempo, unica al mondo a restargli vicina fin dal suo arrivo in Italia, continua a non abbandonarlo nonostante le apparentemente irrimediabili vicissitudini giudiziarie Irina, sorella e sola parente in vita di Claudiu: «Sapevo che sarebbe andata a finire così - è la sua sofferta ammissione - ma non si può condannare una persona senza prove. La giustizia terrena ha fallito, ma io continuo a credere in quella divina. Di sicuro, non abbandonerò mai mio fratello». Finora, tuttavia, è stata e rimane l’unica.

La. Ted.
16 aprile 2011

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