VERONA
Neppure l’appello crede a Stoleru
Ergastolo per il delitto dei Meche
La sentenza di secondo grado: «Ha ucciso lui la coppia» confermato al romeno la reclusione a vita otto mesi di carcerazione in regime di isolamento
Claudio Stoleru (archivio)
VERONA - La sua è stata un’attesa silenziosa e prolungata fino al tardo pomeriggio. Alla fine, però, il verdetto pronunciato dalla Corte d’assise d’appello di Venezia per voce del presidente Daniela Perdibon ha - di fatto - lasciato completamente immutata la sorte giudiziaria per Claudiu Stoleru, il ventiquattrenne romeno rinchiuso a Montorio con l’agghiacciante accusa di aver ammazzato i coniugi Luigi Meche e Luciana Rambaldo il 23 aprile 2008, a Lugagnano di Sona. Anche i magistrati di secondo grado, infatti, hanno confermato nei confronti dell’imputato la condanna alla pena dell’ergastolo, imponendogli inoltre la carcerazione in regime di isolamento per otto mesi anziché i precedenti sei; del tutto marginale oltre che ininfluente in termini di pena, invece, il fatto che venerdì pomeriggio, in parziale riforma della sentenza di primo grado emessa a Verona, i giudici dell’appello abbiano escluso l’aggravante della continuazione e fatto cadere nei confronti di Stoleru il reato di furto (nella fattispecie, di alcuni capi di vestiario appartenuti alle vittime) per «non diversi procedere » vista la mancanza di querela.
Accolte quasi nella loro totalità, dunque, le richieste formulate a coronamento della propria requisitoria dal sostituto procuratore generale Giuseppe Rosin che un mese fa, nell’aula bunker di Mestre, aveva sollecitato contro «faccia d’angelo» la condanna al «fine pena mai». Difeso dall’avvocato di fiducia Davide Adami, per quanto riguarda il capitolo risarcimenti, in attesa dell’eventuale causa in sede civile, in base al verdetto pronunciato a Verona l’imputato dovrà (in teoria, visto che risulta nullatenente) versare una provvisionale di 30mila euro a ciascun fratello delle vittime e 15mila a ogni nipote, costituiti parte civile con gli avvocati Alessandro Comunale Butturini e Massimo Leva. Conclusa anche la partita in appello, al romeno non resta che giocare l’ultima carta che gli rimane, quella di rivolgersi a i giudici romani della Cassazione per ribaltare il doppio ergastolo incassato in primo e secondo grado.
Nel frattempo, unica al mondo a restargli vicina fin dal suo arrivo in Italia, continua a non abbandonarlo nonostante le apparentemente irrimediabili vicissitudini giudiziarie Irina, sorella e sola parente in vita di Claudiu: «Sapevo che sarebbe andata a finire così - è la sua sofferta ammissione - ma non si può condannare una persona senza prove. La giustizia terrena ha fallito, ma io continuo a credere in quella divina. Di sicuro, non abbandonerò mai mio fratello». Finora, tuttavia, è stata e rimane l’unica.
La. Ted.
16 aprile 2011
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lunedì 18 aprile 2011
domenica 20 febbraio 2011
baseball
Uccise anziano nel barese, ergastolo
Colpi' ripetutamente la vittima con una mazza da baseball
19 febbraio, 19:14
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Guarda la foto1 di 1 (ANSA) - BARI, 19 FEB - La Corte di Assise di Bari ha condannato all'ergastolo il 25enne Donato Squicciarino per l'omicidio del 74enne Salvatore Zizzari, ucciso nelle campagne di Altamura (Bari) la sera del 6 luglio 2009. Secondo l'accusa l'imputato colpi' ripetutamente con una mazza da baseball alla testa l'anziano. I giudici, nel dispositivo della sentenza, hanno giudicato l'imputato colpevole di omicidio volontario con l'aggravante della crudelta', cosi' come richiesto dall'accusa.
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lunedì 24 gennaio 2011
rapina e omicidio
Veneto Percorso:ANSA.it > Regioni > Veneto > News Omicidio anziano nel padovano, forse rapina finita male
Trovato da fratello; era imbavagliato e legato mani e piedi
21 gennaio, 13:15
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Scrivi alla redazione Suggerisci ()(ANSA) - PADOVA, 21 GEN - Potrebbe esserci una rapina finita in tragedia all'origine dell'omicidio di Alessandro Malvestio, 72 anni, l'anziano trovato morto ieri sera all'interno della sua abitazione in mezzo alla campagna a Massanzago (Padova).
L'ipotesi e' presa in considerazione dai carabinieri che stanno compiendo indagini.
L'uomo, che conduceva una vita molto riservata e viveva in una casa di pochi metri quadrati e' stato trovato imbavagliato e legato con le mani e i piedi. A dare l'allarme il fratello, passato per dargli un saluto. (ANSA).
Trovato da fratello; era imbavagliato e legato mani e piedi
21 gennaio, 13:15
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L'ipotesi e' presa in considerazione dai carabinieri che stanno compiendo indagini.
L'uomo, che conduceva una vita molto riservata e viveva in una casa di pochi metri quadrati e' stato trovato imbavagliato e legato con le mani e i piedi. A dare l'allarme il fratello, passato per dargli un saluto. (ANSA).
domenica 25 ottobre 2009
VULNERABILITA' GENETICA II
25/10/2009 (18:1) - LO SCONTO DI PENA CHE FA DISCUTERE
Il giudice: "E' il primo caso in Italia
Applicato un documento del 2002 "
Santosuosso: «Ma non esiste ancora
l'evidenza scientica per l'assoluzione»
Il caso di «vulnerabilità genetica» riconosciuto dalla Corte d’Assise d’Appello di Trieste «è il primo del genere in Italia». Così il giudice Amedeo Santosuosso, consigliere della Corte d’Appello di Milano, ha commentato lo sconto di pena di un anno riconosciuto a un cittadino algerino condannato per omicidio.
La sentenza, osserva Santosuosso, applica l’orientamento espresso nel 2002 nel documento britannico diventato da allora il punto di riferimento in merito alle connessioni fra caratteristiche genetiche, comportamento e responsabilità. Il documento, intitolato «Genetica e comportamento umano: il contesto etico», è stato elaborato dal Nuffield Council on Bioethics. «Le conclusioni di quel documento, in generale condivise, rilevano - spiega Santosuosso - che dalle conoscenze genetiche attuali non emerge una sufficiente evidenza scientifica tale da escludere la responsabilità e assolvere persone con determinate caratteristiche; tuttavia possono verificarsi casi in cui parziali evidenze scientifiche possono essere utilizzate per calcolare la pena».
Non è molto chiaro, al momento, che cosa si intenda per «vulnerabilità genetica». Il termine, secondo Santuosuosso, «sembra volersi riferire ad una condizione genetica che rende vulnerabili, sembra di capire sulla base di accertamenti di natura scientifica. Quale sia è tutto da vedere».
Il giudice: "E' il primo caso in Italia
Applicato un documento del 2002 "
Santosuosso: «Ma non esiste ancora
l'evidenza scientica per l'assoluzione»
Il caso di «vulnerabilità genetica» riconosciuto dalla Corte d’Assise d’Appello di Trieste «è il primo del genere in Italia». Così il giudice Amedeo Santosuosso, consigliere della Corte d’Appello di Milano, ha commentato lo sconto di pena di un anno riconosciuto a un cittadino algerino condannato per omicidio.
La sentenza, osserva Santosuosso, applica l’orientamento espresso nel 2002 nel documento britannico diventato da allora il punto di riferimento in merito alle connessioni fra caratteristiche genetiche, comportamento e responsabilità. Il documento, intitolato «Genetica e comportamento umano: il contesto etico», è stato elaborato dal Nuffield Council on Bioethics. «Le conclusioni di quel documento, in generale condivise, rilevano - spiega Santosuosso - che dalle conoscenze genetiche attuali non emerge una sufficiente evidenza scientifica tale da escludere la responsabilità e assolvere persone con determinate caratteristiche; tuttavia possono verificarsi casi in cui parziali evidenze scientifiche possono essere utilizzate per calcolare la pena».
Non è molto chiaro, al momento, che cosa si intenda per «vulnerabilità genetica». Il termine, secondo Santuosuosso, «sembra volersi riferire ad una condizione genetica che rende vulnerabili, sembra di capire sulla base di accertamenti di natura scientifica. Quale sia è tutto da vedere».
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VULNERABILITA' GENETICA
25/10/2009 (18:33) - IL CASO
"E' vulnerabile geneticamente"
Sconto di pena al detenuto algerino
All’origine dell’omicidio un'aggressione avvenuta nel 2007
+ Il giudice: "E' il primo caso in Italia Applicato un documento del 2002 "
Uccise un colombiano a coltellate
Con una indagine cromosomica
la Corte ha accertato che i geni
lo renderebbero più aggressivo
TRIESTE
Uno sconto di pena di un anno, perchè ritenuto «vulnerabile geneticamente»: è quanto la Corte d’Assise d’Appello di Trieste ha riconosciuto al cittadino algerino Abdelmalek Bayout, portando a otto anni e due mesi di reclusione la condanna per aver ucciso a coltellate nel 2007, a Udine, il colombiano Walter Felipe Novoa Perez.
Attraverso un’indagine cromosomica innovativa - secondo quanto riferisce oggi il Messaggero Veneto - è stato accertato il possesso, da parte di Bayout, di alcuni geni, che lo renderebbero più incline a manifestare aggressività se provocato o espulso socialmente. Tale «vulnerabilità genetica» si sarebbe incrociata con «lo straniamento dovuto all’essersi trovato alla necessità di coniugare il rispetto della propria fede islamica integralista con il modello comportamentale occidentale», determinando nell’uomo «un importante deficit nella sua capacità di intendere e di volere».
All’origine dell’omicidio - ricorda il presidente della Corte d’Assise d’Appello, Pier Valerio Reinotti, estensore delle motivazioni della sentenza - è stata l’aggressione subita da Bayout da parte di un gruppo di giovani, tra cui Novoa Perez, che lo avevano deriso per avere gli occhi truccati con il kajal, apparentemente per motivi religiosi. (da lastampa.it)
"E' vulnerabile geneticamente"
Sconto di pena al detenuto algerino
All’origine dell’omicidio un'aggressione avvenuta nel 2007
+ Il giudice: "E' il primo caso in Italia Applicato un documento del 2002 "
Uccise un colombiano a coltellate
Con una indagine cromosomica
la Corte ha accertato che i geni
lo renderebbero più aggressivo
TRIESTE
Uno sconto di pena di un anno, perchè ritenuto «vulnerabile geneticamente»: è quanto la Corte d’Assise d’Appello di Trieste ha riconosciuto al cittadino algerino Abdelmalek Bayout, portando a otto anni e due mesi di reclusione la condanna per aver ucciso a coltellate nel 2007, a Udine, il colombiano Walter Felipe Novoa Perez.
Attraverso un’indagine cromosomica innovativa - secondo quanto riferisce oggi il Messaggero Veneto - è stato accertato il possesso, da parte di Bayout, di alcuni geni, che lo renderebbero più incline a manifestare aggressività se provocato o espulso socialmente. Tale «vulnerabilità genetica» si sarebbe incrociata con «lo straniamento dovuto all’essersi trovato alla necessità di coniugare il rispetto della propria fede islamica integralista con il modello comportamentale occidentale», determinando nell’uomo «un importante deficit nella sua capacità di intendere e di volere».
All’origine dell’omicidio - ricorda il presidente della Corte d’Assise d’Appello, Pier Valerio Reinotti, estensore delle motivazioni della sentenza - è stata l’aggressione subita da Bayout da parte di un gruppo di giovani, tra cui Novoa Perez, che lo avevano deriso per avere gli occhi truccati con il kajal, apparentemente per motivi religiosi. (da lastampa.it)
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mercoledì 26 agosto 2009
BENE! Si riapre il caso dell'Olgiata
Olgiata, pool di 007 a caccia del killer
I fatti di ieri analizzati con i mezzi di oggi. Si inizia dalla morte della contessa Alberica Filo della Torre, uccisa 18 anni fa nella sua villa. A indagare sui delitti irrisolti una task force dei carabinieri. La cronaca nera sotto lo zoom delle tecnologie scientifiche e investigative potrà avere risvolti nuovi
di Maria Elena Vincenzi
Alberica Filo della TorreSi parte dal giallo dell´Olgiata, riaperto dopo 18 anni. I delitti irrisolti della capitale non sono stati dimenticati: li rianalizzerà, con l´ausilio delle tecnologie più avanzate, una task force dei carabinieri, un pool di uomini scelti che, ciascuno con la propria specializzazione, potrà fare luce sugli omicidi che non hanno ancora un colpevole. Le indagini, puntate sui dettagli non scandagliati dagli investigatori dell´epoca, saranno portate avanti da periti esperti che valuteranno il caso attraverso un salto cronologico: i fatti di ieri analizzati con i mezzi di oggi. La morte violenta di Alberica Filo Della Torre, avvenuta il 10 luglio del 1991, sarà rivista totalmente.
La squadra è stata voluta dalla procura di Roma che ha dato mandato al comando provinciale dei carabinieri. E gli uomini del generale Vittorio Tomasone hanno messo in piedi il pool. I fatti della cronaca nera sotto lo zoom di tecnologie scientifiche all´avanguardia, oltre all´applicazione delle ultime tecniche investigative, potranno avere risvolti nuovi e inaspettati.
E nella squadra speciale del comando provinciale di Roma entrano anche tecnici del Racis, il raggruppamento investigazioni scientifiche che comanda anche i Ris e i Rac, i due super-reparti di tecnici dei reperti. Il pool verrà coordinato dal nucleo investigativo di via in Selci, comandato dal tenente colonnello Lorenzo Sabatino: si riprenderanno in mano i faldoni dei misteriosi omicidi di cui si occupò l´Arma, secondo le disposizioni del sostituto procuratore Pierfilippo Laviani. Casi che sono finiti sulle prime pagine dei giornali e che hanno colorato di giallo la cronaca degli ultimi decenni. Così il primo test è proprio la morte della contessa Filo Della Torre, trovata senza vita nella stanza da letto della sua villa a nord di Roma. Un omicidio che fece grandissimo clamore tanto che ancora il 25 giugno scorso il gip ha rifiutato la richiesta di archiviazione e predisposto comunque nuove indagini.
I primi di agosto, arrivata la delega della procura al comando provinciale, ha preso il via la formazione della squadra. È un´equipe in cui gli uomini della prima sezione di via in Selci, quella dedicata agli omicidi, vengono affiancati da analisti del crimine, psicologi e scienziati. Militari con specializzazioni ricercatissime, con una formazione ad hoc sui risvolti psicologici e sociologici dei delitti che aiuteranno gli investigatori a riguardare il giallo dell´Olgiata con i "microscopi" di cui si dispone oggi. Caso che verrà seguito dal pm Maria Francesca Loy. Intanto si sono riaperti tutti gli atti, alla ricerca di particolari che, nel 1991, non furono presi nella dovuta considerazione per i motivi più svariati. Si cercheranno in primo luogo particolari che non erano stati presi in considerazione per la mancanza di un´adatta strumentazione. O, ancora, verranno riguardati attraverso un percorso investigativo che all´epoca non era in uso. E anche i reperti archiviati potranno essere rispolverati e rianalizzati dai Ris.
L´Olgiata ovviamente non sarà l´unico "caso freddo" riaperto, sarà solo il primo di tanti. Senza avere negli occhi e nelle orecchie indagati, ipotesi di risoluzione o piste particolari: la ricerca ripartirà da zero e sarà a 360 gradi. E nulla verrà trascurato.
(26 agosto 2009)
(da repubblica.it)
I fatti di ieri analizzati con i mezzi di oggi. Si inizia dalla morte della contessa Alberica Filo della Torre, uccisa 18 anni fa nella sua villa. A indagare sui delitti irrisolti una task force dei carabinieri. La cronaca nera sotto lo zoom delle tecnologie scientifiche e investigative potrà avere risvolti nuovi
di Maria Elena Vincenzi
Alberica Filo della TorreSi parte dal giallo dell´Olgiata, riaperto dopo 18 anni. I delitti irrisolti della capitale non sono stati dimenticati: li rianalizzerà, con l´ausilio delle tecnologie più avanzate, una task force dei carabinieri, un pool di uomini scelti che, ciascuno con la propria specializzazione, potrà fare luce sugli omicidi che non hanno ancora un colpevole. Le indagini, puntate sui dettagli non scandagliati dagli investigatori dell´epoca, saranno portate avanti da periti esperti che valuteranno il caso attraverso un salto cronologico: i fatti di ieri analizzati con i mezzi di oggi. La morte violenta di Alberica Filo Della Torre, avvenuta il 10 luglio del 1991, sarà rivista totalmente.
La squadra è stata voluta dalla procura di Roma che ha dato mandato al comando provinciale dei carabinieri. E gli uomini del generale Vittorio Tomasone hanno messo in piedi il pool. I fatti della cronaca nera sotto lo zoom di tecnologie scientifiche all´avanguardia, oltre all´applicazione delle ultime tecniche investigative, potranno avere risvolti nuovi e inaspettati.
E nella squadra speciale del comando provinciale di Roma entrano anche tecnici del Racis, il raggruppamento investigazioni scientifiche che comanda anche i Ris e i Rac, i due super-reparti di tecnici dei reperti. Il pool verrà coordinato dal nucleo investigativo di via in Selci, comandato dal tenente colonnello Lorenzo Sabatino: si riprenderanno in mano i faldoni dei misteriosi omicidi di cui si occupò l´Arma, secondo le disposizioni del sostituto procuratore Pierfilippo Laviani. Casi che sono finiti sulle prime pagine dei giornali e che hanno colorato di giallo la cronaca degli ultimi decenni. Così il primo test è proprio la morte della contessa Filo Della Torre, trovata senza vita nella stanza da letto della sua villa a nord di Roma. Un omicidio che fece grandissimo clamore tanto che ancora il 25 giugno scorso il gip ha rifiutato la richiesta di archiviazione e predisposto comunque nuove indagini.
I primi di agosto, arrivata la delega della procura al comando provinciale, ha preso il via la formazione della squadra. È un´equipe in cui gli uomini della prima sezione di via in Selci, quella dedicata agli omicidi, vengono affiancati da analisti del crimine, psicologi e scienziati. Militari con specializzazioni ricercatissime, con una formazione ad hoc sui risvolti psicologici e sociologici dei delitti che aiuteranno gli investigatori a riguardare il giallo dell´Olgiata con i "microscopi" di cui si dispone oggi. Caso che verrà seguito dal pm Maria Francesca Loy. Intanto si sono riaperti tutti gli atti, alla ricerca di particolari che, nel 1991, non furono presi nella dovuta considerazione per i motivi più svariati. Si cercheranno in primo luogo particolari che non erano stati presi in considerazione per la mancanza di un´adatta strumentazione. O, ancora, verranno riguardati attraverso un percorso investigativo che all´epoca non era in uso. E anche i reperti archiviati potranno essere rispolverati e rianalizzati dai Ris.
L´Olgiata ovviamente non sarà l´unico "caso freddo" riaperto, sarà solo il primo di tanti. Senza avere negli occhi e nelle orecchie indagati, ipotesi di risoluzione o piste particolari: la ricerca ripartirà da zero e sarà a 360 gradi. E nulla verrà trascurato.
(26 agosto 2009)
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sabato 19 gennaio 2008
OMICIDIO DEL BUTTAFUORI
Civitavecchia, lite in discoteca: ucciso il buttafuori
ROMA (19 gennaio) - Il buttafuori di una discoteca che si trova sull'Aurelia nei pressi di Civitavecchia è stato ucciso la notte scorsa, verso le 4, da un cliente che poi è fuggito, a bordo di un'auto di grossa cilindrata. Tra i due sembra fosse scoppiato un diverbio quando, all'improvviso, l'avventore, che sembra sia abbastanza conosciuto nella zona, ha estratto l'arma e ha sparato. Per il buttafuori è stato inutile ogni tentativo di soccorso. I carabinieri hanno avviato le indagini.
(da ilmessaggero.it)
ROMA (19 gennaio) - Il buttafuori di una discoteca che si trova sull'Aurelia nei pressi di Civitavecchia è stato ucciso la notte scorsa, verso le 4, da un cliente che poi è fuggito, a bordo di un'auto di grossa cilindrata. Tra i due sembra fosse scoppiato un diverbio quando, all'improvviso, l'avventore, che sembra sia abbastanza conosciuto nella zona, ha estratto l'arma e ha sparato. Per il buttafuori è stato inutile ogni tentativo di soccorso. I carabinieri hanno avviato le indagini.
(da ilmessaggero.it)
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mercoledì 16 gennaio 2008
STUPRATORE CONDANNATO E UCCISO
Nuoro, 20enne giustiziato in un bar:un mese fa fu condannato per stupro a una 55enne
NUORO (16 gennaio) - Un ragazzo di 20 anni, Sebastiano Sale, è stato ucciso durante la notte in un bar di Dorgali con due colpi di pistola. Meno di un mese fa Sale era stato condannato dalla Sezione minori della Corte d'appello di Sassari a cinque anni di reclusione per uno stupro compiuto quattro anni fa ai danni di una 55enne del paese. L'omicidio è avvenuto poco prima delle 23 in un locale del centrale corso Umberto. Un individuo mascherato è entrato nel bar e ha sparato contro Sale, che ha cercato di rifugiarsi dietro il bancone. L'assassino è riuscito a dileguarsi, mentre il ragazzo è stato subito soccorso, ma è morto poco dopo. Gli investigatori non escludono alcuna ipotesi, fra cui anche quella legata alla recente condanna inflitta al giovane.Il 18 dicembre scorso i giudici della Corte d'Appello sassarese avevano ribaltato la sentenza del Tribunale dei minorenni che, un anno prima, aveva assolto Sale dall'accusa di essere il terzo uomo dello stupro di Bados, in una villetta alla periferia di Dorgali, dove il 14 febbraio di quattro anni fa una donna di 55 anni venne violentata da tre balordi. Assolto dall'accusa di sequestro di persona, il giovane era stato condannato a cinque anni per rapina aggravata, violenza sessuale di gruppo e porto abusivo d'arma. Quando venne compiuta la violenza, Sale era minorenne, così come uno dei suoi complici che erano stati condannati. A Luigi Fancello, di 21, erano stati inflitti cinque anni con rito abbreviato dal Tribunale di Nuoro, e a Gabriele Piredda, 20 anni, il Tribunale dei minori di Sassari aveva inflitto tre anni e dieci mesi. (da ilmessaggero.it)
NUORO (16 gennaio) - Un ragazzo di 20 anni, Sebastiano Sale, è stato ucciso durante la notte in un bar di Dorgali con due colpi di pistola. Meno di un mese fa Sale era stato condannato dalla Sezione minori della Corte d'appello di Sassari a cinque anni di reclusione per uno stupro compiuto quattro anni fa ai danni di una 55enne del paese. L'omicidio è avvenuto poco prima delle 23 in un locale del centrale corso Umberto. Un individuo mascherato è entrato nel bar e ha sparato contro Sale, che ha cercato di rifugiarsi dietro il bancone. L'assassino è riuscito a dileguarsi, mentre il ragazzo è stato subito soccorso, ma è morto poco dopo. Gli investigatori non escludono alcuna ipotesi, fra cui anche quella legata alla recente condanna inflitta al giovane.Il 18 dicembre scorso i giudici della Corte d'Appello sassarese avevano ribaltato la sentenza del Tribunale dei minorenni che, un anno prima, aveva assolto Sale dall'accusa di essere il terzo uomo dello stupro di Bados, in una villetta alla periferia di Dorgali, dove il 14 febbraio di quattro anni fa una donna di 55 anni venne violentata da tre balordi. Assolto dall'accusa di sequestro di persona, il giovane era stato condannato a cinque anni per rapina aggravata, violenza sessuale di gruppo e porto abusivo d'arma. Quando venne compiuta la violenza, Sale era minorenne, così come uno dei suoi complici che erano stati condannati. A Luigi Fancello, di 21, erano stati inflitti cinque anni con rito abbreviato dal Tribunale di Nuoro, e a Gabriele Piredda, 20 anni, il Tribunale dei minori di Sassari aveva inflitto tre anni e dieci mesi. (da ilmessaggero.it)
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