lunedì 31 dicembre 2007

OMICIDI A NEW YORK

Il New York Times dà notizia di un netto calo della violenza nella metropoliVincente la "tolleranza zero" di Rudolph Giuliani e la teoria dei "vetri rotti"
New York, "solo" 492 omicidiAnno record: -80% dal 1990
New York, "solo" 492 omicidiAnno record: -80% dal 1990' src="http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/esteri/omicidi-new-york/omicidi-new-york/este_31183003_30100.jpg" width=230> NEW YORK - Per la città di New York il 2007 è stato un anno record in termini di omicidi: "solo" 492 "a tutta la notte scorsa", come sottolinea oggi il New York Times. E' la prima volta dal 1963 che si registrano nella città statunitense meno di 500 omicidi nell'arco dei dodici mesi. Una circostanza che riflette un mutamento importante nella metropoli. Solo 20 anni fa, gli omicidi in città erano oltre 2.000 all'anno, con un picco di 2.245 nel 1990: l'80% in più paragonato ai dati del 2007. Alcuni considerano Rudolph Giuliani, sindaco per gran parte degli anni Novanta e oggi candidato alla nomination repubblicana per le presidenziali, l'artefice unico della riduzione del tasso di violenza nella città. A livello nazionale il 1993, anno in cui fu eletto Giuliani, segnò l'apice di incidenza per molti reati mentre il 2000 il 2001, ultimi anni dell'era Giuliani e della sua "tolleranza zero", ne registrarono il minimo storico. Alcuni studiosi ritengono che l'aumento degli omicidi registrato negli anni Ottanta fosse in parte imputabile a giovani armati coinvolti nel mercato del crack. "Nel 1993 - a giudizio di Alfred Blumstein, criminologo della Carnegie Mellon University di Pittsburgh - iniziarono a diffondersi voci sulla pericolosità del crack e la domanda crollò. Si registrò un costante calo degli arresti per possesso illegale di armi. In parte esso fu dovuto all'enorme sviluppo economico degli anni Novanta, che offrì ad alcuni di quei giovani occupazioni lecite, e in parte allo straordinario numero di carcerazioni".
Gli anni Settanta e Ottanta hanno visto una politica sempre più repressiva. Il numero degli americani dietro le sbarre è passto da circa 600 mila dei primi anni Settanta ai 2,2 milioni odierni. George Kelling, criminologo della Rutgers University, considerato uno dei padri delle strategie newyorkesi contro il crimine, afferma che il merito del maggior calo della criminalità registrato a New York rispetto alla maggioranza delle altre città continua a essere attribuibile proprio a quelle strategie: "Una buona gestione dell'ordine pubblico". Non solo "tolleranza zero". Furono messe in pratica altre teorie, come la cosiddetta filosofia dei "vetri rotti". Partendo dal presupposto che vetri rotti, marciapiedi sporchi, scritte sui muri, consumo di alcolici in pubblico, erano un segnale di incoraggiamento per il vandalismo e altre forme di criminalità più gravi, fu avviata una campagna di lotta su vasta scala contro il degrado urbano. Il Dipartimento di polizia di New York City utilizzò anche i computer per analizzare le tendenze della criminalità in modo da poter concentrare risorse in areea forte incidenza di reati. E le cose cambiarono. (31 dicembre 2007) (da www.repubblica.it)

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