venerdì 23 novembre 2007

FIGLI DI PUTTANA!

Stuprata in carcere da 20 uomini
Una minorenne rinchiusa in una cella e violentata per un mese in cambio di cibo

Il governatore dello Stato di Parà, Ana Julia CarepaBRASILIA - A quindici anni è stata rinchiusa in cella per più di un mese assieme ad oltre 20 uomini che l'hanno stuprata ripetutamente, costringendola a subire gli abusi in cambio di cibo. È scandalo in Brasile per una vicenda emersa in seguito alla denuncia dell'organizzazione umanitaria 'Children and Adolescent Defense Center' (Cedeca). Un caso che ha scosso l'opinione pubblica, tanto che il governatore locale, Ana Julia Carepa, ha richiesto «punizioni esemplari» per i responsabili, annunciando l'apertura immediata di un'inchiestaNESSUNA GIUSTIFICAZIONE - Una storia agghiacciante, stando alle ricostruzioni che sono emerse. La giovane sarebbe finita in carcere per un furto (anche se le accuse nei suoi confronti non sarebbero ancoa del tutto chiare). La cosa certa è che il suo ingresso in una prigione dello stato di Parà si è tramutato da subito in un incubo peggiore di quanto potesse immaginare. «È stata stuprata dal primo giorno dai suoi compagni di cella che avevano da 20 a 34 anni», racconta il Cedeca. La giovane era stata arrestata nella capitale di Parà, Abaetetuba, il 21 ottobre, ed era finita in guardina fino a quando qualcuno non ha informato con una soffiata la stampa. La polizia, secondo il legale dell'adolescente, non ha saputo indicare per quale caso di furto fosse stata imprigionata e si è difesa affermando che non si erano accorti che fosse minorenne. «Ma questa non è una giustificazione. Se avesse avuto 15, 20, 50, 80 o 100 anni non doveva essere rinchiusa con altri uomini», ha dichiarato il governatore. PRECEDENTI - I media brasiliani riferiscono però che non si tratta del primo caso del genere: in precedenza una ragazza di 23 anni era stata sbattuta in un altro carcere dello stesso Stato per un mese, stavolta con 70 uomini.
23 novembre 2007

3 commenti:

RR ha detto...

Concordo sull'attribuzione genealogica dei soggetti, anche se non so quanto sia colpa in realtà dei non morigerati costumi della madre, piuttosto che nella parte genetica donata da un presunto padre che ha sfruttato la prostituzione della madre stessa.
Vedo come questo squallido evento faccia parte di questa deriva dei costumi della società odierna, che, a livello globale, sta colpendo il nostro pianeta.
Ovvero fa anche questo parte di quella visione del sesso e della mercificazione e svalutazione del corpo umano che è frutto dei tempi che vivivamo. i 30 che violentano la ragazza rinchiusa in un carcere negandogli il cibo se non partecipa, non sono peggiori di coloro che vanno a fare viaggi all'estero per avere rapporti con bambini, pagando la "possibilità di sopravvivenza" degli stessi sfruttando la loro povertà. peraltro non è un mistero che vi siano nostri connazionali "fighi" che vanno appunto in brasile dove trovano giovani ragazze riferite compiacenti, piuttosto che la presenza, nel mondo della scuola e dell'università, di docenti il cui obbiettivo è l'ammaliare i o le discenti, (promettendo anche qualche prebenda) per ottenere in cambio prestazioni sessuali...
Ma se andiamo a ricercare il minimo comune denominatore di questi comportamenti ne ritroviamo sempre essenzialmente due: violenza e sesso.
la violenza si esplica come la maggiore forza (fisica, economica, intellettuale) di un soggetto che obbliga qualcun'altro più debole (fisicamente, economicamente o intellettualmente) a fare sesso per ottenere un beneficio (la vita salva, il cibo, denaro una carriera).
L'unica variabile è la reale possibilità di evitare l'evento che ha la vittima.
Tuttavia la possibilità di valutazione in merito non può essere effettuata in maniera serena ma è spesso condizionata o dall'aguzzino stesso o dall'ambiente e dalle circostanze in cui la vittima si trova.
per quanto attiene il sesso cosa dire se non che il nostro mondo, oggi, ha fatto sì che venga posto come uno dei primi obbiettivi a cui ambire: infatti non ritengo essere un caso che in internet siano molto più frequentati che non questo nostro blog...
O forse non è neanche una male dei nostri tempi visto che la Guerra di Troia alla fin fine ha avuto le medesime motivazioni.

Giusto Giusti ha detto...

E' ovvio che l'epiteto "figli di puttana" si riferisce ai carcerieri, e non ai delinquenti, che lo sono per definizione.

Anonimo ha detto...

Condivido la reazione, ma siccome non sembra chiaro a chi si riferisca il titolo vorrei specificare che, per quanto mi riguarda, lo si può tranquillamente dedicare a tutti i responsabili, diretti e indiretti, della vicenda, ivi compresi coloro che sanno e tacciono e le istituzioni che non fanno nulla di concreto per trovare una soluzione accettabile ad un problema che salta spesso fuori nelle cronache e che presumibilmente ha radici antiche.

@robrond
Basta colpevolizzare i tempi, ai tempi del mio bisnonno (tutto il '900, dato che è nato nel 1902 e morto nel 2003) era pratica comune anche in alcune zone d'italia (parlo per conoscenza diretta, probabile che fosse pratica comune in TUTTA l'italia) che il marito costringesse la moglie a rapporti sessuali, quando non consensiente, quindi la scusa della mercificazione di tutto non regge neanche un po', il problema è antico e si chiama appunto VIOLENZA , sono sempre esistite persone violente e persone che c'hanno lucrato sopra, probabilmente sempre esisteranno, bisognerebbe far sì che le società non siano più violente per trovare una soluzione vera alla questione. Ovviamente si tratta di un mio parere... ma il fatto che i tempi con questo storia c'entrino poco e nulla mi pare cosa evidente...