lunedì 31 gennaio 2011

FUORISTRADA

Schianto nella notte, tre giovani morti
Auto ad alta velocità contro un albero, in provincia di Roma: deceduti un italiano e due amici romeni

ROMA - Tre giovani sono morti nella notte tra domenica e lunedì dopo che l'auto sulla quale stavano viaggiando è finita contro un albero. È accaduto in provincia di Roma, a Fonte nuova, intorno all'una. Le tre vittime - un italiano e due macedoni suoi amici - avevano rispettivamente 25, 22 e 28 anni. Non è ancora chiaro se i tre stessero rientrando da una serata in un locale notturno. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Monterotondo.

ESAMI AUTOPTICI - Le salme sono state portate al Policlinico Agostino Gemelli e messe a disposizione dell' autorità giudiziaria. Gli esami autoptici consentiranno di verificare se i tre avessero assunto sostanze stupefacenti o alcol oltre i limiti consentiti dalla legge. L'incidente è avvenuto al chilometro 19,800 di via Nomentana.
L'auto, una Fiat Punto, era condotta dall'italiano e viaggiava in direzione Mentana. Per motivi non ancora accertati, ma probabilmente a causa dell'alta velocità, il conducente ha perso il controllo della vettura. Questa ha invaso la corsia opposta ed è finita contro un albero ad alto fusto sul bordo della strada. I tre giovani sono morti all'istante, l'auto è andata completamente distrutta. (fonte Ansa)

venerdì 28 gennaio 2011

FOLIGNO

Foligno e i beni culturali Corso per la loro salvaguardia
L'Associazione Centro Studi in collaborazione con la Regione Umbria - Servizio Protezione Civile e Legambiente Nazionale e la Fondazione Cassa di Risparmio realizzerà il corso "Operatore per la protezione e la salvaguardia dei beni culturali"

Giovedi 27 Gennaio 2011 - Dal territorio
Il tema della salvaguardia e messa in sicurezza dei beni culturali, attualmente, rappresenta una specializzazione della Protezione Civile "made in Italy" ed è diventato uno dei maggiori fiori all'occhiello della nostra Protezione Civile in Europa e nel mondo. Un settore di intervento innovativo, tanto importante quanto complesso e delicato.

L'idea progettuale consiste nel realizzare un percorso pilota e sperimentale teso alla formazione sulla salvaguardia del patrimonio culturale dai rischi naturali della durata complessiva di 54 ore. Un corso intensivo che coniughi momenti d'aula con esperienze finalizzate anche ad accrescere la reciproca conoscenza tra le componenti della Sistema di protezione civile operanti nel settore, stimolando la ricerca di linguaggi e procedure comuni, garantendo un rafforzamento dei saperi e delle energie qualificate a disposizione del Paese in caso di calamità e, non ultimo, alzando gli standard formativi per interventi di qualità che siano efficaci e tempestivi, ma al contempo cauti ed attenti in un settore così complesso e delicato.

Il progetto formativo, strutturato in tre fasi, tratterà temi più generali relativi al sistema di protezione civile italiano e alla tutela del patrimonio artistico, e temi più specifici sulla messa in sicurezza del patrimonio culturale, con particolare riferimento alle esperienze realizzate sul campo in passato e sulla salvaguardia dei beni mobili (beni archeologici, storico artistici e archivistici). E' prevista inoltre un'esercitazione pratica sul campo di messa in sicurezza di beni mobili.
Il corso è rivolto a laureandi e laureati in Protezione Civile, tecnici, esperti e volontari che operano nel settore della Protezione Civile per un totale di 30 allievi.

Per iscriversi sarà necessario scaricare e inviare la domanda di iscrizione dal sito www.cstudifoligno.it. Grazie al finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio la partecipazione è gratuita per gli studenti universitari. Per gli altri iscritti è richiesto un contributo pari a 150€. Le attività didattiche verranno realizzate presso le nuove strutture del moderno Centro Regionale di Protezione Civile di Foligno la prima giornata formativa è prevista per il 15 febbraio 2011.

lunedì 24 gennaio 2011

rapina e omicidio

Veneto Percorso:ANSA.it > Regioni > Veneto > News Omicidio anziano nel padovano, forse rapina finita male
Trovato da fratello; era imbavagliato e legato mani e piedi
21 gennaio, 13:15

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Scrivi alla redazione Suggerisci ()(ANSA) - PADOVA, 21 GEN - Potrebbe esserci una rapina finita in tragedia all'origine dell'omicidio di Alessandro Malvestio, 72 anni, l'anziano trovato morto ieri sera all'interno della sua abitazione in mezzo alla campagna a Massanzago (Padova).

L'ipotesi e' presa in considerazione dai carabinieri che stanno compiendo indagini.

L'uomo, che conduceva una vita molto riservata e viveva in una casa di pochi metri quadrati e' stato trovato imbavagliato e legato con le mani e i piedi. A dare l'allarme il fratello, passato per dargli un saluto. (ANSA).

Annarella Bracci

L'omicidio di Annarella Bracci
di lucia (16/02/2007)

Il corpo senza vita di Annarella Bracci di soli 12 anni fu ritrovato in fondo ad un pozzo in aperta campagna alla periferia di Roma. Era stata ammazzata dopo un tentativo di violenza carnale. Il suo assassino non è mai stato trovato.

Italia 1950, l'opinione pubblica è sconvolta per l'incredibile storia di Annarella Bracci di soli 12 anni, trovata morta dopo essere stata vittima di un tentativo di violenza carnale. La ragazzina abitava in via Lorenzo Litta nella borgata Primavalle di Roma con la madre separata dal marito e numerosi fratelli. Era il 18 febbraio ed Annarella era uscita di casa con un sacchetto di tela ed una bottiglietta vuota. Doveva comprare il carbone e chiedere a qualche vicina un pò di olio in prestito. Da quel momento è svanita nel nulla. I parenti della ragazzina, preoccupati, avevano informato la polizia che sottovalutarono l'episodio. I giornali locali iniziarono a parlarne dopo 5/6 giorni.

La notizia fece immediatamente il giro d'Italia e, pressati dalle proteste degli abitanti della borgata e dall'opinione pubblica, finalmente le forze dell'ordine intensificarono le ricerche. I primi sospetti caddero sulla madre di Annarella, Marta Fiocchi, sul suo amante ed un amico di famiglia, Lionello Egidi, sposato e padre di 2 figli detto "il biondino di Primavalle"di professione giardiniere. Il 3 marzo il corpo senza vita dell'adolescente venne trovato in un profondo pozzo in una strada di campagna tra via Torrevecchia e l'attuale via Cogoleto.

Annarella non indossava le mutandine e per questo immediatamente fu sospettata la violenza carnale, ma l'autopsia ed ulteriori indagini accertatorono che la ragazzina aveva subito un tentativo di violenza ed aveva lottato contro il suo aggressore che l'aveva colpita ripetutamente e, credendola morta, l'aveva gettata nel pozzo dove, molto probabilmente, Annarella annegò. Alcuni testimoni dichiararono che il giorno della scomparsa avevano visto la bambina in compagnia di Lionello Egidi che le aveva comprato delle castagne. Il biondino fu arrestato anche se si dichiarava completamente innicente.

In carcere Lionello fu maltrattato, picchiato, alla fine stremato dalle botte e per la mancanza di cibo confessò di aver ammazzato Annarella. Seguì il processo nel 1952 che si concluse con l'assoluzione dell'uomo per insufficienza di prove. Nel 1955 la Corte d'Appello lo condanna invece a 26 anni di reclusione. Sentenza completamente ribaltata dalla Cassazione nel gennaio del 1957 giudicandolo estraneo ai fatti.

Allora chi ha ucciso la piccola Annarella? Il caso è rimasto insoluto. Lionello ritornò da "martire" nella sua borgata, ma rischiò il linciaggio quando fu arrestato dopo qualche mese per molestie sessuali ad un bambino di 8 anni, Per questa volenza ha scontato solo sei mesi di carcere.


Lucia Criscuoli

venerdì 21 gennaio 2011

peritonite

LA STORIA
Bimba morì per diagnosi sbagliata
Pediatra in ferie dovrà risarcire i danni
Tre milioni di euro per la morte di una bambina di 10 anni, sua paziente, causata da un errore di diagnosi della sua sostituta, che non riconobbe una peritonite

FIRENZE - Anche se era assente per le ferie e aveva il telefono staccato, una pediatra di Firenze dovrà lo stesso risarcire il danno per la morte di una bambina di 10 anni, sua paziente, causata da un errore di diagnosi della sua sostituta, che non riconobbe un attacco di peritonite. Lo ha stabilito il tribunale di Firenze secondo quanto riporta oggi il quotidiano La Repubblica. La bimba si sentì male a marzo del 2008 e morì al Meyer dopo giorni in rianimazione, i genitori avevano chiamato la sostituta della pediatra che in quel periodo era in ferie, e la donna aveva diagnosticato un'influenza: invece si trattava di peritonite. La pediatra in ferie non è mai stata coinvolta nel procedimento penale ma adesso il giudice ha stabilito che dovrà pagare un risarcimento.

LA CONDANNA - Il giudice ha condannato la sostituta a 1 anno e un medico di guardia a 8 mesi, entrambi per omicidio colposo, ma ha anche fissato un risarcimento di 3 milioni di euro da pagare alla famiglia da parte dei due imputati e della pediatra in vacanza. Il presidente dell’ordine dei medici di Firenze, Antonio Panti, ha criticato la sentenza come «poco logica» spiegando che «la responsabilità nella scelta del professionista da cui farsi sostituire ha senso solo quando c’è una gerarchia di medici, ad esempio in un reparto di ospedale, mentre nel caso dei medici convenzionati con la Asl il sostituto è alla pari». Il presidente della Federazione dei medici pediatri, Giuseppe Mele, ha sottolineato che «ogni professionista deve rispondere solo per i suoi atti medici. La colpa è solo soggettiva, non può essere oggettiva».


21 gennaio 2011

avvelenatori

SENTENZA URGENTE DELLA CASSAZIONE
Gli «avvelenatori» tornano punibili
E' di nuovo valida la legge del 1962 che punisce chi mette in commercio alimenti scaduti, tossici o avariati



Le famose mozzarelle blu MILANO — Una legge salvata. Quella sulla tutela della salute pubblica rispetto agli alimenti scaduti, avariati, contaminati, tossici e quant’altro. Dopo la denuncia del Corriere della Sera, una sentenza urgente della Cassazione riconosce gli effetti della legge 283 del 1962 sulla tutela di quanto finisce nei piatti degli italiani. Una tutela preventiva che i giudici italiani avevano smesso di applicare considerandola spazzata via — insieme a migliaia di altre norme risalenti a prima del 1970 — dai decreti del ministro per la semplificazione Roberto Calderoli. Una sentenza, sempre della Cassazione, del febbraio 2010 ne aveva decretato la «morte», ritenendola abrogata dal 16 dicembre 2010. Eliminando così la possibilità di punire chi commetteva reati del tipo mozzarelle blu, vino al metanolo, alici con le larve, cotolette alla salmonella, uova alla diossina. Un esempio dell’elenco sterminato di reati normalmente presenti nei rapporti dei carabinieri del Nas. E dopo il 16 dicembre, nonostante le rassicurazioni dello stesso Calderoli e del ministro della Salute Ferruccio Fazio, i giudici avevano cominciato ad assolvere o a non rinviare a giudizio. Un grave pericolo per la salute pubblica.
«INFORMAZIONE PROVVISORIA» - Adesso controlli e sentenze possono ripartire. In fretta e furia, la terza sezione penale della Suprema Corte ha di fatto ribaltato la decisione che lei stessa (ma con altri magistrati) aveva preso lo scorso febbraio. Per ora non si conoscono i dettagli, ma l’importanza della questione è tale che da piazza Cavour a Roma hanno diramato un’«informazione provvisoria», scritta a penna, che illustra il senso del provvedimento. «La disciplina in tema di tutela degli alimenti contenuta nella legge 283 del 1962 — è scritto — non rientra fra quelle abrogate dalla legge 246 del 2005 (la cosiddetta taglia-leggi, ndr) e relativi decreti attuativi». E stamane il procuratore torinese Raffaele Guariniello è tornato a colpire, a firmare un rinvio a giudizio per un commerciante che vendeva alici alle larve, pericolosissime per il fegato umano. «Sono entusiasta di questo intervento della Cassazione che ripristina la normalità», ha commentato il magistrato, da sempre in prima fila nella lotta contro le frodi.


CHIAREZZA - Guariniello ha subito informato il ministro Fazio, che si era prodigato per chiarire la situazione. Fazio e il collega Calderoli, il 17 gennaio scorso, avevano spiegato che la legge non era stata abrogata. Ma nei tribunali, di fronte alla sentenza della Cassazione del febbraio 2010, pochi potevano applicare la versione dei ministri. Soprattutto gli avvocati difensori sventolavano quella sentenza che in pratica ufficializzava l’abrogazione della legge del 1962. A Benevento, a dicembre, è stato assolto un commerciante «perchè il fatto non è più previsto come reato», mentre a Torino un pescivendolo aveva evitato il rinvio a giudizio e un responsabile di minimarket ha sperato nell’assoluzione per la vendita di alici con le larve. Il giudice però ha rinviato la sentenza in attesa di chiarezza. Chiarezza arrivata ora da Piazza Cavour.

Mario Pappagallo
20 gennaio 2011

giovedì 20 gennaio 2011

MAFIA A NEW YORK

INDAGINI MULTIPLE HANNO PORTATO ALL'INDIVIDUAZIONE DI MEMBRI DI VARIE FAMIGLIE
Maxi retata antimafia dell'Fbi:
100 arresti tra New York e il New Jersey
E' la più grande operazione di sempre. I fermati devono rispondere di omicidio, estorsioni e traffico di droga

NEW YORK Gli agenti federali statunitensi hanno arrestato decine di sospetti gangster di famiglie della criminalità organizzata, individuati in indagini multiple. L'Fbi ha dichiarato che la maggior parte dei fermi sono avvenuti questa mattina in tutta la città di New York, nel New Jersey e nel New England. Tra le accuse, assassinio, estorsione e traffico di stupefacenti. È attesa una conferenza stampa del procuratore generale Eric Holder e altri funzionari nella giornata odierna a Brooklyn.

RETATA RECORD - Per la Nbc, che però non cita ancora nessun nome, si tratta della maggiore operazione contro la mafia della storia di New York e dei dintorni. Secondo il New York Times tra le accuse spiccano quelle di omicidio, racket ed estorsione, anche commessi negli anni Ottanta e Novanta. La Nbc cita la dichiarazione di un agente dell'Fbi, Diego Rodriguez, secondo cui «questa mattina agenti dell'Fbi insieme con i nostri partner delle polizie locali, hanno iniziato ad arrestare oltre 100 membri della criminalità organizzata con capi di accusa di diverso tipo». Non si hanno al momento maggiori dettagli in attesa di una conferenza stampa del ministro della Giustizia Eric Holder.

mercoledì 19 gennaio 2011

omicidio a Monselice

NEL PADOVANO
Brasiliana trovata morta
in un appartamento a Monselice
Ferite di arma da taglio al collo, tracce di bruciature sui vestiti. Era una ballerina di lap-dance di 35 anni, clandestina in Italia


La casa del delitto (Bergamaschi)

PADOVA - Il corpo senza vita di una donna è stato trovato in un appartamento di via Valli a Monselice (Padova). Era una ballerina brasiliana di lap-dance, il cui cadavere presenterebbe profonde ferite di arma da taglio al collo. Sul posto gli investigatori dell'Arma unitamente al medico legale ed al pm di turno Maria Ignazia D'Arpa.

Secondo quanto si è appreso, Iulsa Sousa Moreira, 35 anni, era clandestina in Italia e divideva l’abitazione con una connazionale regolare, che ha trovato il cadavere rientrando a casa. La vittima, che frequentava i locali della provincia di Reggio Emilia, avrebbe lavorato anche come prostituta. La donna - secondo i carabinieri - è stata uccisa sul proprio letto con un fendente alla gola. Il corpo è stato quindi portato nel bagno della casa, dove l’assassino ha tentato di bruciarlo con liquido infiammabile, coprendolo infine con sacchetti di plastica. I militari non hanno trovato segni di effrazione nell’appartamento e neppure di furto. È possibile perciò che la straniera conoscesse chi l’ha uccisa o, comunque, abbia lei stessa aperto la porta all’assassino.(Ansa)

A.G.
18 gennaio 2011

sabato 15 gennaio 2011

una storia

15/01/2011 - LA STORIA
La Circe di Versailles
e l'agente innamorato



Bella e crudele seduce il direttore del carcere. Fino alla rovina
ALBERTO MATTIOLI
CORRISPONDENTE DA PARIGI
Un direttore di carcere che ha una relazione con una detenuta, le fornisce soldi, abiti e cellulari e le permette di spadroneggiare per tutta la prigione è già abbastanza scandaloso. Ma finisce in prima pagina se la detenuta in questione è stata la protagonista di una storiaccia di sangue e di sesso che ha indignato e commosso tutta la Francia. Tutto si svolge a Versailles. Lui è Florent Gonçalves, 41 anni, che dirige il piccolo carcere con solo ottanta detenuti. Ha una compagna, una figlia piccola e un ottimo curriculum: la carriera l’ha fatta dalla gavetta, iniziando da semplice sorvegliante, e lo descrivono serio, professionale, anzi rigido. Finché, nel 2009, non entra in una delle sue celle Emma.

Emma, 22 anni, è il nome che è stato attribuito alla protagonista, allora minorenne, dell’affare della «gang dei barbari». Siamo nel 2006 e i barbari sono una gang di giovani musulmani che sequestrano, non si è mai capito davvero se per odio religioso o per chiedere un riscatto, probabilmente per tutti e due insieme, il giovane ebreo Ilan Halimi. L’esca per attirarlo in trappola è proprio Emma. È lei che, istigata dal «cervello» (si fa per dire) della gang, Yussuf Fofana, convince il ventitreenne Ilan a seguirla.

Il ragazzo, un venditore di cellulari tutt’altro che ricco, verrà torturato selvaggiamente per ventiquattro giorni. Lo ritroveranno nudo, ustionato su tutto il corpo, ormai agonizzante. E morirà mentre lo trasportano in ospedale. I «barbari» vengono condannati all’ergastolo. A Emma, processata a porte chiuse perché under 18, toccano nove anni di galera. E qui comincia l’altra storia, una parentesi rosa dentro una vicenda nera. Le vicissitudini giudiziarie non hanno tolto a Emma il fascino: ha un bel fisico, capelli neri, «une forte poitrine» (traducibile come «un seno generoso») ed evidentemente la capacità di sedurre.

Gonçalves perde totalmente la testa. In poco tempo, in carcere è lei che comanda: «La cosa era così palese che i sorveglianti la soprannominavano la Direttrice», raccontano dei testimoni al Parisien che la svelato l’affaire. Quando una sorvegliante la rimprovera, la risposta della favorita è: «Lo dirò al direttore». Sotto il suo fascino cade anche un agente di 36 anni, cui peraltro lei non concede le sue grazie. Ma Gonçalves non è solo affascinato sessualmente: è proprio innamorato come un adolescente in piena tempesta ormonale.

Dirà poi, arrivato il momento della confessione, che aspettava la libertà condizionale di Emma, ormai imminente perché la ragazza aveva già scontato metà della pena, povero Gonçalves, «per rifarsi una vita» con la bella prigioniera. Invece se l’è rovinata. L’affare non poteva restare nascosto e infatti non lo è rimasto. Hanno cominciato a parlarne le altre detenute, poi la notizia è arrivata all’amministrazione penitenziaria e un’ispezione ha messo fine alla love story dietro le sbarre. Gonçalves è sotto inchiesta per «consegna illecita di una somma di denaro e di oggetti vietati a una detenuta» (gli oggetti vietati sono il cellulare e ricariche).

Rischia il posto, che formalmente non perderà finché non sarà condannato e, soprattutto, fino a tre anni di carcere. Proprio l’anno scorso, un «affaire» del genere era scoppiato nella prigione di Poissy, ma all’inverso: quella volta era stata una sorvegliante a far passare un cellulare a un detenuto con cui aveva dei rapporti sessuali. Ironia della sorte, venne scoperta quando i suoi colleghi iniziarono a stupirsi dell’ascendente che esercitava sul detenuto, giudicato ingovernabile. Quanto a Emma, il dibattito è aperto su chi sia realmente questa ragazza di origini iraniane. Secondo la maggior parte dei giornali, è una Circe che sfrutta il suo potere seduttivo per i suoi scopi, una mantide che prima attira gli uomini e poi li distrugge.

Le Monde racconta invece una storia di ordinario disagio, di un’Emma «sballottata dalla vita»: in Iran, l’abbandono del padre violento, le molestie da parte di uno zio, una sorella disabile; in Francia, dove la ragazza arriva a undici anni portando ancora il velo, le sue vicissitudini comprendono uno stupro da parte di tre ragazzi, un aborto, l’affidamento ai servizi sociali e tre tentativi di suicidio. Paradossalmente, per lei l’unico periodo di serenità è stato quello trascorso nel carcere di Versailles. Il «suo» carcere.

lunedì 10 gennaio 2011

strangolare

Cadavere semi nudo trovato ad Arluno
Il cadavere di una donna dell'apparente età di 35-40 anni è stato trovato abbandonato in una via di Arluno, piccolo centro a Ovest di Milano. La donna, della quale non è ancora nota l'identità, era seminuda, ed è morta strangolata. Il corpo, sul quale i medici hanno riscontrato un trauma facciale e la frattura della mandibola, potrebbe essere solo stato lasciato in quella zona ma l'omicidio sarebbe avvenuto altrove.


L'allarme è scattato dopo una telefonata al 118. Quando i soccorsi sono arrivati sul posto, intorno alle 22 di domenica, la donna era ancora viva, ma è morta pochi minuti dopo. Il corpo è stato trovato vicino a dei giardinetti, non lontano dall'autostrada. Secondo i primi rilievi la vittima sarebbe stata colpita più volte al viso fino a provocare la frattura della mandibola. Nelle sue tasche non sono stati trovati documenti. Sull'episodio indagano i carabinieri di Monza.

martedì 4 gennaio 2011

resti di 220 persone

LA MACABRA SCOPERTA DURANTE I LAVORI IN UN OSPEDALE A HALL IN AUSTRIA
Trovati i resti di 220 persone in Tirolo
Forse vittime dell'eutanasia nazista
Secondo gli storici potrebbero essere state eliminate nel periodo tra il 1938 e il 1945



La cittadina di Hall, in Tirolo VIENNA - I resti di circa 220 persone, probabilmente vittime di un programma di eutanasia durante il nazismo, sono venuti alla luce in Tirolo durante i lavori di ampliamento dell'ospedale regionale di Hall. La macabra scoperta è stata fatta nell'area del reparto di psichiatria dell'ospedale. Secondo quanto indicato dalla società Tilak che gestisce la struttura ospedaliera, i lavori sono stati sospesi ed è stata nominata una commissione di esperti incaricata di esaminare i resti rinvenuti.
STOP AI LAVORI - I lavori di scavo del progetto edilizio avrebbero dovuto avere luogo sul vecchio cimitero dell'ospedale. Durante le ricerche preparatorie era emerso che i morti erano stati seppelliti fra il 1942 e il 1945. Molto probabilmente si tratta, «almeno in parte», di vittime del programma di eutanasia varato durante il nazismo in Germania ed esteso in Austria dopo l'Anschluss al Terzo Reich nel 1938. Dopo la scoperta, il progetto è stato provvisoriamente fermato. Secondo la società Tilak, gli scavi non erano ancora cominciati. La commissione di esperti dovrà ora indagare sulla scoperta e occuparsi fra l'altro dell'identificazione dei resti, che il cimitero scoperto venga correttamente portato alla luce, della ricerca storica e di aspetti legali.


LA STORIA - Nell'ambito dell'agghiacciante programma di eutanasia nazista, secondo uno studio di storici dell'Università di Innsbruck sulla "Sterilizzazione forzata e l'eutanasia nazista in Tirolo, Sudtirolo e Vorarlberg", circa 3.000 persone, fra le tre regioni, furono denunciate fino al 1945 per presunte "malattie ereditarie" fra le quali i nazisti includevano anche quelle mentali. Fra il 1940 e il 1945 oltre 700 adulti e bambini con handicap furono deportati. Nello stesso periodo almeno 400 persone furono sterilizzate con la forza. È possibile quindi che fra i resti resti scoperti vi siano anche quelli di sudtirolesi. Fino a pochi anni fa, infatti, in Alto Adige, in assenza di una clinica psichiatrica vera e propria, i malati venivano ricoverati o in una casa di cura di Pergine in Trentino, o proprio a Hall in Tirolo. Il periodo delle denunce va dal '38 al '45. Il personale sanitario era obbligato a denunciare i casi riscontrati. Se ne occupavano poi i Tribunali per le malattie ereditarie (uno era a Innsbruck) che potevano disporre il ricovero coatto. Il regime aveva previsto anche ad Hall un centro per eliminare queste persone e anche un programma di eutanasia con iniezioni letali. Nessuno dei due piani fu realizzato, ma gli storici sospettano da anni che durante il nazismo centinaia di persone siano state fatte morire di fame ad Hall. Tocca ora ai patologi accertare le cause della morte delle persone i cui resti sono stati scoperti ad Hall.


03 gennaio 2011

fiocina arma letale

TRAGEDIA FAMILIARE A PALAZZOLO SULL'OGLIO, NEL BRESCIANO
Uccide il padre con una fiocina,
dà fuoco alla casa e si getta dal balcone
Il giovane parricida è rimasto ferito ed stato ricoverato in ospedale



I carabinieri nella casa del delitto (Ansa) BRESCIA - Tragedia familiare a Palazzolo sull'Oglio. Un uomo, secondo una prima ricostruzione del carabinieri, sarebbe stato ucciso a colpi di fiocina dal figlio. Il presunto parricida avrebbe poi dato fuoco all'abitazione, gettandosi dal secondo piano. Ora l'uomo è ricoverato in ospedale.
La tragedia - spiegano gli inquirenti - sarebbe avvenuta al culmine di una lite per motivi familiari, anche se non c'erano evidenti motivi di contrasto o precedenti tra padre e figlio. L'uomo, 53 anni, era rimasto vedovo e viveva insieme al figlio unico. I due erano da soli in casa, quando - secondo la ricostruzione dei militari - il presunto parricida, dopo aver ucciso il padre ha dato fuco all'appartamento e poi si è gettato dal balcone, al secondo piano. I primi ad accorrere i vigili del fuoco, ma quando sono entrati nell'appartamento, ormai danneggiato dalle fiamme, hanno trovato il corpo dell'uomo a terra con ferite da taglio. Dopo la caduta, il giovane invece, è stato ricoverato a Brescia, ma le sue condizioni non sono gravi e i carabinieri lo hanno già interrogato.

03 gennaio 2011